CAP.3
GIURAMENTO
Note:
Non sono morta! Eccomi qui, dopo secoli e secoli…
non voglio rovinare l’atmosfera del capitolo, quindi vi
chiedo scusa per il
ritardo e… beh… eccovi il capitolo 3.
Durante
la lezione, Rosalya era molto pensierosa. Non
riusciva a non pensare alla reazione di Catelynn, la sua compagna di
banco che,
alla sua richiesta di amicizia, era rimasta come imbambolata,
fissandola a
lungo con la bocca spalancata senza proferire parola. Rosa ci
restò molto male
quando lei fuggì in classe senza risponderle, ma quello che
le fece più effetto
fu l’espressione della ragazza: i suoi occhi erano velati dal
panico, era
agitata, ansiosa e si guardava intorno come se avesse davanti a
sé una persona
malintenzionata creando un muro invisibile tra sé e Rosa
portandosi le mani al
petto. Rosa la guardò tristemente andare via con un unico
pensiero in mente: “Perché
ha reagito così?”
Gomito
sul banco e testa appoggiata svogliatamente sulla
mano, Rosa fissava un punto vuoto davanti a sé, senza
prestare particolare attenzione
al professore di algebra che tentava di spiegare un nuovo argomento
senza
particolare successo. Sospirando, con la coda dell’occhio
Rosa notò dei
movimenti molto particolari della mano di Catelynn che impugnava
saldamente una
matita facendola scorrere abilmente su un foglietto di carta nascosto
dietro
l’astuccio, lontano dalla vista del professore e di chiunque
si fosse voltato
verso di lei. Rosa fu rapita da quei movimenti così decise e
si sporse
leggermente per vedere il disegno della compagna di banco, trattenendo
una
risata nel vedere la caricatura del professore. Rosa, felice di aver
trovato un
altro modo per tentare un approccio con Catelynn, strappò un
lembo di un foglio
di quaderno e iniziò a scrivere.
“Il
tuo disegno è davvero bello! Sei brava a disegnare
^^”
Lo
passò a Catelynn la quale, dopo averlo letto,
fissò
Rosa come se quest’ultima avesse detto un’eresia.
Rosa scrollò le spalle senza
smettere di sorridere. Catelynn prese il foglietto e, dopo aver letto
il
messaggio più di una volta, scrisse la sua risposta per poi
porgere il foglietto
a Rosa.
“Nessuno
mi ha mai fatto i complimenti per i miei
disegni.”
Rosa
rispose. “Scherzi?! Ma se sono bellissimi! Sei molto
brava ^^ ne hai fatti altri??”
“Qualcuno.”
“Me
li fai vedere??”
“Li
ho a casa.”
“Posso
venire a vederli, finite le lezioni??”
Da
lì, Catelynn non rispose più. Ma Rosa non si
arrese e
continuò a scrivere bigliettini. Uno dietro
l’altro. Finché Catelynn, sfinita,
non acconsentì.
Finita
la lezione, Rosa fu un razzo a rimettere tutte le
sue cose nello zainetto e ad indossare il cappotto. Ballonzolava
allegra ed
impaziente da un piede all’altro in attesa che Catelynn si
preparasse.
-
Allora, hai fatto? -
-
Si, quasi. -
-
Dai sbrigati! Voglio vedere i tuoi disegni! -
Catelynn
abbassò lo sguardo quando notò che
l’ultima
frase aveva attirato l’attenzione del “trio delle
bellissime” le quali,
fissandole, parlottavano tra di loro. Anche Rosa le aveva notate, ma
non ci
dette molto peso, era più interessata al fatto che Catelynn
non riusciva ad
esprimere il suo disagio come farebbe una qualsiasi persona in quella
situazione.
-
Hai fatto? -
-
Si. - Rispose Catelynn tirando su la zip della giacca. Rosa
sorrise e, insieme, si diressero verso l’uscita, una
camminando allegra, l’altra
con le mani nelle tasche e nascondendo parte del viso nel colletto alto
della
giacca. Il tutto sotto la supervisione del “trio”,
che non smise un istante di
parlottare.
-
Allora… come raggiungiamo casa tua? -
-
In autobus. Di qua. -
Rosa
la seguì, stringendosi nel suo cappotto bianco una volta
fuori, quando furono accolte dalla fredda temperatura di quel
pomeriggio
autunnale.
-
Brr… ma tu non hai freddo? -
-
No. Sto bene. -
-
Non vedo l’ora di salire sull’autobus! È
persino
nuvoloso, credo che pioverà… e io non ho
l’ombrello! Cavolo! Quanto dista da scuola
casa tua? -
-
Circa 15 minuti di autobus. E la fermata è proprio
sotto casa, quindi non ci bagneremo. -
Rosa
annuì sollevata e, mettendo una mano in tasca, estrasse
il telefono ed iniziò a comporre un messaggio. Catelynn la
guardò.
“Cavolo!
Quello è l’ultimo modello uscito… bella
e pure ricca… che ci fa qui
con me?”
-
Ecco. - Esclamò Rosa premendo il tasto di invio e
riponendo il telefono in tasca. - Ho avvisato mamma che sarei rientrata
più
tardi. -
-
Bene. Ecco la fermata. -
Le
due guardarono il pannello, che segnava l’arrivo del
bus tra 2 minuti. Rosa esclamò sollevata nel vedere che non
sarebbe dovuta
restare al freddo ancora a lungo. E, infatti, l’autobus non
si fece attendere e
si fermò, puntuale, davanti a loro aprendo le porte. Una
volta salite, si
diressero verso i primi posti liberi, Catelynn vicino al finestrino e
Rosa
subito affianco. Neanche il tempo di partire, che iniziò a
piovere.
