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Autore: jawaadsmylife    03/10/2014    2 recensioni
Christine è una ragazza solare, casinista e forse anche un po' stronza che si trova a dover combattere giorno dopo giorno contro gli stessi fantasmi che le rubano il sonno. Ma se si dorme in due, anche un incubo può essere più dolce.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Pioveva. Il cielo non mi era mai sembrato così scuro come quella sera, ed io non ero mai stata così ubriaca. Camminavo senza meta, con i capelli zuppi quasi davanti agli occhi, le scarpe col tacco mi facevano un male cane, ma non importava. La pioggia aumentava, ed io continuavo a camminare, quasi a correre, attraverso viali deserti e giardini trascurati come se le gambe mi  si muovessero da sole, sperando che tutta quella pioggia mi lavasse via la merda da dosso e creasse una persona nuova. Ma non successe.
Mi accasciai sotto uno degli alberi del parco e non so per quanto tempo rimasi lì, seduta senza muovere neanche un muscolo,  fino a quando una macchina non mi si fermò davanti. Quando riuscii a riconoscerlo, Ryder stava già correndo verso di me.
“Cris ma che ci fai lì sotto? Sei zuppa, dai, alzati!” mi gridò.
Christine, detta Cris, era il mio nome. Un nome stupido, noioso e strano, proprio come me. Avevo i capelli lunghi e mossi, sempre gonfi e disordinati, e gli occhi nocciola, costantemente spenti e persi. Il mio viso era rotondo e imperfetto, uno di quelli antipatici che si riempiono di bolle proprio il giorno della foto per l’annuario o quella per la carta di identità per vendicarsi del fatto che di sera non li strucchi mai, ma che li bagni sempre delle lacrime. Anche la mia bocca era brutta, troppo carnosa, una delle cose che odiavo di più. Solo il naso era da definirsi carino, perché era all’insù e dava a tutto il resto un aspetto più presentabile.
Sbuffai e mi alzai a stento su quei tacchi maledetti che mi facevano camminare con difficoltà. Bestemmiai un paio di volte prima di trovarmi in piedi, non senza aver accettato la mano di Ryder, che mi stava sparando una sfilza di domande a raffica a cui non avevo alcuna voglia di rispondere.
Scossi la testa un paio di volte senza neanche avere la decenza di ascoltarlo, poi risi come una demente. Avevo decisamente alzato troppo il gomito quella sera.
“…perché domani hai scuola, no?” captai tra il fiume di parole di Ryder, che mi stava portando quasi di peso. La scuola cazzo, me ne ero completamente dimenticata!  Annuii  lentamente cercando di mettere a fuoco le altre due persone che erano in macchina, sui sedili posteriori, e riconobbi Josh per primo. Mi ci volle un po’ per riconoscere Irwin dall’altro lato, che mi guardava con una faccia basita e gli occhi spalancati. Risi e mi misi a sedere, mentre il mio amico rompipalle continuava a fare domande.
“Allora, mi stai ascoltando Criss?’ chiese, gridandomi quasi contro. Se c’era una cose che odiavo era quando veniva alzata troppo la voce, e Ryder, per quanto preoccupato, stava decisamente esagerando.
“Basta Ryder, non urlare, e che cazzo!” sputai tutto d’un fiato, e nessuno osò dire una parola fino a quando il mio migliore amico non accostò davanti al portone di casa mia. Sembrava ancora più tetra quando pioveva, pensai.
Mi catapultai fuori dalla Mini Cooper rossa e mi diressi nella casa deserta senza dare il minimo peso a quello che mi stava dicendo Ryder. Alzai il dito medio verso di lui, sorridendo, e aprii velocemente il portone.
Dovevo dormire.
 
