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Autore: Miss Shakespeare    03/10/2014    1 recensioni
Ciao!!! Sono nuova di efp e questa è la prima fanfiction che pubblico. VI PREGO è importantissimo leggere la nota in rosso nell' introduzione prima di leggere la storia, altrimenti non credo che ci capirete qualcosa. Ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno la mia storia, buon divertimento! IL PROBLEMA DEI DIALOGHI E FNALMENTE STATO RISOLTO. ORA POTETE LEGGERLI.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erik/Il fantasma
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve a tutti! Sono nuova di efp, e ho subito deciso di scrivere in questa sezione perché sono davvero un’ appassionata del Fantasma dell’ Opera.
ATTENZIONE IMPORTANTE LEGGERE!!!!!
 Questa fan fiction non si basa proprio sul libro ma sul film del 1925 e adesso vi spiego bene il finale per chi non l’ avesse visto. Alla fine Christine gira lo scorpione e sposa Erik e lui libera il Daroga e Raoul De Chagny ma proprio in quel momento la folla che vuole ucciderlo ha scoperto il suo nascondiglio e vi penetra allora lui porta Christine via con lui e fugge fuori dal teatro inseguito da quella folla. Ruba una carrozza e dentro vi mette Christine che nel frattempo era svenuta e lui si mette alla guida. Quando Christine si sveglia si getta dalla carrozza ed Erik ferma bruscamente i cavalli per poterla riprendere, facendo così rovesciare la carrozza, ma si accorge che la folla è troppo vicina e scappa via lasciando Christine, ma loro lo raggiungono sulle rive del fiume e lo uccidono annegandolo. Si non è un bel finale, perché nonostante lui sia un mostro non merita una fine così crudele, così mi sono chiesta che cosa sarebbe successo se Christine fosse rimasta svenuta per tutto l’ inseguimento dando modo a Erik di riuscire a fuggire e ho voluto condividere con voi questi miei pensieri. Detto questo vi lascio e buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
        MOSTRO!!!
 
 
 
La carrozza sobbalza per le strade in pietra di Parigi. Erik può sentire le urla e le maledizioni dei suoi inseguitori. I suoi carnefici. Si sporge indietro e con sollievo nota che li sta seminando e contemporaneamente lancia uno sguardo alla fanciulla svenuta nella carrozza. Il terrore doveva essere stato tale da farla restare svenuta per tutto quel tempo, insofferente persino ai numerosi scossoni che trasformavano la carrozza in una nave in balia di una tempesta, tra tuoni e onde che si infrangono sul resistente legno per cercare di danneggiarlo. Lo stanno perdendo di vista. La luce inquietante delle torce e le figure minacciosi di uomini impugnanti forconi svaniscono nella lieve nebbia parigina che lo cela a quelli sguardi ardenti e indemoniati. E intanto sprona i poveri cavalli bianchi, complici della sua fuga, a correre come mai avevano fatto in vita loro. La tensione non vuole abbandonare il suo corpo e i suoi occhi scorrono indifferenti sulle vie buie di strade di campagna. È salvo. E lei con lui. Ancora troppo teso per pensare di calmarsi, comincia a cercare un rifugio per la sua amata e lo trova quasi subito in un villino. La luce di una delle finestre palesava la presenza il casa di qualcuno. Qualcuno che aveva avuto la sfortuna di incrociare la strada del mostro di lì a poco. Erik si avvicina silenzioso alla casa con il laccio del Punjab in mano che aveva estratto qualche minuto prima dalla tasca del mantello. Qualcuno la cui unica colpa era quella di abitare in una casa così isolata e ben celata dagli sguardi indiscreti. Erik scassina senza troppe complicazioni la serratura della porta d’ ingresso. Qualcuno che, seppur innocente, non avrebbe potuto salvarsi in nessun modo. Erik si trovò alle spalle di un vecchio davanti al camino. Qualcuno che è comodamente seduto in poltrona a rilassarsi ignaro di tutto. Il laccio sibila e l’ anziano signore si trova presto a terra, senza neanche aver avuto il tempo di domandare al destino perché era stato così crudele con lui. Qualcuno che si era trovato sulla strada del mostro.
 
 
Erik torna fuori per trasportare il corpo inerte della sua sposa dentro la loro nuova dimora e lascia che i cavalli trasportassero la carrozza vuota in un viaggio a destinazione ignota. Poi, finalmente rassicurato, si avvia in casa. E, in quel momento, Christine si sveglia.
 
