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Autore: StagTree    30/09/2014    3 recensioni
«Yo,» disse infine. Makoto attese prima di voltarsi, per pensare: era Rin che attirava l'attenzione di qualcuno chiamandolo in quel modo, e aveva sentito anche Haruka dirlo di quando in quando.
Ma Rin non era lì. E nemmeno Haruka.
«Y-Yamazaki?»

{ Sousuke Yamazaki/Makoto Tachibana }
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Seduto poco più lontano del bagnasciuga, Makoto osservava l'acqua muoversi e brillare di mille colori. Sousuke, poco più lontano, stava per fare la stessa cosa prima di vederlo e, beh, sì, avvicinarsi.
Non perché gli interessasse parlare con lui, e davvero non gli interessava, ma essendo amico di Haruka poteva trarre informazioni utili scambiando due parole con lui. Parlare con qualcuno di nuovo, comunque, non gli avrebbe fatto male. Magari gli sarebbe addirittura piaciuto.
«Yo,» disse infine. Makoto attese prima di voltarsi, per pensare: era Rin che attirava l'attenzione di qualcuno chiamandolo in quel modo, e aveva sentito anche Haruka dirlo di quando in quando.
Ma Rin non era lì. E nemmeno Haruka.
«Y-Yamazaki?» balbettò il suo nome come se avesse avuto paura di pronunciarlo. Sousuke lo guardava dall'alto e sul suo volto vi era un'espressione dura e fredda, non gli piaceva essere chiamato per cognome. Al momento, comunque, andava bene così.
«Tachibana,» disse infine. Makoto, pazientemente, aspettava che Sousuke facesse qualcosa – il che poteva essere qualsiasi cosa, veramente, dal continuare a parlare al, magari, sedersi accanto a lui, non doveva per forza parlare, il silenzio gli andava bene. Nel peggiore dei casi, sarebbe potuto andare via.
E, ecco, ancora non sa dire perché quell'opzione lo turbasse tanto. Probabilmente perché si era sentito completamente solo per l'intera settimana (per quanto Nagisa e Rei volessero dargli una mano, e davvero, apprezzava molto quello che stavano facendo per lui, erano finiti per non dare l'aiuto che avrebbero voluto: sempre occupati nelle loro faccende, i loro “piccoli segreti”, come piaceva dire a Nagisa), probabilmente perché voleva qualcuno che riempisse il posto vuoto accanto a lui. Probabilmente perché Sousuke gli ricordava di Haruka, e Haruka era così importante per lui, così necessario, Dio, gli mancava così tanto, gli mancava tanto da fargli male.
«Suppongo tu non abbia altro di meglio da fare che stare a guardare il nulla tutto questo tempo,» disse Sousuke. Makoto scrutava i suoi occhi come se stesse cercando di capire qualche antica scrittura, e nemmeno lo stesso Sousuke sembrava voler distogliere lo sguardo. Lo scambio di occhiate era tanto intenso, e Makoto non si era accorto di star trattenendo il respiro.
Infine, si decise a rispondergli, buttando fuori l'aria con un breve sospiro: «Non è il nulla che sto guardando, veramente,» e Sousuke si sentì sorpreso da quanto
davvero il suo tono suonasse così gentile, così invitante, come Rin glielo aveva descritto. Aggrottò le sopracciglia e gonfiò il petto mentre Makoto tornava a rivolgere il suo sguardo in avanti, rompendo con esitazione il contatto visivo che, in tutta franchezza, cominciava a stancarlo.
Intere guerre averbbero potuto cominciare e finire nel tempo che Sousuke impiegò per posizionarsi accanto a lui e sedersi sulla sabbia bollente della spiaggetta deserta, attirando l'attenzione di Makoto, ma non l'occhiata sorpresa che si aspettava.
«Quando Rin era in Australia, tempo fa,» cominciò Sousuke, portandosi le ginocchia vicino al petto con un braccio. Makoto notò che il braccio libero era quello della spalla rotta, e si chiese se fosse un gesto volontario o meno, «Mi piaceva guardare il mare dalla finestra e pensare che anche Rin stesse facendo la stessa cosa. Dopotutto, è lo stesso mare.»
Makoto non rispose. Abbassò gli occhi.
«E' Nanase il problema, non è vero?»
«Haru non è un problema,» si sentiva quasi offeso da certe parole, come se la colpa de suo malumore fosse lui. Ed era vero. Gli faceva male pensarci perché sapeva che era vero, lo sapeva, sapeva che era proprio quell'Haruka dai capelli neri e gli occhi azzurri il motivo principale dei suoi mali.
Forse era per questo che amava tanto guardare il mare, se ci pensava. Il mare aveva lo stesso colore dei suoi occhi.
«Qualcosa ti turba e la colpa è sua. Difficile girarci intorno.»
«Beh,» rispose, «Haru è comunque sempre stato molto amico di Rin. Se non sono riuscito ad aiutarlo, Rin lo farà al posto mio.» Perché probabilmente per Haru è un amico migliore di quanto lo possa mai diventare io, non disse.
«Ah,» Sousuke
rise.
Rise. Rise?
Makoto attese che si spiegasse, che dasse una motivazione logica a quello che aveva appena fatto perché trovava il suo intervento così
fottutamente antipatico e strinse la sabbia tiepida tra le dita in una morsa rabbiosa e carica di odio.
«Rin non si sbagliava su di te,» continuò, sorridendo: un sorriso piccolo, timido, uno di quelli che Haruka faceva sempre, «Sei talmente attaccato a Nanase, che pensi più al suo bene che al tuo.»
«Cosa vuoi dire?»
«Lo sai cosa voglio dire.»
Lo sapeva?
«Da amico mi preoccupo per lui, tu non fai la stessa cosa con Rin?»
L'attimo di esitazione che si prese Yamazaki per rispondere non indicava insicurezza; Makoto poteva chiaramente vedere un velo scuro di ricordi posarsi sopra i suoi occhi.
«Rin sa badare a se stesso,» disse, c'era incertezza nella sua voce, «E dopo tutto quello che è successo mi sono ritrovato a capire troppo tardi di quanto abbia trascurato me stesso per causa sua.»
Le sue erano parole dure. Makoto deglutì.
«Si fanno sacrifici,» continuò, «e nel mio caso ne è valsa la pena. Ma nel tuo,» si voltò e tornò a guardare Makoto con quell'intensità che prima erano stati costretti ad interrompere, «Nanase deve essere completamente cieco per non capire quanti sacrifici hai fatto per lui. E' testardo, ed egoista.»
Abbassò gli occhi e terminò ridendo una breve risata: «Ora capisco perché lui e Rin siano tanto vicini.»
Voleva dissentire, ma poteva? Non aveva tutti i torti, dopotutto. Haruka si era comportato in modo piuttosto infantile sotto quel punto di vista, a pensare solamente ai suoi bisogni e a non capire i suoi. A volte avrebbe voluto che fosse una persona diversa.
Aveva trovato le parole giuste per rispondere quando Sousuke si alzò e gli tese una mano.
«Alzati,» gli disse, «andiamo a parlare altrove.»
Makoto esitò prima di sorridere e intendere il suo come un gesto per conoscersi meglio: gli strinse la mano, accettando il suo aiuto.
Gli mancava potersi confidare con qualcuno.

  
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