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Autore: Dragon_Flame    03/10/2014    4 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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18.



 

I primi soffi di vento gelido spazzavano le strade fiorentine già dalla fine di settembre, annunciando un autunno piuttosto freddo. La mattina il cielo era spesso nuvoloso e la cupa sonnolenza del placido Arno sembrava essere stata scossa da quel cambio stagionale così netto e improvviso tanto da tramutarsi in una sorta di inquieto turbinio dei flutti, perennemente agitati dal vento che vi soffiava sopra con pertinacia.

Lidia avvolse strettamente intorno alla sua snella figura il cappotto lungo che aveva già deciso di indossare, nonostante ancora il vero freddo invernale non fosse propriamente arrivato. Era appena uscita di casa e si accingeva ad andare a scuola. Quella mattina la madre le aveva permesso di poter prendere la sua Lancia Musa, dato che aveva il giorno libero e non doveva andare a lavorare. Così la ragazza s'era messa d'accordo con Enrico e Céline per passarli a prendere davanti alle loro case una mezz'ora prima che suonasse la campanella del liceo, in modo da fare colazione insieme nel loro solito punto di ritrovo al bar vicino all'edificio scolastico.

Entrando nell'abitacolo dell'auto, la castana chiuse velocemente la portiera, battendo i denti per il freddo. Era appena iniziato il mese di ottobre e già tremava come se fosse pieno inverno. Una volta acceso il motore, la macchina uscì dal perimetro della casa, immettendosi poi in un'arteria stradale di maggiore importanza rispetto alla via in cui la ragazza abitava. Presto Lidia affiancò l'Arno e si diresse verso la casa di Céline, che a piedi distava soltanto dieci minuti dalla sua, ma che in auto era più difficile da raggiungere perché bisognava fare un giro molto largo e prendere strade diverse. Dopo dieci minuti era già arrivata: l'amica l'attendeva all'ingresso del condominio in cui abitava con i genitori ed il fratello, avvolta in un cappotto più sottile rispetto a quello che lei indossava. Una volta entrata nell'abitacolo, la bruna le stampò un bacio sulla guancia, portandosi poi la mano alla bocca per nascondere un sonoro sbadiglio.

"Ho talmente tanto sonno che forse facevo meglio a rinunciare alla colazione con te ed Enrico per dormire una mezz'ora di più" esordì sbadigliando nuovamente.

"Anche io sono molto felice di vederti" replicò la castana con un sorrisetto ironico, lanciandole un'occhiata divertita.

La sua migliore amica esprimeva sempre la contentezza di vedere i propri amici in un modo molto particolare ed originale.

"E' ovvio, chi mai potrebbe non esserne felice?" la rimbeccò Céline, ravviandosi i capelli scuri con un gesto della mano e lanciandole un'occhiata.

Le due si osservarono per un momento, poi scoppiarono a ridere insieme.

"Adesso passiamo da Enrico e poi parcheggio l'auto vicino a Palazzo Guicciardini. Ti dispiace se ci facciamo un tratto a piedi?"

"A me dispiace andare a scuola oggi, Lì... ho due interrogazioni ed una verifica!" si lamentò l'amica, sbuffando disperata per ciò che l'attendeva quella mattina.

"Questi professori ci si stanno mettendo davvero d'impegno per renderci l'ultimo anno veramente faticoso. Ci hanno riempiti di roba da studiare" commentò Lidia sospirando stancamente. "Anche io ed Enri abbiamo una verifica di storia dell'arte con quella strega dell'Antonelli, poi dobbiamo anche considerare che a tedesco e filosofia cominceranno ad interrogare proprio oggi. E di solito i nostri prof. iniziano dalle prime lettere dell'alfabeto... Enrico è il primo dell'elenco e verrà sicuramente chiamato a filo, mentre a letteratura tedesca quel nazista di Marzi è già arrivato alla lettera D del registro... e, guarda caso, il mio cognome comincia proprio con quella lettera. Non temo l'interrogazione, sono preparata, però oggi proprio non mi sento in vena di subìre verifiche e interrogazioni. Non voglio proprio andare a scuola!" sbottò la castana.

"Perché non bigiamo, oggi?" propose Céline, guardando l'amica con un luccichìo entusiasta nelle iridi nere come pece.

"Perché invece non andiamo a scuola?" la contraddisse l'amica, rivolgendole una breve occhiata scherzosa.

"Tu sei matta."

"No, sono ragionevole. Se non vengo a scuola oggi mi faranno recuperare l'interrogazione e il compito - ovviamente più difficili - domani e il prossimo mercoledì. E domani ho già altri due compiti, di matematica e francese. Me li fai tu al posto mio?"

La bruna scosse la testa con veemenza.

"Ma neanche per sogno, non ho voglia di sorbirmi l'Ottaviani! Io quella non la sopporto."

"Eppure è una prof. fantastica."

