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Autore: Setsuka    08/10/2008    9 recensioni
Nessuno lo consolava, nessuno sapeva quante ferite ancora aperte vi erano sul suo cuore, quante mal cicatrizzate eppure, inconsapevolmente, c'era una parola che poteva consolarlo: cane.
.RoyEd.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dog

Dedicata a Nemesi


Dog



"Cane"
Quante volte aveva ascoltato quella parola...
...quante vole era stato ferito da quel grado dato dal popolo?
Quante volte aveva abbassato lo sguardo, si era stretto nella sua divisa e aveva cercato di ignorare quelle offese?
Quante volte si era specchiato e aveva guardato con disgusto quelle medaglie?
Tutti quei signorsi, quegli inchini e sorrisi di convenienza... la mano portata alla fronte, il saluto militare... vomitevole, se lo diceva spesso anche lui. Lo ripeteva coscientemente, ma lui aveva un obbiettivo, un sogno e si sarebbe abbassato a cane pur avendo l'anima di una volpe, poteva farcela.
Ma un giorno il guinzaglio si era rotto, spezzato per sempre, anche se un collare vi era ancora al collo, un collare che affermava il suo stato di cane, un cane a briglia sciolta che agisce per conto della sua fede, di ciò in cui crede, l'ideale a cui esser fedele; nessuna volpe, aveva sbagliato.
Era qualcosa di meglio e non se ne era mai reso conto, sì doveva esser fiero di esser un cane.
Gli anni avevano scalfito, umiliato, ferito, rifiutato quel cane, che era invecchiato, che non era più quello di una volta, ricordava un vecchio lupo, una bestia additata e scansata, alla quale era cresciuto il pelo, una corazza che resisteva al rigido clima di Dracma, che lo aiutava a lui -Fuoco- a vivere tra quelle nevi, tra quei paesaggi tutti uguali, che suggerivano la perdizione e il vuoto, come il suo animo, come il suo occhio destro... riflettevano perfettamente quello che aveva lui dentro, erano una portentosa proiezione di se, senza dubbio.    
Eppure quel lupo aveva ancora il collare e alcun coraggio di ringhiare, aveva paura dell'uomo e per questo lo spaventava, ma davanti a un focolare acceso sapeva crogiolarsi e rimanerlo a fissare, col suo occhio nero vitreo guardava le fiamme danzare ammaliato da esse, dal loro calore; erano le uniche a poterlo scaldare, a regalargli quel po' di tepore che nessuno gli concedeva e nessuno gli avrebbe mai concesso.
E stanco, un po' umido, l'occhio si chiudeva e proprio quando questo succedeva, l'occhio sinistro vedeva.
Vedeva colui che gentilmente gli aveva allacciato quel collare, colui che lo faceva ancora esser un cane.
Brillava la sua figura in quel mondo incolore e quel cane si accoccolava alla gambe del suo bellissimo padroncino, felice tanto da riuscir a sorridere e non faceva altro che guardarlo, voleva riempirsi gli occhi della sua immagine, lo coccolava il suo padrone, non pronunciava parola, ma lo riempiva di attenzioni, a lui rivolgeva tanti gesti amorevoli.
Immobile fissava quegli occhi che gli ricordavano le fiamme delle quali, in un tempo lontano, era stato padrone.
Quando però l'occhio destro si riapriva lui non c'era più e allora lasciava -ogni tanto- che cadesse qualche lacrima: aveva nostalgia, l'attesa era dolorosa.
Nessuno lo consolava, nessuno sapeva quante ferite ancora aperte vi erano sul suo cuore, quante mal cicatrizzate eppure, inconsapevolmente, c'era una parola che poteva consolarlo: cane.
Allora poteva specchiarsi fieramente senza vedere le sue medaglie strappategli via, l'importante era lo stemma, il suo distintivo di riconoscimento da uomo dell'esercito.
Era ancora lì, aveva ridato il guinzaglio ai suoi vecchi padroni, ma non era il tenere l'estremità del guinzaglio che li rendeva tali, questo l'aveva voluto lui, perché era la via più facile per conservare il suo cuore di cane che palpitava per un unico padrone, che in tutti i giorni della sua vita avrebbe atteso: Edward Elric.






Era da tanto che non ritornavo in questo fandom.
Alcuni penseranno a un mio ritorno, altri saranno delusi da un postaggio tanto breve, mi dispiace ma è stato solo un momento d'ispirazione.
In un lampo di tristezza profonda è nato questo lavoro, una RoyEd densa di significati però, che mi piacerebbe commentarvi meglio ma ora non ne ho le capacità, mi dispiace.


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