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Autore: GloriaHugo    28/09/2014    2 recensioni
ATTENZIONE:
Questa storia è ambientata tra "House of Hades" e "Blood of Olympus", ma non contiene grandissimi spoilers, a meno che non abbiate letto "The Mark of Athena".
E' un piccolo confronto/chiacchierata/confessione (scegliete voi) tra Percy, che io adoro, e Jason, che invece non sopporto molto come personaggio.
Dal testo:
"Percy udì i passi di qualcuno sul ponte, ma non si girò. La solitudine del Tartaro gli era rimasta impressa dentro: non che non amasse più i suoi amici, ma spesso preferiva rimanere solo; inoltre, l’oscurità della notte non lo aiutava, in quel preciso momento."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Jason/Piper, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo più di un anno, ritorno a pubblicare qualcosa, nel fandom di Percy Jackson. Ho scritto questa fanfcition per partecipare al concorso della pagina “Percy Jackson Series-Italy” (.https://www.facebook.com/PercyJacksonSeriesItaly?fref=nf).
Forse non son stata fedele ai caratteri dei personaggi, specialmente per quanto riguarda Percy, ma sono pur sempre degli adolescenti che stanno per salvare il mondo, senza sapere se sopravvivranno.
Ringrazio tutti coloro che recensiranno o semplicemente leggeranno questa “storia”.

 
 
 

CUGINI

 
 
L’Argo II scivolava silenziosamente sulle acque dell’Egeo. L’atmosfera quieta e pacifica della notte contrastava con le sensazioni turbinanti nell’animo di Percy: pochi giorni prima era scampato al Tartaro, pochi giorni prima aveva riabbracciato i suoi amici e rivisto il Sole.
Da allora, aveva cercato di trascorrere più tempo possibile sul ponte della nave, in modo da rigenerarsi più velocemente per essere pronto per la grande battaglia.
I segni che l’Inferno aveva lasciati a lui e ad Annabeth non sarebbero scomparsi tanto agevolmente, ne era consapevole. I loro sonni erano infestati da incubi più terrificanti del solito, eppure nessuno era lontanamente paragonabile a quel luogo putrido e malsano.
Percy scosse la testa per scacciare il torpore, inspirò profondamente l’aria amrina, chiedendosi cosa l’attendeva l’indomani mattina, cosa avrebbe affrontato nei giorni seguenti, quando (se) tutto sarebbe finito.
Certe riflessioni cupe non erano da lui, che aveva sempre creduto nel lieto fine, m,a il Tartaro aveva mutato qualcosa nel figlio del dio marino. Nonostante lui e Annabeth si mostrassero forti e combattivi agli occhi dei loro compagni, sforzandosi di essere “i soliti”, ogni qualvolto i loro occhi si incontravano, leggevano in quelli dell’altro che tutto era cambiato. Irrimediabilmente.
Percy udì i passi di qualcuno sul ponte, ma non si girò. La solitudine del Tartaro gli era rimasta impressa dentro: non che non amasse più i suoi amici, ma spesso preferiva rimanere solo; inoltre, l’oscurità della notte non lo aiutava, in quel preciso momento.
<< Hey, amico. >>
Jason.
Tra tutti i suoi compagni di viaggio, Percy di certo non si sarebbe mai aspettato lui: non aveva legato molto col figlio di Giove, nonostante avessero condiviso e  condividessero molte esperienze e responsabilità. Forse, ciò che li univa impediva loro di instaurare un rapporto più stretto, meno formale. C’era una sorta di rivalità tra loro, un sentimento così stupido dato che avrebbero potuto morire nel giro di poche ore.
Jason si sedette accanto a lui ai piedi dell’albero maestro.
Restarono muti per un po’, ascoltando lo sciabordio dell’acqua.
<< Che pace. Sembra così innaturale, con tutto ciò che ci è successso e che ci capiterà. >> il biondo spezzò il silenizo.
Percy parlò senza quasi accorgersene: << Anche nel Tartaro, spesso, c’era questa atmosfera sinistra, inquietante. L’unico suono erano i nostri respiri. >>
Jason annuì. Tutti loro erano un po’ preoccupati per Percy e Annabeth: sembravano quelli di sempre, eppure non poteva essere così. Ne era sicuro, ma non sapeva come instaurare un dialogo col suo compagno.
<< Sai >> si schiarì la voce << qual è la domanda che mi sono posto spesso negli ultimi tempi? >>
Il moro lo guardò e scosse il capo.
<< Mi chiedo se al posto tuo avrei fatto lo stesso, se avrei avuto lo stesso eroico coraggio. E mi domando se, data quest’incertezza, sono davvero innamorato di Piper. >>
Il semidio romano si rese conto di non aver mentito: erano giorni che quelle domande gli ronzavano in testa e non aveva avuto il coraggio di porgersele apertamente. Si vergognò di aver espresso dei dubbi così insignificanti al compagno.
Percy rimase sbigottito. Non si aspettava una simile confessione e, inizialmente, non seppe come reagire. Deglutì un paio di volte e sospirò.
<< Io non avrei mai pensato di compiere un gesto simile semplicemente perché non potevo nemmeno immaginare un evento simile, e invece…
Non so dirti se sia stato l’isitinto, il cuore o il cervello a guidarmi, ma in quegli attimi di terrore, con Annabeth che scivolava sempre di più verso il buio più nero, ho agito così.
Sarei un bugiardo se affermassi che compirei lo stesso atto per chiunque, e lo so che potrebbe sembrare una cattiveria, ma è ciò che sento. Per quanto son confuso da quando sono uscito da quel luogo, provo tutto questo. Provo solo un gran casino. >>
Jason, ancora irritato con se stesso, fu rincuorato dalle confessioni di Percy, il quale gli poggiò la mano sinistra sulla spalla: << Non pensarci, Jason. Non potrai mai sapere se avresti la stessa audacia in una situazione analoga, pregando e ringraziando gli dei. Ci saranno altri modi per dimostrare a Piper il tuo amore. Ma se vuoi il mio parere, ritengo che sì, avresti agito come me. >>
A Jason brillarono gli occhi quando si accore che brillavano anche a Percy. Gli assestò una sonora pacca sulle spalle: << Grazie, amico. Mi ha giovato confrontarmi con te. >>
Percy si alzò sorridendo davvero per la prima volta dopo giorni: << Grazie a te. È bello sapere che si può sempre contare sui propri cugini. >>
Jason si accigliò, ma poi scoppiò a ridere.
Eh già, lui e Percy erano compagni di viaggio, amici e cugini.
  
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