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Autore: Juliet Leben22    04/10/2014    9 recensioni
Non posso odiarlo. Abbiamo metà della colpa entrambi.
-Dolcezza..-
-Hanno preso il migliore di noi..- sussurro, mentre mi porto le ginocchia al petto per chiudere il vuoto che sta crescendo dentro di me.
Mi prende la mano e lo guardo negli occhi. –Sai..-
-Non lo meritavo. Non l’ho mai meritato e tu lo sapevi!- alzo la voce, ma non mi sposto di un millimetro.
Sembra quasi che l’urlo mi esploda addosso come una bomba.
-Ma potresti meritarlo ora.- sussurra.
Apro gli occhi in un modo che non avevo mai fatto nelle ultime due settimane.
Mi strappo la flebo e mi metto seduta, nonostante ogni arto e muscolo ne risenta.
-Salveremo Peeta. Bruceremo le rose. Uccideremo Snow.- Urlo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi hanno preso. Mi hanno attanagliato le braccia con le loro manette elettrificate e mi bloccano i  polsi. Mi stanno portando a Capitol City, lo comprendo dalle loro parole.
 Il dolore mi pervade ogni singolo muscolo, ogni organo, ogni centimetro della pelle. Sento la pelle del viso, delle braccia, delle gambe, bagnata di rosso e umidiccio. E’ il mio sangue mischiato al mio sudore freddo.
Ha un odore quasi fetido.
Cerco di ribellarmi, di strattonarmi ma la loro presa è più salda che mai.
-Lasciatemi!- cerco di urlare e di liberarmi, nonostante le forze mi stiano abbandonando.
Li sento sogghignare e sento il nome di Katniss.
Il cuore comincia a battermi sempre più velocemente. Pum Pum Pum Pum.
Non riesco a calmarmi e comincio a strattonarmi violentemente, sebbene le mie ferite, ad ogni movimento, si aprano sempre più, provocando dolori inspiegabili.
-Katniss?! Dov’è? Dove l’avete portata? Lasciatemi! ORA!- urlo come un corvo ferito.
-Tra poco smetterai di ribellarti così Mellark. –dice il Capo, facendo un segno col volto ad un Pacificatore.
Quello afferra il manico della frusta e mi dà una violenta botta in testa. Mi gira e il sangue esce a fiotti. La vista mi si annebbia, tutto diventa buio e sussurro il Suo nome.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Ho scagliato una freccia in una falla e il loro gioco è stato smascherato.
Non appena la freccia e l’elettricità hanno toccato il centro del vortice, l’onda d’urto mi ha scaraventata via e lo stesso è successo a  Finnick.
Non riesco a muovermi, ogni respiro è difficile con tutto quelle lacerazioni.
I pezzi di metallo del finto cielo crollano a pochi metri da me, provocando piccole esplosioni che fanno giungere sul mio viso ondate di calore.
Il mio pensiero va a Peeta, deve essersi salvato. Nel mio cuore la speranza divampa e zampilla più che mai. Forse lo ha preso Haymitch, mantenendo la nostra promessa. Sì, deve essere così.  So di potermi fidare di lui.
Mi sento distrutta e sono piena di ferite. La navicella viene a prendermi, forse sto morendo. Ho perso gli Hunger Games, credo. Ma non posso mollare ora. Devo resistere finché non saprò con certezza se Lui è ancora vivo.
Il dolore e il bruciore per le scottature è indescrivibile, non riesco nemmeno a parlare.
Entro nella navicella e mi si chiudono gli occhi senza che potessi fermarli.
 
                                                                           ∞∞∞∞
Non ricordo come sono entrato qui, in questo posto. Ho vari frammenti, ma nessuno che potesse essere reale. Sono ancora molto debole e mille aghi mi passano nelle vene. Nelle varie flebo passano liquidi viola. Mi sembra tutto un’ allucinazione. Spero di scoprire presto il luogo in cui mi trovo, in cui mi tengono prigioniero. Intorno a me è tutto bianco, di un bianco quasi accecante.