-
Oh! Che fortuna! Hai visto? -
-
Già. -
Catelynn,
non ancora del tutto convinta della sua
decisione di farla venire a casa con sé, si
concentrò sul panorama urbano oltre
al finestrino. Ma Rosa non aveva intenzione di trascorrere i 15 minuti
di
viaggio in silenzio.
-
Raccontami qualcosa di te. -
-
Perché? -
-
Beh, dato che siamo amiche, mi sembra logico che
parliamo di noi stesse. E poi io ti ho già detto di me! Ora
tocca a te. -
Catelynn
sospirò esausta senza smettere di guardare fuori
dal finestrino. In particolare le gocce d’acqua sul vetro
che, unendosi, davano
vita a un caleidoscopio di forme geometriche che trovava parecchio
interessanti.
Ammirando quelle forme, si ritrovò a pensare che era
parecchio tempo che non
portava una sua compagna di classe a casa sua. E questo la rendeva
nervosa. Ma,
anche se non ne sapeva il motivo, Rosa le ispirava fiducia e la sua
insistenza
non la trovava poi così irritante. Sospirò nel
tentativo di rilassarsi.
-
Cosa vuoi sapere? -
-
Non so… hai fratelli? -
-
No. -
-
Che lavoro fanno i tuoi? -
-
Mamma è infermiera e papà poliziotto. -
-
Wao! Che accoppiata perfetta! E tu che vuoi fare da
grande? -
-
Non ho ancora deciso. -
-
Come no? È importante fare dei progetti per il futuro. Dato
il tuo talento, perché non fai una scuola d’arte? -
-
Non lo so. Ci devo pensare. -
-
Hai animali? -
-
Un cane. -
-
Ooh! Che razza è? -
-
Un Bull Mastiff di 2 anni. Non è un
“cagnolino”. -
-
No? Quanto è grande? -
-
Fai conto che peserà sui 50 chili. -
-
Ah… e come si chiama? -
-
Dagger. -
-
È un maschio? -
-
Si. -
E
cadde il silenzio. Uno strano silenzio. Catelynn,
preoccupata per l’improvviso ammutolirsi della sua vicina, si
voltò piano verso
di lei e la vide fissare imbronciata un punto indefinito del sedile di
fronte a
sé. Curiosa, provò a guardare anche lei verso
quel punto, ma non vide nulla di
strano.
“Magari
ha paura dei cani. Anzi, è sicuramente così. Alla
prossima fermata,
inventerà una scusa e se ne andrà.”
Catelynn
raccolse il coraggio a due mani e, deglutendo un
paio di volte e sentendo il cuore in gola, aprì la bocca per
parlare, ma Rosa
battè le mani un paio di volte e, chiudendole a pugno, le
alzò sopra la testa
esclamando: - I cani grandi non mi fanno paura! Io non ho paura! -
Catelynn
battè le palpebre un paio di volte, perplessa e
rossa in viso, dato che Rosa aveva attirato l’attenzione di
qualche passeggero.
Affondò la testa nelle spalle, imbarazzata.
-
Co… come? Rosa… non urlare, ci stanno guardando
tutti. -
-
E allora? Quello era il mio modo di farmi coraggio! -
Si voltò verso di lei sorridendo. - Funziona, sai? Dovresti
provare! E poi, ora
non posso avere paura. -
-
Perché? -
-
Perché sono felice! Mi hai chiamata
“Rosa” e mi hai espresso
il tuo disagio di tua iniziativa. È un bellissimo passo
avanti! -
“È
felice?”
Quella
parola lasciò Catelynn spiazzata. L’aveva resa
felice
solo perché l’aveva chiamata col diminutivo e
perché le aveva espresso un suo
sentimento? Rosa divenne seria all’improvviso, vedendo
l’espressione smarrita
della ragazza. Sospirò e le afferrò una mano,
stringendola tra le sue, e
portandola vicino al petto la fissò negli occhi in un modo
così intenso che
Catelynn non riuscì a distogliere lo sguardo, pur essendo
tesa ed imbarazzata.
-
Senti, Lynn. Io non so cosa ti sia successo in passato.
Ho intuito qualcosa, ma voglio che sia tu a parlarmene quando te la
sentirai. Ma
qualunque cosa sia successa, questa non deve bloccarti e impedirti di
fare
nuove amicizie o nuove esperienze. Qualunque muro tu abbia, qualunque
dubbio,
incertezza o paura, io voglio aiutarti ad affrontarle e a vincerle. -
-
P-perché? -
-
Perché io vedo in te una splendida persona e voglio aiutarti
a tirarla fuori, farla vedere a tutti senza paura. Perché
questo vuol dire
essere amiche. Ed è questo quello che voglio essere per te. -
-
Ma perché io? Perché non…
Ambra… o Li o Charlotte… perché
io? -
Rosa
strabuzzò gli occhi.
-
Ma chi? Quelle oche? Non hanno nulla di interessante da
mostrare… io voglio essere amica tua perché tu mi
piaci! È così difficile da
capire? -
“Certo
che lo è. Eccome se lo è.”
Catelynn
riuscì, finalmente, a distogliere lo sguardo da
quegli occhi color oro e a liberare la mano tornando a fissare il
finestrino
più triste di prima. Anche Rosa fu presa dallo sconforto.
Sentendosi le lacrime
agli occhi, li stropicciò.
“Vedrai.
Diventerò la migliore amica che tu abbia mai avuto!
È un
giuramento!”