"Sì, soprattutto per gli alunni delle classi a cui fa sostituzione" replicò Céline con un mezzo sorriso ironico, ricordando quella brutta esperienza di due ore con la professoressa di francese dell'amica.

"Non è colpa della prof. se la vostra classe è così... vivace" la difese la liceale, schierandosi per la causa dell'adorata docente di francese.

"E comunque tu non sei ragionevole. Piuttosto, sei ligia al dovere. E masochista. E completamente rincretinita" aggiunse poi la mora con un cipiglio scherzoso diretto alla conducente dell'auto.

La Lancia Musa si arrestò di fronte alla graziosa villetta in cui risiedeva la famiglia di Enrico, che attendeva fuori che Lidia e Celia arrivassero a prenderlo. Il ragazzo entrò agilmente nella parte posteriore della vettura, salutando a gran voce le due amiche e rivolgendo loro un sorrisone.

"Pronte per oggi?" chiese loro, notando l'espressione scoraggiata della ragazza al volante del mezzo.

"Certo, non si capisce dall'entusiasmo che ho stampato in viso?" rispose la castana, suscitando la risatina del biondo.

"Io sono sempre dell'idea che oggi dobbiamo assolutamente fare salina" s'intestardì la mora, attirando su di sé uno sguardo d'intesa del ragazzo.

"Dove avresti intenzione di andare?" le chiese lui incuriosito.

"Potremmo farci un giretto per il mercato, a San Lorenzo. E poi siamo tutti e tre maggiorenni, perciò possiamo giustificare le nostre assenze da soli, senza ricalcare le firme dei genitori."

"Non mi sembra una cattiva idea" concordò inaspettatamente Lidia, attirando su di sé l'espressione stupita dell'amica.

"Ma tu non ti eri dichiarata fermamente contraria a saltare le lezioni?" l'interrogò spiazzata.

Lidia sorrise alla ragazza, riazionando il motore e allontanandosi dalla villetta della famiglia Alessi.

"Posso cambiare opinione oppure devo chiedere il permesso?" replicò con una smorfia corrucciata, scatenando l'ilarità degli amici.

"Allora è deciso, andiamo a San Lorenzo!" esclamò Céline baldanzosa.

"Io non ho detto che mi unisco a voi" le fece notare Enrico.

"Va bene, ti scendiamo davanti a scuola" propose Lidia con un sorriso caustico, incontrando subito l'approvazione della mora e la contrarietà del ragazzo.

"No, Lilì! Vengo con voi. Ho solo voluto puntualizzare che non avevo dato il mio consenso, mica ci tengo davvero a sorbirmi quella strega della Antonelli e il nazista Herr Marzi" si affrettò a chiarire il biondo, sospirando di sollievo quando le due amiche gli dissero che poteva stare tranquillo, dato che non avevano intenzione di lasciarlo nelle grinfie degli insegnanti.

"Almeno per oggi ci godiamo una mattinata di cazzeggio totale. Ma che facciamo? Non vorrete rimanere al mercato per tutte e cinque le ore" disse Enrico, sporgendo la testa in avanti nello spazio tra i due sedili anteriori per poter guardare negli occhi entrambe le giovani.

"Bon, si potrebbe fare!" esclamò Céline entusiasta.

"Morirò di noia!" protestò animatamente il ragazzo.

"Tu muori sempre di noia, Enrico. Mi chiedo come facciano i tuoi genitori o tuo fratello a sopportarti quando ti accompagnano a comprare qualcosa" lo rimbeccò la bruna.

"Di sicuro sono più sopportabile io con le mie lamentele che tu con la tua mania per lo shopping" ed Enrico le rivolse un'irriverente linguaccia con infantilità.

Entrambi i litiganti, allora, si voltarono ad osservare la taciturna conducente del mezzo, optando per seguire la sua eventuale decisione in proposito. Lei sospirò, scuotendo la testa con un'espressione disperata che simulò perfettamente.

"Come devo fare con voi? Siete peggio di Eva e Marco, lo sapete?"

"Io sicuramente sono migliore di mio fratello Gregorio, che è proprio mille volte peggio di Eva e Marco messi insieme e moltiplicati all'infinito" borbottò stizzito Enrico, lanciando un'occhiataccia a Lidia.

"Hey, lo sai che così ci offendi?" replicò Céline con aria fintamente scandalizzata.

"Mi perdoni, madamoiselle, ma manco di buone maniere" si scusò Lidia, rivolgendole uno sguardo volutamente contrito e dispiaciuto che causò una risatina nei due amici che l'accompagnavano.

"Dài, Lilì, che proponi?" l'incalzò Enrico.

"Dunque, possiamo fare così: facciamo un giretto per il mercato e, se Céline trova qualcosa che le piace o che vuole comprare, le concediamo un po' di tempo per decidere sul da farsi. Se dopo dieci minuti non si è ancora decisa la lasciamo lì e ce ne andiamo per i fatti nostri" e la castana rise.

"Concedetemi venti minuti" protestò la mora, sgranando gli occhi.

