Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Rubysage    03/10/2014    1 recensioni
Guardati le spalle, Legolas! Tuo fratello ti odia e cercherà di distruggerti anche a costo di risvegliare il Male che dorme! Vecchi e nuovi amici si schiereranno al tuo fianco e ti accompagneranno in quest'ultima, terribile avventura...azione, dramma, colpi di scena e il giusto pizzico di sentimento per una storia FINALMENTE CONCLUSA dopo 17 anni!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

31. L'orizzonte degli eventi

 

 

It was one of those great stories

That you can't put down in a night

The hero knew what he had to do

And he wasn't afraid to fight

The villain goes to jail, while the hero goes free

I wish it were that simple for me

 

David Crosby, “Hero”

 

 

 

La prigione.

Legolas sperò ardentemente che Valerius non sbagliasse.

- La prigione dovrebbe essere il luogo più sorvegliato in una fortezza. Com'è possibile che l'accesso sia così facile? - chiese a Val aiutandolo a spiegare la pianta della fortezza di Dol Guldur.

- Di solito chi sorveglia una prigione si preoccupa che nessuno esca, non che qualcuno entri – rispose Valerius. Il giovane aveva fatto scorrere un dito sulla carta, indicando un punto ad ovest.

- L'ingresso è su questo lato, alla base della montagna. L'ha scoperto tempo fa uno dei miei esploratori. Il cunicolo parte dal fondo di una piccola caverna; compie un percorso piuttosto tortuoso e si restringe sempre di più, continuando a salire. Immagino che un tempo fosse un canale di scolo. -

- Sei sicuro che Eredhil non ne sappia nulla? -

- No. Ma dallo stato in cui l'abbiamo trovato potrei dire che è inesplorato da anni, ormai. Comunque sia, arriva diretto a quelle che un tempo dovevano essere le prigioni di Dol Guldur. Ora Sono adibite a magazzino, immagino che tuo fratello non abbia bisogno di fare prigionieri... -

- Certamente non con la forza – constatò amaramente Legolas – Ha a disposizione un popolo intero da sottomettere per mezzo di quell'essere diabolico che sta dalla sua parte. -

Osservò ancora la pianta, pensieroso. Valerius scrutava impaziente il viso dell'elfo, illuminato dalla spettrale luce del falò.

- E dimmi, se è davvero così semplice raggiungere l'interno della fortezza da qui, perchè non avete mai tentato un'ingresso a sorpresa? Una semplice azione di disturbo sarebbe potuta bastare a disorientarli... -

Valerius sospirò. - Il condotto è troppo stretto. Abbiamo allargato il cunicolo alla base, ma non possiamo lavorare più di tanto sulla feritoia che permette l'ingresso vero e proprio, se ne accorgerebbero. Non possiamo far passare più di un uomo alla volta, una ritirata sarebbe impossibile. E poi, anche se ormai è un semplice magazzino, le guardie sono armate fino ai denti e, quel che è peggio, sono Elfi. Sempre all'erta al minimo rumore, e non hanno pietà. Sarebbe un massacro. Abbiamo pensato più volte ad un sabotaggio, ma non abbiamo i mezzi per metterlo in pratica. Un rude uomo di Aldorath non passerebbe certo inosservato in mezzo agli eterei soldati Elfi del Bosco Atro... -

- Un uomo di Aldorath sicuramente no – disse Legolas alzandosi – Ma un altro Elfo del Bosco Atro sì...forse. -

Valerius tenne gli occhi fissi sul volto dell'elfo, più che mai impenetrabile come in quel momento. Legolas aveva alzato la testa verso il cielo, la pelle bianchissima e i capelli biondi sembravano risplendere contro il cielo nero, incorniciando di pallida luce quello che doveva essere il volto di un Re, e che il giovane non aveva mai visto davvero prima di allora, e chiudendo gli occhi trasse un profondo respiro. Rimase così, immobile a testa alta per un lungo istante; poi si diresse verso la tenda in cui dormiva il piccolo Galien, e allora Valerius capì.

Capì che l'ultimo Signore degli Elfi stava chiedendo ai Valar il coraggio di dire addio a suo figlio.

Entrato nella tenda, Legolas osservò la sagoma del bambino, profondamente addormentato su un pagliericcio. Un sorriso triste comparve sulle labbra dell'elfo, che pose una mano sulla fronte del bambino e mormorò una breve preghiera.

- Questa volta non verrai con me, piccolo mio – sussurrò dolcemente – La fine di tutto sta per arrivare, ma non è in mio potere sapere cosa accadrà. Ma ti prometto che se dovessi raggiungere tua madre al cospetto di Mandos, il nostro amore non ti abbandonerà mai. -

Una piccola lacrima lucente cadde dalle sue ciglia, posandosi come una piccola perla sulla guancia del bambino; il padre glie la asciugò con un bacio leggero e uscì dalla tenda, dove Valerius lo stava aspettando.

Si diresse verso Arod, che brucava placidamente l'erba, e gli pose una mano sul collo. Rimase immobile per un istante, con lo sguardo adombrato. - Dovrò separarmi anche da te, amico mio, lo sai? - disse, sorridendo debolmente. Poi si volse gli occhi luminosi e tristi verso Valerius.

