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Autore: jessthesohodoll    30/09/2014    1 recensioni
"A volte è così dura perdonare una persona. A volte, è l'unica cosa che tu possa fare. "
Skye cerca di odiare Ward con tutta se stessa, ma non ci riesce. quelle cicatrici le ricordano costantemente di come si quasi arrivata a perderlo. Lo ama, lo odia, neanche lei sa più cosa prova.
Storia di un duro e difficile cammino che porterà due giovani amanti a riscoprire un amore che consideravano perduto.
[Post-2x01]
[Spoiler allert.]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz, Skye, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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A volte è così dura perdonare una persona

A volte, è l'unica cosa che tu possa fare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I

 

 

 

 

Just like animals

 

 

So what you trying to do to me
It’s like we can’t stop we’re enemies
But we get along when I’m inside you
You’re like a drug that’s killing me
I cut you out entirely
But I get so high when I’m inside you

 

 

 

Lo odiava.

 

Lo detestava.

 

Lo amava.

 

Ormai neanche Skye sapeva più che cosa provava per lui, che cosa realmente provava.

 

A volte si sorprendeva a pensarlo, a pensare allo scorbutico SO che aveva conosciuto. Si chiedeva se ci fosse qualcosa di vero in tutte quelle bugie.

 

Si chiedeva se i suoi sentimenti per lei fossero veri.

 

Di una cosa era certa. Lo amava.

 

Era più forte di lei, non ci poteva fare niente.

 

Quel bastardo le era entrato nella testa, era diventato parte di lei.

 

Era come una droga potente che le circolava nelle vene. Era ciò che le toglieva il sonno, era quello che la faceva lavorare senza sosta, era quello che non la faceva mangiare. Era quello che la rendeva debole.

 

Ogni volta che il suo cervello si permetteva di andare da lui, ricordarle il suo sorriso timido o quella risata che era così raro sentire, si malediceva da sola.

 

Era come se ogni fibra, ogni singola cellula del suo corpo volesse vederlo.

 

Coulson era stato categorico. Le disse che Grant avrebbe parlato solo con lei, e lei soltanto.

 

I suoi piedi camminarono da soli fino alla porta “Voult D” con tutta la forza di volontà che Skye aveva in corpo in quel preciso momento.

Non voleva vederlo.

 

Voleva vederlo.

 

Non voleva parlare con lui. Se lo avesse fatto, gli avrebbe urlato contro tutto quanto.

 

Gli avrebbe detto che bastardo fosse stato, che persona orrenda fosse. Gli avrebbe urlato che lo amava ancora, che non riusciva ad odiarlo fino in fondo come vorrebbe.

 

Gli avrebbe urlato di lasciarla in pace, almeno in quelle poche ore di sonno che riusciva ad avere.

 

Voleva parlare con lui. Voleva dirgli di quanto amata l'avesse fatta sentire, con anche solo un bacio. Gli avrebbe detto quando desiderasse le sue labbra, le sue braccia attorno a se.

 

Ma di certo, non era preparata a quello che stava per vedere.

 

“Sei una visione per questi occhi stanchi” le disse Ward, non appena mise piede dentro quella cella.

 

Era dimagrito e aveva una barba lunga che gli copriva quegli zigomi che tanto lo faceva sembrare un dio greco.

 

Sembrava solo una copia sgualcita del Grant Ward che conosceva. Sembrava una brutta foto in bianco a nero di quello che era stato l'uomo di cui si era innamorata.

 

Cerco con tutta se stessa di rimanere impassibile, di non lasciar trasparire nessuna emozione.

 

Cicatrici.

 

Due, grandi, su entrambi i polsi.

 

In quei mesi passati insieme, non le aveva mai notate. Eppure, credeva di conoscere alla perfezione ogni singola cicatrice che adornava il corpo di Ward.

 

E tutto quello che di buono aveva dentro, crollò miseramente.

 

Le disse di aver attraversato un periodo brutto. Le disse del primo paio di pantaloni che gli diedero e di come avesse un bottone sul retro.

 

Glielo presero subito.

 

Gli disse anche come, se pieghi a dovere un pezzo di carta, diventasse affilato.

