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Autore: NeverEndingYouth    29/09/2014    4 recensioni
" Parlavo di lui a chiunque.
Lui era il mio Re. "
Una storia d'amore e di coraggio.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, D.O., D.O., Kai, Kai, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Ed eccomi qui, ancora una volta, in un fottuto aereo costretta a trasferirmi.

Mi chiamo Jaemi e sono una ragazza che ha un unico sogno: avere una dimora fissa. “ cit. il mio diario

Avevo 16 anni a quell'epoca e, capitemi, avevo bisogno di fare amicizie, uscire e divertirmi...e invece no.

Esattamente da quando nacqui iniziai a cambiare casa una volta all'anno.

I miei genitori lavoravano all'ONU e si occupavano di missioni di pace, a spasso per il mondo. Ora potrete capire perchè viaggiavo molto.

Quella volta, dagli Stati Uniti, ero stata catapultata dalla parte dell'emisfero opposto...precisamente in Corea del Sud.

Mi ero fatta una cultura prima di partire e avevo imparato un po di coreano al volo, giusto per scambiare due parole.

Mi inquietava tutto quel mondo...avevo paura di non riuscire a parlare con i miei nuovi compagni di classe.

Esattamente dal mio primo giorno di scuola inziò ad inquietarmi anche un'altra cosa, o meglio, un'altra persona.

Fu come un fulmine a ciel sereno, in un'adolescenza in cui avevo avuto troppi fallimenti.

Lo incontrai per la prima volta mentre stavo camminando, PER I FATTI MIEI, verso l'entrata della scuola.

Sentii dei fischi e girandomi vidi lui.

Quello che io definii “ un Re “.

Era di media statura, con i capelli castani scuri, due occhi che ti ci potevi perdere dentro e un sorriso che ti portava via con sé.

Mi corse accanto, lasciando lo zaino ad uno dei suoi tanti amici, e iniziò a riempirmi di complimenti e a dirmi se volevo uscire con lui.

“ Ma che faccia a culo! “ pensai.

Pensai di essermelo levato di torno, ma non era così.

Era in classe con me, e si appropinquava un anno da suicidio.

Accanto a me c'era quella che diventò la mia più grande amica.

Si chiamava Chiharu, e fu anche grazie a lei se la storia andò come speravo che andasse.

Lei non era Coreana, ma di origini giapponesi. Si era trasferita in Corea perchè i suoi erano divorziati e abitava lì da, ormai, 4 anni.

La sua simpatia, la sua amicizia e la sua assurda gentilezza mi aiutarono ad affrontare quella lunga avventura.

Scoprì che il ragazzo si chiamava Kim Jongin, per gli amici Kai, e che era il più corteggiato di tutto il liceo.

Mi sarei dovuta sentire una star, vero?

Ebbene...NO.

Mi sentivo una povera ragazza seguita da un maniaco, per intenderci.

Le cose iniziarono a complicarsi quando Chiharu si innamorò.

Era innamorata persa di Jongdae, Chen per gli amici, e sembrava ricambiata.

Ero felicissima per lei, certo, ma avevo paura di perderla.

Avevo bisogno di lei, più di quanto potesse sembrare e quella situazione non aiutava.

Fu lei quella che mi disse “ dagli una chance, non te ne pentirai “.

Decisi di dargli ascolto...magari era simpatico.

Lei, nel frattempo, si fidanzò con Chen Chen e io mi ritrovai ad uscire con tutto il gruppetto giornalmente.

Quello che mi affascinò di quel ragazzo fu il modo in cui mi guardava...

Mi fissava per intere ore senza mai stancarsi, e io non potevo fare a meno di non ammirarlo.

Era così bello nella semplicità dei suoi gesti.

Sembrava impossibile pure a me, ma me ne innamorai.

Non so cosa mi passò per la testa quel giorno...so solo che la mia scelta non fu sbagliata.

Io amavo Kim Jongin e lo avrei urlato al mondo.

