18:00
L'orologio del salotto batté le sei.
I rintocchi rotolarono cupamente nel buio delle stanze vuote, fino ad arrivare allo studio dove Roy stava seduto sulla sua poltrona preferita - quella di pelle nera, un po' rovinata -, dando le spalle alla porta socchiusa.
Teneva le mani appoggiate mollemente sui braccioli un po' scuciti, e gli occhi chiusi.- Ma non aveva importanza, perché fuori era già buio.
L'ultimo rintocco si ruppe in tanti pezzi taglienti appena fuori dalla porta dello studio.
Roy sorrideva appena: erano le sei, e Mame-chan sarebbe tornato da un momento all'altro.
Già immaginava la voce di Edward rimproverarlo di stare lì seduto al buio, e chiedergli perché non accendesse la luce: l'interruttore era proprio lì, accanto alla porta.
Roy strinse appena i braccioli della poltrona, ma continuò a tenere gli occhi chiusi, come per gioco.
Lo scatto della porta risuonò lievemente, creando un'eco che sembrava essere, forse, un po' troppo forte.
Ma era tutto a posto.
Edward era tornato a casa, era tutto a posto.
Uno, due, tre... Roy poteva quasi sentire i passi pesanti dell'alchimista, quasi.
Pioveva, quella sera? Edward si era bagnato? Forse...
No, non sembrava piovesse.
Quattro, cinque, sei passi... Roy continuava a contarli, ad occhi chiusi, trattenendo il respiro.
Edward doveva essere vicino all'appendiabiti, ormai; Roy sorrise, pensando al suo Mame-chan che cercava di appendere il suo soprabito rosso, alzandosi sulle punte per cercare di arrivare ai ganci, con scarsi risultati.
L'avrebbe appeso storto, probabilmente, o forse sarebbe caduto, ma Ed avrebbe fatto finta di nulla, lasciandolo a terra.
Non aveva importanza; l'avrebbe sistemato lui più tardi, magari cogliendo l'occasione per fare qualche insinuazione riguardo alla scarsa altezza del suo compagno.
Avrebbe sorriso allo spettacolo del suo Mame-chan offeso, che avrebbe agitato un poco i pugni, giusto per fare un po' di scena: ormai neppure si arrabbiava più davvero.
Oh.
Si era distratto: aveva perso il conto.
Ma era tutto a posto: Edward stava sicuramente percorrendo il corridoio, sfilandosi i guanti bianchi, magari.
E Roy chiuse gli occhi, concentrandosi sui passi pesanti di Edward che... No, aspetta, era passato troppo tempo: doveva essere arrivato allo studio, no?
Doveva essere proprio lì, dietro la porta, magari con la mano – quella calda e morbida – già sulla maniglia.
Sì, ora sarebbe entrato, e l'avrebbe salutato con un bacio a fior di labbra e poi si sarebbe lamentato di qualcosa – magari del fatto che Roy non avesse pensato a cucinare qualcosa per cena, chissà – giusto per sfuggire ai momenti troppo zuccherosi (non voleva ammetterlo, ma in realtà li amava).
Edward doveva essere lì, a pochi passi da lui, dietro ad una porta socchiusa.
[Perché non la apri, Ed?]
Eppure Roy continuava a tenere gli occhi chiusi, seduto su quella poltrona, con le spalle alla porta.
[Perché non entri, Ed?]
Ma Edward non entrava, e Roy conosceva benissimo il perché.
Mame-chan ora... Cosa stava facendo il suo Mame-chan, ora? Andava in cucina, magari? Ah, sì la cena! Che sciocco: perché non aveva pensato a prepararla?
Sì, la cucina andava bene, dunque...
Il suono del telefono lo colse di sorpresa, facendolo sussultare.
Aprì gli occhi di scatto.
Nella penombra dello studio fissò il telefono che continuava a suonare, senza riuscire ad afferrare la cornetta per rispondere.
Era paralizzato dal suono invadente e stridulo dell'apparecchio, che aveva frantumato la sua quotidianità.
Si chinò di lato, e staccò la spina con gesti affrettati.
Tornò di nuovo quel silenzio assoluto ed assordante che aveva cercato di dimenticare.
E Roy non riuscì più a contare i passi di Edward per il corridoio, o a chiedersi cosa stesse facendo in cucina, o chissà dove.
Aveva aperto gli occhi ed il suo gioco era finito.
Ed Edward non era più dietro la porta del suo studio - una mano sulla maniglia e l'altra sul petto - , non era più a pochi passi da lui – lui che non si voltava, seduto sulla sua poltrona preferita, quella in pelle ed un po' consumata – perché, semplicemente, in quella casa immensa e buia c'era soltanto Roy, che dava le spalle ad una stanza vuota.
“E' tutto a posto”, continuava a ripetersi Roy, come una cantilena - di quelle un po' infantili e stonate - mentre cercava di inseguire l'eco di un ricordo [Ma aveva aperto gli occhi, ormai].
Andava tutto bene, sì.
Edward sarebbe tornato domani, alle sei in punto, e Roy l'avrebbe aspettato a casa.
Poteva già quasi sentire il rumore dei suoi passi, quasi.
Fine
Alors, prima di tutto rigrazio chi ha letto fin qui. ^-^
Questa fanfic è da collocarsi dopo la fine dell'anime (quando Edward se ne va da Ametris, tanto per intenderci), e ci tengo a sottilineare che Roy non è impazzito: diciamo che cerca di sfuggire alla realtà, ecco. (E no, non è morto proprio nessuno! xD).
Mi fate sapere cosa ne pensate?
[Argh i titoli saranno la mia morte, lo so. Non so idearne uno decente! ç_ç]