Poi, nella mia visuale si insinua un adepto di Capitol City. Cerco di strattonarmi e liberarmi, ma delle cinghie mi tengono fermo. Il mio corpo non si muove nemmeno di un millimetro.
Comprendo in meno di un secondo una folle e spaventosa verità: non sono io a controllare il mio corpo.
-Peeta Mellark. – dice solennemente un uomo, con fare guardingo.
Ringhio quasi, non appena proferisce parola.
-O certo, tu ci odi. Ma non sai realmente la verità. Ascoltami e giudica tu. –
Rimango impassibile anche dentro di me. Vuole manipolarmi lo so.
-Da quando ti abbiamo salvato.. le cose sono molto cambiate, sai? Certo, puoi non credermi. Ma guarda queste immagini e deduci tu.- dice mostrandomi uno schermo in cui si vede una città colma di esplosioni, cadaveri e persone che urlano spaventate e scappano. Bambini a terra, senza gli arti. Forse erano troppo vicine a delle mine antiuomo.
Sposto lo sguardo verso di lui, le immagini sono crudeli e sanguinose.
Una paura si insinua nel mio cuore, così sgrano gli occhi e tento di strattonarmi ma è tutto vano.
-Sì, Mellark. E’ il Distretto 12.-
Smetto per un secondo di respirare. La paura prende forma come fuoco nello schermo che ho visto prima.
Katniss temeva che sarebbe successo, lei ne era sicura.
-La tua famiglia è deceduta.-
La mia anima trema e ogni lacrima che verso mi lascia dei solchi.  Le mie guance sono completamente asciutte, mi sento come un bipolare.
Si avvicina e mi guarda negli occhi.
-Vedo il tuo desiderio di vendetta. Capitol City vuole che tu lo segua. – chiarisce.
Penso che dall’espressione del mio viso si deduca cosa sto pensando.
-Il colpevole vogliamo eliminarlo anche noi. Noi ti abbiamo salvato Peeta, credi che se avessimo voluto ucciderti o mentirti non lo avremmo già fatto? Eppure eccoti qua, in salute…  a breve. Le immagini le hai viste, sai la verità ora.-
-Dimmi il nome.- riesco a dire a fatica.
-Ci credi ora?-
-Dimmi il nome.- continuo con rabbia.
-Katniss Everdeen.-
Mi sento spezzare. Eppure loro mi hanno salvato, mi hanno mostrato quelle immagini, perché dovrebbero mentirmi? Una parte di me gli crede, l’altra non riesce.
-Ora credo che tu debba riposare, sei molto debole.-
L’uomo prende una siringa con una sostanza violastra e mi infila il liquido nella vena.
Mi si annebbia la vista e la stanchezza mi pervade.
“Katniss Everdeen”, continuo a sentire nella mia testa.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Sono viva e non credo di aver capito cosa stia accadendo.
La voce di Haymitch cattura la mia attenzione, la fonte deve essere la stanza socchiusa di fronte a me.
Odo e riconosco la voce di Finnick, ma quella che mi sconcerta di più è quella di Plutarch.
Afferro una siringa che trovo all’interno di una valigetta e me la metto dietro la schiena. Apro la porta e le voci di prima prendono figura.
-Dov’è Peeta?-chiedo immediatamente.
-Calma Katniss…- risponde Haymitch.
-Dov’è Peeta?- chiedo alzando la voce.
Nessuno risponde.
-Aspetta Katniss, ascoltaci un attimo..- dice Finnick.
- La maggior parte dei tributi era a conoscenza che tu eri la nostra missione. Ecco perché non facciamo fare i piani a te.. tu hai una siringa contro Capitol City.– dice scuotendo la testa.
-Dov’è Peeta?- urlo.
-L’hanno preso. E’ a Capitol City.- sussurra Haymitch.
Mi sento spezzare. Peeta a Capitol City.
Nella mia testa non esistono altre parole.
“Peeta”, sussurro dentro di me.
Con un gesto impulsivo aggredisco Haymitch con una siringa che mi toglie prontamente.
