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Autore: Misukichan    04/10/2014    0 recensioni
Jennifer, ragazzina di quasi sedici anni, vuole staccare dalla sua vita in California. Non sopporta i burrascosi rapporti con i coetanei, ha solo bisogno di un estate diversa. I suoi le permettono un viaggio a Miami, per dimostrare la sua autonomia e maturità. Presto, però, si accorge che qualcuno di non desiderato si trova proprio a Miami, e comincia a stravolgerle i piani.
«Non sai nemmeno dove siamo, non è buffo?» parla con la bocca piena.
«No, non è buffo per niente. Ti hanno mai insegnato a non parlare con la bocca piena?»
«Sì, mamma.»
«Ok, va bene, hai vinto, cosa devo fare per sapere...?»
«Ti porto a casa io» vengo interrotta bruscamente.
«Sei proprio u-un...»
Ride e mangia il panino. «Ne vuoi un po'?» Ho fame, ma non accetterei un panino da lui neanche sotto tortura. (capitolo 5).
«stai scherzando, vero?» dice lei seria.
«no, quando mi sono alzata mi sono ritrovata nel letto di casa sua. Era piuttosto seccato di aver scoperto che quella che ha recuperato ero io» dico con nonchalance, «magari si aspettava qualche affascinante donzella» sorrido tra me.
«ma, non è niente di grave, giusto?»
«no, solo qualche botta» (capitolo 9).
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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11. Drama




La mattina dopo, mentre mi piastro i capelli, sto riflettendo su quello che Jack possa avere da dirmi.

Sono troppo impaziente, così chiamo un taxi e mi presento a casa sua con mezz'ora di anticipo. Non prendo neanche in considerazione l'idea che possa non essere a casa o che, situazione ancora più pericolosa, Selena possa essere ancora lì, così busso decisa alla porta. Nessuna risposta.

Dopo qualche secondo riprovo, ma l'enorme villa sembra desolata e spenta.

Il quartiere è piuttosto silenzioso, a rompere il silenzio sono gli uccellini che cinguettano, sugli alberi del vicinato, e un gatto che miagola e scappa via non appena mi vede.

Mi guardo intorno, non vedo Jack da nessuna parte. Non può essere lontano, dato che abbiamo appuntamento alle dieci e mancano circa... 35 minuti.

Ok, forse sono un pochino tanto in anticipo, ma non importa, posso aspettare.

Dopo un po' penso a quando quei due uomini sono venuti a cercarlo, con la sua macchina, per chiedere i soldi. Lui non aveva risposto alla porta, perchè era addormentato. Il suo sonno è piuttosto pesante.

Decido provare ad aprire la porta, se è aperta, è probabile che sia a casa, addormentato.

Come previsto la porta si apre, rivelando la bella cucina arredata a puntino. Mi guardo intorno, una pila di piatti sporchi è ammassata nel lavandino. Posso realizzare la presenza di Selena in quella casa anche solamente guardandomi intorno, il disordine regna sovrano, un paio di boccette di profumo giacciono di fianco al televisore. Una bottiglia di Coca-cola zero vuota è posata sulla mensola. Un profumo femminile aleggia nell'aria, ma non uno di quelli piacevoli, delicati. Un profumo forte, intenso e volgare. Un profumo di Selena, adatto a lei.

Passo al soggiorno, che è ridotto più o meno come la cucina. Il divano è perfetto e non ha lenzuola, il che significa che sia Selena, che Jack, dormono nel suo letto. Mi si stringe lo stomaco. Se Jack non è sul divano, e non è in cucina, allora sarà sicuramente in camera sua. Comincio ad avviarmi per le scale, ma poi mi domando se Selena possa essere lì con lui, e un ondata di panico mi prende. Sarebbe sbagliatissimo se mi sorprendesse qui. Potrebbe far su una di quelle sue storie, insomma andrei decisamente nei casini. Volendo riuscirebbe perfino a farmi mandare a casa, in qualche suo modo losco. Ma non posso tornare indietro ormai, guardo l'orologio attaccato alla parete, dietro di me, che segna le 9 e 40. Mi costringo a salire le scale, molto silenziosamente, attenta a non farle scricchiolare. Passo la porta del bagno, che è aperta, e mi dirigo verso quella della camera da letto di Jack. E' chiusa, e quando appoggio l'orecchio non riesco a percepire alcun rumore.