- Non dite a Galien che suo padre tornerà – disse – Non ditegli niente. Solo di ricordarmi. -

Valerius scrutò il volto dell'elfo, mentre un nodo gli saliva alla gola.

- Cos'hai in mente? - disse.

- Ancora nulla – rispose Legolas, balzando in sella – Aspetterò che Eärendil guidi i miei passi...e la mia mano. - Ma prima che potesse spronare il suo cavallo al galoppo, Valerius gli afferrò le redini.

- Lo sai che non ti lascerò andare da solo, vero? - disse.

Legolas sospirò e sorrise. - Lo so, Valerius. Avrò bisogno di te per trovare l'ingresso. Che aspetti? Prendi il tuo cavallo e andiamo. -

 

 

I due cavalcarono in silenzio fino a Dol Guldur, e quando furono in vista della fortezza Arod sembrò non voler proseguire oltre, come se riuscisse a percepire il male rinchiuso tra quelle mura.

Legolas scese di sella e accarezzò dolcemente il muso del suo inseparabile compagno, sussurrando alcune parole che Valerius non capì.

Il giovane smontò a sua volta da cavallo. - Possiamo proseguire a piedi, se vuoi. La grotta da cui si apre la galleria è oltre quegli alberi. -

Valerius passò oltre Legolas, tenendo Arod per le redini, e si diresse verso una parete di roccia in cui sembrava che fossero inglobate alcune pietre parzialmente erose dal vento e dalla pioggia. Scostò un fitto muro d'edera rossa e fece cenno a Legolas di avvicinarsi.

L'elfo prese una torcia e un acciarino dalla borsa da sella.

- Aspetta – disse il giovane – C'è ancora una cosa che mi serve. -

Si guardò intorno, avvicinandosi alla brulla parete, e dopo aver scostato alcune pietre con il piede si chinò e ne soppesò una sulla mano.

- Questa ci servirà per tracciare il percorso – disse. Legolas gli lanciò uno sguardo interrogativo, mentre Valerius rabbrividiva.

- Uno di noi due potrebbe non tornare. E non è detto che non sia io. - disse.

Legolas scosse il capo e prese la pietra dalle mani di Val. - Questa servirà a Rhiannon, se dovesse tornare da sola. -

Valerius tentennò.

- Forse non l'hai ancora capito – disse Legolas – Tu non verrai con me. Non ho intenzione di farti rischiare la vita. All'accampamento hanno un disperato bisogno di una guida, e quella guida puoi essere solo tu. Ho visto quello che hai fatto, come hai organizzato la resistenza. Non possono perdere anche te. Arod resterà qui – aggiunse, accarezzando la groppa del suo cavallo – Conosce la strada per Aldorath, riporterà indietro Rhiannon se io non dovessi tornare. -

- Ma... -

- Rhiannon tornerà da voi, te lo prometto – lo interruppe Legolas portandosi una mano al petto – Dovesse costarmi la vita, sono due le cose che devo fare in quella maledetta fortezza e questa è la più importante. Lei tornerà, con me o senza di me. E avrà bisogno di te. -

Valerius si adombrò. La notte era buia e senza luna, ma Legolas poteva benissimo scorgere un lampo di malinconia e rimorso negli occhi del giovane uomo.

- E ti chiedo ancora una cosa – continuò l'elfo – Manda Yain e Galien a est, alle schiere di Gondor. -

Il cuore di Valerius gli balzò nel petto. - Yain? Perchè? -

- Lui ha il vero Silmaril, Val. Se io dovessi fallire l'ira di Eredhil sarebbe tremenda e si abbatterebbe prima di tutto su di voi. Galien e Yain si devono salvare; mandali da Re Elessar prima che mio fratello si accorga di avere tra le mani una pietra senza valore. Promettimelo. -

Il giovane uomo non si mosse. - Anche tuo figlio avrà bisogno di te. Cosa gli rimarrà se anche tu lo lascerai? -

- Prometti, Valerius. -

L'elfo guardò un'ultima volta il giovane negli occhi; il suo sguardo era duro e determinato, e Val capì che sarebbe stato irremovibile.

- Vuoi proprio tornare da lei? -

Legolas guardò Val senza capire.

- Vuoi tornare da lei, da tua moglie. L'ho capito, sai? E' per questo che non ti tiri indietro di fronte a nulla. Sai che stai andando incontro alla morte e vuoi andarci da solo. -

- Non sai quanto lo vorrei, a volte – rispose cupo Legolas – Ma non sono più padrone del mio destino; altri lo sono per me. Se Mandos lo vorrà, allora così sia. Non spero più in niente, ormai. -

- E Galien? Perchè non hai voluto nemmeno dirgli addio? -

Legolas chinò la testa.

- Perchè non mi avrebbe lasciato andare – rispose.

- Ma avrebbe capito! - gridò Valerius.