 
-Sei un bugiardo! Avevi detto che salvavi lui e non me! – urlo, aggredendo nuovamente Haymitch.
Plutarch mi mette una siringa tra le scapole e mi addormento.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Nella mia mente ci sono immagini confuse, i Pacificatori mi hanno mostrato altre foto in cui Katniss ha compiuto ciò che mi hanno detto. Una rabbia sta nascendo dentro di me, grande come non mai.
Posso ammettere che la mia famiglia non mi ha mai amato come volevo e lo stesso Lei, ma dopo quel momento in spiaggia pensavo che.. le cose fossero decisamente cambiate.
Mi sbagliavo.
E’ da qualche giorno che non sono più attaccato a flebo e macchine, mi sono rimesso in salute come non mai. Mi dicono che spesso devo fare ancora delle iniezioni prima di andare a dormire per calmare il sonno e i miei incubi.
Johanna è qui con me, ma lei è ancora addormentata. Forse le sue ferite sono ben peggiori di quelle che avevo io. Certe volte la sento urlare e prima di qualche ora i suoi urli non smettono.
Ogni giorno consumo almeno tre pasti ben forniti, la generosità di Capitol City non ha fine.
Grazie a loro sono vivo, purtroppo non sono riusciti a contrastare la ribelle prima che distruggesse il nostro distretto e la mia famiglia.
Non riesco a togliermela dalla testa.
Ieri ho incontrato Snow e mi ha rivelato le sue reali intenzioni: lui non vuole una guerra. Lui vuole che Panem sia in pace, senza problemi e vuole aiutare i distretti. Katniss errava e ha mentito, non solo a me. Persino agli altri distretti. Mi ha sempre manipolato. Ha manipolato tutti.
Anche quando voleva sposarmi, diceva di voler salvarmi.. solo bugie. Mi ha solo usato.  Non la perdonerò mai.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Cerco di aprire gli occhi, ma una luce accecante mi li fa inumidire.
Non appena metto a fuoco l’immagine, capisco che di fronte a me si trova Gale.
-Hei..-
-Ciao Catnip.- sussurra, cercando di sorridere.
-Dove sono gli altri? Al dodici?-
Abbassa lo sguardo.
-Gale, cos’è successo? Prim?-
-Prim sta bene. Anche tua mamma. Ora si trovano al due.-
-E il dodici?-
-Il dodici non esiste più. Dopo gli Hunger Games hanno sganciato le bombe incendiarie e..-
Non sento più nulla. Nessuna parola. Dentro di me solo rabbia e frustrazione, ma soprattutto vendetta.
Mi alzo e mi vesto il più in fretta possibile. Non mi importa che mi veda la schiena, sa bene che non avrà mai nulla da me in quel senso e ormai ha capito che il mio cuore è solo di Peeta.
Non mi importa se non potrà accettarlo e non mi importa se non mi aiuterà a salvarlo.
Io non lo abbandonerò.
Mi volto e Gale sta guardando rispettosamente da un’altra parte.
-Andiamo da Haymitch.-ordino.
-Cosa vuoi fare Catnip?-domanda preoccupato.
Lo supero e senza neanche guardarlo negli occhi mi dirigo nel corridoio.
-Haymitch!- urlo –Haymitch se non esci immediatamente, ti cercherò in ogni stanza!-
Poco dopo, il mio mentore sbuca da una stanza vicino alla mia e mi guarda incredulo. –Che cos’hai da urlare, dolcezza?-
-SALVEREMO PEETA. FAREMO LA RIVOLUZIONE E FAREMO BRUCIARE LE ROSE BIANCHE.- dico sconvolta.
Haymitch comprende a cosa mi riferisco e tira un sorriso stanco. –Dolcezza.. Sì per tutto ma.. Non credo che lui sia.. non si hanno notizie che lui sia ancora..- Era la prima volta che quell’uomo non aveva le parole per dire un concetto. Sembrava che la sua lingua tagliente non fosse in grado di aiutarlo.