Sto ferma per qualche secondo, poi mi abbasso e guardo attraverso la serratura. Vedo il letto, disfatto. Le coperte ammassate in un punto. I vestiti di Selena, appesi nel armadio aperto, in ordine. Sono tantissimi, come se stesse pianificando di stare qua per tutta l'estate. Ma di lei, o del suo ragazzo, o ex ragazzo, o qualunque cosa lui sia per lei, non c'è nemmeno l'ombra.

Apro la porta, e mi appoggio sul letto, in attesa di qualcosa, pensando a cosa fare.

Tutt'un tratto spalanco gli occhi. Sento dei passi provenire dalla cucina, e non sono passi da uomo. Sono passi di qualcuno che indossa tacchi, possibilmente a spillo. Un attacco di panico mi assale, mi guardo intorno, veloce, non so cosa fare. I passi si fanno sempre più vicini, mi gira la testa a pensare alle conseguenze di quello che sta per succedere.

Corro verso l'armadio, spalanco anche l'altra anta, e mi ci ficco dentro, stringendomi il più non posso attaccata alla parete in fondo. Sono in un punto di completa oscurità, quindi anche se lascio l'altra anta aperta come l'ho trovato, nessuno sarebbe in grado di vedermi, da nessuna angolazione.

Rimango in attesa, cercando di respirare il più silenziosamente possibile, e di stringermi di più.

I passi sono ormai alla porta, sento una voce. E' la voce di Selena. Sta parlando al telefono, perchè nessuno le risponde a voce alta.

«Sì, la situazione è tutta sotto controllo. Non ti preoccupare.»

Entra in camera, si sdraia sul letto e mette il vivavoce al telefono. Questo mi permette di capire meglio quello che succede.

Una voce profonda, da uomo grande, circa venti, o ventun'anni, sta parlando dall'altra parte: «Come ha reagito quando gliel'hai detto?»

Selena ride, «Oh, avresti dovuto vedere la sua faccia, poverino, è sbiancata. Era seriamente bianco come un cencio.» mi sorprendo dal fatto che, nel vocabolario nella testa vuota di quella ragazza, ci sia la parola “cencio”. Non mi stupirei se non la conoscesse. D'improvviso, però, una cosa attira la mia attenzione.

Selena sta parlando di fatti privati, successi tra lei e Jack, e della sua situazione, con un altro uomo. Questo, Jack, vorrà sicuramente sentirlo.

Prendo il cellulare dalla mia tasca, silenziosamente, mi assicuro che sia abbastanza lontana da non vedere la piccola luce che si accende, e subito mi assicuro che la suoneria sia spenta e che l'illuminazione sia al minimo. Perfetto. Poi accendo il registratore.

 

 

 

Selena ha appena lasciato la stanza, o meglio, la casa.

Ho aspettato qualche secondo, prima di lasciarmi andare. Mi sono assicurata di sentire i passi allontanarsi, e la porta chiudersi. Ho sentito anche il rumore di una macchina partire, e quando non ho sentito più nulla, neanche un rumore, ho avuto il coraggio di aprire l'anta e sgattaiolare fuori dall'armadio.

L'adrenalina mi scorre ancora nelle vene per quello che ho fatto, non solo l'ho scampata liscia con Selena, l'ho appena incastrata.

Sono felice, sono veramente felice. Più che felice, sono sollevata. Non vedo l'ora di parlare con Jack. Voglio togliergli quell'espressione vuota, disperata dal viso. Voglio farlo sorridere, voglio che i suoi occhi brillino ancora, voglio vedergli quella nota sarcastica nello sguardo, quella scintilla, quella punta di orgoglio, ironia, con cui sono abituata ad associare Jack. Voglio vederlo vivere ancora, non sopravvivere, come sono sicura abbia fatto in questi ultimi giorni, dalla famosa notizia che gli ha sconvolto l'esistenza. Voglio essere io, a farlo. Voglio essere la responsabile, voglio che per una volta sia felice grazie a me.

