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Autore: Tina_Legolas    02/10/2014    6 recensioni
"Forse in fondo non tutto è perduto, forse in fondo qualcosa può essere salvato e forse in fondo basti solo tu"
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elrond, Erestor, Glorfindel
Note: Lime | Avvertimenti: Mpreg, Non-con, Tematiche delicate
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CAPITOLO 1

Dolore...

Urla...

Artigli sulla pelle...

Altro dolore, forse un calcio...

Una mano sulla testa schiacciata contro al tavolo...

Immagini scure, brevi lampi e una cascata di capelli biondi ben riconoscibile.

Un urlò strozzato gli morì in gola quando finalmente riuscì a svegliarsi da quel tremendo incubo che da settimane lo faceva impazzire. Gli mancava l'aria e la fronte era imperlata di sudore. Stupito si toccò con una mano la pelle appena sopra gli occhi e guardò le goccioline sulla punta delle dita brillare alla luce della luna. Gli elfi non sudano.

E' la prima cosa che gli viene in mente.

“Erestor!” lo chiamò Elrond, a voce alta, entrando trafelato nella sua stanza spalancando la porta. Le camere del suo signore erano di fianco alle sue e doveva averlo udito distintamente anche quella notte.

“Sto bene Elrond...” sussurò appena asciugandosi la fronte.

“No! No, tu non stai bene! Permettimi di visitarti, ti prego. Sono settimane che rifiuti il mio aiuto. Ti giuro che se non avrai nulla ti lascerò in pace, ma...” disse Elrond sedendosi sul letto di fianco all'amico “Lasciami vedere cosa ti affligge”

“Elrond torna a riposare...davvero...” ma un conato di vomito gli fece rivoltare lo stomaco e si lanciò subito nel bagno rigettando tutta la cena, o quel poco che ne era rimasto. Elrond, corso immediatamente al suo fianco, gli aveva raccolto i capelli tenendoglieli dietro la schiena. Appena si sentì in grado di camminare si voltò sciacquandosi il viso e bevendo una sorsata d'acqua.

“Non dirmi che stai bene” rispose serio il signore di Imladris.

Erestor lo guardò, senza proferire parola, uscendo dalla stanza coricandosi di nuovo sul letto.

“Hai freddo? Vuoi che ti copra?”

Il consigliere scosse la testa, ma non rispose.

“Aspetta qui, prendo le mie cose...” disse Elrond tornando nelle sue stanze e ricomparendo pochi minuti dopo con una borsa contenente varie erbe e una quantità, eccessiva alla vista di Erestor, di attrezzi medici.

“Non avrai intenzione di usare quelli su di me, vero?” chiese il consigliere.

Elrond sorrise appena notando la lama che Erestor stava guardando.

“No, a meno che tu non voglia farti amputare un braccio o una gamba, quindi dubito fortemente che l'userò. Allora...dimmi cosa senti e non tralasciare nulla...”

“Elrond sono solo stanco...” rispose socchiudendo gli occhi.

“Stanco sicuramente, lavori ore e ore nel tuo studio anche quando ti dico di smettere, ma la stanchezza non fa urlare di notte, nè sudare, nè vomitare se per questo...allora?”

“La nausea mi perseguita da giorni...”

“Giorni? Da quanto per la precisione?”

“Giorni Elrond, non...” ma chiuse gli occhi.

“Cosa c'è?” chiese preoccupato.

“Non lo so!” mugugnò appena il consigliere.

“Come non lo sai? Erestor! Non fare lo sciocco, sto cercando di farti star meglio, ma se me lo impedisci dovrò usare altri metodi”

“Nausea, freddo e caldo all'improvviso, mi gira la testa, ma non sempre...”

“E poi?”

“Non saprei...”

“Va bene, fammi dare un'occhiata, forza stenditi e cerca di rilassarti” disse facendolo voltare a pancia in su.

Non impiegò più di qualche secondo per capire cosa affliggesse il suo consigliere, appena gli sfiorò la fine tunica che usava per dormire ritrasse le mani spaventato.