- Sì, questo è il problema. Avrebbe capito perfettamente. Val – Legolas prese il giovane per le spalle e lo guardò negli occhi lucidi di rabbia. - Questa non è una di quelle favole in cui l'eroe sa quello che deve fare e non ha paura di combattere. E nemmeno una di quelle in cui torna a casa dalla sua amata e vivono tutti felici e contenti. No, questa è una di quelle in cui l'eroe credeva di salvare la fanciulla e invece l'ha uccisa con un bacio. E io non voglio che mio figlio mi ricordi così. -

Val sentì il nodo alla gola premere più forte. - Hai paura? -

- Sì – disse dolcemente Legolas – Perchè non so cosa mi attende, lì dentro. Ciò che temo di più sono i miei spettri e dovrò essere solo ad affrontarli. Capisci, Valerius? -

- Io capisco solo che tu e Rhiannon siete maledettamente simili. - rispose il ragazzo digrignando i denti – Non potete affrontare tutto da soli... -

- Questa volta sì – rispose Legolas – Questa volta è necessario. -

Valerius emise un ruggito di rabbia e diede un calcio ad una zolla di terra. - Dannati gli Elfi e la loro caparbietà! - esclamò.

Legolas sorrise. - Ho già sentito queste parole – disse – E chi le ha pronunciate è diventato il mio più grande amico. Ora spiegami il percorso e torna ad Aldorath, ma in fretta: il tempo non è dalla nostra parte. -

 

 

 

L'oscurità non era amica degli Elfi. Non lo era dai tempi in cui Melkor aveva imprigionato i priminati nelle tenebre di Utumno, trasformandoli in Orchi, malvagie ed infelici creature che odiavano la luce più di ogni altra cosa. Ad ogni passo, Legolas si sentiva soffocare da quel buio che pareva voler crescere anche dentro di lui. Ricordò quando aveva seguito Aragorn lungo i sentieri dei Morti, unico a non temere le profondità sotterranee né gli spiriti degli Uomini; ma ora la pallida luce della torcia che reggeva non bastava a rischiarare il suo cuore in quel momento, e allontanare le ombre che se ne stavano impossessando. Avrebbe tanto voluto che Aragorn e Gimli fossero di nuovo al suo fianco, era quella la luce di cui aveva bisogno. La luce portata dall'affetto dei suoi più cari amici, dall'amore della sua adorata compagna. Quella era la luce di cui aveva davvero bisogno e che ora non riusciva a vedere, nemmeno scrutando nel profondo del suo cuore.

Continuò a guardare avanti, un passo dopo l'altro, aggrappandosi alla parete di roccia con la mano libera. Il pungente odore di muffa e umidità si fece sempre più forte man mano saliva, ma cercò di non badarci troppo. Il sentiero era abbastanza sicuro: Val e i suoi uomini dovevano averlo percorso numerose volte, ormai, cercando inutilmente il modo di introdursi nella fortezza. Da quanto tempo si trovava là dentro? Tempo...l'oscurità e il silenzio ne avevano fatto perdere a Legolas la cognizione. Ad un tratto, una debole luce, così fioca da essere visibile solamente agli occhi di un elfo, parve accendersi in fondo a quel cunicolo buio, segno che la strada era finita.

L'elfo inspirò profondamente, ma l'odore di chiuso gli serrò la gola. Spense la torcia e, dilatando le pupille come quelle di un gatto, si lasciò guidare da quella luce fioca, muovendosi con tutta la leggerezza di cui era capace, fino a raggiungere una stretta fessura nella parete. Valerius aveva ragione, era davvero troppo stretta, forse ancora più di quanto gli avesse detto. Per un uomo di una certa stazza, e pure armato, sarebbe stato impossibile passarci; ma Legolas era snello e agile, ed era solo. Non avrebbe avuto grosse difficoltà nemmeno se fosse riuscito a portare con sé Rhiannon.

Senza fiatare, osservò con attenzione tutto quello che riusciva a vedere attraverso quella feritoia; al di là della parete rocciosa si apriva una larga stanza ricolma di botti e casse gettate alla rinfusa. Non c'erano finestre, e la luce che la illuminava proveniva da una torcia appesa alla parete, unico segno di una presenza vivente. Legolas tese le orecchie ma non riuscì a percepire nessun rumore di passi; così, molto lentamente, si insinuò attraverso la feritoia e andò a nascondersi dietro ad una grossa botte polverosa.

Aspettò qualche istante, cercando di captare un qualsiasi rumore; Val aveva detto che le guardie erano armate fino ai denti, quindi lui e i suoi uomini dovevano averle viste in giro da quelle parti. Considerando che Legolas non aveva altra arma che il suo lungo pugnale elfico, forse valeva la pena aspettare un po' prima di uscire allo scoperto.

 

Non dovette attendere a lungo. Un pesante rumore di passi, molto poco elfici, cominciarono a risuonare sempre più forti nella sua direzione. Passi sicuri, i passi di chi aveva compiuto lo stesso percorso centinaia di volte senza il minimo sospetto: una ronda, quasi certamente.