 

Niente carta per lui.

 

Allora, incominciò a correre contro il muro. E al solo scopo di procurarsi dolore fisico.

 

“Avresti dovuto corre più veloce” sentì la sua voce dire.

 

Ogni muscolo del suo corpo urlava, ma il suo cervello aveva formulato quella frase prima ancora che potesse accorgersene.

 

Quello non era il Grant Ward che conosceva. Il Grant Ward che conosceva non si sarebbe mai arreso. Il Grant Ward che conosceva era un combattente, un sopravissuto.

 

Ma del Grant Ward che conosceva non era rimasto più nulla. Solo il sorriso di una persona che le stava appena confessato di aver tentato il suicidio.

 

Aveva cercato di togliersi la vita, e stava sorridendo mentre lo diceva. Era tutto così sbagliato.

 

Alla fine ottenne l'informazione che stava cercando.

 

Grant le era sembrato incredibilmente lucido mentre gliela dava. Sembrava quasi il vecchio Ward.

 

Ma non lo lasciò finire di parlare.

 

“è vero, e così sarà qualsiasi cosa ti dirò per il resto della mia vita. Non sto chiedendo perdono, voglio solo aiutarti. E quanto questa informazione si rivelerà vera, spero che tu torni da me. C'è così tanto che voglio dirti a proposito di...”

 

Ma la parete diventò completamente bianca ancora prima che potesse finire la frase.

 

Era troppo da sopportare.

 

Non riuscì nemmeno a stare per troppo tempo nell'ufficio di Coulson.

 

“Quindi non stava mentendo?” chiese incredula.

 

Forse, quello che le aveva detto era vero. Forse, la versione che conosceva lei era quella sbagliata e questo è il vero Grant Ward.

 

Un uomo che la guarda come se in lei avesse trovato la luce. Un uomo che la seguirebbe anche nella missione più suicida di tutte. Un uomo che, anche se non avrebbe mai voluto ammettere, la completava in un modo che nessun altro poteva.

 

Erano come il bianco e il nero, come due lati diversi della stessa medaglia.

 

Non rimase molto nell'ufficio di Coulson. Le telecamere erano ancora puntate su di lui e faceva ancora fin troppo male.

 

La visione di quelle cicatrici le era rimasta impressa nella mente.

 

Non ci volle molto prima che le lacrime arrivassero.

 

Era un reazione naturale ogni qual volta si concedeva un po' di autocommiserazione o pensava a lui.

 

Crollò nel suo letto, stanca come se avesse combattuto la battaglia più lunga della sua vita.

 

Tirò fuori dal primo cassetto del comodino una foto. Era l'unica foto che era riuscita a fare insieme a lui.

 

Aveva quasi dovuto costringerlo a farla.

 

Alla fine, Grant aveva il più tenero sorriso che gli avesse mai visto. Uno di quei sorrisi che la facevano sciogliere, uno di quei sorrisi che le ricordavano che, dopotutto, anche lui era umano.

 

“Sono contenta che tu non abbia corso più veloce contro quel muro” disse, accarezzando il suo viso con il pollice.

 

Lo odiava.

 

Lo detestava.

 

Lo amava.

 

Perchè perdonare una persona era così duro?

 

Skye non aveva ancora la risposta. E forse, non l'avrebbe mai avuta.

 

 

 

 

 

 

 

 

Agent Soho doll corner:

 

AIUTO!

 

Come se non avessi niente da scrivere, eccovi un'altra long!

 

Ovviamente, se non avete visto la 2x01, la fic vi sembrerà un pochetto nebulosa.

 

Per il resto, il primo capitolo è una sorta di monologo interiore di Skye dopo la sua prima visita a Ward.

 

Ancora non riesco a credere che il mio bambino abbia tentato di uccidersi.

 

Spero vivamente che nell'episodio di stasera si sappia qualcosa di più su di lui.

 

Almeno una misera scena con Skye ce la devono dare.

 

La canzone del capitolo è “Animals” dei Maroon 5. ho visto il video oggi e la canzone urla Skyeward da tutti i pori (?)

 

Bene, vi saluto

 

-jess

 

 

 
  
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