La sveglia suonò più o meno due ore dopo essermi messa a letto. Bel modo di iniziare l’anno scolastico Christine, pensai ridendo.
Mi lavai in fretta e cercai di coprire le occhiaie con il correttore. Mentre mi stavo sistemando sentii il clacson dell’autobus suonare sulla fermata sotto casa mia. Nel panico più totale mi affacciai dalla finestra ma l’enorme veicolo rosso si stava già allontanando.
“Merda!” imprecai sottovoce. Afferrai la borsa velocemente, dirigendomi per le scale con un occhio truccato ed uno no. Quando saltai sul marciapiedi l’autobus non si vedeva già più.
“Troppo tardi!” mi ammonì una voce dietro di me. Mi maledissi mentalmente e mi girai. Calum Hood, quel rompipalle di vicino che mi ritrovavo, era appoggiato alla sua nuovissima Ford e mi stava guardando con espressione divertita. Cercai di sorridere nel modo più falso possibile, per poi rispondergli alzandogli il dito medio e incamminandomi verso la porta di casa.
Lui rise. “Ferma Wilson, non fare la stupida.” Disse, afferrandomi un braccio. Mi girai lentamente verso di lui. “Ti accompagno io, tanto dobbiamo fare la stessa strada.”
“Per mia sfortuna!” aggiunsi. Lui rise di nuovo. Per una volta, non sembrava di cattivo umore. Era da un sacco che non lo vedevo sorridere, probabilmente da quando aveva litigato con Irwin e non si erano più salutati. Avevo sentito dire da Luke che era una questione che si sarebbe risolta a breve, eppure erano mesi che non li sentivo suonare insieme nel garage di Cal, dove si incontravano ogni sabato praticamente da sempre. Forse avevano fatto pace, pensai.
“Allora, ci vieni con me oppure no?” chiese lui, sorridendo. Io sbuffai alzando gli occhi.
“..non ho scelta.” Ammisi. Lui mi aprii la portiera e mi fece salire in macchina. Finii di truccarmi sotto gli occhi indagatori di Calum e appena finito mi appoggiai sul sedile sospirando. Ci volle poco per arrivare al Norwest Christian College; la scuola non era molto lontana da dove abitavo e con un po’ di forza di volontà sarei potuta arrivarci anche a piedi, ma questo avrebbe comportato il dovermi svegliare ancora più presto di mattina, e visto che ultimamente ero abituata a fare le ore piccole, era meglio prendere l’autobus affollatissimo delle 7.40 o accettare un passaggio da Hood che svegliarmi venti minuti prima.
Appena Calum accostò, aprii la portiera e scesi velocemente. Rise ancora.
“Ora hai fretta, Wilson?” chiese divertito. Tutti ci stavano guardando, vista la discreta popolarità di entrambi e il fatto che fino a quell’estate ci eravamo totalmente ignorati. Risi anche io.
“Ci vediamo in giro Hood.” Lo salutai. Lui mi schioccò un bacio sulla guancia.
“All’uscita.” Sussurrò lui prima di sparire.
Mi sentivo abbastanza persa in quella folla di gente che si era accalcata davanti al portone. Ero al quinto anno ormai, la maggior parte dei miei amici si era diplomata e non frequentava più il college  e mi sentivo quasi sola.  
Sicuramente, la persona che mi mancava di più era Ryder. Era l’unico punto di riferimento che avevo, e non poterlo più incrociare per i corridoi o andare a scuola con la sua moto di mattina mi mancava.
Per fortuna, le cinque ore di lezione passarono velocemente. A mensa non ci andai, preferii andare nel grande giardino della scuola per fumarmi una sigaretta nel solito nascondiglio, messaggiando con mia madre che era impegnata con una delle sue convention dall’altra parte del mondo.
‘Ti porterò un regalino da Madrid!’ diceva l’ultimo sms che aprii.
“..ma va al diavolo!”  borbottai, facendo rotolare il telefono sull’erba. Fumai la sigaretta in religioso silenzio e quando recuperai il cellulare dal cespuglio in cui era finito notai che c’era qualcos altro. Un diario.
Mi incantai a guardare la copertina. Era piena di scritte nere e di disegni, e al centro compariva una frase scritta in stampatello. La lessi ad alta voce.
Se non hai niente, non hai niente da perdere.’
Girai il diario e lessi le altre citazioni, prese da libri che avevo letto fino allo sfinimento e che conoscevo bene, e sorrisi. Lo aprii e mi persi a curiosare nelle pagine, a leggere le frasi delle canzoni che adoravo, a guardare disegni che avevo fatto, identici, nelle pagine del mio quadernetto.
Ma la cosa che mi stupii di più fu leggere il nome alla prima pagina.
Quel diario era di Ashton.

 

Hola chicooos!
Innanzitutto vi voglio dire che era da un mese che volevo scrivere questa fan fiction, ma avevo tante idee in testa e non riuscivo a metterle insieme, in più c’è la scuola che mi incasina la vita e ho approfittato della mia influenza per dedicarmi al primo capitolo di questa nuovissima storia! Ahah
Questo è solo l’inizio, ovviamente, ma già si riescono a capire più o meno i caratteri dei personaggi e i loro modi di fare, e spero che vi piacciano.  Cercherò di non fare sempre la solita fanfiction , quindi spero che la seguirete e che la recensirete in tanti!
In riferimento alla storia, beh, come protagonista assoluta in questo capitolo troviamo Christine, una ragazza simpatica e impulsiva, molto testarda e spesso volgare come avrete notato ahah (le persone molto dolci mi annoiano,sorry) non si fida di nessuno, tranne de suo migliore amico, infatti chiama tutti per cognome (tutti tranne luke eheheh) e li tratta con distacco, vede tutto dal suo punto di vista e non ha proprio un bel rapporto con sua madre, come si era intuito.. aha
Degli altri personaggi parlerò meglio nei prossimi capitoli, quindi se vi ha incuriosito seguite la storia e scusate se mi sono dilungata, non lo farò sempre, pinkypromise!
Lasciate una recensone mi raccomando, vvb♡♡
-Ella

 
P.s: sono @tiportodentrome su Twitter :)
  
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