Legolas si mosse in assoluto silenzio per controllare, attraverso una fessura tra le botti, di chi si trattasse. Ovviamente era uno dei suoi soldati, che indossava ancora l'uniforme degli arcieri del Bosco Atro, sebbene la sua grazia fosse stata completamente cancellata dal potere di Armagh.

A Legolas si strinse il cuore pensando a quello che avrebbe dovuto fare.

Al momento opportuno balzò fuori dal suo nascondiglio e sgozzò la guardia, maledicendosi per il suo gesto; ma non poteva permettere che questi lanciasse un allarme nel momento meno opportuno. Quindi le tolse il mantello, l'elmo e la leggera armatura e la lunga spada ricurva e si vestì di tutto punto, dopo aver nascosto il cadavere dietro alla botte. Poi, con il cuore che gli martellava nelle tempie, si incamminò lungo il corridoio imitando quella calma innaturale che pervadeva i suoi soldati, completamente svuotati da qualsiasi tipo di emozione, i sensi all'erta e la spada in pugno, pregando che Eärendil guidasse i suoi passi.

 

Rhiannon riprese i sensi a causa del vento gelido che le sferzava il viso e capì subito di trovarsi nella torre più alta della fortezza di Dol Guldur. Con la vista ancora appannata alzò la testa verso il cielo rabbrividendo, e vide la luna sopra di lei avvolta da nubi rossastre; cercò di alzarsi ma una fitta di dolore ai polsi fece sì che si accorgesse di averli legati da una stretta cinghia di cuoio. Innanzi a lei, una figura indistinta, snella e bionda le volgeva le spalle, apparentemente circondata da una leggera spirale di fumo dello stesso colore delle nubi.

- Legolas... - chiamò istintivamente. La figura si voltò e a Rhiannon si gelò il sangue nelle vene alla vista del ghigno demoniaco dipinto sul suo volto.

- E' curioso – disse Eredhil muovendo un passo verso di lei – Nessuno mi aveva mai scambiato per mio fratello prima d'ora. Non ci siamo mai assomigliati molto. -

Rhiannon respirò profondamente. - Perchè mi hai portato qui? - disse.

- Tu cosa ne pensi? - rispose Eredhil. In quel momento Rhiannon si rese conto dell'oggetto che l'elfo teneva tra le mani: una corona di ferro con due gemme luminose incastonate nelle sue punte.

- Forse non ti rendi conto di quanto sei fortunata ad essere qui stanotte – continuò Eredhil – Sarai l'unica persona a poter assistere al mio trionfo definitivo prima di diventare mia schiava. -

- Io non sarò mai schiava di nessuno – ribattè Rhiannon – Piuttosto preferisco morire. -

Eredhil rise. - Non dirlo due volte, ragazza! Lo farai sicuramente, dopo che mi sarò stufato di te. D'altronde nessuno sentirà la tua mancanza...o meglio, nessuno sarà ancora vivo per sentirla. -

Detto ciò, prese dalla tunica la pietra incastonata nel ciondolo di Rhiannon.

- Questa sarà l'ultima notte per i Popoli Liberi...domani sorgerà un nuovo giorno, in cui gli Elfi rialzeranno la testa e saranno i padroni di tutta la Terra di Mezzo! -

La ragazza strinse i denti: era indispensabile prendere tempo per evitare che Eredhil si accorgesse troppo presto di aver esultato per un sasso senza valore, anche perchè era terrorizzata dalle reazioni che l'elfo avrebbe potuto avere.

- Elfi? - disse, con voce tremante - No, tu non sei più un elfo. Guardati, guarda il posto in cui vivi; gli elfi amano la vita e la luce, tu ti circondi di fuoco e di morte...-

Eredhil scosse la testa. - Tu e mio fratello eravate molto intimi, vero? Dici le stesse sciocchezze che direbbe lui... -

- Lavati la bocca quando parli di Legolas, verme – sbottò Rhiannon a denti stretti – Lui è tutto ciò che tu non sei e non potrai mai essere... -

- Morto, ad esempio? - la interruppe Eredhil con una risata – E dimmi, mia cara, dov'è Legolas adesso? Perchè non è qui a salvarti? Si è dimenticato di te o ha capito di aver perso la guerra e sta battendo in ritirata dai suoi vecchi e malconci compagni d'avventura? -

Rhiannon si alzò di scatto, barcollando. - Lui verrà a salvarmi!! - gridò, ma senza troppa convinzione. La paura si stava facendo strada dentro di lei, ma non la paura di morire, la paura di essere abbandonata al suo destino senza che nessuno le venisse in soccorso.

- Lui verrà – disse poi, con voce tremante – Perchè io credo in lui. Perchè è fedele al suo popolo e a coloro che ama e morirebbe piuttosto che tradire la loro fiducia. Io credo in lui... -

Non perdere tempo con parole inutili, ruggì all'improvviso Armagh, stringendo la sua spirale rossa attorno alla corona ferrea.