"No" fu la secca risposta che entrambi gli amici le diedero.

"Eddài..."

"Celia, no. Dieci minuti sono anche troppi per la mia pazienza" decretò Enrico.

"Allora quindici."

"Céline..." cominciò il biondo, ma venne bruscamente interrotto dalla castana.

"D'accordo, basta che però rispetti questa condizione con puntualità" concesse Lidia, mettendo fine alla discussione.

La Lancia fu parcheggiata a qualche centinaio di metri di distanza dal mercato di San Lorenzo. I tre amici, una volta scesi dall'auto in cui avevano lasciato i pesanti zaini di scuola, si mescolarono alle bancarelle, bighellonando qua e là e divertendosi un mondo. Un'ora dopo andarono a sedersi su una panchina in una strada vicina, mangiando con gusto dei cornetti al cioccolato per fare colazione, dato che si erano dimenticati di mangiare prima.

"Ho voglia di gelato" esordì ad un certo punto Céline, attirando su di sé gli sguardi basiti e divertiti dei suoi due migliori amici.

"Hai voglia di scherzare, piuttosto. Oggi fa un freddo cane" la corresse Lidia con un sorriso dipinto sulle labbra.

"Il suo cervello deve essersi congelato. Già dava segni di stranezza: non ha comprato assolutamente nulla al mercato" ridacchiò Enrico con tono sarcastico, guadagnandosi un'occhiataccia fulminante da parte della mora.

"Solo perché non avevo abbastanza soldi con me, dato che stamattina avevamo in programma di andare a scuola" replicò la ragazza, gettando poi la testa all'indietro per sistemare i fluenti riccioli color mogano sulle spalle, tenendoli lontani dal volto ovale e paffuto, i cui lineamenti conservavano ancora un po' delle rotondità di una bambina.

"Ok, ma almeno potevi dare un'occhiata."

"E maledire me e voi per non esserci organizzati prima sul bigiare la scuola mentre osservavo ciò che mi poteva interessare di più senza la possibilità di comprarlo? Meglio non starci a lungo e non soffrire troppo, a questo punto" rispose la ragazza, adottando un tono melodrammatico che risultò particolarmente comico per gli altri due amici.

"Ragazzi, vi va di fare una camminata per la città? Io ho voglia di fare un giretto" propose Lidia cambiando argomento.

"E perché non andiamo in macchina? Io non ho voglia di camminare" obiettò Céline.

"Ma tu sai com'è mia madre! Quella è capace di controllare anche quanti chilometri ho percorso con la macchina o lo scooter, quando vado a scuola da sola. Teme che io possa marinarla. Me lo ha detto anche stamattina che mi conveniva non saltare le lezioni, perché avrebbe controllato i chilometri percorsi dalla macchina. Peccato che non sia abbastanza sveglia da ricordarsi che posso sempre spostarmi con le mie gambe e non in auto per Firenze." Ridacchiò lievemente.

"Sara è un po' maniaca" ammise Enrico, grattandosi la fronte con aria perplessa.

"E' per questo che preferisco muovermi a piedi, per adesso. Almeno non sospetterà che abbiamo saltato la scuola, oggi. E non lo scopriranno nemmeno i vostri genitori."

"Se mia mamma lo sapesse, mi toglierebbe il cellulare per una settimana... ha fatto un'ossessione con la scuola che mi sta facendo diventare pazza!" sbottò la bruna inviperita con la madre Maria.

"Ai miei non importerebbe granché; in fondo sono maggiorenne e sono io a dover decidere per me, adesso" commentò con tranquillità il biondo.

"Per mio padre non sarebbe un problema; segue lo stesso ragionamento di Aldo e Tiziana" - i genitori di Enrico -, " ma mia madre è capace anche di mettermi in punizione per un mese intero. Ha ricevuto un'educazione così rigida da mia nonna Christiane che posso ritenermi fortunata a godere di certe libertà che a lei non sono mai state permesse. Ecco perché mamma a volte è così esagerata" spiegò Lidia con un sospiro di rassegnata accettazione.

"Solo a volte?" la prese in giro Céline.

La castana rise.

"Non è l'unica qui."

"Almeno non avete un fratello rompicoglioni, stronzo ed impiccione come il mio" borbottò Enrico, gonfiando d'aria le guance per il disappunto.

"In compenso Gregorio è proprio figo! Passerei sopra questi difetti se solo non avessi già avuto esperienza con ragazzi del genere" commentò la bruna, accigliandosi di colpo al pensiero di Diego.

"Non si è fatto più sentire?" chiese l'amico in tono cauto.

L'amica sbuffò derisoria, guardandolo di sbieco per poi spostare lo sguardo a metà fra il triste e l'alterato sulla via brulicante di persone coinvolte in un intenso tram tram quotidiano che si snodava davanti ai suoi occhi scuri.

"No" mormorò seccamente, abbassando lo sguardo.

"Scusa, non dovevo chiedertelo."