“Cosa c'è?” chiese Erestor preoccupato “Elrond!”

“Di chi è il bambino?” chiese Elrond sotto shock.

“Bambino?” Erestor aveva gli occhi sgranati “Di quale bambino stai....” ma le parole gli morirono in gola.

“Erestor...aspetti un figlio, lo sapevi?”

Il consigliere scosse la testa, era evidentemente traumatizzato.

“Io...io credevo che...che...”

“Che cosa? Erestor aspetti un bambino e un bambino non si fa da soli! Chi è il tuo compagno?”

“Non ho un compagno...” disse flebile Erestor.

“Come?”

“Non c'è nessuno Elrond, te lo giuro!!!” rispose disperato fra le lacrime "Non è vero! E' una menzogna! Tu mi stai mentendo!!!"

“Erestor...Erestor guardami! Cosa sta accadendo?” chiese preoccupato.

“Non lo so!!!!" Elrond...” disse iniziando a piangere sempre più forte con i singhiozzi che gli scuotevano il corpo “Perdonami Elrond...perdonami...” Elrond l'abbracciò a se trascinandoselo fra le braccia fino a che non gli fece posare la testa sulla sua spalla.

“Ssssshhh Erestor sono qui, sai che puoi parlarmi. Sono qui...andrà tutto bene...” rispose il moro cercando di confortarlo, non aveva mai visto il consigliere in quello stato.

“Come può andare tutto bene con l'abominio che porto dentro di me?” disse continuando a piangere.

“Abominio? Come puoi dirlo? E' un'anima innocente...” disse cercando di guardarlo negli occhi scostandolo appena da se tenendolo forte per le spalle.

“Elrond devo andarmene, devo andare via...andrò...non lo so...”

“Andare via? Stai delirando? Tu non ti muovi da qui...non vai da nessuna parte”

“Elrond...”

“No, ora mi dici cosa sta accadendo. Non tergiversare, voglio saperlo Erestor e voglio saperlo subito. Non può non esserci nessuno, porti un figlio dentro di te...”

Erestor prese un lungo respiro abbassando il capo così che riuscisse a scorgere solo la spessa coperta che gli copriva le gambe e un lembo della lunga tunica di Elrond.

“Oh Elrond, perchè non riesci a comprendere la malvagità del mondo...” disse con un triste sorriso sulle labbra. Neanche lui credeva di poter sorridere in un momento simile, ma la paura che ormai non controllava più si faceva beffe di lui.

“Come scusa?” chiese stupito il signore di Imladris “Di chi è questo bambino? Non accetterò altre risposte se non il nome del padre!”

“Il nome del mostro...” Elrond si preoccupò ancora di più per le risposte insensate che l'elfo gli stava dando.

“Mostro?” sussurrò.

“Elrond perdonami...” rispose fra le lacrime.

“Erestor! Dimmi il nome!” chiese risoluto il signore di Imladris avendo capito che ben altro nascondevano quelle parole e sperava di non averne capito il vero senso, che solo la sua mente, che aveva visto di tutto nella sua lunga vita, avesse sbagliato ad interpretarle.

"Lasciami partire Elrond...lasciami andar via..."

"No! Erestor devi dirmi di chi è...devi..."

“Thranduil”

“Cosa? Tu e...”

“Io no...avrei dovuto dirtelo prima, sarei dovuto venire da te, io...”
“Erestor ti ha preso contro il tuo volere?”

Erestor annuì.

“Sei sicuro di quello che dici? Stai accusando un re”

“Sono sicuro...” sussurrò Erestor.

Il silenzio aleggiò fra i due.

“Mi dispiace....”

“Ssssshhh ci sarò io, va bene? Devi solo darmi il tempo di pensare a qualcosa...” Elrond si passò una mano sugli occhi, non poteva credere di essere stato così cieco in quei mesi, di non aver notato nulla. Erestor era evasivo più del solito ed ancora meno incline a parlare, ma Elrond era abituato a momenti simili con il suo consigliere e non ci aveva fatto caso. Gli incubi che ad intervalli regolare tornavano a far visita ad Erestor credeva fossero dovuti alle macabre scene che aveva assistito qualche tempo addietro quando alcuni soldati avevano portato a Gran Burrone dei resti di orchi appena uccisi.