Abbasso lo sguardo e cado sulle ginocchia. Peeta.
Si abbassa al mio livello e mi tocca i capelli. –Calmati.. ora siamo al tredici.. ti spiegheremo tutto.-
Sento spezzarsi qualcosa dentro di me.
Le lacrime mi sgorgano sulle guancie.
Non sono riuscita a salvarlo. Proprio come Rue.
Non riesco a parlare, non riesco a reagire.
Cerco di alzarmi e il mio mentore mi aiuta, dice di volermi accompagnare in stanza che ho bisogno di riposare ancora un po’, ma io non voglio dormire. Io merito di sentirmi così “morta”. Non l’ho salvato. Non ho salvato la seconda persona più importante della mia vita.
Stringo i pugni e lascio che le unghie penetrino nella carne dei palmi.
Passiamo il corridoio fino in fondo e svoltiamo a destra.
Alla prima stanza, apre una porta.
L’aria mi arriva sul viso, svegliandomi completamente.
Mi fa scendere gli scalini e mi porta nella casa di fronte.
E’ troppo grande per me, ma lui lo sa già.
-Non sei sola Katniss. – dice aprendo la porta di casa.
Mi porta in camera, ma io ormai ho gli occhi chiusi.
Non voglio vedere questo mondo. Non senza di lui.
Mi mette sotto le coperte e inizio a piangere, nonostante lui vuole che dorma.
Piango per ore. Sono lacrime che solcano l’anima.
Non voglio mangiare, non voglio bere, non voglio alzarmi e non voglio dormire.
Voglio rimanere qui da sola e annegare nel dolore.
Forse è meglio che io speri che sia morto, che non lo abbiano torturato a causa mia.
-Katniss, ti prego.. riposa. Abbiamo bisogno di te.- dice mentre mi sta facendo una puntura per farmi dormire.
Non riesco a ribattere, lascio che le mie palpebre si chiudano,  mentre l’ultima lacrima di oggi scivola sulla mia guancia sinistra.
 
                                                                            ∞∞∞∞
-Ragazzo. Abbiamo bisogno di te!- dice il Presidente guardandomi.
-Mi dica, Presidente Snow.- rispondo nel modo più riverente possibile.
-Aiutami a far capire alla gente che io sono dalla loro parte e che la signorina Everdeen vuole solo il loro male.-
-Ma certo, dopotutto quello che avete fatto per me.- dico sorridendo, nonostante la rabbia mi stia crescendo dentro.
-Bene, ragazzo. A presto!- mi risponde mentre sta per aprire la porta della mia stanza.
-Aspetti Presidente.. posso domandarle una cosa?-
-Ma certo, signor Mellark. Chieda.-
-Quando potrò vedere Johanna Mason? Mi hanno detto che ora si trova immersa nell’acqua per le ferite.. Mi chiedevo se fosse una terapia.. insomma quanto è grave?-
Snow si volta verso di me e chiude la porta, stizzito. –Signor Mellark, non si preoccupi. La signorina Mason è nelle mani dei migliori medici di Panem.-
-Ma è grave?- insisto.
Il Presidente storce il naso. –No, tra poco potrà rivederla. Credo che la terapia termini tra qualche ora. Non si preoccupi.- dice uscendo.
Mi rivolto verso il letto, notando il pacco e le istruzione che sono state lasciate dal presidente di Panem, o di quel che ne resta.
Apro il pacco e noto che c’è un completo bianco come la neve da indossare.
Neve, sussurro dentro di me. La stessa neve con cui aveva curato Gale, che ormai deve essere diventato ufficialmente il suo ragazzo. Niente più menzogne.
Mi vesto, schiudo la porta e poco prima di uscire, sento delle voci nel corridoio.
-Il Presidente ha dato l’ordine di attaccare il distretto tredici.- dice un Pacificatore.
“Il tredici? “ ripeto dentro la mia testa.
-Non dobbiamo dire nulla a Mellark. Quando darà l’annuncio, non dovrà sapere nulla di tutto questo.- risponde il collega.
