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Autore: UnGridonelVuoto    29/09/2014    1 recensioni
Clara, sulla soglia delle prime esperienze, si sente come un'equilibrista su un filo sospeso. Tra i vari problemi familiari, il vuoto che le ha lasciato il padre, che poi verrà colmato da quelli sguardi, quelle parole, Fulvio.. Clara aveva una bella voce e decise di cantare in un locale di Milano, nascondendolo alla famiglia.
Fulvio la salverà da quel brutto vortice di brutte esperienze, anche lei salverà lui e gli insegnerà ad amare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Primo.”
Tutto qui, l’unica parola che scrisse Clara quella mattina sul suo diario. Primo giorno di liceo, un vortice di emozioni: la paura era quella principale mescolata a una felicità incompleta.
Voleva che suo padre l’accompagnasse davanti a scuola, voleva dargli quel bacio sulla guancia come faceva da piccola, prima di scendere dalla macchina per entrare nel cortile delle elementari.  Ma suo padre non c’era. Non se lo scorderà mai quel 22 novembre. Un giorno gelido, forse il più freddo della stagione, non c’era il sole, l’aria fredda le sfiorava il visto, il freddo pungente. Si ferma come ogni giorno all’incrocio, davanti al negozio di fiori, che come ogni giorno dell’anno (tranne i festivi, ovviamente) esponeva i fiori più belli che aveva, di qualsiasi colore: blu, giallo, rosso e bianco.
Clara è lì, ferma, di solito alle 13.15 suo padre è puntuale e si  ferma al semaforo, ma erano già le 13.20, lei aspettava, guardava la marea di gente che attraversava e si chiedeva dove stessero andando, se avrebbero pranzato con la loro famiglia o che lavoro facevano.. 13.25 della macchina nera di suo padre neanche l’ombra, guarda continuamente il display del suo telefono, nessuna chiamata persa, solo 22 novembre e 13.25 , poi 13.26, e poi lo chiama.
Non risponde al primo squillo, né al secondo o al terzo e così via, fino alla segreteria telefonica. Passano due minuti che per lei sembrano un’infinità e poi appare sul display “Messaggio su segreteria telefonica”, lei apre la sua segreteria telefonica e sente la voce calda del padre: “ Scusami amore mio, ma è successo un problema.. Non tornerò a casa oggi, neanche domani, non tornerò più. Mi dispiace, ti voglio bene, il tuo babbo.”
Le lacrime le rigavano il volto, sentiva quelle lacrime congelarsi. Abbassò la testa e cominciò a camminare verso casa, lentamente, ci mise una mezz’ora per arrivare. Lei non dimenticherà mai quel giorno.
Va in bagno, si guarda allo specchio e vorrebbe tirargli un pugno per spaccarlo in mille pezzi. Si sentiva uno schifo, si sentiva un’inutile piuma che cadeva nell’oblio. Si sciacquò il viso, le gocce scivolavano sulla sua pelle angelica, liscia e perfetta, candida come una nuvola, i suoi lunghi capelli biondi, che dalla radice man mano si potevano notare le sfumature più chiare che la natura le donava con una certa leggerezza che sembrava astratta. I suoi tratti soffici, il suo naso perfetto, le sue guancie leggermente infossate, e i suoi occhi azzurri, che al sole diventavano ghiaccio..
Al posto di suo padre, nella macchina c’è sua madre: Alba. Clara non fa che evitarla, pensa che sia colpa sua se il padre è andato via.