“Elrond, io so che conosci il modo per non...non far nascere questo bambino...” iniziò il consigliere nascondendo il viso lasciando che i lunghi capelli neri gli oscurassero al vista.

“No! Non lo devi neanche pensare! E' un elfo, è innocente, non deve pagare per i crimini del padre con la morte...tu...non sapevi di essere fertile? Sapevi che...potevi avere figli?”

Erestor scosse la testa continuando a piangere.

“Mai saputo...” singhiozzò "Nessuno me l'ha mai detto e...e...".

“Ssshhh...Ti preparerò qualcosa per la nausea e un decotto per dormire, cerca di riposare...parleremo quando ti sveglierai”

“Elrond...”

“Va tutto bene, Erestor. Mi prenderò cura di te...” gli sorrise cercando di tranquillizzarlo ed Erestor sorrise.

**

“Credi di più ad Erestor, nonché tuo grande amico da millenni, tuo fedele consigliere con cui vivi ad Imladris da sempre o a Sire Thranduil che in tutta la tua vita avrai visto si e no un anno se contiamo le varie visite?”

“Glorfindel!”

“Dimmi a chi credi così posso andarmi a schierare con Erestor subito!”

“Glorfindel, Erestor era molto confuso questa notte. Non dico che stesse raccontando una menzogna, ma...Glorfindel, pensaci bene. Per quale motivo Thranduil avrebbe dovuto prendere con la forza Erestor?”

“Di quanto tempo è?”

“Un mese e mezzo, forse due...”

“Thranduil è tornato a Bosco Atro esattamente quasi due mesi fa...”

“Questo l'avevo già considerato...”

“Elrond. Erestor non ha nessuno e, te lo posso giurare su Imladris, non ti sta mentendo. Ma lo vedi? Non sarebbe capace di mentire a un bambino, non lo farebbe mai con te che sei il suo signore! Erestor passa il tempo fra lo studio e la biblioteca, non parla con nessuno se non vivamente obbligato, non partecipa a feste, difficilmente beve più di un paio di bicchieri di vino...”

“Se così fosse perchè non mi ha detto nulla? Ti rendi conto del crimine che ha subito?” chiese esasperato sgranando gli occhi, si credeva responsabile di tutto quello, sentiva la colpa ricadergli sulle spalle.

“Vergogna? Paura di essere giudicato? E poi non pensava di poter avere figli, avrebbe nascosto tutto questo in eterno se un piccolo esserino non avesse deciso di farsi sentire...tu cosa avresti fatto?” chiese Glorfindel.

“Io...non lo so...” disse Elrond massaggiandosi la fronte “In ogni caso dobbiamo stargli vicino, è sconvolto...”

“Ma non mi dire? Io salterei di gioia a una notizia simile...” disse ironicamente Glorfindel “Certo che è sconvolto! E smettila di pensare che sia colpa tua!”

“Come faccio a non pensarlo? Avrei dovuto accorgermene!”

“Non avresti potuto...” sospirò Glorfindel.

“Vorrei che fossi tu a tenergli un po' di compagnia...”

“Io? Mi odia Elrond, io gli voglio bene...cioè...l'ho sempre visto, mi sono abituato alla sua presenza. Quando non c'è mi manca, ma....lui mi odia!”
“Non è vero!”

“Ah no?” sorrise Glorfindel “Sono l'unico che in tutta Imladris sia mai riuscito a farlo urlare di rabbia. Direi che mi odia abbastanza! Non è il caso che sia io ad andare da lui visto il suo stato...”

“Smettila, vai da lui, ha bisogno di qualcuno con cui parlare e tu al momento non hai missioni. Ogni volta che avrò un attimo di tempo sarò da voi...”

“Sicuro che non lo metta...si bhe...in pericolo?”

“No, non gli accadrà nulla. Basta che tu stia li con lui anche se ti dice di andartene, come è abituato a fare” sorrise appena, un sorriso triste velato da alcune lacrime negli occhi.

