Scritta per
il One shot weekend, sul prompt di
Mrs Bored:
“Lui arriva sempre, quando lo chiami.” “Geloso, Sammy?”
Per te cara ♥
La mia prima Wincest italiana, aw, sono
emozionata <3 La fic è Hurt/Comfort - non posso segnalarlo tra i generi perché non c'è ;_;
La trovate anche in inglese su Ao3, qui.
Enjoy ♥
Nothing but you
Il silenzio attorno a loro era spesso e pesante. Un altro
lavoro portato a termine e persone salvate dopo, e Sam stava tenendo il muso
nel sedile del passeggero.
Dean non sapeva cosa pensare, in volte come questa
poteva solo immaginarsi cosa avesse Sam, e di solito non indovinava. Gli lanciò
occhiate di tanto in tanto, cercando di capire cosa non andasse, ma quando non
ce la fece più – c’erano almeno un’altra ora e mezzo di viaggio, e non lo
voleva passare in un’inutile angoscia – sospirò.
« Hai intenzione di dirmi cosa succede o staremo
semplicemente così, facendo finta che non siamo in imbarazzo? » chiese, occhi
sulla strada.
« Niente, » rispose Sam, fissando davanti a sé senza
vedere davvero qualcosa.
« Non mi parli fin da quando non abbiamo trovato quel
figlio di puttana, diamine, forse pure da prima, quindi cosa non va? » scattò
Dean a quelle parole.
« Va tutto bene, Dean, » Sam sospirò, senza muoversi.
Il tono era piatto, senza alcuna inflessione.
« Perché devi farmelo dire? Non farmi fare lo
sdolcinato. » Dean provò il suo tono alla lo so già quindi non provare a negarlo,
ma non era sicuro che avrebbe funzionato. Il più delle volte lo faceva, ma
quando Sam iniziava a pensare e ripensare alle cose, non funzionava. Ci provo
comunque.
« Perché, cosa pensi che sia? » chiese Sam, tono
ironico.
Dean lo guardò per un lungo istante, lo sguardo che
vagava per l’intero suo corpo, notando la tensione, così inusuale in lui dopo
una caccia ben riuscita, e per un momento non seppe cosa fare.
Si girò a guardare la strada, serrando le labbra in un
tentativo di non sbottare – di nuovo – contro suo fratello.
Minuti passarono, il ronzare del motore l’unico suono
attorno a loro.
Dean stava cercando di capire cosa avesse fatto di
sbagliato, ma non riusciva ad arrivarci. Non questa volta. Ad un certo punto,
decise di arrendersi. Non riusciva a sopportare un Sam che non parlava sempre,
un Sam silenzioso, non quando la causa del suo silenzio sembrava andare ad
infilarsi tra loro e distanziarli, anche se solo di pochissimo. Posò una mano
sul ginocchio di Sam, stringendo appena, un muto Scusami anche se non so perché.
Sperò davvero che Sam capisse.
Sam capì. « Lui arriva sempre, quando lo chiami, »
mormorò sottovoce, le parole che lo lasciarono con un piccolo sforzo, e non
aveva bisogno di specificare.
Dean capì.
Un’ondata di sollievo lo investì. Almeno non aveva
davvero fatto nulla.
Aveva due opzioni: parlare dei sentimenti suoi e di
Sam, spiegarsi e convincere ed aprirsi, o trasformarla in una battuta. La
scelta non richiese premeditazione. « Geloso, Sammy?
» scherzò leggermente, sorridendo appena.
« Non esiste, » Sam rispose automaticamente. La sua
risposta non era priva di ripensamenti, però.
Dean lo guardò in viso, e quando capì che Sam non aveva
lasciato perdere sorrise e basta, scuotendo la testa, stringendo la mano un po’
di più. Sam si voltò e lo guardò. « È solo un amico. Non significa nulla in
quel senso. »
Sam tenne la bocca chiusa per un momento, una scintilla
di insicurezza palpabile nel suo sguardo. « È potente, ingenuo e onesto, e non
siete imparentati in alcun — » iniziò a dire, solo per essere fermato da Dean.
« Quando mai me ne è fregato un cazzo che siamo
imparentati, Sam? » lo interruppe incredulo.
Quando suo fratello non rispose e si voltò a guardare
la strada, quasi accostò. « Sam. » Il tono era fermo, intendendo che voleva che
Sam lo guardasse, no, che doveva far
sì che Sam lo guardasse.
Sam lo fece, riluttante, e strinse di più le labbra. Il
cuore di Dean perse un battito a quella vista. « Lo sai che rinuncerei a tutto
per te. Incluso lui, ed ogni singola cosa che pensi porrei davanti a te. E non
lo farei. Non una singola cosa. » Dean lo pensava davvero, la voce sincera
e chiara. Non si disturbò di renderla uno scherzo adesso, doveva far sì che Sam
capisse. Come poteva dubitare del suo amore, dopo tutto quel tempo, dopo tutto
ciò che avevano passato? Aveva una così bassa opinione di se stesso?
Gli occhi di Sam si ammorbidirono un po’ al sentire quelle
parole, ed un piccolo sorriso gli uscì involontario dalle labbra. Riportò gli
occhi sulla strada, e così fece Dean, entrambi i loro cuori più leggeri ora.
Dopo un po’, la mano sinistra di Sam coprì quella di
Dean. La lasciò lì, calore che si diffondeva tra di loro come una verità e una certezza
rassicurante.
« Ti amo, » mormorò Sam, gli occhi non che non
lasciavano la strada davanti a loro.
Dean si voltò verso di lui, sorridendo, sapendolo già.
« Lo so, bambino mio. » Amava quel soprannome, e sapeva che anche Sam lo amava,
così lo usava tutte le volte che poteva.
Sam arrossì appena, e strinse la mano di Dean sotto la
propria. Dean girò il palmo e intrecciò le dita con quelle di Sam, ricambiando
la stretta.
Fissò anch’egli la strada, adesso felice. « Ti amo anch’io.
»
Il cuore di Sam perse un battito.