Avrei detto in faccia a chiunque che il suo sorriso poteva far finire le guerre.

Lui lo capì, e ci mettemmo insieme.

Quello che mi sarei aspettato un anno di tutt'altro che spasso, si rivelò proprio un'avventura meravigliosa.

Avevo, piano piano, fatto amicizia con tutti gli altri 11 ragazzi del gruppo e io e Chiharu eravamo sempre più amiche.

Parlavo di lui a chiunque.

Lui era il mio Re.

Aveva la grinta di un esercito e un carattere che avrebbe spaccato in due il mondo.

Ma, nonostante tutto, ero sicura che avevo da sapere ancora molte cose su quel ragazzo misterioso...come, per esempio, dove andava tutte le volte che non veniva a scuola e il suo telefono era irraggiungibile.

Avevo provato a chiedere ai ragazzi dove fosse, ma loro rimanevano confusi e sviavano, subito, l'argomento.

Io ero preoccupata e confusa. Avevo paura che mi nascondesse qualcosa di veramente troppo grande, che mi fossi cacciata in un casino e mi stessero prendendo tutti in giro.

Passai intere nottate ad aspettare risposte a messaggi, che non le ebbero mai.

“ Chi sei Kim Jongin? “

Non volli mai chiederglielo...un po per paura, un po perchè non volevo turbarlo in nessun modo.

Jongin capiva quando qualcosa non andava...

Disse che la sua era una storia molto complicata e che, mi avrebbe raccontato tutto appena avesse trovato le parole giuste.

Quella frase non la capii mai.

Una sera mi disse che mi amava, che avermi avuto con lui era stato un dono del cielo e che mi era grato.

Che ero la sua regina e lo sarei rimasta.

Voleva lasciarmi? Si trasferiva?...mi chiesi.

No, nulla di tutto questo.

La mattina dopo a scuola, Kyungsoo, il suo migliore amico, mi prese e mi portò via.

Aveva gli occhi gonfi e sembrava avesse pianto per molto tempo.

Gli chiesi il perchè, dov'era Jongin e come mai non avessi mai avuto una risposta a quella fatica domanda.

Fu quel giorno che ebbi le mie risposte.

Avrei preferito non saperle in quella circostanza.

Kim Jongin era molto malato.

Aveva una cardiopatia, e i medici gli avevano già detto che tutti i farmaci che prendeva non avrebbero mai potuto fermare la sua malattia.

Era ad uno stato avanzato quando la scoprirono e non poterono fare nulla, se non allontanare la sua morte.

Nonostante la sua malattia, Kim Jongin non volle smettere di ballare, perchè era la sua passione, e non volle smettere di vivere.

Le sue assenze dalla scuola erano solo giornate intere passate all'ospedale per fare controlli inutili, che non lo avrebbero salvato comunque.

Kyungsoo mi raccontò tutto questo con un nodo alla gola e tante lacrime che aspettavano di essere versate, con un ultimo messaggio dal ragazzo che amavo: “ Non smetterò di innamorarmi di te, di nuovo, nemmeno da quassù “

Fu lì che iniziai a maledire il giorno in cui non gli stetti più vicina.

Lui moriva e io non lo sapevo.

Mi diceva addio poco a poco e io non me ne accorgevo.

La scuola venne, letteralmente, riempita di cartelloni tributo a Kim Jongin.

C'erano tante persone che gli avevano voluto bene e decisero di non dimenticarlo.

Io decisi di sopravvivere ad altri due anni di scuola, aiutata da Chiharu e da quella piccola, grande, famiglia che non mi aveva mai abbandonato.

Ed io ne ero sicura, che nelle aule di ballo, Kai ballava ancora.

Che lui non ci aveva mai abbandonato.

E fu così.

Per 2 anni, io continuai a vivere come se lui fosse ancora con me, come se mi sorridesse ancora.

Ed ora, a distanza di 20 anni da quel maledetto giorno d'inizio Estate, io ti amo ancora.

E continuo ancora a parlare di te, Kim Jongin.

  
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