“Sicuro che debba...essere io? Ci sono altri elfi qui...”

“Conosce me e conosce te Glorfindel...è con noi che parla di più”

“Con me parla solo di ordini e provviste per l'esercito, ma andrò da lui” sorrise il guerriero alzandosi.

“Lo dirai a sire Thranduil?” riprese poco dopo, voltandosi verso Elrond.

“Cosa dovrei dirgli? Hai abusato di Erestor e adesso aspetta tuo figlio?” chiese Elrond “No, no non posso. Non mi sarei mai aspettato un comportamento simile da un sovrano e in ogni caso io non posso dirgli nulla, non posso inimicarmi Thranduil...”

“No, fammi capire. Tu hai visto Erestor distrutto e sai cosa Thranduil gli ha fatto...”

“Non tecnicamente, questo non glie lo chiesto...”

“Fammi finire, sai cosa gli ha fatto e non hai intenzione di dire nulla? Solo un mostro può fare cose simili!” disse Glorfindel alzando la voce.

“Glorfindel ho bisogno di pensarci...”

“Cosa devi pensare? Chiama un messaggero e scrivi a Bosco Atro!”

“No! Ti ricordo che il nostro piccolo regno a confronto di Bosco Atro non è nulla e raggruppando solo una minima parte del suo esercito potrebbe farci spazzar via!” disse Elrond.

“E' questo che ti preoccupa? Oh Valar! Un tuo amico sta male e tu pensi a come potrebbe reagire il colpevole? Non ti riconosco più...sei ancora l'Elrond che conoscevo o no?” disse abbandonando lo studio del signore di Imladris sbattendo la porta.

“Punirò Thranduil...stanne cerco amico mio” sussurrò guardando la porta chiusa.

**

“E' permesso?” chiese Glorfindel bussando alla porta e accostandola leggermente.

Erestor si voltò sorpreso di vedere il valoroso uccisore del balrog all'interno del suo studio.

“Perchè sei al lavoro?”

“C'è molto da fare...”

“Si, ma...non dovresti lavorare”

“Te l'ha detto Elrond?” disse alzando lo sguardo sul guerriero, spaventato da quella risposta.

“Si” rispose titubante il guerriero "Lo so solo io, non l'ha detto ad altri" chiarì subito il biondo.

“Che cosa vuoi Glorfindel?”

“Nulla. Solo...farti compagnia e pensavo che forse...avresti voluto qualcuno con cui parlare ed Elrond è molto impegnato”

“Non mi serve nulla, grazie. Puoi andare”

“Hai mangiato?”

“Si”

“Cosa?”

“Glorfindel non credo di doverti mettere partecipe di ogni cosa io mangi”
“Non fare il duro con me, consigliere! So che prima o poi crollerai e in quel momento avrai bisogno di qualcuno al tuo fianco...”

“Non è così. Tra qualche giorno non ci sarà più questo problema e tornerò ad essere come prima”
“Cosa stai dicendo?” chiese Glorfindel preoccupato.

“Nulla”

“Tu vuoi liberarti del bambino!” esclamò Glorfindel.

“A te questo non riguarda. Puoi uscire?”
“No...” disse il guerriero sedendosi di fronte alla scrivania “Starò qui...”

“Fai quello che vuoi!” rispose Erestor chiudendosi nel più completo mutismo.

**

“Potresti sederti? Oppure andartene...sai mi faresti un grande favore! Mi alterano i tuoi passi” disse rivolto al guerriero che per ingannare il tempo aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza.

“Non posso, Elrond mi ha mandato qui...”

“Oh ti prego! Non hai mai ubbidito a un ordine di Elrond in vita tua, perchè vuoi iniziare con me?”

“Ha detto così...” disse Glorfindel in una litania “Posso guardare i tuoi libri?” la libreria era proprio di fronte al guerriero.

“No!” esclamò Erestor mettendo via delle carte.

“Hai i racconti di Gil-Galad? Da quanto non li leggevo!” esclamò facendo scorrere un dito sul dorso della copertina.

