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Autore: Brika    02/10/2014    1 recensioni
La dolce arte dell'innamorarsi. La dolce arte che crea i sentimenti più belli, ma che in un battito di ciglia può spezzati il cuore e cambiarti profondamente. La dolce arte che se ti trova non ti abbandona più.
Genere: Comico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Mamma, dove preferisci andare a mangiare?" Le chiedo mentre mi fermo al centro della piazza, circondata da ristoranti di ogni tipo.

"Per me è indifferente, fai tu" mi risponde sorridente, mentre si guarda intorno in cerca di qualcosa che possa destare la sua attenzione.

"No, mamma. Devi scegliere, è il tuo compleanno oggi. C'è il ristorante italiano, la kebabberia, la pizzeria, il thailandese oppure possiamo andare lì - le indico un ristorante dall'ambientazione in stile Far West - mi hanno detto che è come un fast food però vieni servito al tavolo

"Mia madre rimane in silenzio per qualche minuto vagliando le varie opzioni,  poi si ferma con lo sguardo sull'ultimo ristorante menzionato e dice:

"Andiamo lì! Mi incuriosisce come posto!" Entrando rimango stupita. Mi avevano parlato in molti di questo posto, ma non ci ero mai stata e di certo non mi aspettavo di trovare questo spettacolo. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, nel Far West: ci sono mangiatoie ricolme di noccioline, selle al posto degli sgabelli del bar, tavoli all'interno di carrozze, sale dedicate a sceriffi e altre agli indiani. Aspettiamo che il cameriere ci porti al nostro tavolo e quando siamo seduti iniziamo a guardare i menù.

"C'è troppa roba, non so cosa scegliere!" mi dice mia madre leggermente impanicata.

"Non so te, ma io ho una voglia assurda di un hamburger pieno di schifezze!"

La cameriera arriva a prendere gli ordini e quando se ne va, noto un ragazzo entrare accompagnato dai suoi genitori. Lo osservo attentamente e cerco di memorizzare ogni suo particolare: i capelli corti e scuri seminascosti sotto il cappello grigio, gli occhi marroni sorridenti la bocca sempre piegata in un espressione felice. Mi ritrovo così a fantasticare su questo ragazzo che è appena entrato e mi accorgo troppo tardi che anche lui mi sto guardando. Distolgo velocemente lo sguardo, sicura che stia pensando a quanto sono maleducata nel fissarlo. Si siede al tavolo indicatogli dal cameriere e noto con piacere che posso vederlo senza che però lui mi noti.

Le ordinazioni arrivano in fretta e passo il resto del pranzo a chiacchierare con mia madre, mentre, con la coda dell'occhio, osservo lo sconosciuto.

"Vado un attimo in bagno" le dico, finito il panino col contorno di patatine.

"Va bene ti aspetto qui"  mi alzo lentamente e mi dirigo ai servizi. Mi metto in coda ad aspettare e, dopo neanche un minuto, anche lui entra in bagno. L'idea che non possa solamente essere una casualità mi sfiora leggermente il cervello, ma mi dimentico subito della mia stupida idea perchè mi fermo ad osservarlo per bene. Pur indossando i tacchi, noto con piacere che  che una decina di centimetri ci separano in altezza; noto come, per la noia, si torturi le dita lunghe e affusolate; noto come, nell'attesa, si dondoli leggermente sui talloni. Sfortunatamente la mia attenta analisi viene interrotta perchè il bagno per cui era in coda viene liberato e lui vi entra. Quando anche io esco dal bagno si sta lavando le mani, così mi dirigo nell'altro lavandino libero, dandogli le spalle. Quando alzo lo sguardo, noto che sta sfruttando il gioco di specchi per guardarmi, o almeno penso; ricambio il suo sguardo e decido di rivolgergli anche un piccolo sorriso. Mossa sbagliata: abbassa lo sguardo ed esce velocemente dal bagno. Scoraggiata, finisco di lavarmi le mani e torno da mia madre.

"Se per te non è un problema, anche io andrei al bagno" mi chiede

"Va bene" le rispondo. Mentre lei si alza e si dirige verso i servizi, raccolgo tutte le mie cose e vado alla cassa a pagare.

Per non essere troppo d'intralcio verso il resto della clientela e dei camerieri, vado ad aspettare mia madre all'entrata.

Vedo mia madre uscire dal bagno e le faccio un gesto col braccio per segnalarle la mia posizione; la sua vista viene però oscurata dal passaggio del ragazzo e della sua famiglia. Io non rieso a fare a meno di guardarlo, per riusci re a carpire più dettagli possibile di quel ragazzo che non avrei mai più rivisto. Nel loro passaggio noto però che, passandomi davanti la madre, dopo aver ascoltato le parole sussurategli nell'orecchio dal figlio, mi osserva e, con un cenno del capo, esce dal ristorante.

Vengo svegliata dalla mia incredulità dalla voce di mia madre:

"Possiamo andare?"

"Certamente" le rispondo, aprendo la porta e stringendomi nel mio giubbotto.

   
 
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