- No, non perderò altro tempo – continuò – Credi in quello che ti pare, il tempo di mio fratello è finito. Era finito il giorno in cui ho ucciso la sua sposa e portato via il suo regno, condannandolo ad un'esistenza da spettro. Legolas è morto allora...che venga pure, avrò il piacere di seppellirlo con le mie stesse mani. E ora...il momento che aspettavo... -

Con un movimento lento, quasi solenne, incastrò, quasi a forza, la pietra nell'incavo che le spettava. Rhiannon trattenne il fiato e chiuse gli occhi nel terrore di ciò che sarebbe accaduto, e in effetti qualcosa accadde, ma non esattamente ciò che Eredhil si sarebbe aspettato.

- Non è possibile...la visione non può aver mentito... -

Non è stata la visione a mentire, ruggì Armagh.

Nel vedere che la corona era rimasta completamente inerte, l'elfo capì immediatamente di essere stato ingannato e la sua esplosione di collera fu terribilmente violenta.

- Tu...TU!! - esclamò rivolgendosi a Rhiannon, mentre Armagh roteava sulla sua testa in forma di spirale sempre più densa di fumo. L'ira di cui era pervaso il demone sembrava aver assunto una forma solida, fondendosi con quella del suo schiavo-padrone.

La ragazza si rannicchiò contro il muro mentre Eredhil si avvicinava a grandi passi verso di lei, imprecando.

- Dov'è?! Dov'è il Silmaril?! - urlò, chinandosi sulla ragazza e afferrandola per la gola e lasciandola quasi senza respiro – Non crederai di essere stata così furba da vanificare il mio piano, stupida ragazza! Ti sei preparata la tomba con le tue mani...se non mi dirai immediatamente quello che voglio sapere ti farò soffrire così tanto da implorarmi di darti la morte!! -

Rhiannon cercò di deglutire, tremando. E' finita, pensò, prima di notare, con uno sguardo fugace, la figura che si trovava alle spalle di Eredhil.

- Il tuo vino, mio signore... -

- Non ho chiesto vino, maledizione! - disse Eredhil voltandosi di scatto. Ma solo per vedere suo fratello assestargli potente pugno in faccia e scaraventarlo da parte.

- Sapevo che saresti arrivato – sussurrò la ragazza ansimando, mentre Legolas si affrettava a tagliarle il laccio che le stringeva i polsi.

- Scappa, Rhiannon – disse Legolas – Scendi da qui, prendi il primo corridoio a destra e percorrilo fino in fondo, al magazzino delle botti. C'è una feritoia che porta all'esterno... -

- E le guardie? -

Legolas le mostrò, con sguardo grave, la spada insanguinata.

- Tu verrai con me, vero? Non resterai qui a... - disse la ragazza.

Legolas scosse la testa rassegnato, cercando di non incrociare lo sguardo di Rhiannon, che aveva capito benissimo perchè non l'avrebbe seguita. Ma una frazione di secondo più tardi la sua espressione cambiò e i suoi occhi si spalancarono in un'espressione di stupore e dolore. Crollò in avanti, un pugnale conficcato con forza nella schiena, attraverso la leggera armatura, e Eredhil in piedi, dietro di lui, fiammeggiante d'odio.

Rhiannon gridò, prendendo Legolas tra le braccia e cercando di sorreggerlo.

- Ricordi cosa ti avevo detto durante il nostro ultimo incontro, fratello? - disse Eredhil tendendo una mano verso di lui. Una nube di fumo rossastro si alzò dal suo palmo e iniziò a roteare, prima piano, poi sempre più vorticosamente. - Siamo giunti alla fine...e sarà un piacere restare a guardare la tua agonia mentre lui ti ucciderà lentamente! -

Rhiannon scoppiò in lacrime e strinse Legolas a sé. Erano veramente giunti alla fine del viaggio, ma ci sarebbero giunti insieme.

- Non ti lascio – gli sussurrò in un orecchio – Non ti lascio, qualunque cosa accada. -

L'elfo, con una smorfia di dolore, le si sottrasse delicatamente. - Ho giurato che saresti tornata, con o senza di me – disse, sorridendo debolmente – Fuggi e non voltarti indietro. Mai. Fallo per me. -

Tossendo sangue, si sfilò il coltello dalla schiena e si mosse incespicando verso Eredhil.

- Nessuno di noi due uscirà vivo da qui oggi, fratello – disse – Anch'io avevo fatto una promessa, tempo fa, e stavolta la manterrò. -

- Oh no, Legolas. Sarò io a decidere il mio destino, non tu. -

Ruggendo, Eredhil richiamò a sé tutta l'energia distruttiva di Armagh, risucchiandola da tutti coloro di cui il demone si era nutrito. Lampi di fuoco tinsero il cielo sopra le teste bionde dei due fratelli, e lampi di sangue confluirono in una spessa nube che si assottigliò sempre di più, prima turbinando sora la testa di Eredhil, poi saettando verso Legolas.

L'elfo gridò di dolore mentre le propaggini del demone lo stritolavano e lo trafiggevano da parte a parte, e Rhiannon gridò con lui, incapace di muoversi.

- Avrei potuto darti ancora una possibilità, fratello – esclamò Eredhil, pazzo d'ira – Avrei potuto farti diventare come me e ci saremmo divisi il dominio della Terra di Mezzo. Ma il tuo inganno merita una punizione severa! -

Legolas non sentì nemmeno quelle parole, tanto insopportabile era il dolore che stava provando, come se milioni di lame sottili lo stessero trafiggendo in tutto il corpo.