Chiudo la porta il più dolcemente possibile.
Il tredici.. esiste davvero? Nessuno me ne ha mai parlato.
Ogni ricordo è confuso, luccicante a tal punto che non oso dire se sia reale o  sia un sogno.
Poi una sicurezza che mi distrugge si insinua dentro di me e me la lascio sfuggire a voce alta: Katniss è al tredici.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Sono giorni che sono sedata ormai. Ma io non voglio più vivere. Non voglio aprire gli occhi, voglio rimanere a sognare cose belle: Io e Peeta sulla spiaggia, io e Gale nei boschi, la prima volta che Lady diede un bacio a Prim.
Ma poi mi sveglio e mi ricordo perché merito di morire.
Una rabbia, oltre all’agonia, si insinua nel mio animo: E’ rivolta contro Haymitch. Come ha potuto lasciarlo?
Apro gli occhi e  lui sta entrando per darmi la colazione.
Mi volto e gli rivolgo uno sguardo distrutto carico di odio.
-Prima tu.- dice il mio mentore.
Sappiamo entrambi che sarebbe giunto il momento di parlarne.
-Come hai potuto lasciare che lo prendessero?-
-Non lo so. Ho cercato di convincere Plutarch a tornare, ma…- lascia la frase in sospeso – E tu come hai potuto lasciare che vi dividessero?-
Non rispondo. Abbasso lo sguardo. Sto ricadendo in un baratro senza odio. Quell’odio che ora mi ha fatto aprire gli occhi.
Non posso odiarlo. Abbiamo metà della colpa entrambi.
-Dolcezza..-
-Hanno preso il migliore di noi..- sussurro, mentre mi porto le ginocchia al petto per chiudere il vuoto che sta crescendo dentro di me.
Mi prende la mano e lo guardo negli occhi. –Sai..-
-Non lo meritavo. Non l’ho mai meritato e tu lo sapevi!- alzo la voce, ma non mi sposto di un millimetro.
Sembra quasi che l’urlo mi esploda addosso come una bomba.
-Ma potresti meritarlo ora.- sussurra.
Apro gli occhi in un modo che non avevo mai fatto nelle ultime due settimane.
Mi strappo la flebo e mi metto seduta, nonostante ogni arto e muscolo ne risenta.
-Salveremo Peeta. Bruceremo le rose. Uccideremo Snow.- Urlo.
Haymitch annuisce e mi segna la mia divisa sul bordo del letto. –L’ha fatta Cinna.-
Cinna, il vuoto sta per riaprirsi. – Vendicheremo Cinna.- dico annuendo.
Il mio mentore annuisce di nuovo. –Ma per farlo, dovrai essere la Ghiandaia Imitatrice.- dice alzandosi e uscendo dalla stanza.
Dei dottori arrivano, mi danno dei vestiti e mi spostano in un’abitazione con mia madre e Prim.
Sistemano le mie cose e la mia divisa negli armadi. Dev’essere notte ormai.
Stanotte so che non dormirò senza antidolorifici, mi rigiro nel letto per non so quanto tempo.
-Katniss?-
-Prim, torna a dormire.-
Ovviamente lei non mi ascolta e si intrufola nel mio letto.
-Mi dici cosa ti tiene sveglia?- chiede innocentemente.
-Non puoi dirlo alla mamma.-
-Certo che non lo dico alla mamma.-
E’ cresciuta. Ha capito che non può contare su di lei. Non ha ancora quattordici anni.
-Vorrei salvare Peeta e non so come fare… Ho deciso di essere la Ghiandaia Imitatrice.- dico in un sussurro.
Sento Prim sorridere. –Essendo la Ghiandaia Imitatrice puoi chiedere quello che vuoi. Sono loro che dipendono da te, non tu.-
La sensazione dentro di me assopisce il vuoto che stavo provando. Potere.
-Ora dormi.- mi dice, tornando nel suo letto.
Chiudo gli occhi e mi addormento.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Stasera ci sarà la diretta. Dovrò chiedere ai cittadini di Panem un “cessate il fuoco” ma non riesco a capire perché una parte di me non voglia.