 
Dopo sogni tormentati e pieni di incubi, riprende conoscenza, non sapendo che, anche una volta aperti gli occhi, il suo incubo peggiore era sempre là, accanto a lei. Fissò il volto privo di maschera e, ancora troppo debole, lascia andare i suoi sensi in uno stato di intorpidimento, che la porta alle porte di un uovo svenimento, ma che la lascia sospesa ai limiti della coscienza. La mente è distante, eppure percepiva immagini e rumore di ciò che le stava attorno. Senza accorgersene, sogna la prima notte di nozze, consapevole che quella era davvero la sua prima notte da sposa. Quasi poteva sentire quelle mani macchiate di sangue e crimini orrendi, toccarle tutto il suo casto corpo, martoriarlo, bramose di toccare a fondo e appieno, per la prima volta, la pelle di una donna. Può sentirne il dolore che le procuravano e l’ umiliazione trasformarsi in lacrime finché qualcuno dovette decidere che aveva già sofferto abbastanza e la fece risvegliare, accompagnando questo momento, di solito lento e piacevole, con un forte grido che esternava tutta la sua disperazione. Si ritrova adagiata su un morbido letto, in una stanza mai vista. Tutt’ intorno a lei è buio, eppure i suoi sensi, ormai svegli e tornati lesti, le suggeriscono che, almeno in quella stanza, per il momento è sola.
 
 
 
Erik scruta pensieroso la finestra. Ha chiuso tutte le luci per non celare la sua presenza, ma mentre la sua mente è lì lì per rilassarsi e lasciarsi andare a dolci pensieri di una nuova vita, sente un urlo straziante provenire dalla camera della sua Christine. Impaurito e preoccupato, corre verso la porta chiusa e, una volta aperta, lo spettacolo che si presenta dinnanzi ai suoi occhi è davvero straziante: la fanciulla è impietrita dalla paura, con la bocca aperta, come in procinto di lanciare un altro grido, ma senza averne la forza né il coraggio. Lacrime di terrore le solcano le gote divenute ceree dal suo stato d’ animo così angoscioso. Quando posa lo sguardo su di lui, è come se non lo riconoscesse, e gli occhi si fanno interrogativi, come a domandare qualcosa che la aiutasse a far ordine nei suoi pensieri affollati, ma la sua bocca carnosa e rosea non emette più nessun suono. Erik le si avvicina per calmarla, rassicurarla dicendole che è tutto a posto, che sono ormai salvi, ma neanche lui riesce a trovare le parole, che comunque in quel momento sarebbero solo inutili, così decide di andarsi a sedere al suo fianco, sperando che sua vicinanza e la sua apparente calma, potessero infonderle un po’ di coraggio. Ma questo gesto, che lui riteneva innocuo e amorevole, scatena invece in lei una reazione diversa da quella prevista e, riacquistato il controllo dopo quei primi attimi di shock, riprende ad urlare, cercando di dimenarsi per quanto le riesce possibile, visto che l’ intero corpo è scosso da violenti tremiti che impediscono alla sua mente sconvolta di impartirgli giusti ordini. L’ uomo però le mette svelto una mano alla bocca per farla tacere. Cosa le era venuto in mente? Avrebbero potuto scoprire il loro nascondiglio, attirando troppo l’ attenzione. Tuttavia il suo sguardo non smetteva di palesare un evidente preoccupazione nei riguardi di lei. Non comprende il motivo di quella reazione.
 
 
 