Valar, ho fallito. Lasciatemi morire, pensò, lasciatemi raggiungere Anìrwen a Mandos.

L'elfo cercò di rievocare il dolce viso della sua sposa, come per lenire parte della sua sofferenza, ma ciò parve solo renderla ancora più acuta. In un lampo gli passarono davanti tutti i giorni convulsi a partire dalla sua morte, la perdita e il ritrovamento di Galien, Rhiannon, la fedeltà dei suoi compagni, Val, la distruzione di Aldorath, la morte dei suoi soldati per la sua stessa mano. Tutto questo perchè non aveva compreso la portata del rancore e della falsità che albergavano nel fratello che, nonostante tutto, amava, e per cui aveva provato fin troppa pietà. Quanti avevano sofferto inutilmente per le ambizioni di Eredhil, e quanti avrebbero continuato a soffrire...fino alla fine del loro mondo.

- Legolas!! - gridava Rhiannon tra le risa convulse di Eredhil.

In quel momento, nel cuore dell'elfo iniziò a farsi strada un sentimento che aveva provato di rado e che cresceva sempre più forte man mano Armagh lo prosciugava dalle poche energie rimaste.

Non poteva, non doveva finire in quel modo. Non per mano del suo stesso sangue.

E nel sangue di Legolas iniziò a ribollire rabbia, che mutò in ira, che mutò nella collera tremenda e potentissima rimasta sopita fino ad allora nei figli di Thingol e Melian.

Se Rhiannon avesse potuto vedere oltre la spessa nube rossa che avvolgeva l'elfo, l'avrebbe visto risplendere di una nuova, effimera vita e di una grande e terribile bellezza mentre alzava la testa verso il cielo e urlava con tutta la forza distruttiva che aveva potuto richiamare a sé; invece tutto ciò che vide fu il dissolversi di Armagh in polvere rossa che fece tremare la fortezza dalle fondamenta mentre uno stridore acuto decretava la fine del demone della parola, e lo vide anche Eredhil, la bocca spalancata dallo stupore e dal terrore che lo stava pervadendo. Quando Legolas riemerse dalla nube di polvere ormai dissolta i suoi occhi luminosi e febbricitanti, splendenti della luce dei Primi Nati, riempirono Eredhil di terrore. Sangue vivo continuava a sgorgare dalla ferita sulla sua schiena e un sottile rivolo rosso gli colava dall'angolo della bocca. Rhiannon gli corse incontro per sorreggerlo, ma l'elfo le fece cenno con la mano di restare lontana, senza staccare gli occhi da quelli di Eredhil e, continuando a stringere il pugnale che il fratello gli aveva conficcato tra le scapole, avanzò verso di lui.

Eredhil scosse la testa e indietreggiò fino a ritrovarsi con le spalle al muro.

- Non vorrai uccidermi... - farfugliò - Non ora che sono disarmato e impotente, non è vero, fratello? Sei troppo nobile per farlo... -

Legolas lo ignorò.

- Abbi un po' di compassione in quest'ultima notte! Hai ucciso le mie guardie, i tuoi soldati, per arrivare fin quassù...e ora vuoi uccidere tuo fratello, il tuo stesso sangue...sei davvero cambiato così tanto? E' così grave la pena per chi ha sbagliato per rabbia? -

Legolas scoppiò in una risata roca. - Sei esattamente il vigliacco che ricordavo – disse – Perchè non hai parlato in questo modo anche prima...quando avevi un demone al tuo fianco? -

- E' stato lui! E' stato lui a farmi fare tutto questo! Lui mi ha spinto a commettere tutti questi crimini terribili, lui! Ti prego, risparmiami! - gridò, allungando un braccio davanti a sé, come per proteggersi.

Legolas rimase immobile per un istante; un sorriso balenò sulle sue labbra per spegnersi in uno sguardo d'odio profondo.

- Questo è per Anìrwen – disse. Poi, con un movimento fulmineo, tranciò di netto la mano che Eredhil gli aveva teso.

L'elfo urlò, mentre un fiotto di sangue schizzava dal moncherino. A Legolas non bastò.

- Questo è per Rhiannon – disse dopo avergli afferrato l'altro braccio e tagliato anche la mano rimasta.

- E questo è per me. -

Rhiannon chiuse gli occhi mentre l'elfo conficcava il pugnale a fondo nel ventre del fratello. Eredhil si accasciò a terra e Legolas ci chinò su di lui.

- Non morirai subito – gli sussurrò in un orecchio – Non meriti una fine rapida. Il sangue ti abbandonerà molto lentamente, mentre tu avrai il tempo di meditare su come hai condotto te stesso alla tomba. -

Legolas si rialzò barcollando e Rhiannon corse a sorreggerlo. Il viso dell'elfo era pallido e tirato per la sofferenza e ogni respiro gli costava un'enorme fatica.