"Tranquillo, Enrico. Non lo hai fatto con l'intento di rovinarmi l'umore volontariamente, perciò ti perdono" replicò la ragazza.

Lidia scosse la testa.

"Credo di aver visto più allegria in una galera che qui nel nostro gruppo" commentò, provocando la risata dei due nonostante l'incupimento del loro umore.

"Perché, ci sei mai entrata? Che hai combinato di tanto grave da farti sbattere in cella?" indagò Enrico, ridendo sommessamente.

"Assolutamente niente. Sai che la mia è una condotta ineccepibile. Non vi guardate i polizieschi alla tv, voi? Fanno vedere più carceri lì che in qualunque altro programma."

"Dicevo per scherzo, Lilì."

"Lo so" borbottò lei con un sorrisetto. "Allora, vogliamo muovere il sedere e andare a fare un giro oppure vogliamo rimanere qui a scaldare la panchina per i prossimi passanti che ci si siederanno?"

"Ok, andiamo in giro. Non voglio essere uno scaldaculo al servizio di qualcun altro" concesse Enrico, levandosi in piedi insieme all'amica.

"Dove andiamo di bello?" chiese Céline, raggiungendo dopo un istante i compagni di comitiva.

"Boh... vaghiamo per Firenze, magari qualcosa di interessante da fare o da vedere lo troveremo."

 

***

 

"Guarda quant'è bella la vetrina di Roberto Cavalli! Adoro quel maglioncino!" esclamò Céline, osservando con occhi adoranti e ammirati uno splendido capo disegnato dal famoso stilista fiorentino e sistemato in bella vista insieme ad altri capi d'abbigliamento nell'elegante vetrinetta dell'ex-sede del Caffé Giacosa in Via de' Tornabuoni.

"Io non ci trovo nulla di che, mi sembra un comune maglione" commentò acidamente Enrico, attirando su di sé un'occhiata di fuoco da parte della mora e una sbigottita levata di sopracciglia da parte di Lidia.

"Come, scusa? Qui si parla di Roberto Cavalli, uno dei maggiori stilisti italiani, uno dei più famosi del mondo! Ti rendi conto di aver appena insultato uno dei più importanti proprietari di maisons de mode italiennes? Italiennes! Italiane! Cioé, il top della mondo della moda in assoluto! Mamma mia, con che razza di cretino ho a che fare..." lo aggredì la prima, a bocca aperta per lo stupore, gesticolando e articolando altre frasi colleriche a metà fra francese e italiano.

Il biondo le rivolse un'occhiata stizzita.

"E' mezz'ora che state qui davanti a guardare abiti e ad indicare questo, quello e quell'altro ancora. Io mi sto annoiando" protestò, soffiando animosamente.

"Povero piccolo, ti stai annoiando?" lo prese in giro Lidia, simulando un tono contrito e preoccupato che fece scoppiare a ridere Céline.

"Dài, Lilì, almeno tu! Non dirmi che sei ossessionata dalla moda come questa maniaca di Céline."

"Sta' tranquillo, non ci ho fatto la fissa" lo rassicurò, scompigliandogli la zazzera color miele e tormendandolo con un rapido sfregamento delle nocche della mano sulla testa mentre lo teneva stretto a sé con un braccio. "Però sono una ragazza e non disdegno certo un capo d'abbigliamento d'alta moda firmato e costoso" aggiunse successivamente.

Liberandosi con uno strattone dalla morsa dell'amica, Enrico si ritirò lontano da lei, rivolgendo un'occhiata irritata e inviperita a Lidia mentre si risistemava rapidamente i lisci capelli arruffati, guardando biecamente lei e Céline che sghignazzavano sarcasticamente.

"Non ci trovo nulla da ridere, sapete?" ribatté lui a quei ghigni.

"Sei peggio di Roberto quando ti comporti così, sai? Perfino lui è molto più autoironico di te" lo rimbeccò Lidia, causando un moto d'indignazione nell'amico.

"Con chi mi hai paragonato?!"

"Con il tuo adorato Roberto, caro Enrichetto."

"Dài, non chiamarmi così" piagnucolò il ragazzo risentito, gonfiando le guance d'aria come solo un bambino poteva fare.

"Va bene, la smetto" ridacchiò la castana, rivolgendogli un ironico sorrisetto di scusa.

"Mi fate un grande piacere? Possiamo tornare a Piazza San Lorenzo per riprendere l'auto e tornare a casa? Fra una mezz'ora suona la campanella dell'ultim'ora" chiese l'amico alle due giovani, incontrando la rassegnata contrarietà di Céline e la pacata accettazione di Lidia.

"D'accordo, andiamo... sarebbe anche l'ora, in effetti" asserì la castana, prendendo sottobraccio i due amici per poi percorrere il percorso inverso.

