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Autore: A Girl    29/09/2014    3 recensioni
Purtroppo non sempre le autrici scrivono certe scene come ce le aspetteremmo. Quindi mi sono divertita a Riscrivere una piccola parte di "divergent" secondo la mia fantasia. Si tratta della parte in cui Quattro è ubriaco e gioca sul bordo dello strapiombo del pozzo. In corsivo citerò l'autrice ( Veronica Roth) e poi il resto sarà tutto frutto della mia fantasia.
Spero vi piaccia.
Genere: Fluff, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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" «Ti chiederei di unirti a
noi, ma non dovresti vedermi così».
Sono tentata di domandargli perché vuole che vada con lui, ma
sospetto che la risposta abbia qualcosa a che fare con la bottiglia
che ha in mano. «Così come?» chiedo. «Ubriaco?»
«Sì… be’, no.» La sua voce si addolcisce. «Immagino tu non abbia
tutti i torti.»
«Farò finta di non averti visto.»
«Gentile da parte tua.» Avvicina le labbra al mio orecchio e
mormora: «Sei carina, Tris».
Le sue parole mi sorprendono e il cuore mi balza in petto. Ma
non dovrebbe, perché a giudicare dal modo in cui i suoi occhi
scivolano sui miei, lui non ha idea di che cosa sta dicendo. Rido.
«Fammi un favore, stai lontano dallo strapiombo, okay?»
«Naturalmente.» Mi strizza l’occhio.
Non posso farne a meno e sorrido. "


Dopo avermi salutato, Quattro ritorna a sfidare la morte sullo strapiombo del pozzo e io mi dirigo verso i miei amici, ma non posso far a meno di guardarlo. Ha quella bottiglia in mano che emana un odore molto forte di alcool. Lo guardo, sembra così libero, non ha quell’aria seria e risoluta di sempre, quella dell’istruttore capace e pacato. Ancora non riesco ad immaginarlo dietro ad un monitor, tutto il giorno, a controllare File su File. Ride e gioca come ogni ragazzo di diciotto anni dovrebbe fare, come ogni ragazzo che abbia il mondo in mano dovrebbe fare.
Lui cammina lungo il bordo del precipizio tenendosi in equilibrio, come un funambolo lungo la corda sottile su cui cammina a piedi nudi. Ho il cuore in gola, la bocca asciutta e la pelle d’oca, non posso non misurare mentalmente la distanza tra il suo piede e la morte; solo un piccolo sbilanciamento lo condurrebbe a morte certa eppure riesce a mantenere un’andatura salda e aggraziata. Vedo le sue spalle stringersi all’apertura delle braccia, cammina avanti e indietro lungo il bordo sottile. E’ affascinante come possa apparire elegante la sua andatura, anche se è ubriaco fradicio. Sento la sua risata felice, non ha la minima idea di come mi stia sentendo impotente ora, sono combattuta sui miei sentimenti. Sono in ansia per la sua vita eppure lo invidio. Invidio la sua temporanea libertà da qualunque pensiero.
Un rumore mi riporta alla realtà. Una pietra si stacca dalla parte di roccia che dovrebbe attraversare, si china leggermente in avanti ed io emetto un gemito preoccupato, ho il fato corto e il cuore pulsa incessantemente. No, non posso permettere che si faccia del male, o peggio…che muoia.