- E' finita davvero – disse Rhiannon tra le lacrime mentre Eredhil imprecava rabbiosamente contro il fratello e gemeva per il dolore – Andiamocene da qui. -

I due avanzarono lentamente verso le scale, ma ad ogni passo un crepitio sinistro echeggiava dai piani inferiori.

- Grande Eru...cos'è questo odore? - disse Rhiannon.

- Dol Guldur sta bruciando – disse Legolas con una smorfia di dolore – La fine di Armagh ha decretato anche la fine di ciò che era stato creato per mezzo del suo potere... -

- Allora muoviamoci prima di finire arrosto anche noi... -

- Legolas! -

L'elfo si voltò a guardare Eredhil che, perdendo copioso sangue dall'addome, tendeva un moncherino verso Legolas, come per afferrarlo con la mano che non aveva più.

- Legolas, maledetto, finiscimi! Finiscimi! Dov'è la tua pietà adesso?! -

Legolas strinse gli occhi. - Hai detto di essere padrone del tuo destino? - disse – E allora salvati da solo. -

Eredhil sibilò e sputò dalla rabbia. - Vai, vai, fratello! - esclamò – Lasciami qui a morire come un cane! Io ti ho distrutto con le mie mani, ma tu non osi sporcare le tue fino in fondo...chi è il peggiore di noi due adesso, Legolas?! Legolas!! -

Ma mentre si allontanava zoppicando, l'elfo ignorò le urla rabbiose di Eredhil, che cercava di seguirlo trascinandosi verso l'uscita in fiamme, ma che sarebbe presto rimasto sepolto in una tomba di fuoco.

 

 

A Dol Guldur si era scatenato l'inferno. Braceri e torce erano caduti a terra nel momento in cui, alla morte di Armagh, la terra aveva tremato e ora l'intera fortezza era in fiamme. Legolas e Rhiannon arrancarono a fatica fra travi in legno bruciate e i cadaveri dei soldati morti nel'istante in cui il demone aveva abbandonato i loro corpi, cercando di raggiungere lo stretto cunicolo d'uscita.

Ad un tratto una fitta di dolore mozzò il fiato a Legolas, già debolissimo per la ferita infertagli dal fratello. L'elfo si arrestò e si accasciò a terra, scivolando via dalle braccia di Rhiannon che si chinò immediatamente su di lui.

- Vai Rhiannon, sbrigati... - disse.

Rhiannon scosse la testa. - Legolas, devi resistere, siamo quasi all'uscita... - disse, aiutandolo ad appoggiarsi al muro.

Ma quando l'elfo, romai esanime, girò la testa verso di lei, Rhiannon capì che le loro strade si sarebbero irrevocabilmente separate.

- Quando ho detto che nessuno di noi due sarebbe uscito vivo da qui, stanotte, parlavo sul serio – sussurrò Legolas, quasi senza voce – Ma tu devi tornare. O... - strinse i denti, mentre sentiva le forze abbandonarlo - ...o il mio sacrificio sarà stato inutile. Il mio cavallo ti aspetta all'uscita. Torna ad Aldorath più in fretta che puoi. E dì a tutti che non dovranno più temere lo Stregone Rosso... -

Rhiannon prese una mano del'elfo tra le sue e la strinse forte. - Anch'io avevo fatto una promessa - disse, cercando inutilmente di cacciare indietro il pianto – Avevo promesso che non ti avrei lasciato. E io sono molto più testarda di te. -

- Lo so – disse Legolas sorridendo debolmente – Ma stavolta l'avrò vinta io...anche se avrei tanto desiderato il contrario. -

- Non può essere – singhiozzò Rhiannon – Non può essere un addio... -

L'elfo chiuse gli occhi e voltò la testa dall'altra parte, per impedire alla ragazza di vedere una lacrima argentea scorrere lungo la sua guancia sporca di fumo e sangue. - La vita mi sta abbandonando, Rhiannon...migliaia d'anni svaniti in un soffio. Ma non sarà così doloroso. Lei mi aspetta...nelle Aule di Mandos. -

Rhiannon baciò la mano di Legolas e se la portò al viso, lasciando che lui le accarezzasse dolcemente una guancia, asciugandole le lacrime.

- Avrei tanto voluto poter essere amata come lei – disse.

- Lo sei stata – rispose Legolas sorridendo – E continuerai ad esserlo...rimpiango solo di non avere un'altra vita per dimostrartelo. Ti avrei mostrato il mio regno, a passeggiare sotto un cielo di foglie e di diamanti. Insieme avremmo cercato il mare... -

Tossì. - Vai, ora. Che i Valar ti proteggano...sempre. -

Rhiannon chiuse gli occhi e, tremando, baciò delicatamente le labbra dell'elfo.

- Non ti dimenticherò mai, Legolas – disse, alzandosi e dirigendosi verso l'ingresso del tunnel – Con te sarei andata ovunque. - E sparì nel tunnel, scossa dai singhiozzi, incapace di pronunciare la parola “addio”.

 

 

Raccogliendo le poche energie che gli rimanevano, Eredhil era riuscito a strisciare lungo la scalinata che scendeva dalla torre fino al corridoio, ormai pieno di macerie e di fumo, insozzando i gradini, già sporchi e ricoperti di fuliggine, con il sangue che usciva copiosamente dai suoi polsi monchi.