“Non li toccare!”

“Calmo non porto nessuna malattia!” scherzò Glorfindel tornando a sedersi “Arrabbiarsi non fa bene nel tuo stato, lo sai?”

“Non sono arrabbiato...”

“Oh certo e io non mi sto annoiando...”

“Se ti annoi vai, nessuno ti fermerà!”

“No, grazie. Ho già rifiutato quest'offerta...”

Erestor sbuffò tornando a concentrarsi su alcune carte.

“Sei sicuro di non averle già visionate quelle?”

“Glorfindel...ancora una parola e giuro che tenterò di strozzarti con le mie mani!”

“Fai, non saresti il primo...” sorrise Glorfindel.

“Ma Imladris ha così tante missive?...”

“Oh Valar! Perchè?” sussurrò Erestor guardando in alto.

“Vuoi una tazza di camomilla?” chiese Glorfindel.

“No...”

“Lembas?”

“No...”

“Un orco?” disse sorridendo per vedere se Erestor lo stava ascoltando.

“No...cosa?” chiese poi stupito il consigliere.

“Allora non mi stavi sentendo!!!” sorrise Glorfindel.

“Basta, me ne vado...”

“Se te ne vai perchè stai prendendo i fogli? Facciamo una passeggiata!”

“No!!! No, no, no e maledizione no!” ma appena ebbe finito di parlare si passò una mano sulla fronte.

“Non ti agitare, ti ho detto che non fa bene...” Glorfindel alzò le mani sfiorando le spalle del consigliere che, improvvisamente come se si fosse ripreso all'istante, scattò all'indietro.

“Non mi interessa cosa fa bene e cosa no! Voglio che tu stia zitto! Non mi toccare!!!” disse tirandosi di nuovo indietro quando il guerriero accennò a volerlo sorreggere.

“Va bene...siediti però, starò qui, non mi muoverò. Elrond mi ha mandato qui, non posso lasciarti solo...” rispose sincero e preoccupato per la reazione del consigliere.

Erestor annuì sedendosi di nuovo dietro la scrivania e continuando a compilare pergamene.

“Glorfindel...” lo chiamò quasi un'ora dopo.

Il guerriero si limitò ad alzare lo sguardo verso di lui e attese.

“Perdonami è che...tutta questa situazione io...”

“Non ti devi perdonare, posso solo immaginare. Non so come avrei reagito se fosse successo a me...”

“Prendi il libro se vuoi leggerlo, ne avrò ancora per un po' qui...”

Glorfindel sorrise, ma questa volta nulla di scherzoso era nel suo sguardo, era un sorriso sincero che veniva dal cuore.

“Grazie...”

**

“Allora?” chiese Elrond.

“Allora cosa?”

“Bhe se lo chiedessi a lui non risponderebbe mai...e cosa fai in cucina?”

“Non parla da tre ore. Sto prendendo qualcosa da fargli mangiare, non ho idea di quanto mangi un elfo in dolce attesa, ma dubito che Erestor mangi anche solo per sostenere se stesso...”

“E?”

“E vuole uccidere il bambino” rispose con incredibile calma.

“Cosa?” chiese Elrond lasciandosi sprofondare su una sedia del lungo tavolo della cucina “Gli ho detto che non lo farò!”

“Elrond dubito che stesse parlando di te, penso che sinceramente stia pensando di rivolgersi ad altri...”

“Altri? E' pericolosa quella pratica! Non si può pensare ad un aborto senza contare i relativi rischi...”

“Non credo sia interessato ai rischi...il che può significare quanto sia agitato al momento” sospirò "E disperato"

“Portagli da mangiare, obbligalo se necessario. Ho quasi finito con gli incontri di oggi e verrò a visitarlo...”

**

“Sei di nuovo qui?” chiese Erestor nascondendo ogni emozione.

“Si e ti ho portato da mangiare”

“Non ho fame”

“Ma dubito che il tuo bambino non abbia fame”

“Il mio bambino?” disse alzando lo sguardo sul guerriero “Vorrai dire quell'ammasso di cellule che per ora è...” disse alzandosi girandosi di spalle per non mostrare le lacrime che gli stavano per sgorgare dagli occhi.