Inoltre il pensiero di un bombardamento del tredici mi terrorizza, sebbene non mi importa nulla di Katniss. La odio. Oppure no? E’ tutto così confuso.
Ho mangiato in stanza, mi hanno portato l’arrosto di agnello. Poi un pensiero mi riscuote: lo abbiamo mangiato nella prima arena, quando lei cercava di salvarmi. O di uccidermi?
Più cerco di mettere a fuoco, più le emicranie aumentano.
Poi un urlo mi sveglia dal mio assopimento: E’ Johanna.
Apro la porta e la vedo a terra, mezza svenuta e la mettono nella stanza di fronte a me.
Chiudo la porta e aspetto che il trambusto cessi, così esco e cerco di entrare nella sua stanza per parlarle ma è chiusa.
Chiedo spiegazioni ad un gruppo di pacificatori, ma dicono di non sapere nulla.
Mi stanno mentendo. Anche loro.
Non posso fidarmi di nessuno al mondo.
Torno nella mia stanza, metto via il completo e provo a dormire.
Incubi. Incubi. Incubi.
“Katniss”, sussurro. Lei mi invitava a dormire con lei e riuscivano a dormire a scacciare ogni brutto ricordo. Insieme.
Mi sveglio, fradicio di sudore. Erano tutte bugie, lei mi stava solo usando per gli sponsor, anche in quel momento.
Il mio staff di preparazione viene a chiamarmi.
-Che ore sono?- chiedo, nonostante sappia di essermi addormentato alla prime luci dell’alba.
-E’ pomeriggio, l’abbiamo lasciata riposare.-
Ringrazio e mi faccio il bagno, mentre loro scelgono cosa farmi indossare.
Resto a mollo nell’acqua per poco tempo, mi stanno chiamando indispettiti per il ritardo.
Entrano e mi asciugano in fretta, mi vestono, mi acconciano e mi truccano.
Sono tutto completamente bianco.
Mi accompagnano fuori dalla porta e vedo Johanna. Ha pochi capelli in testa, non sono più rossi.
Sul suo viso però è rimasta una smorfia ribelle.
Mi fa ridere perché i Pacificatori non sanno che l’hanno sono calmata con la terapia perché lei non è per niente stata domata.
Devo parlare per farle comprendere che non dobbiamo ribellarci a Capitol City, ma spegnere la rivolta.
Non ne abbiamo il tempo e vengo spinto su una poltrona, di fianco a me si trova Caesar Flickerman.
E’ l’ora dell’intervista.
 
                                                                            ∞∞∞∞
Mi sveglio, dev’essere primo pomeriggio.
Scendo per fare un giro, quando mi ricordo che ho un programma da seguire, tatuato sul braccio. Vedo Gale e anche lui ha una riunione stamattina. Perfetto, dirò quali sono le mie condizioni da seguire perché io sia la Ghiandaia Imitatrice.
Saliamo sull’ascensore e scendiamo per andare alla meta.
Ci aspettano Haymitch, Plutarch, Boggs che è un comandante, alcuni soldati come Cressidra e la Presidentessa Coin.
Chiedo carta e penna per ricordarmi di tutto.
-Hai finito?- chiede Plutarch dopo mezz’ora.
Annuisco. –Sarò la vostra Ghiandaia Imitatrice..-
Le persone esultano, interrompendomi. –MA..- alzo la voce per catturare di nuovo l’attenzione di tutti- voglio l’incolumità di tutti gli ex-vincitori- vengo interrotta vedendo gli sbuffi ma continuo- e poi..- continuo nella mia lista, in modo che nessuno possa dire che non abbia avuto condizioni.  –Dovete accettare queste condizioni pubblicamente!- esclamò, prendendo fiato.