Era vivo, ferito, distrutto ma ancora vivo e più impaurito che mai. E finchè era vivo, nel suo corpo e nella sua mente c'era ancora spazio per collera e speranza.

Un rumore di passi lenti risuonò lungo il corridoio; l'elfo non aveva forze nemmeno per alzare la testa ma nel suo cuore nero esultò, certo di averla vinta di nuovo, per l'ultima volta, quando una figura avvolta dal fumo gli si fece incontro, camminando lentamente. Tutto ciò che Eredhil riusciva a distinguere di essa erano gli stivali di cuoio annerito, ma per lui furono sufficienti.

- Legolas? Sapevo che saresti tornato, fratello... - disse faticosamente, quasi con gratitudine, quando la figura avvolta dal fumo si fermò di fronte a lui. - Non mi avresti mai lasciato qui a morire, vero? Ormai tutti mi hanno abbandonato...ma io sono tuo fratello, il tuo stesso sangue...andiamo, aiutami ad uscire da qui, non riesco a reggermi in piedi... -

La figura non rispose.

- Legolas...? -

- Non sono Legolas – disse infine lo sconosciuto – Purtroppo per te. -

Eredhil non potè far altro che cogliere il rapido luccichio di una lama e un istante più tardi la sua testa rotolò sul pavimento, gli occhi per sempre spalancati in un'espressione di sorpresa e vana speranza.

 

 

 

 

 

Ehi, non è ancora finita!!! Per mettere la parola “fine” a tutto questo serviranno ancora un paio di capitoli, forse (ma spero di no) tre. Perchè, dopo dieci anni in cui questa ff è rimasta “nel cassetto”, non sarà facile riprendere i fili di tutto...ma la conclusione è ormai vicinissima! Cosa succederà ai nostri amici rimasti ad Aldorath? E ad Arwen e Eowyn? Riusciranno i nostri eroi a ripristinare i sigilli? E soprattutto...Legolas???

Ok, torniamo a noi. Ho aggiornato per l'ultima volta questa storia nel 2004, esattamente dieci anni fa. Avevo cominciato a scriverla nel 2003, mentre stendevo la mia tesi di laurea, sparandomi per consolazione Springsteen, Loreena McKennitt e Howard Shore a ruota continua. E buttare giù i miei cattivi sentimenti all'epoca mi aveva aiutato davvero molto. Poi, come spesso capita, la mia vita è cambiata del tutto: ho conosciuto quello che adesso è mio marito, ho trovato lavoro, ho cambiato città e cambiato lavoro (ma non marito ^_^) e quella cosa strana chiamata ispirazione, che in me è sempre stata ballerina, se n'è andata. Ho scritto altre storie, ma di questa non ne volevo più sapere, ogni volta in cui mi mettevo davanti alla tastiera e aprivo l'ultima pagina il blocco era completo. Perchè non se n'era andata solo l'ispirazione, se n'erano andate anche le idee. Questa è una storia complicata, quasi come me, e ammetto che quando l'ho cominciata non sapevo nemmeno come sarebbe finita. Era bello farsi guidare dall'ispirazione del momento, imboccare nuove strade, complicare quelle già prese, ma non mi ha portato a nulla.

Poi, dieci anni dopo, mi sono capitate due cose.

Ho guardato “Lo Hobbit – La desolazione di Smaug” e improvvisamente mi si sono parate davanti le facce di Eredhil e Val, che erano solo contorni sfumati nella mia testa.

E ho riascoltato “The rising”, l'album che mi ha portato a butar giù questa storia.

Sono andata su EFP e ho visto che la storia era ancora lì, non aggiornata da dieci anni esatti (e ringrazierò mille volte Erika per questo). E mi sono sentita in colpa per tutti coloro che avevano seguito la storia ed erano rimasti con l'amaro in bocca, sospesi sul (forse) più bello.

Ero nel mood giusto; ci ho riprovato.

So che rimarrete delusi da quest'ultimo capitolo e lo sarete dai seguenti; la mia intenzione oiginale, visti i mille errori (e orrori) cronologici, di distanze ecc. era riprenderla in mano e correggerla, ma ci sarebbe voluto troppo tempo. Prima dovevo finirla in qualche modo.

Per cui spero che mi perdonerete per l'attesa e per questo calo qualitativo (se mai una buona qualità c'è stata) ma in dieci anni anche il mio modo di scrivere è cambiato parecchio, non so se in meglio o in peggio.

Ma ve lo dovevo.

Per cui, se tra coloro che bazzicano nel fandom di ISDA c'è ancora qualcuno che aspetta il finale di questa storia, sappia che arriverà e sarà solo per lui (o lei) ^_^

Vi chiedo perdono, ma ora vedo la luce in fondo al tunnel (e spero non si tratti di un treno!). Ce la posso fare. E' il mio “rising”. Perchè tutto inzia e finisce con Bruce Springsteen ^_^

Vi voglio bene, a presto

Ruby

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Rubysage