Christine urla sperando che qualcuno, chiunque, le venisse in soccorso, per salvarla dalle grinfie di quel mostro che l’ aveva trascinata con sé in un luogo forse solo a lui noto, dove lei era totalmente inerme e indifesa al confronto del suo rapitore. Una delle mai gelide di quell’ essere infernale le tappa la bocca e riconosce in quel contatto le sensazioni sgradevoli che aveva provato nel sogno, anzi nell’ incubo. Vuole ribellarsi, tentare di sfuggirgli, con la consapevolezza che la speranza è l’ ultima a morire, ma non ci riesce, tanto è il terrore di non riuscirci e che la fa restare inchiodata in quel nuovo giaciglio, nonostante i suoi disperati tentativi. Vede la preoccupazione negli occhi di lui e questo un pochino la tranquillizza, ma non riesce a distogliere il pensiero dall’ orrore che avrebbe potuto subire per mano di quell’ essere deforme e ripugnante. Il solo pensiero di quelle mani che la toccavano, violando la sua innocenza, di quell’ orrido viso che si avvicina al suo per baciarla, e di quelle scarne labbra da morto che, dopo essersi posate sulle sue, andavano ad assaporare il resto della sua diafana pelle, la fece cadere in ginocchio, ai piedi del mostro, per vomitare. In quegli istanti si sente malissimo. La testa le gira fortissimo, quasi non riesce a respirare, soffocata dai conati che le contraevano le intere viscere e le stringevano in una morsa dolorosa e la sua visuale si fa appannata a causa delle lacrime che rimangono, come gocce di rugiada, a coronarle le ciglia. Sente quella stessa mano che poco prima l’ aveva zittita, posarsi sulla sua fronte sudata, ed’ è un sollievo sentire qualcosa di fresco quando si è così accaldati, mentre l’ altra mano accorre a tenerle indietro i capelli per non sporcarli. Rimane a terra tremante e, nonostante l’ eccessivo calore di prima, sente di aver freddo. In quel momento desidera solo rialzarsi per tornare a letto e coprirsi con quelle candide coperte che sembrano essere così morbide, ma è troppo debole e, per quanto è intenso quel desiderio, non riesce a muoversi.
 
 
 
Erik assistite a quello spettacolo senza saper bene cosa fare. La sua preoccupazione è aumentata nel vedere il malessere della sua adorata protetta, così, non trova altra soluzione che aspettare che finisse di rigurgitare prima di alzarla con delicatezza e la massima attenzione, per riadagiarla sul letto. Corre a prendere una caraffa d’ acqua fresca e delle pezze per poterle dare un po’ di sollievo, poi resta al suo fianco, vegliandola e proteggendola, fino a che il mattino fa il suo ingresso accompagnato dalle prime luci dell’ alba che filtrano attraverso le imposte chiuse, disturbando il sonno tranquillo della giovane.
 
 
 
Emettendo un mugolio contrariato e volgendo la testa da un’ altra parte per trovare rifugio in una qualche ombra che la celasse dai violenti raggi del sole, delicatamente Christine apre gli occhi, ricordandosi a poco a poco i terribili avvenimenti della notte precedente. Il mostro è ancora al suo fianco e, come buongiorno, le rivolge un sorriso, che in realtà è un ghigno, accompagnato da uno sguardo amorevole. Si alza piano e lui la lascia fare, non perdendola mai d’ occhio. Poi finalmente si rivolgono parola. La prima a cominciare è lei.
" Dove siamo?"  chiede debolmente.
"Nella nostra nuova casa, adesso non preoccuparti, sei con me e siamo al sicuro."
Tutto questo le viene riferito con una calma e una naturalezza allarmanti, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Rivolge lo sguardo al vuoto dimenticandosi della sua presenza, fino a quando sente il materasso muoversi, sollecitato dal movimento di Erik. Alza gli occhi e lo vede alzarsi e aggiustarsi gli abiti un po’ sgualciti, per poi muovere qualche passo per la stanza per sgranchirsi le gambe. Poi le dedica nuovamente la sua attenzione: "Ora, mia cara, devo uscire per procurarci ciò di cui avremo bisogno, ma non temere: tornerò presto e dopo potrai rivolgermi tutte le domande che vuoi. Nel frattempo, sei libera di esplorare la tua nuova casa, ma senza uscire: è troppo rischioso. E per sicurezza ti chiuderò dentro a chiave, così non avrai nulla di cui preoccuparti.". E così, rivolgendole un secondo sorriso, esce dalla stanza e lei può distintamente udire il rumore della chiave che gira nella toppa più volte, il suono della sua prigionia che lui aveva erroneamente scambiato per protezione. Chissà se lo aveva fatto perché aveva intuito che lei avrebbe cercato di fuggire. Oppure, reso cieco e folle dall’ amore, pensava davvero di starle facendo un piacere. Sta di fatto che, frugando per la casa per poter cercare qualcosa con cui lottare, attese il suo ritorno con un bastone di legno che aveva trovato vicino ad una poltrona, molto simili a quelli che usano i vecchi per aiutarsi quando le loro gambe non ce la fanno più. “Chissà che cosa ci faceva là; ma che cosa curiosa!” pensa Christine tentando di ammazzare il tempo e la tensione che crescevano mano a mano che l’ orologio scandiva i secondi…poi i minuti…
 