La distanza tra Via de' Tornabuoni e la piazza del mercato più grande di Firenze non era tanta, per cui i tre ragazzi non impiegarono più di qualche minuto a raggiungerla. Da lì si diressero verso via dell'Ariento, in cima alla quale Lidia aveva parcheggiato la Lancia Musa nera della madre.

Mentre si avvicinavano all'auto un giovane, che camminava a testa china e senza prestare attenzione a dove camminava, urtò pesantemente la spalla destra di Enrico, facendolo quasi cadere a terra. Il biondo imprecò sonoramente contro l'altro ragazzo, che con un lamento era scivolato a terra sul marciapiede, piombando a sedere pesantemente sull'asfalto.

Lidia osservò quel ragazzo, notandone i capelli biondo cenere e gli occhi marroni tendenti al verde levati su di lei, riconoscendo istantaneamente e con un certo ribrezzo i lineamenti del viso di Roberto, il suo ex-fidanzato.

Come diceva quel detto? ... Parli del diavolo e spuntano le corna. Oh, eccome se non ha ragione!, pensò Lidia arricciando il naso per il fastidio.

Anche il giovane s'era accorto di essersi andato a scontrare con gli amici della sua ex a causa della propria distrazione. Ora scrutava proprio quest'ultima con uno sguardo in cui la castana vide riflettersi una ridda d'emozioni. Levandosi in piedi con uno scatto, il giovane sembrò sul punto di afferrare le mani della ragazza e rivolgerle la parola, ma la voce di Céline lo precedette, bloccandolo.

"Tu!" lo aggredì pesantemente la mora, avanzando di un passo e puntandogli contro il petto un dito con aria minacciosa. Anche se era piccolina, magra e piuttosto insignificante, quando Céline s'infervorava riusciva a impressionare anche gli individui più imponenti e nerboruti in circolazione. "Brutto disgraziato, con che coraggio ti fai rivedere a Firenze davanti agli occhi di Lidia! Vattene! Sciò, sciò! Via! Tornatene a Fiesole , levati dei coglioni, sparisci, fatti sciogliere nell'acido o mandare in orbita intorno alla Terra, ma vattene via di qui!" e fece rapidi gesti molto eloquenti con la mano per incitarlo ad andarsene.

"Ancora te la devo far pagare per quello che hai fatto alla mia amica, Mollusco, per cui ti conviene sparire" lo ammonì Enrico, facendosi avanti pure lui agitando il pugno serrato con aria tutt'altro che amichevole.

Roberto, compresa l'antifona, arretrò di un passo, senza replicare alle offese e alle minacce di Céline o all'epiteto con cui era stato chiamato dal migliore amico della sua precedente fidanzata. Sembrò sul punto di voler ribattere, ma poi i suoi occhi verde-marroni assunsero un'espressione impenetrabile e lui passò oltre senza una parola, evitando accuratamente di degnarsi di rivolgere loro un ulteriore sguardo.

Con un sospiro, Céline ed Enrico si voltarono nuovamente verso Lidia, aspettandosi che quell'incontro ingrato le avesse provocato sicuramente un profondo abbattimento. Non pensavano, tuttavia, che le emozioni che la loro migliore amica provava nei confronti di quell'idiota di Roberto si limitassero alla pura indifferenza e ad un pizzico di fastidio, completamente soppiantate dal tenero sentimento d'amore per Ivan che era germinato forte e saldo in lei e che cresceva e si rafforzava di giorno in giorno, insieme alla vaga consapevolezza di aver trovato la propria metà, la propria parte complementare, l'ultima tessera di un puzzle incompleto.

Perciò, fu nella più completa confusione che Celia ed Enrico osservarono a bocca aperta Lidia che tratteneva a stento una risata, scoppiando poi a ridere fragorosamente.

"Ma che... che cavolo ti passa per la testa, Lì? Devi esserti fumata una canna per essere così allegra dopo un incontro con Roberto. Con Roberto, il tuo ex" commentò il biondo in preda allo sbigottimento totale, sbattendo più volte le palpebre come per accertarsi che la scena che si scolgeva davanti a lui corrispondesse seriamente alla realtà.

"Scusate... scusate, ragazzi, ora... smetto!" balbettò la castana sforzandosi di smettere di ridere, calmandosi dopo qualche istante ed assumendo con difficoltà un'aria neutra.

"Ti senti bene, Lì? Devo chiamare Ivan per farti ricoverare all'ospedale?" le domandò Céline con sarcasmo pungente, assumendo poi un'espressione concentrata.

Lidia le sorrise bonariamente di rimando, un sorriso smagliante che le schiudeva le labbra scarlatte, gli occhi sognanti al pensiero dell'uomo che le aveva incantato il cuore.

"Non dirmi che... Cielo, Lidia, ma sei davvero presa di Ivan per reagire così tranquillamente di fronte all'apparizione di Roberto" constatò Céline con una certa imbarazzata meraviglia, facendo finalmente intuire ad Enrico il motivo della reazione dell'amica.