Voglio dimostrargli di valere qualcosa.

 

Sono ancora sdraiata sul suo letto, quando dei passi, sta volta pesanti e sregolati, raggiungono la camera. So chi è, riconosco quel passo. Non ho neanche bisogno di guardare.

«Sei in ritardo.»

«Oh, merda!» la sua espressione poco fine mi fa ridacchiare. Mi alzo a sedere sul letto, i miei capelli sono ora impregnati del suo profumo. E' un odore delicato, piacevole.

«Sono le dieci e un quarto» gli rivolgo un sorriso raggiante.

Lui mi guarda, confuso.

Io mi alzo e comincio a spiegare, «la porta era aperta» dico, giustificando l'intrusione.

«Sì, ma spiegami che ci fai in camera mia! Perfino sul mio letto.»

Gli rivolgo un sorriso smagliante, poi butto lì: «Credimi, tu in realtà sei felice che io sia qui».

«Woah, okay. Ora mi stai spaventando. Che diavolo ti prende?»

Mi alzo, gli porgo il cellulare, e schiaccio Play.

La voce di Selena interrompe il silenzio.

Durante quei 13 minuti e 46 secondi di conversazione registrata, osservo attentamente il viso e le espressioni di Jack, dal confuso, allo stupito al riconoscere la voce di Selena, al concentrato, allo sconvolto; Infine lo vedo, quel luccichio nei suoi occhi. Finalmente è ritornata, quella scintilla di speranza, quel sorriso debole che gli vedo spuntare quando la registrazione sta per concludersi. Lo guardo estasiata. Mi è mancato vederlo. E' davvero bellissimo, in questo momento.

«Quella bastarda. Mi ha fatto credere di essere il padre!» ora sembra furioso, ma so che dentro, in realtà, è sollevato.

Io, calma, lo lascio sfogare.

«Tu non hai idea di quello che mi ha fatto passare. I miei ultimi giorni sono stati da incubo. Stavo impazzendo. Continuavo a chiedermi dove avessi sbagliato» comincia a camminare su e giù per la stanza, guardando per terra, alzando la voce.«Non ci posso credere. Sono...»

«Sollevato?» dico io, con un sorriso.

«Sì... sollevato. Leggero» mi guarda, un sorriso e una luce negli occhi che penso di non avergli mai letto nello sguardo. «E arrabbiato, incazzato nero!» Poi sembra d'un tratto ricordarsi di un particolare, e sul suo sguardo si forma una smorfia pensosa. «Ma tu quando diavolo hai registrato quella conversazione?» mi guarda, in attesa di risposte.

E io comincio a raccontargli tutto dal principio, da quando, questa mattina, non riuscivo a dormire, perchè stavo pensando a lui, e alle conseguenze delle “sue” azioni.

«Hai qualche idea di chi possa essere quel ragazzo?» gli chiedo alla fine.

«No, e nemmeno mi interessa saperlo. E' finita. Ho chiuso con tutto. Con lei e tutte le sue stronzate. Sono libero. Libero e felice.»

«Sono felice per te, e spero che non ritornerai a comportarti come un idiota alla ricerca della... hai capito.»

«Della?» mi incita, provocatorio.

Lo ignoro e gli faccio un pizzicotto.

 

Mi guarda con il suo solito sorriso furbo. Non riesco a fare a meno di fissarlo, i suoi capelli castani, il suo volto da finto perbenista. C'è qualcosa in lui che certe volte mi attrae così tanto che semplicemente rimango impnotizzata.

Si schiarisce la voce, «Ehm, senti...» si guarda intorno un po' spaesato, si gratta la testa, azione che ormai ho imparato a conoscere, è in evidente stato di imbarazzo, «...vorresti venire a prendere una cosa con me in spiaggia più tardi?»

«Una cosa? Che cosa?» lo guardo curiosa.

«Qualcosa.» Risponde lui, un po' impaziente.