 
Il rumore di una chiave che gira nella toppa la fa sobbalzare e alza il bastone, pronta a colpire. Erik fa il suo ingresso, notando sul muro di fronte a lui un’ ombra. Un’ ombra che reggeva qualcosa in mano, qualcosa che stava per colpirlo sulla nuca. Con i riflessi pronti, afferrò il pezzo di legno prima che questo potesse abbattersi su di lui e lancia uno sguardo di rabbia pure, mista a sorpresa, alla fantomatica ombra: la sua Christine. Lei lancia un grido e, abbandonando l’ idea di un qualcosa che potesse difenderla, corre fuori nel giardino, incespicando numerose volte. L’ aria fresca la fa rabbrividire. O è la paura? Sente i passi veloci del mostro dietro di lei. Li sente avvicinarsi. Corre più veloce che può lungo quella strada solitaria di campagna. Sente il vento gelido fischiarle nelle orecchie, impedendole di sentire altri eventuali rumori del suo inseguitore, e colpire le sue guance arrossate come degli schiaffi, ma in quel momento tutto questo non le può interessare. Non può lasciarsi distrarre proprio adesso, la libertà e un obbiettivo per ora ancora troppo lontano per poter avvertire la gioia di averlo raggiunto. Le gambe le tremano, sia di terrore che di stanchezza e quasi non le controlla più. Inciampa sull’ orlo del suo vestito e cade rovinosamente a terra, tra il ciottolato umido di rugiada, sentendo le ginocchia e i gomiti sbucciarsi e le mani graffiarsi su quell’ infido terreno. Emette un debole gemito di dolore e in quel momento un’ ombra dall’ oscuro mantello e dal volto coperto da un cappuccio, le piomba addosso. Grida più forte che può e tenta disperatamente di rimettersi in piedi per continuare a correre, ma la sua fuga è giunta alla fine. L’ uomo, tenendola ben stretta a sé, la riconduce in casa.
 
 
 
Erik è furioso. Vorrebbe urlarle contro. Farle sentire il peso della colpa addosso. Ma si trattiene. L’ ha vista cadere malamente e teme che si sia fatta male, in effetti nel tragitto che portava nella loro villa, aveva notato i palmi sanguinare e l’ aveva vista zoppicare vistosamente. è talmente indispettito che per un attimo lo sfiora l’ idea di lasciarla ferita, per farle soffrire tutto ciò che anche lui aveva patito in quegli ultimi istanti: il dolore misto a un po’ di sorpresa. Perché aveva compiuto un gesto simile? Ma scaccia immediatamente questi pensieri. La sua Christine è solo provata da tutti quegli avvenimenti. Dovevano averla sconvolta in modo eccessivo e forse lui non avrebbe dovuto lasciarla sola in quel momento. Ma poco importa, ora. La adagia sul divano e le chiede di mostrarle dove si era fatta male, ma lei è in preda ai singhiozzi che scuotono il suo esile corpo in modo orribile. Le porta un bicchiere d’ acqua fresca e le rivolge dolci parole di incoraggiamento, che gli servono a far passare l’ arrabbiatura. Ora è solo preoccupato per la sua salute. Non gli ha ancora mostrato le ferite, così incomincia a medicarle le mani, disinfettandole e  fasciandogliele piano e delicatamente, in modo da farle sentire meno dolore possibile. Le rivolge sguardi teneri e alla fine riesce a farsi dire dove si era fatta male cadendo. Quando ha finito, lei sembra essersi tranquillizzata e anche Erik è più sereno.
 
 
 
Si sforza di apparire calma, ma ha la morte nel cuore. Si è lasciata sfuggire l’ unica occasione che aveva di salvarsi dal mostro e dall’ orrendo destino che le aveva riservato.  Ed ora è finita. Sarà sua per sempre. Dovrà subire tutto ciò che lui le avrebbe potuto infliggere. Dovrà rassegnarsi ad una vita di dolore, sacrificio e tristezza. Dovrà vivere al fianco di un mostro. Finché morte non li separi. Ma lei, la morte, ormai l’ aveva dentro. Quella, per lei, non è più vita. Prigioniera del suo peggiore incubo. Non l’ avrebbe lasciata fuggire un’ altra volta. Eppure, si sente comunque in dovere di supplicare, di pregarlo per la sua libertà, di convincerlo a lasciarla andare, di persuaderlo con le lacrime agli occhi, di impietosirlo con il suo terrore. Ma, come è prevedibile, dalla sua bocca sconvolta escono solo rantoli confusi e quasi indecifrabili, parole sconnesse e senza alcun senso che Erik fa fatica a comprendere . tutto ciò che capisce alla fine di quel discorso, è che lei lo sta supplicando per qualcosa, ma non riesce a capire cosa. Dolcemente, le accarezza i capelli e la lascia sola per dirigersi in camera sua. L’ infelice fanciulla tace e si abbandona distrutta sui cuscini. Senza accorgersene si addormenta e la sua paura un poco si quieta. Al suo risveglio è ormai tardo pomeriggio. Si guarda intorno alla ricerca di Erik, ma non lo vede da nessuna parte. Si sente stranamente tranquilla. Forse, pensa, la paura si è consumata tutta in quegli attimi angosciosi. Tuttavia si sente un po’ sciocca per essersi comportata a quel modo. Erik doveva averla presa per pazza e aveva sicuramente pensato che stesse delirando, per questo aveva ignorato le sue parole. Si alza per andarlo a cercare. Ha delle cose importanti da dirgli ed adesso che è più calma sicuramente avrebbero potuto parlare civilmente.
 