La stanza è nel delirio, ma la Coin sembra tranquilla. –Va bene. Signor Boggs, la accompagni nella stanza..-
Stanza? Non faccio domanda e io e Gale seguiamo il comandante sull’ascensore che svia in diverse direzioni fino a scendere. Usciamo dall’aggeggio e subito veniamo condotti davanti ad una prigione. Una volta che la porta si apre, riconosco immediatamente il mio staff di preparatori a Capitol City: Venia, Octavia e Flavius.
Vedo che hanno le gambe bagnate e poi noto l’urina. Ne hanno gli arti inferiori pieni.
- Perché sono qui?-
-Hanno rubato del cibo.- dice la guardia senza guardarmi nemmeno negli occhi.
-LIBERALI.- asserisco senza possibilità di risposta.
Non ha il permesso di farlo il soldato a guardia della porta, ma poi, dopo aver chiamato la Coin, apre.
Li porto nelle loro stanze e li faccio sistemare.
Nel frattempo io e Gale veniamo chiamati nella sala riunioni per vedere un filmato.
Siamo tutti seduti, Haymitch alla mia destra, Gale alla mia sinistra e gli altri disposti ai lati del tavolo o in piedi.
Il simbolo di Capitol City impera all’inizio della trasmissione.
Caesar Flickerman sta intervistando Peeta. –Sei vivo..- sussurro, alzandomi in piedi.
L’intervista inizia ma non credo di comprendere veramente il significato delle sue parole. –Cessate il fuoco! Capitol City non vuole una guerra!-
Cos’hanno fatto al mio Peeta? Ha lo sguardo vacuo, arrabbiato, perso.
E poi, smetto di respirare. –Non ascoltate Katniss Everdeen, non sa quel che fa! L’hanno manipolata! E forse.. domani sarà morta.-
La trasmissione  vacilla, ma alcuni frammenti di pixel ci mostrano dei Pacificatori che picchiano Peeta.
 
 
                                                                            ∞∞∞∞
Vengo picchiato per non so quanto tempo: ho tentato di salvarla di nuovo, inconsciamente.
Ho avvertito che avrebbero attaccato il tredici, senza nemmeno volerlo. Oppure, una parte di me voleva ma io non lo so.
Rimango per giorni in un oblio tra il sogno, gli incubi e la realtà. Non comprendo più cosa sia realmente successo o cosa sia frutto di allucinazioni. So per certo che hanno continuato a farmi iniezioni di quel liquido viola.
Poi so che qualcuno mi ha preso di peso e mi ha portato su veicolo di volo.
Mi hanno trasferito, ma non so dove.
Mi sveglio in una stanza completamente bianca, in un letto di ospedale. Nella flebo non ci sono più sostanze viola, ma trasparenti. Forse stanno cambiando terapia.
Sbatto le palpebre, la luce è troppo forte.
Vedo i dottori che mi controllano e poi si accorgono che sono attento, non troppo vigile ma almeno ho gli occhi aperti.
Mi dicono che sono al tredici, ma è impossibile. So che è stato distrutto.
Mi assicurano che grazie al mio intervento, ho salvato migliaia di vite innocenti e mi giurano che la Ghiandaia Imitatrice è viva.
Una rabbia si insinua dentro di me. La odio. Merita di morire.
Mi dibatto per alzarmi, quando all’improvviso vedo una porta che si apre. Entrano Haymitch e Gale e dietro, con la sua solita treccia, intravedo Katniss.
 
 
                                                                            ∞∞∞∞
Sento il cuore battere all’impazzata. E’ qui, nel tredici, ha salvato la vita a tutti ed è sveglio.
Non sono bella e sono conciata davvero male. Ma spero che lui mi veda come mi ha sempre vista. Ne ho bisogno e non vedo l’ora dei suoi abbracci, di dormire con lui, di prendermi cura di lui personalmente.
Non vedo l’ora di baciarlo.
Vedo che si avvicina verso di me e io allargo le braccia.
Mi manca l’aria, non capisco cosa mi sta succedendo. Haymitch è immobile, sorpreso, spaventato, incapace di distinguere se ciò sta realmente accadendo.