Arrivano davanti a quel grande edificio, che ogni hanno ospita 300 nuovi alunni, e ne lascia altri 300 pronti ad affrontare il mondo. Scende dalla macchina, sempre a testa  bassa si dirige verso quel mucchio di gente, si avvicinò alla vetrata della scuola dove c’erano i quadri con scritti i nomi dei nuovi iscritti e la classe dove erano stati messi. Clara Corvich, 1B classico. Entrò, c’era un mare un di ragazzi che si dirigevano uno in una direzione, uno in un’ altra, chiese al bidello dov’era la sua classe e lui disse con un certo orgoglio “ Prendi la scala principale, quella che vedi li di fronte a te, gira a destra e poi troverai un altro corridoio, vai a sinistra, supera i bagni e troverai la tua classe.” Clara rispose con un timido grazie, seguì le indicazioni e arrivò davanti la classe, fece un grande respiro ed entrò, alcune ragazze la squadrarono, una la snobbo, e si sedette al banco, non c’era nessuno accanto a lei, era l’unico banco vuoto vicino alla finestra, era al terzo banco, e si sentiva in imbarazzo, come quando aveva 5 anni ed era andata al suo primo giorno di lezione di danza classica. Entrò un’altra ragazza, aveva dei vestiti talmente colorati che si potrebbero anche vedere a un km di distanza. Non era molto alta, ma neanche bassa, aveva i capelli rossi e disordinati, le lentiggini sulle guancie paffute, e aveva due grandi fari verdi al posto degli occhi.   Quella ragazza, si sedette vicino a Clara, le fece un grande sorriso da trentadue denti  e disse: “ Ciao, io sono Nina, tu come ti chiami?” Clara arrossendo rispose: “ Io sono Clara..” allora Nina incominciò a parlare di diversi argomenti, passando dal traffico di quella mattina al gusto della crostata che vendeva il bar di fronte l’istituto, Clara era troppo timida per parlare anche lei  di qualcosa, quindi si limitò ad annuire.  Dopo circa dieci minuti, ogni banco era occupato, ed entrò il professore, aveva un grande libro in mano, era giovane, i capelli neri, quasi ricci e disordinati, un filo di barba gli copriva dalle guancie al mento, sembrava emozionato, si mise al centro della cattedra e ci fissò uno a uno, con un sorriso stampato in faccia e disse: “ Buongiorno ragazzi, sono il vostro professore di lettere e latino. Mi chiamo Giulio, ma voi limitatevi a chiamarmi prof., siete la mia prima classe e staremo circa 10 ore alla settimana insieme.. Vediamo.. Ora chiederò a voi qual è il vostro libro preferito, il mio è l’Odissea.. Ok, incominciamo da te, (indicando il primo della fila e procedette in ordine) come ti chiami?”  il ragazzo risposte: “Francesco Moravia” prof: "Ti piace leggere? Qual'è il tuo libro preferito??" Francesco: " Beh veramente ho letto solo alcune biografie di alcuni calciatori..." Il professore rimase a bocca aperta, e deluso disse "Iniziamo un pò male qui..eh.." Poi continuò ad "interrogare" per modo di dire altri ragazzi, Clara memorizzava molto velocemente i nomi.E continuò così, volavano tanti titoli di libri, una buona parte Clara li aveva letti, tipo “La solitudine dei numeri primi”, “Oceano mare”, “Il ritratto di Dorian Grey”, “Libro cuore” o “i canti di natale”, poi fu il suo turno, e il suo cuore batteva all’impazzata, perché aveva paura che a causa del suo accento americano qualcuno poteva prenderla in giro , perché lei fino a 9 anni viveva a Stratford, in Canada. Ecco, era il suo turno.               Prof: “ E tu? Come ti chiami?”  Lei: “ Clara..” “Qual è il tuo libro preferito?” “La casa degli spiriti, di Isabel Allende” Il professore esclamò “ Suppongo che ti piaccia molto leggere.. La casa degli spiriti, non è un romanzo facile, brava.”     Clara fece un mezzo sorriso, e subito dopo si sentiva la faccia in fuoco dalla timidezza.                            Quelle prime tre ore passarono abbastanza velocemente. Suonò la campanella che annunciava la ricreazione, quei quindici minuti di libertà. Clara si alzò dalla sua sedia e con una  leggerezza nei movimenti, si diresse verso i bagni, entro, e aprì una delle quattro porte, dove c’era il gabinetto , la chiuse e si appoggiò al muro.. Leggeva le scritte sui muri, frasi prese dai libri, chiuse gli occhi, si sentiva stanca, stanca di tutto.. Passarono alcuni minuti ed uscì dai bagni, e si ritrovò nel corridoio pieno di gente, alcuni gli cedevano degli sguardi, lei camminava a testa bassa, mentre svoltava l’angolo, si scontrò involontariamente con un ragazzo, si incrociarono gli sguardi, un incontro fatale..   Lei disse “ Scusatemi “ lui rispose con un sorrisino e disse  “colpa mia” lei riabbassò il capo e si diresse verso la sua classe..
Fulvio, lasciò passare la ragazza con cui si era scontrato, mentre lei si allontanava, la guardava, poi si girò e pensava a quei occhi e alla dolcezza di quel volto.. Entrò nel bagno e si accese una sigaretta, fissava il fumo spargersi in quel piccolo ambiente, sentiva le voci del corridoio, e poi la campanella che segnava la fine di quella lezione, mentre fumava pensava a quelle parole che aveva trovato in una fra a caso, in una pagina a caso  del libro che aveva trovato a caso nella biblioteca della scuola: “ L’amore  è solo un grido nel vuoto e l’oblio è inevitabile.”  Lui non sapeva se credere o no, ma sapeva solo una cosa, che lui non sapeva che ci si sente ad essere amato, voleva distruggere tutto per tutta quella rabbia che portava con se da tempo..  
   
 
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