< Vieni Tris ? > mi chiede Will, è al fianco di Christina e stanno andando verso la sala mensa. Non posso lasciare Quattro. Faccio un cenno di dissenso con il capo e indico Quattro  << mi assicuro che torni sano e salvo in dormitorio e poi vi raggiungo >> Dico, cercando di sembrare risoluta. Loro mi guardano perplessi per un secondo, ma poi mi sorridono e mi salutano con un cenno di mano. Dopo averli salutati riporto il mio sguardo su di Lui. Ora si è fermato e da le spalle al baratro. Ha ancora quella bottiglia in mano e ride per una qualche battuta. Ride molto rumorosamente.
Sospiro nervosa, sono felice che si scrolli un po’ di tensione dalle spalle, che si diverta e che viva la sua età ma non voglio che rischi la vita. Il viso mi divampa nel ricordare le sue parole “ Sei carina tris”. Quell’unico sussurro ha fatto in modo che il mio intero mondo crollasse e mi ha resa più indifesa di un coniglio. Scrollo il capo e mi avvicino piano a lui, mi scocca uno dei suoi bellissimi e rari sorrisi appena si accorge della mia presenza. Abbasso lo sguardo ma non posso non guardarlo, ha uno di quei sorrisi di cui si parla tanto. Quelli che si fanno quando sei felice e senza preoccupazioni, senza censura…senza paura… un momento, lui ha il terrore dell’altezza e ora sta cercando di superarla sfidando la morte. Sento delle urla di incitamento, mi accorgo troppo tardi di ciò che sta succedendo. Ha ricominciato la sua traversata della morte. Ora rifà il percorso su una gamba sola, saltando in avanti con la sinistra e tenendo la destra tesa nel vuoto, le braccia sono aperte a mò di ali e la testa è alta. Corro verso di lui e i cori si fanno più distinti: “Quattro, Quattro, Quattro”. Corro più veloce che posso e quando gli arrivo davanti lui si ferma. Il cuore batte così forte che sicuramente metà degli intrepidi possono sentirlo. Lo guardo, è sudato e ha le pupille dilatate, la linea blu che contorna le pupille brilla al contatto con la luce fioca che penetra dal soffitto. Lo guardo e gli tendo la mano, sono nervosa e anche impaurita, questo fa in modo che io sia più testarda e caparbia che mai. Dopo qualche istante o qualche ora, non saprei dirlo con certezza, lui mi sorride. << Tris, vuoi giocare anche tu?? Sono sicuro che sarai più brava di me, tu non hai paura>> Si gira e ritorna alla sua traversata, io mi avvicino di un altro passo e lui torna a guardarmi. Intorno a noi il silenzio regna sovrano. << Quattro, forza dammi la mano e andiamo via >> dico risoluta ma il mio viso mi tradisce, si vede la tensione nei miei occhi. Dio Quattro dammi la mano. Lui mi osserva e poi abbassa il capo. Prendo l’iniziativa e mi avvicino, lo prendo per mano e lo tiro a me, mi cade addosso per lo sbilanciamento e la sua mano tocca la mia spalla nuda, maledetta maglietta scollata. Il mio corpo ha un fremito, mi viene la pelle d’oca ma cerco di non pensarci. Lo aiuto ad alzarsi e gli sussurro che lo porterò in camera. Lui mi guarda e annuisce senza dire una parola.
<< Rigida, sei una guasta feste!>> mi urla qualcuno ma non ci faccio caso. Lo aiuto a camminare. Mi guardo intorno e per fortuna non c’è nessuno nei corridoi a quest’ora. Non sapendo dove fosse il suo appartamento lo porto nel nostro dormitorio, entro sera si sarà ripreso e potrà andarsene. Lo adagio sul mio letto ma lui non la smette di ridere. Ha ancora quella bottiglia in mano, gliela tolgo e gli sfilo le scarpe. Solo ora mi rendo conto che non è vestito da “Intrepido” ma con un semplice pantalone di nylon, una maglietta aderente e delle scarpe da ginnastica. Forse in un altro tempo avrebbe vissuto una vita diversa. Sarebbe apparso un ragazzo come tanti altri. Mi siedo al suo fianco nel letto, mentre lui si addormenta. Quando il respiro si fa regolare, mi decido ad alzarmi e tornare dai miei amici ma appena mi volto mi afferra la mano dolcemente. Il contatto con la sua pelle calda mi fa tremare. Mi giro di scatto e ricado nel pozzo blu dei suoi occhi, i suoi capelli sono spettinati e le labbra secche ma cercano di sorridere. << Grazie Tris. Grazie >> dice con voce flebile e poi ricade nelle braccia di morfeo. Io sorrido imbarazzata, le guance si infuocano. Mi chino leggermente e gli accarezzo i capelli per poi voltarmi e seguire i miei compagni. Ma prima di lasciar la stanza, ho il tempo per un ultimo sguardo. 
  
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