Peeta mi sta strozzando. Stringe sempre di più la presa, vuole uccidermi. Non mi vede più come un tempo, mi vede per ciò che sono realmente: un’assassina.  I suoi occhi sono neri quasi. Vacui, spenti, lontani.
La luce mi sta per oscurare gli occhi, quando all’improvviso sento le sue bellissime mani che lasciano la presa.
Mi gira la testa, mi sembra di non riuscire a prendere aria.
Quando comprendo che Gale ha dato un pugno a Peeta che giace  svenuto sul letto.
Esco dalla stanza senza dire nulla. Le mani mi tremano e il mio stesso corpo non riesce a reagire.
-Katniss..- è la voce del mio mentore.
Cerco di concentrare la sua voce e di non lasciarmi assorbire dall’attacco di panico in corso.
Lo guardo. –Peeta è stato depistasto.-
-Depistato?-
-Vuol dire che col veleno degli aghi inseguitori gli hanno confuso i ricordi e ora lui non ricorda chi sei, ma ricorda il modo in cui il Presidente voleva che ti vedesse.-
-Come.. un’assassina..- sussurro con gli occhi lucidi.
Un dottore arriva con una siringa e chiede a Haymitch se è giusto farmela.
Prendo la siringa dalle sue mani e me la inietto nel braccio.
Crollo tra le braccia del mio mentore.
Il mio sonno è tormentato, debole, lontano. Come gli occhi di Peeta.
Rivoglio il mio ragazzo del pane. Voglio dirgli che persino Finnick qualche giorno fa mi ha aperto gli occhi, voglio dirgli che sono diversa, che ho sempre voluto salvarlo e che in qualche modo, nessuno sa quale, io lo amo incondizionatamente.
Io sono del ragazzo del pane tanto quanto lui era mio.
Ma gli aghi inseguitori prendono il sopravvento e mi inseguono, mi rincorrono. Mi pungono.
Peeta mi aiuta a scappare ma poi lui tenta di uccidermi.
Mi sveglio grondante di sudore e vedo che al mio fianco c’è Finnick.
Mi fa un sorriso flebile, è contento che Peeta sia qui perché ora è tornata anche Annie, il suo amore.
-Grazie per l’altro giorno..- dico debolmente.
-Per cosa?- domanda curioso.
-Per ciò che mi hai aiutato a capire..- asserisco.
Finnick sorride. – Ci saresti arrivata da sola e mi dispiace non essere riuscito a salvarli.-
Annuisco e mi scuso anche io.
Poi mi ricordo di quello che è successo prima.
Peeta ha tentato di uccidermi e me lo merito.
-Katniss..- dice Finnick comprendendo a cosa sto pensando- puoi farcela. Puoi ancora salvarlo. Il resto lo faranno i medici, tua sorella..-
Mia sorella, Prim. Sì, lei riuscirà a salvarlo in qualche modo. Lei diventerà un dottore, è per lei che devo anche fare questa guerra. E’ a lei che devo un futuro libero senza bombe, fame e apatia.
Mi alzo dal letto nonostante sia completamente senza equilibrio. Mi stacco le flebo e mi appoggio al braccio di Finnick, accorgendomi che è a piedi nudi.
Forse noi vincitori saremo sempre Mentalmente Instabili.
-Accompagnami da Peeta.- dico debolmente ma sicura. Lui mi sorride.
Piano piano oltrepassiamo il corridoio,  fino a che giungiamo davanti alla sua camera.
Siamo divisi da un vetro e lui non può vedermi.
Penso che stia dormendo, quando si gira e vedo che ha lo sguardo tormentato: sta cercando di concentrarsi, di riconoscere la realtà dalle allucinazioni.
Lo guardo e lui guarda nella mia direzione, nonostante non possa vedermi so che sta tentando di sorridere.
Magari una parte di lui immagina che sia lì.
Appoggio una mano al vetro e con una tengo saldamente la presa sulla perla che mi ha regalato nell’arena. – Tornerai da me. Ti salverò Peeta. Lo giuro.- dico portandomela alle labbra.
 
   
 
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