«A cosa ti stai riferendo?» gli domando, anche se un'idea me la sto già facendo.

«Insomma vieni a prendere qualcosa da bere con me o no?» evita il mio sguardo, osserva un punto lontano alle mie spalle.

E' dolcissimo quando è imbarazzato.

Non avrei mai e poi immaginato di associare la parole “dolcissimo” a Jack. Mi fa quasi impressione pensarci.

Poco tempo fa eravamo come cane e gatto, ora un mare di esperienze ci hanno unito. Sembra quasi surreale, il tempo è come volato via e tra poco sarà già ora di tornare a casa.

Lo guardo e sorrido,«mi piacerebbe bere qualcosa con te, Jack.»

 

~

Dove sei?”

Tiro un sospiro, come avrei mai potuto pensare che mi stesse seriamente invitando ad uscire con lui? Quanto sono stata stupida?

Sarà il sesto messaggio che gli invio, sembra come sparito nel nulla.

Mi alzo dal tavolino e mi dirigo, arrabbiata e delusa, verso la strada.

Ho voglia di tornare in hotel, sono stata già abbastanza umiliata.

La verità è che le persone come lui non possono cambiare, se sei stronzo di natura, stronzo rimani. E io che pensavo che lo avessi aiutato a scoprire una parte migliore di sé, quante boiate.

Mi rode troppo il fatto che sia capace di manipolarmi in una maniera pazzesca, che riesca a controllare il mio umore, cambiare le mie decisioni, abbassare o alzare la mia autostima a suo piacimento; la mia vita, ultimamente, è dipesa troppo da lui.

E' il momento di staccare la spina.

Io e lui apparteniamo a mondi completamente diversi, non c'è possibilità di dialogo e nemmeno di amicizia, o qualsiasi altra cosa. Non che intendessi altro.

Controllo il cellulare non appena sento una vibrazione appena accennata nella mia tasca dei Jeans. Sono ormai in camera d'hotel ed è passata un ora da quando io e Jack dovevamo incontrarci sulla spiaggia. Tiro fuori il telefono con una punta d'ansia. Rimango completamente delusa quando noto con dispetto che sullo schermo appare il nome di Sam. Ancora non mi sono ricordata di eliminare il contatto, anche se ora che ci penso così conosco il numero e posso sempre ignorare ogni sua chiamata.

Non mi ritieni degno nemmeno di scusarmi? Ti sto offrendo la possibiltà di confronto, non è quella che hai sempre voluto? Smettila di comportarti come una persona egoista, vieni al bar della spiaggia per piacere.”

Cosa? Io, egoista?

Ora sono doppiamente infuriata. Sia per Jack che per Sam. Mi infilo velocemente la chiave della stanza e il cellulare in tasca ed esco.

Dieci minuti dopo sono in spiaggia, alla ricerca di Sam. Sta volta è la volta buona che lo uccido.

Mi guardo intorno, la prima persona che vedo è Selena. Che diavolo stia facendo ancora qui non lo so.

Quando Sam mi vede si alza, sorpreso, e viene verso di me.

Lo guardo in viso, ancora non riesco a credere di essere quasi stata con uno così. Voglio dire, cos'ha di speciale? Gli occhi azzurri? A me è sempre piaciuto un sacco il verde. Gli occhi di Jack sono verdi ora che ci penso.

Dev'essere proprio una coincidenza stana, vero Jennifer?

Da quand'è che la mia coscienza ha una voce? Zitta tu.

 

«Sei venuta.» mi guarda, un sorriso ammaliante. Peccato che con me non funzioni. Quantà falsità.

Tossicchio. Ho solo voglia di prenderlo a pugni ma mi sto trattenendo.

«Jennifer...» mi prende la mano. Ma che diavolo?! Faccio per scansarmi e arrestargli un pugno nelle costole ma poi mi accorgo di un piccolo particolare;

Al bar, cinque metri più in là, un ragazzo alto che altri non è che Jack ci sta fissando. Faccio finta di non averlo visto e mi concentro su Sam. Dio solo sa quanto mi faccia schifo, ma ancora una volta il mio puro orgoglio ha la meglio su di me. Mi lascio prendere la mano.