“Erestor...”

“Ti prego, vattene...” disse guardando fuori dalla grande vetrata.

“No!”

“Non ci siamo parlati per millenni, puoi continuare ad ignorarmi? Te ne sarei grato...”

“Credi davvero che ti abbia ignorato? Oh Erestor...”

“Che intendi...”

“Chi credi che ti lasciasse la sera un bicchiere di vino sulla tua scrivania? E della frutta fresca la mattina? E...”

“Eri tu?” chiese stupito Erestor “Io...io credevo fosse Elrond...o Lindir...”

“Ero io Erestor...” sorrise appena il guerriero “Una sera, dopo diverso tempo che ero ai confini, ero appena rientrato. Tu eri uscito qualche minuto lasciandomi il tempo di portarti un bicchiere e poi mi sono nascosto. Speravo che non chiudessi la porta del tutto, non lo fai mai di solito...e anche quella sera la lasciasti un po' aperta e ti guardai quando trovasti il calice e...ricordo ancora ora il tuo sorriso Erestor. Credo fosse stata la prima volta che ti abbia mai visto sorridere...”

A Erestor si bloccò il cuore, non credeva che qualcuno potesse interessarsi di lui, meno ancora Glorfindel di Gondolin.

“Ti vedevo sempre solo e...”

“Non ho nessuno Glorfindel, solo Elrond...”

“Perchè? Perchè non hai trovato nessuno, perchè non degli amici?”

“Perchè...oh Valar non ne ho idea...non ne ho mai sentito la necessità. Sono sempre stato bene così...”

“Sei sicuro?”

Erestor annuì.

“Vieni è meglio che tu sieda ora...” ma quando lo sfiorò il consigliere si scostò terrorizzato.

“Non toccarmi! Non...ti prego non sopporto il tocco di nessuno che non sia Elrond...” disse con gli occhi lucidi guardando in basso.

“Io...Erestor non lasciarti abbattere, è questo che vuole Thranduil. Si aspetta che tu...”

“Che abbia il terrore di lui e che ogni volta che lo vedrò tremi al suo passaggio e che esegua ogni suo ordine come se fosse Erlond a farlo...”

“Si...” sussurrò il guerriero.

“Può avermi distrutto, può aver preso la mia dignità...ma non ha preso la mia anima...” rispose il consigliere con gli occhi lucidi.

“E tu non devi mai permetterglielo...non devi dargli la soddisfazione che si aspetta d'avere...” concluse risoluto Glorfindel.

“Grazie...”

“Io non so come ci si sente, non so cosa devo dirti...io...provo a immaginare, ma so di essere molto lontano dalla realtà e dalla tortura che tu hai provato. Ma se vuoi io...so di poterti aiutare, come non lo so, ma so che posso farcela...Bhe...Se hai bisogno di qualcosa io...”
“Grazie...” disse voltandosi il consigliere, aveva gli occhi visibilmente arrossati per via del pianto “Mangi con me?” chiese ingenuamente.

“Certo...” sorrise Glorfindel, felice di quella proposta di Erestor.

Il consigliere non gli aveva mai chiesto nulla in millenni che i due abitavano ad Imladris praticamente a poche camere di distanza. Per poco gli rivolgeva la parola e di solito era solo per comunicargli decisioni di Elrond o cambiamenti nei suoi turni di sorveglianza del regno. Meno di frequente Erestor chiedeva altro se non come fossero i confini e se avessero trovato problemi durante il soggiorno che di solito durava quindici giorni a turno salvo inconvenienti.

“Non ho idea di cosa ti piaccia, ho preso un po' di tutto, ma se vuoi qualcosa posso andarla a prendere...”

“Aspetto un bambino, non sono un reduce di guerra...” sorrise Erestor.

“Allora sai fare delle battute anche tu!” esclamò Glorfindel.

“Non ti ci abituare uccisore del balrog!”

“Erestor....per quanto riguarda il bambino...”