 
 
Erik si trova al centro di una stanza male illuminata. Non sente la porta aprirsi, tanto è sovrappensiero, ma poi la vede fare qualche passo verso di lui, indecisa e timida come sempre nei suoi riguardi. Le va incontro e spera in un sorriso, qualcosa che palesasse il suo ritrovato buonumore, ma non ce ne è traccia. Scoraggiato, resta solo a fissarla, senza dire niente, ma in fondo l suo cuore si era già preparato a quell’ ennesima delusione, sa fin troppo bene cosa vuole Christine: la libertà. Brama una vita lontana da lui, probabilmente in compagnia di quel Visconte De Chagny. Questo la sa, lo sa da quando ha visto la tristezza negli occhi di lei quando lui le aveva annunciato che era soltanto sua. Eppure, non riesce a trattenersi, nonostante si era ripromesso di non piangere quando quel momento sarebbe giunto, ma adesso che è arrivato per davvero è tutto molto più difficile. Quasi non sente il discorso che Christine gli sta facendo, troppo impegnato a trovare le forze per compiere quel gesto di supremo coraggio e amore: lasciarla andare. Lui la ama, la ama per davvero. Sa di essere un mostro, ma in realtà non aveva mai sperato sul serio che qualcuno potesse amarlo per quello che era. Sarebbe stato meglio per tutti. Lei sarebbe stata libera di vivere la vita che voleva e lui, che non sarebbe ami potuto essere felice sapendo che la sua amata non lo era, avrebbe avuto la possibilità di vivere i suoi ultimi anni che gli rimanevano con il ricordo di aver fatto, almeno una volta nella sua vita, qualcosa di giusto. Si, decisamente, è la cosa giusta da fare. Prendendo un profondo sospiro, le comunica la sua decisione.
 
 
 
Il vento accarezza il suo viso per la seconda volta, quel giorno. Ancora non ci crede: è libera! Il mostro l’ ha lasciata andare! Lo ha lasciato a piangere rannicchiato in un angolo buio di quella stanza in quella maledetta casa, ma deve ammettere che la sua coscienza la sta spingendo a chiedersi se quella sia stata la cosa giusta da fare: lasciarlo lì e andarsene come se nulla fosse. Non poteva fare finta di niente, ma se la sua bontà avesse preso il sopravvento, poi se ne sarebbe pentita? Con questo dubbio nel cuore, continua a camminare lentamente, ma il pensiero di poter finalmente rivedere Raoul le fa aumentare l’ andatura. Chissà cos’ era successo dopo il suo rapimento? Che fine avevano fatto il suo dolce fidanzato e il Persiano? Ma ora è finita per davvero, non avrebbe più dovuto temere per la sua sorte. E mentre questi pensieri le affollano la mente, arriva alla fine della fredda campagna parigina ed entra nei confini che delineano la città, quasi come a voler separare il centro della vita da quella solitudine in cui regna indiscusso il verde della folta natura. E, mentre torna nella sua città tanto agognata, si sente strana, non si sente più addosso quel senso di sicurezza che prima aveva. Quasi come se non ci fosse più un angelo a proteggerla…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE AUTRICE:
 
Ecco qui la mia prima fan fiction (per il momento non so se ce ne saranno altre, a dire la verità)!! Devo ammettere che ero molto indecisa se pubblicarla o no, insomma in questa sezione le ho lette tutte e sono tutte così belle che al confronto la mia sembra una schifezza uscita dall’ incubo di uno scrittore! Per questo ringrazio tutti quelli che hanno avuto la gentilezza di leggerla, e forse anche apprezzarla. Spero di non avervi annoiato.
 
   
 
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