Con la punta dell'occhio continuo a tenere d'occhio Jack che non smette un attimo di fissarci.

«...vieni a bere qualcosa con me» sento che sta dicendo Sam, per la verità non lo sto nemmeno ascoltando. Lo seguo senza proferire parola e passiamo di fianco ad un Jack stupito ed ammutolito.

Ci sediamo ad un tavolino, Sam si mette alle sue spalle, che è comunque troppo lontano per riuscire a sentirci.

So che sta ancora parlando, ma io non ascolto nulla di quello che dice. Mi limito ad annuire tutto il tempo. Il mio sguardo è lontano. Sono delusa e amareggiata dal comportamento di Jack. Non appena il barista si è avvicinato, lui si è allontanato, svanito nel nulla. Lo vorrei ammazzare. Forse per il fatto che non sia geloso nemmeno un po'.

Anche se, in realtà, non avrebbe nessun motivo per esserlo. Essere gelosi di una persona che non è importante?

Sam sta dicendo qualcosa a proposito di... spade? Crocifissi? Alzabandiera? Mi scappa una smorfia, simile ad una risatina. Non ho la minima idea di quello che abbia appena detto e lui mi sta fissando come in attesa di una risposta.

«Ehm... sì?» dico speranzosa.

«Sì?» dice lui, gli occhi gli si illuminano di gioia e si alza.

O diavolo. Che cosa ho detto? Che cosa mi ha chiesto?

«Lo sapevo...» continua lui. Mi prende per le braccia e mi tira su, le sue labbra si avvicinano alle mie, mi prende in contropiede.

Mi aspetto che le sue labbra tocchino le mie in pochi millesimi di secondo ma... nulla.

Adesso c'è Jack davanti a me, vedo che lo prende per un braccio e lo tira indietro, facendolo cadere.

«Ma che diavolo fai, coglione?!» gli grida, spingendolo sulla sabbia.

Ma come ha fatto a materializzarsi qui? Alla faccia della velocità! A meno che non sia sempre stato qui nei paraggi.

Lui lo guarda, prima confuso, poi arrabbiato.

Si rialza in piedi: «Che diavolo vuoi tu Jack. Ora la stai allontanando da me?! Quando finalmente ha trovato qualcuno che la può rendere felice?» lui lo guarda senza dire una parola. Lo fissa con tale odio.

Io guardo la scena, immutolita e arrabbiata, al limite dei nervi. «Tu? Rendermi felice?» gli rido praticamente in faccia. «Tu non sei nessuno per me.»

Poi mi giro, verso l'altro, che, nel frattempo, alza un sopracciglio nella sua direzione, come a sottointendere: visto?

Lo guardo con sdegno, «E tu. Per favore. Non ti credere migliore. Tu mi fai schifo anche di più.» La cattiveria, la brutalità con cui sputo fuori quelle parole velenose, come un serpente aggressivo fissa la sua preda e poi l'attacca. Il mio sguardo è nero. Sono arrabbiata, stanca di essere presa in giro. I ruoli sono cambiati, come prima ero quella indifesa, sempre pronta ad essere ferita, ora sono io il felino e lui la preda. E' una vittima. Mi guarda, un lampo negli occhi.

Non riesco a leggere nessuna emozione nel suo sguardo. E' la prima volta che lo lascio senza parole in questo modo. Spero di averlo ferito.

 

Volto le spalle a tutti.

Ho chiuso;

Con tutto questo drama da teatro. 


Ciao ragazzi! Scusate il ritardo, sono veramente veramente veramente dispiaciuta. L'inzio della scuola mi ha portato via tempo e voglia, sono andata un po' in crisi.
Spero che questo nuovo capitolo vi piacerà, come sempre, e spero che non abbiate smesso di seguirmi.
Se vi interessano le storie di fantasia/amore vi consiglio di andare a dare un'occhiata all'altra mia nuova storia. Ringrazio tutti i nuovi lettori in particolare coloro che hanno speso qualche minuto in una piccola recensione;
Un bacione grande grande e alla prossima,
Pim

  
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