“Glorfindel, non mi va di parlarne ora. Scusami...”

“Certo. Scusami tu, dovremmo sapere, io ed Elrond, che per te è una questione molto delicata, perdonaci la nostra curiosità...è che non vediamo un bambino a Imladris da quasi quattrocento anni e...” Glorfindel sorrise.

“Avrai sicuramente già riferito ad Elrond quello che ti ho detto prima...”

“Non è questo il punto...”

Erestor sospirò.

“Glorfindel...se volete che porti a termine questa gravidanza lo farò, ma non voglio vedere il bambino...”

“Neanche quando nascerà?”

“Neanche allora...voglio che lo portiate via, mandatelo a Lorien anche se dovrebbe andare a Bosco Atro, ma il fatto che io non voglia questo figlio non fa si che io voglia saperlo destinato alla sofferenza eterna nelle mani di Thranduil”

“Erestor, mi stai preoccupando...perchè non vuoi tenerlo? Infondo è anche parte di te...”

“No, Glorfindel. Io...io non posso...” sussurrò appena “Perdonami...” si alzò andando verso la camera da letto.

Il guerriero lo attese per diversi minuti fino a quando non lo sentì singhiozzare e allora si avvicinò alla porta.

“Erestor?”

“Vattene...ho bisogno di restare solo...”

Ma Glorfindel aveva già aperto la porta e si era avvicinato al consigliere che, seduto sul letto, nascondeva il viso fra le mani e i lunghi capelli neri che gli erano ricaduti davanti.

“No, Erestor...smettila di fingere. Credi che non me ne accorga? E' tutta la sera che speri che vedendoti sorridere, scherzare e far finta di star bene io me ne vada nelle mie stanze...non è così? Lo vedo che stai male, cosa credi?...e non sei solo, non lo sei hai capito? Hai Elrond ed hai me...”

“Io non voglio...” disse fra le lacrime.

“Cosa non vuoi?”

“Il bambino!” disse respirando appena per via dei singhiozzi.

“Erestor...” Glorfindel l'avvolse a se in un leggero abbraccio “Questo bambino non ha colpe, è innocente. Non odiarlo...” parlò piano aspettando che il consigliere si liberasse da quella presa, cosa che non fece.

“Io non lo odio, Glorfindel...” disse alzando un poco lo sguardo “Ma non posso neanche amarlo”

“Perchè?”

“Perchè non ci riesco...”

“Ma per quale motivo, Erestor?”

“Io...non voglio che mi ricordi tutto questo...io...”

“Ascoltami bene. Mi prenderò io cura di voi...”

“Cosa?”

“Hai sentito benissimo”sorrise Glorfindel “Mi prenderò cura di te e del bambino, lasciamelo fare Erestor, non intralciarmi...” disse asciugandogli con una mano le lacrime dal volto “Permettimi di farlo, ma tu devi smetterla di piangere...”

“Io non lo voglio vedere...” disse scostandogli le mani ancora reticente al contatto con altri elfi.

“Vorrà dire che quando nascerà partirò per Lorien e li rimarrò con lui...o lei...” Glorfindel si aspettava di essere allontanato anche se ne fu felice che quel gesto fosse stato eseguito con tanta grazia.

“Lo prenderai tu? Lo crescerai come tuo figlio?” chiese Erestor che aveva ripreso a piangere.

“Allora qualcosa provi per questo bambino...” sorrise Glorfindel “Si, questa è la mia intenzione...sono abbastanza adulto ormai, no?” rispose sorridendo "Credo...che potrei cavarmela come padre, forse..."

“Grazie...” pigolò Erestor abbracciando Glorfindel che fu preso alla sprovvista.

“Andrà tutto bene, te lo prometto” sussurrò il guerriero sorridendo cercando di non stringerlo troppo per non ricordargli quei terribili momenti anche se avrebbe voluto stringerlo a se quasi a fermergli il fiato e ripetergli all'infinito che li avrebbe protetti entrambi e che quella bellissima creatura dai capelli neri che stringeva fra le braccia non avrebbe mai più dovuto soffrire per niente e per nessuno.

  
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