"Spero solo che questo Ivan non sia un mascalzone, Lilì, perché se dovesse mai succedere con lui qualcosa di simile alla tua rottura con il Mollusco gliela farò pagare a modo mio" puntualizzò il biondo con una smorfia scettica dipinta sulle labbra.

Lidia gli aveva raccontato i risvolti della vicenda nella quale era avvenuta la sua rottura con l'ex-fidanzato. Enrico temeva fortemente che l'amica potesse rivivere un'esperienza simile e dolorosa allo stesso modo con la relazione di Ivan, che lui non conosceva. Era molto protettivo nei contronti della sua migliore amica, un po' come un fratello maggiore - anche se lui era più piccolo di due mesi e mezzo -, ed era pronto a farsi avanti e vendicarla, anche a costo di fare a botte, pur di restituire un po' di orgoglio alla sua dignità ferita e delusa.

"Allora dovrei accingermi a raccogliere i frammenti minuscoli del tuo corpicino spezzettato, Enri" ridacchiò la sua interlocutrice in tono pungente, "perché Ivan è molto più alto e più robusto di te. Ti ridurrebbe in polvere fina. Cosa vorresti fare, tu, con questi braccini secchi come ramoscelli?" lo prese in giro causticamente, indicando i magrissimi arti dell'amico, alto più di lei di soli cinque centimetri e di costituzione quasi filiforme per l'assenza pressoché totale di grasso e muscoli dal suo corpo snello.

Enrico era cresciuto molto rispetto all'anno precedente, tuttavia non aveva preso moltissimo peso.

"Grazie per il commento" mugolò lui, guardandola biecamente con gli occhi scuri ridotti a due esili fessure.

Lei, per tutta risposta, lo abbracciò con un risolino.

"Non l'ho detto con l'intenzione di offenderti, Enrico. Voglio soltanto che tu capisca che io sono tranquilla. Mi fido di Ivan, e non solo perché ne sono innamorata, ma anche perché lo conosco da quando ero ancora in fasce. Non è mai stato un uomo inaffidabile o immeritevole di fiducia. E non lo dico solamente perché c'è mia madre a testimoniarlo. Fidati di me. Io lo so."

"Va bene, Lilì, ma non per questo terrò bassa la guardia. Ci sono in giro fin troppi coglioni come quella cozza scema del tuo ex per essere tranquilli" ribatté il ragazzo sciogliendo l'abbraccio della sua migliore amica.

"Dài, andiamo, altrimenti i nostri genitori potrebbero sospettare qualcosa se facciamo tardi per il ritorno da scuola" s'intromise Céline nella conversazione, strizzando l'occhio quando ebbe pronunciato la parola scuola.

I tre risero insieme, poi, prendendosi ancora una volta a braccetto, entrarono nella Lancia Musa di Sara, percorrendo poi il tragitto opposto per tornare a casa.

"Come farai con Eva? Oggi non ti avrà sicuramente vista a scuola e potrebbe ridire tutto a tua madre" disse ad un certo punto Enrico, dando voce ad un suo dubbio.

Lidia replicò con un mezzo sorriso sicuro, senza spostare gli occhi dalla strada mentre guidava l'auto materna.

"Eva è a letto col mal di testa, dato che ieri sera faceva freddo e lei, come una stupida, si è lasciata asciugare i capelli da sé mentre finiva di studiare, prendendosi così un malanno. Non credo che oggi avrebbe potuto notare la mia assenza a scuola" rispose.
 

***

 

Quella sera, dopo aver ripassato letteratura tedesca, aver terminato di studiare Verlaine e Rimbaud per la verifica di letteratura francese ed aver fatto qualche esercizio di matematica per prepararsi al compito del giorno successivo, intorno alla mezzanotte Lidia prese il suo Memopad e si accomodò sul proprio letto, tenendo la luce della camera spenta per non disturbare Eva che riposava. Sotto le coperte, accese il touch screen del piccolo computer portatile, connettendosi poi ad Internet tramite la rete wifi della propria casa. Entrò nel suo profilo su Facebook, aprendo subito la casella dei messaggi. Ce ne erano tre non letti.

Il più recente era di Gianluca Tommasi, il cui profilo la ragazza aveva infine sbloccato e di cui aveva accettato l'amicizia, dato che nell'ultimo mese e mezzo, nelle uniche tre volte in cui lo aveva rivisto, si era comportato in modo irreprensibile, tenendo le mani a posto e facendosi più gli affari propri che quelli di Lidia. La castana non trovava sgradevole la sua compagnia, perché era un ragazzo alla mano e anche piuttosto simpatico, ma lui le ronzava comunque ancora intorno, ben lungi dall'arrendersi. Gianluca era intenzionato a strapparle un appuntamento ed era restio a cedere, perciò continuava a proporle uscite ogni giorno. Proposte che erano puntualmente declinate, adducendo ogni sorta di scusa verosimile e non.

