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Autore: Bombay    05/10/2014    3 recensioni
“I ritmi di studio erano snervanti, soprattutto in prossimità della sessione di esami a conclusione dell’anno accademico, era giusto che si svagassero un pochino.”
[Star Trek - Il futuro ha inizio]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Star Trek (Reboot cinematografico)
Genere: fantascienza, romantico
Tipo: one shot
Personaggi: James T. Kirk, Leonardo H. McCoy
Coppia: slash
Pairing: Kirk/McCoy
Rating: PG-17
Avvertimenti: movieverse, lime
PoV: terza persona
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry (J.J. Abrams). I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
 
Notte prima del test
di Bombay
 
L’ambiente era semibuio, rumoroso e fumoso, i due compagni di accademia si fecero strada fino al bancone; Jim ordinò da bere per entrambi: era riuscito a convincere Bones a uscire ed andare a divertirsi un po’.
I ritmi di studio erano snervanti, soprattutto in prossimità della sessione di esami a conclusione dell’anno accademico era giusto che si svagassero un pochino.
Kirk si guardava intorno sorridendo amabilmente, quel posto brulicava di cadetti visto che era il bar più prossimo all’accademia e ai dormitori.
“Questo è l’ultimo, almeno per me, domani abbiamo quel maledetto test!” borbottò Leonard finendo di bere il suo liquore.
“Rilassati, Bones” sorrise il suo biondo compagno portando alle labbra il bicchiere.
Una ragazza dai folti capelli rossi si sedette accanto a Jim, con un ampio sorriso al quale Kirk ovviamente rispose.
McCoy roteò gli occhi al cielo, sapeva esattamente come sarebbe andata a finire: Jim in camera loro con la rossa e lui in un’aula studio ad aspettare che finisse i suoi comodi. Eppure nonostante tutto non aveva ancora fatto richiesta di un’altra stanza, magari singola.
Osservò il ghiaccio sciogliersi e sospirò voltandosi verso lo sciagurato compagno di stanza. Aspettando che si girasse verso di lui, con lo sguardo malandrino e l’espressione - scusa ho rimorchiato anche stasera -
Perché andava sempre a finire così? Perché Kirk aveva questo magnetismo sulle persone? Anche su di lui?
Jim si volse scuotendo appena la testa bionda, sorrise, ma in modo diverso dal solito e il dottore non seppe decifrare quel sorriso, quindi torno a prestare ancora attenzione verso la rossa “Mi spiace” lo sentì dire “Domani devo dare un esame importante, voglio andare a letto presto” spiegò e la ragazza si allontanò imbronciata.
“Un altro” ordinò McCoy al barista porgendo il bicchiere vuoto.
“Non avevi detto che quello di prima era l’ultimo” chiese osservano il corpulento uomo colmare il bicchiere del medico e facendo un cenno perché riempisse anche il suo.
“Ho cambiato idea” ribatté pensieroso, era davvero strano che Kirk rifiutasse la compagnia di una bella donna, l’esame non centrava per niente.
“Che cosa c’è?” lo incalzò il più giovane sempre con quel sorriso sulle labbra.
McCoy scosse piano la testa bevendo il suo drink concentrandosi sul bruciore che gli trasmetteva lungo la gola. Quelle labbra, Leonard, le sognava la notte, ma non poteva certo dirglielo. Kirk non si rendeva minimamente conto di quello che scatenava in lui e come avrebbe potuto? Non aveva mai permesso che quei sentimenti trapelassero.
La verità era che aveva una paura fottuta di rimettersi in gioco, il suo cuore era già stato calpestato abbastanza e Jim Kirk non era esattamente la persona che aveva una vita sentimentale stabile. Aveva perso il conto di quante donne e spesso anche uomini, si era portato a letto.
“Bones?” lo chiamò posandogli una mano sul braccio.
McCoy buttò giù il liquido tutto in un colpo.
“Perché hai quell’aria corrucciata?” chiese candidamente.
Il dottore scosse la testa: perché non sapeva quando si era innamorato di quello scapestrato del suo compagno di stanza e perché sapeva che uno come Kirk non avrebbe mai trovato interessante qualcuno come lui, un medico di campagna, con un divorzio alle spalle e l’unica via di fuga nello spazio profondo.
“Andiamo?” propose alzandosi, impiegò un momento a mettersi in equilibrio, non era sbronzo ma non era neppure sobrio.
 
***
 
Kirk digitò il codice per entrare nella loro stanza, Bones si accasciò sul letto con un gemito.
“Non dovevo darti ascolto e farmi trascinare in un bar la sera prima di quel dannato test” si lagnò prendendosi la testa tra le mani.
“Quanto la fai lunga, non siamo ubriachi, Bones, siamo tornati in camera ognuno con le proprie gambe. Inoltre tu avevi detto che ti saresti fermato e poi invece hai ordinato ancora, non potevo certo lasciarti bere da solo” disse spogliandosi e gettando i vestiti sulla sua sedia, ordinò al computer di abbassare le luci, si avvicinò al dottore che era rimasto immobile.
“Dai… togliti i vestiti e mettiti a letto. Domani ho bisogno di te in plancia” lo spronò dandogli un colpetto sulla spalla, ma quello che ottenne fu solo un grugnito inarticolato.
Jim sopirò piano scuotendo la testa divertito, gli sfilò gli stivali e lo aiutò a togliere la parte superiore dell’uniforme quindi lo sospinse a stendersi.
 
Quando Jim iniziò a slacciare la cintura dei calzoni, Bones gli afferrò il polso fermandolo, solo in quel momento il più giovane si rese conto della prepotente erezione che tendeva i pantaloni del medico.
“Che cosa abbiamo qui?” soffiò con una voce che fece correre un brivido lungo la schiena di McCoy.
“Fermo!” ansimò, ma la sua richiesta non suonò decisa come avrebbe voluto.
Socchiuse gli occhi e mise a fuoco Kirk sospeso sopra di lui con addosso solo i boxer neri che ben poco lasciavano all’immaginazione.
Jim lo guardava ed attendeva un suo gesto o una sua parola e Leonard non seppe allontanarlo rapito da quegli occhi troppo azzurri ed espressivi, da quella bocca rossa e piena, sempre sorridente, da quel corpo solido e maschile. Tirò il suo braccio e Kirk si sbilanciò finendogli addosso.
“Bones” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, indeciso se coprirle con le sue o ritrarsi.
Quel gioco aveva eccitato anche Jim, ma non voleva in alcun modo ferire il suo amico.
“Len” lo chiamò piano.
Gli occhi scuri del dottore si incupirono e tremarono “L’ultima volta che qualcuno mi ha chiamato così non è andata troppo bene” confessò con una tristezza infinita che provocò un nodo di commozione nella gola di Kirk.
“Non c’ero io con te…”
Jim si mosse, con l’intenzione di sollevarsi, ma così facendo sfregò i loro inguini l’uno contro l’altro e un gemito uscì dalle loro labbra.
Bones posò la mano sulla guancia un po’ ruvida di Kirk.
“Perché io, Jim?”
Il più giovane corrugò la fronte non comprendendo la domanda.
“Puoi avere chiunque, uomo o donna che sia, perché io?”
Kirk sorrise dolcemente, era da quando erano al bar che sorrideva in quel modo diverso dal solito più… sincero.
“Perché mi sono innamorato di te. Lo trovi così strano?” domandò posando la fronte su quella dell’altro.
“Ho paura” ammise chiudendo gli occhi.
“Ci sono io qui con te, Len. Non ti farò del male, mai.”
“Non fare promesse che non puoi mantenere” bisbigliò sulle sue labbra.
“Invece ti prometto che non ti lascerò mai” e a sugello di quelle parole lo baciò sulle labbra, aveva colto la confusione negli occhi del suo amico, sapeva quanto Leonard avesse sofferto.
Bones lo trattenne ancora, posandogli la mano dietro la nuca.
“Non posso” bisbigliò.
“È questo che credi? Allora lasciami andare” sussurrò, ma Leonard lo baciò nuovamente con passione e disperazione, passando le dita tra i suoi capelli biondi.
“Jim” sussurrò quando il ragazzo si allontanò da lui, solo per sfilargli i pantaloni e tornare a sdraiarsi su si lui, per baciarlo ancora e ancora.
-Sono ubriaco- pensò, ma non era il vino a inebriargli i sensi, ma il profumo e il calore di quel corpo tra le sue braccia.
Le mani di Kirk danzarono sulla sua pelle, accarezzandolo lieve fino a quando una si insinuò sotto l’elastico dei suoi boxer.
“Jim!” gridò riconoscendo a stento la sua voce, ma l’altro non si lasciò intimidire e mosse con maestria la mano su tutta la sua lunghezza facendolo rabbrividire e gemere, facendolo inarcare violentemente prossimo all’orgasmo.
“Lasciati andare Len… vieni” lo incitò posando la bocca su quella del medico, duellando con la sua lingua, suggendogli le labbra, rubandogli il respiro.
McCoy si aggrappò alle lenzuola, morse il labbro inferiore del suo compagno e si liberò nella sua mano ansimando il suo nome.
 