Magari fosse Ivan a propormi di uscire ogni santo giorno, pensò Lidia sbuffando, rispondendo con un semplice 'Notte :)' all'augurio di sogni d'oro con tanto di superfluo cuore rosa che lui le aveva inviato.

Il secondo messaggio era di Aurelia, che le chiedeva il motivo della sua assenza a scuola quel giorno e lei replicò adducendo come scusa un mal di testa.

Quando lesse il nome della terza persona che le aveva inviato un messaggio in chat Lidia sgranò gli occhi, chiedendosi immediatamente cosa cazzo poteva mai volere Roberto da lei per ricontattarla dopo mesi. Tre, quattro mesi erano passati? O cinque? O forse solo due... Lei non li aveva certo contati. Era felice e presa dalla nuova relazione con Ivan ed aveva già lasciato fluire via la rabbia e il dolore per il tradimento subito, concentrandosi su quel sentimento nuovo e ardente. Notò che il suo ex era in linea e vacillò per un istante, non sapendo se rispondergli. Non aveva senso ricominciare a parlarci, ma fondamentalmente non le importava più nulla di lui, quindi rispose al suo messaggio con un semplice:


 

Che cazzo vuoi da me?


 

Suonava aggressivo, anche se lei era più incuriosita che inviperita dal comportamento equivoco e incomprensibile di Roberto.


 

Volevo chiederti scusa per oggi se non ti ho salutata... però i tuoi amici mi si sono rivoltati contro e non ho fatto in tempo.


 

Avevano forse torto?


 

No, non dico questo. Ma è da un po' che ti cercavo per parlarti di persona e non poterlo fare mi ha irritato parecchio.


 

Dovrei essere io quella incazzata, non tu.


 

Hai perfettamente ragione, ma non credo che tu lo sia, a giudicare dal tono delle tue risposte.


 

Mi sto solo controllando.


 

A quella risposta Lidia ridacchiò piano da sotto le coperte, mordendosi la lingua per costringersi a smettere. Non poteva svegliare Eva. Sua sorella non stava bene e doveva riposare tranquillamente.


 

Comunque, non sono qui per parlare di oggi.


 

E allora cosa di cosa vorresti parlare?


 

Mi sono lasciato con Laura.


 

Laura... Laura chi?


 

La ragazza per cui ti ho lasciata.


 

Innanzitutto ti ho lasciato io e non tu. E poi... che c'è, ti devo per caso fare le condoglianze?


 

No, volevo soltanto dirti che l'ho mollata perché mi sono reso conto di essere un idiota.


 

Ma sei proprio un genio, sai?


 

Ti amo ancora.


 

A quelle parole Lidia rimase come paralizzata, il respiro trattenuto, il volto improvvisamente teso. Il cuore fece una capriola, mentre mille pensieri le circolavano a velocità folle nella mente. Mi ama ancora?, pensò la ragazza, riflettendo sul significato di quelle parole. L'amava. Cioé, l'aveva lasciata per correre dietro alle sottane di un'altra e poi tornava pure a dirle che l'amava ancora!

Lidia s'imbestialì. Questa te la faccio pagare! Non gliel'avrebbe perdonata. Non dopo un tradimento, un colpo basso, un atto meschino e da perfetto stronzo. Non dopo che lei aveva trovato una certa felicità con Ivan.

Ivan... Quel nome le riverberò dentro con prepotenza, riflettendosi in ogni minima parte del suo corpo. Ivan è innamorato di me, e io di lui. Stiamo bene insieme. Non getterò al vento la nostra relazione per tornare fra le braccia di un puttaniere che non mi merita.

Lei non poteva gettare all'aria la sua relazione. Non doveva. Non voleva.


 

Hai una bella faccia tosta a scrivermelo in chat dopo avermi lasciato qualche mese fa, lo sai?!


 

Lo so, ma avrei voluto dirtelo di persona. Mi dispiace per ciò che ho fatto, sono stato un grande stronzo, nonché un idiota. Sono andato a confondermi per nove mesi totali con un'oca giuliva che ha provocato la mia rottura con la ragazza più bella e dolce che abbia mai conosciuto. Mi dispiace, Lidia. Ti chiedo perdono per averti lasciata.


 

Questa presunta Laura sarà pure un'oca giuliva, ma sei stato tu a provarci con lei, e non il contrario. Io conosco i risvolti della vicenda. So che sei stato tu a tradirmi intenzionalmente solo perché mi rifiutavo di venire a letto con te, dato che ero insicura dei miei sentimenti anche dopo un anno e mezzo di fidanzamento passati a lasciarsi e rimettersi insieme più di Brooke e Ridge di 'Beautiful', quella cazzo di soap opera con cui si droga tua madre. Puoi anche andare a sbattere la tua carcassa in qualche bordello alla ricerca di qualche troia, perché io con te non ci torno. E non farti neanche più vivo, con me non attacca. Ormai mi hai persa. Mi hai persa nel momento in cui hai pensato per la prima volta di tradirmi. E ora lasciami in pace.