***
 
La luce dell’alba illuminò la stanza, McCoy si sentiva stranamente rilassato, un dolce peso gli gravava sul petto, abbassò lo sguardo e vide una testa bionda, avvertiva il respiro quieto di Kirk infrangersi sul suo petto. Gli tornò in mente quanto accaduto solo poche ore prima.
Non avrebbe dovuto lasciarsi andare così. Allungò invece una mano e la passò tra quei capelli chiari e in disordine, Kirk si sollevò appena lo fissò con uno sguardo assonnato e un dolcissimo sorriso sulle labbra.
“Buongiorno” biascicò, riadagiando il capo sul suo petto e sistemandosi meglio.
Solo in quel momento Leonard ripensò alla notte appena trascorsa.
Jim era rimasto sempre in attesa, se avesse voluto avrebbe potuto fare qualunque cosa e lui gliel’avrebbe concessa ed invece aveva atteso sempre, anche per baciarlo, gli aveva dato un’infinita di possibilità di allontanarlo e mettere fine a tutto quello. Sapeva bene che non erano abbastanza ubriachi da attribuire la colpa all’alcool.
“Jim?” lo chiamò.
“Mh?”
“Jim che cosa abbiamo fatto?”
Il giovane si sollevò quel che bastava per guardarlo in visto e lesse su quello del dottore tanta confusione.
“Non l’hai ancora capito, Len?” domandò sfregandosi gli occhi con la mano. “Tu mi piaci” affermò e gli posò un dito sulle labbra, impedendogli di replicare. “Mi piaci davvero Leonard, ma non sono mai stato bravo con le parole, non in queste circostanze” ammise un poco imbarazzato e McCoy sorrise nello scorgere un soffuso rossore tingergli le guance “Sono molto più a mio agio sul piano fisico” ammise e per dimostrarlo lo baciò sulle labbra in un bacio lento ed appassionato.
McCoy lo costrinse sotto di sé, guardandolo negli occhi. Kirk era sincero eppure lui era ancora incerto. Aveva sofferto tanto e mai avrebbe pensato di intraprendere una relazione con il suo compagno di stanza.
“Len?”
“Sì” rispose a una domanda che non era stata espressa, lo baciò con ardore mentre le sue mani vagano febbrilmente su quel corpo, che ora bramava con tutto se stesso.
“Len!”
Il dottore si sollevò “Tu non hai idea di quanto lo voglia, o forse sì perché la mia erezione parla da sola, ma…”
La sveglia suonò e McCoy grugnì tutto il suo disappunto.
“C’è il test della Kobayashi Maru.”
“Ho sentito dire che nessuno ha mai superato quel test.”
“Vorrà dire che io sarò il primo” affermò spingendolo di lato, e fu estremamente difficile, soprattutto con la mano di Bones che correva verso il basso.
“Sei troppo sicuro di te.”
Kirk rise mordendosi le labbra e McCoy gli accarezzò il sesso attraverso il tessuto dei boxer.
“Ho… superato…” ansimò “Tutti gli esami… a pieni voti…”
Leonard lo stava torturando si inarcò incapace di stare fermo.
“Non… non… permetterò a questo di rovinarmi… ah… la media.”
Leonard si era intrufolato con la mano sotto i boxer e la muoveva lentamente dalla base alla punta e viceversa.
“Come dice lei, capitano!” lo canzonò con un sorriso, non avrebbe mai creduto di poter vedere Jim Kirk in balia delle sue mani, che respirava a singhiozzo e si contorceva sotto le sue attenzioni.
“Capitano…” mormorò Jim accarezzando quel titolo sulle labbra “Suona bene, non trova, dottor McCoy?”
L’uomo sollevò gli occhi al cielo e scosse la testa, possibile che non stesse zitto nemmeno in un momento del genere?
Si fermò un solo istante per sfilare l’ultimo fastidioso indumento e concedersi di ammirare Jim per un momento. Tornò a torturarlo e si chinò su si lui per baciarlo, il ragazzo non impiegò molto a venire nella sua mano.
Kirk si inarcò mordendogli la spalla “Len!!!” gridò lasciandosi andare spossato.
Per un lungo momento gli unici rumori della stanza furono gli ansiti spezzati di Kirk e il respiro quieto di McCoy.
“Promettimi” iniziò Jim fissandolo negli occhi con un’intensità che fece tremare il dottore fino all’ultima fibra del suo essere “Promettimi che serviremo sulla stessa nave… che d’ora in avanti staremo sempre insieme” sussurrò e nella sua voce c’era disperazione e paura di essere abbandonato: in questo erano simili entrambi in modi differenti erano stati abbandonati a se stessi. Lo trasse a sé e lo abbracciò semplicemente posando il mento sui suoi capelli biondi.
“Te lo prometto” mormorò e sapeva che da quel giorno sarebbe stato così, che avrebbe fatto di tutto per quel ragazzo dagli occhi tristi, avrebbe sfidato anche la morte, per lui se necessario.

 
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Note dell’Autrice: salve a tutti e buona domenica, ho rispolverato questa vecchia Kirk/McCoy visto che la mia ispirazione ultimamente fa le bizze ^^’
Grazie a chi è giunto fino a qui, a chi mi legge e recensisce! Grazie a tutte/i!
   
 
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