 

No, Lidia, non lo farò, perché ti amo e so che anche per te è lo stesso, ancora. Mi farò perdonare, ma ti prego di non negarmi una seconda possibilità, perché mi faresti soffrire molto.


 

Tu non hai pensato a me e a quanto mi hai fatta soffrire quando ti ho mollato. Perché dovrei concederti una seconda chance? A te, che sei stato così maligno con me?


 

Perché tu sei più intelligente e più generosa di me. Non te ne pentirai. Ti prego... :)


 

Oh sì, me ne pentirei eccome. Perché dovrei buttare nel cesso una storia che mi rende felice per uno come te?


 

Lidia scrisse quella frase senza pensare, ma si pentì di averla digitata un attimo dopo aver premuto il tasto 'Invio' per spedire il messaggio.


 

Stai con un altro? Chi è questo tizio?


 

Brava Lidia! Adesso non ti lascerà più in pace, commentò la sua sarcastica vocina interiore, aggiungendo il proprio sarcasmo alla miriade di insulti che la ragazza si stava già rivolgendo da sola.


 

Ma fatti i cazzi tuoi!


 

No, Lidia, non fino a quando non mi concederai una possibilità per farmi perdonare. Io voglio tornare con te. Ti amo.


 

Basta, hai proprio rotto le palle! Io mi vedo con un altro; non ti deve interessare né chi è, né se è una cosa seria o no. Io non sono più invaghita di te - dire che provavo dell'amore per te farebbe ridere anche una statua - e non ho intenzione di perdonarti, né di rimettermi insieme a te. Io non ti voglio più. Perciò, lasciami in pace. E adesso la discussione è chiusa.


 

Lidia spedì quel messaggio mentre avvertiva la collera montare lentamente dentro di lei. Si sentiva stupida ad aver accettato di chattare con lui e ad aver rivelato che si vedeva con qualcuno. Si era soltanto presa un'incazzatura colossale per quel deficiente del suo ex. In più, se Roberto si fosse intestardito come Gianluca, avrebbe potuto scoprire la sua relazione con Ivan.

Se fosse successo, l'avrebbe detto sicuramente a Sara e Domenico, per ripicca. E le sarebbe stato impedito dai genitori di frequentarsi con lui. E avrebbe rovinato l'amicizia tra Ivan e Sara. E avrebbe messo a repentaglio la posizione di Ivan nel processo di separazione da Alessia per l'affidamento di Emma. E avrebbe perduto l'uomo di cui era innamorata e la possibilità di frequentarlo, di starci insieme.

Roberto sarebbe diventato una mina vagante, se avesse fortuitamente scoperto la loro relazione segreta.

Non doveva succedere. Non poteva permettere che accadesse.


 

Per te è chiusa, ma ancora io non ho finito.

Notte, Lilli cara <3


 

L'ostinato sarcasmo di Roberto fu la goccia che fece traboccare il vaso. Con la furia che divampava come una cupa fiammata ardente, Lidia si trattenne per un solo istante, cercando di controllare la collera e l'irritazione.

Spense il Memopad tra le mani strettamente, con così tanta forza da avvertire sotto la pressione delle dita il sottile schermo cominciare ad incrinarsi appena. Cercò di contenersi per evitare di disturbare Eva con la propria rabbia, ma era difficile.

Alla fine, però, l'impulso trionfò.

"Ma vaffanculo, va'!" gridò a voce rabbiosa, scagliando il Memopad spento un istante prima sulla poltroncina oltre il letto, che atterrò con un tonfo soffocato.

Eva, a quell'urlo iroso, balzò per lo spavento a sedere sul proprio letto, osservandosi intorno nella penombra della stanza, lievemente impaurita, con un grido di agitazione appena trattenuto.

Lidia, nello stesso istante, si cacciò sotto le coperte, facendo finta di dormire per non farsi beccare e rimproverare dalla sorella minore, sebbene fosse fumante per l'ira e pronta a prendersela con chiunque avesse osato romperle le scatole per primo.
 

 

***



N.d.A.
Salve a tutti! :D
Eccomi qui, in ritardo, per la prima volta, perché sto per pubblicare a pochi minuti dall'inizio del sabato. Quindi termino subito i miei sproloqui!
Comunque, mi dispiace tanto di non aver potuto rispondere alle recensioni del capitolo scorso, sono mortificata. Ma mi stanno massacrando a scuola, il quarto linguistico è peggio di un'accademia militare! E ho veramente molto poco tempo per poter aggiornare. Già che ci sono, aggiungo che probabilmente a dicembre non aggiornerò per una settimana perché sarò in viaggio d'istruzione a Vienna con la scuola e lì, sicuramente, non avrò la possibilità di aggiornare la storia.
Comunque, grazie mille a controcorrente e a marta1982 per aver recensito il capitolos scorso, prometto che risponderò il prima possibile.
Grazie anche a chi segue la storia!
Bon, mi congedo, buona notte! :*


Flame

  
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