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Autore: Aliseia    05/10/2014    3 recensioni
“La luna inondava col suo splendore ogni foglia tremante, ogni turgido fiore in boccio.
Il chiaro astro, alto nel cielo del Reame Boscoso, aveva quella notte una peculiare sfumatura rossastra, che si riverberava sul delicato volto di Caleloth, su quello pallido e intenso di Cabranel.”
Storia dedicata alle fan tolkieniane con cui ho avuto occasione di plottare e “ruolare”. Molte riconosceranno un particolare o una scena che abbiamo sperimentato insieme. Per questa storia devo ringraziarne in particolare due, molto vicine a Kili e Legolas. Loro capiranno perché. Poi c’è il Thranduil di LadyVale, che sempre mi ispira. Indirettamente il Thorin di Elfroses, sempre unico. Il personaggio di Lanthir, invece, è una splendida creazione originale di Enedhil, che ringrazio per l’autorizzazione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Thiloth'
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Fandom: Lo Hobbit – AU – What If
Genere: Slash - Introspettivo - Romantico

Rating: Per Tutti
Personaggi: Cabranel (OC), Caleloth (OC). Citazioni: Thranduil, Thorin, Kili, Fili, Lanthir
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia in gran parte non appartengono a me ma a J.R.R. Tolkien e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio di Lanthir è una creazione originale di Enedhil, che ringrazio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Under The Cherry Moon
 
Il piccolo piede che entrò nel cono di luce della lampada era morbido e rosato come un fiore.
Cabranel, seduto sul letto, avvertì il passo leggero ma non si voltò, poiché fissava la luna piena che inondava di fievole luce la finestra della sua stanza, in alto. «Caleloth » disse senza muoversi.
«Hai finito il tuo turno?» chiese il giovane elfo, sentendosi un po’ stupido. Ovviamente aveva finito, altrimenti non lo avrebbe trovato lì.
Ma per il ragazzo qualunque banalità era meglio della verità. O del silenzio.
Qualunque cosa era più tranquillizzante del nome del proprio amante, di cui da giorni fuggiva la presenza.
Eppure la loro riconciliazione datava dai giorni precedenti la Battaglia dei cinque Eserciti.
Ma, dopo di quel massacro, Caleloth non era più lo stesso.
Era trascorsa già una settimana dalla dolorosa vittoria di uomini, elfi e nani sugli orchi e sui lupi mannari.
Tutte le parti avevano subito gravi perdite.
E Caleloth non poteva dimenticare i chiari occhi dallo sguardo vacuo, i poveri corpi martoriati, i giovanetti degli uomini, che cercavano tra i caduti i propri cari… La desolazione, l’orrore e la morte di cui anche lui, il fiore verde, era stato partecipe, e non marginalmente.
Da quella sera Caleloth aveva vissuto come in un sogno, e non dei più lievi. Mangiava appena, ed evitava le mani del proprio amante.
Per quello che appariva, anche Cabranel evitava lui, o comunque non sembrava particolarmente interessato alla sua presenza.
Forse, se Caleloth non fosse stato troppo assorbito dal proprio disagio e dal proprio dolore, avrebbe notato certi sguardi attenti ed intensi, che l’altro gli riservava quando era certo di non essere visto.
Ma Caleloth, fino a quella sera, aveva preferito non sapere.
«Che c’è, Caleloth» Cabranel si alzò bruscamente, e fu davanti a lui, con i suoi occhi ardenti.
Il giovane trattenne il fiato. «Volevo sapere… i feriti…» cominciò a fatica.
«Stanno molto male… ma c’è ancora speranza» gli occhi di Cabranel brillavano nella semioscurità.
Il volto del ragazzo restò nell’ombra, quando chiese «Anche per i nani?»
Cabranel scoppiò a ridere «Da quando ti interessi di nani?» Nell’ombra l’elfo oscuro non vide la piccola smorfia beffarda sulle belle labbra di Caleloth «Ho saputo che te ne interessi anche tu »
Gli occhi di Cabranel, il cui pallido viso era entrato nel cerchio di luce della lampada, divennero più fondi e più cupi «Chi ti ha detto questo? » chiese con voce un po’ metallica.
Caleloth si irrigidì «Tutti sanno che hai partecipato all’opera dei guaritori… anche se non tutti sanno perché »
«Ma tu lo sai, Caleloth» Cabranel scandì bene le parole, avvicinandosi a lui.
Sembrava nervoso, e velatamente minaccioso «Che altro ti ha riferito il nostro signore?»
Il ragazzo sobbalzò «Lui? Nulla… non ci parlo da giorni »
Ora Cabranel era in piedi di fronte al guerriero più giovane. Era alto e dritto, vagamente intimidatorio nella postura.
«Le voci corrono, Cabranel. Tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro…» disse il ragazzo.
«Sì – le labbra sottili e sensuali dell’altro si piegarono in una breve smorfia – un tempo usavo anch’io questi stratagemmi… voci… maldicenze… un tempo molto lontano… L’hai almeno veduto?» la sua voce tradì una leggera apprensione.
«Thranduil? L’ho intravisto una sera ai margini della Foresta. Per il resto del tempo non ha mai lasciato il suo capezzale»
«Bene» disse Cabranel in tono asciutto.
Questa volta fu lo sguardo del giovane a lampeggiare nell’oscurità. «Sei geloso?» chiese.
«No» rispose subito Cabranel. La velocità della sua reazione, la sua voce decisa, diedero a Caleloth una specie di languida fitta allo stomaco. «So che hai contribuito a salvare anche lui… Thorin…» Il giovane elfo fece un passo avanti nella luce della lampada.
I suoi occhi erano lucidi, le labbra tremavano appena. Era bellissimo.
Bellissimo e vibrante di emozione.
«Ho dato il mio aiuto… Stranamente…pare che io abbia le stesse qualità degli elfi della mia famiglia. Ho la facoltà di guarire, e non solo di uccidere… » nel dire le ultime e più significative parole Cabranel uscì dal cerchio di luce.
I suoi occhi si fissarono altrove, nell’oscurità circostante, mentre si appoggiava alla parete e incrociava le braccia.
La sua voce suonava remota, quando aggiunse «E Thranduil lo sapeva… Sapeva che ne ero capace…»
«Thranduil sa sempre tutto» disse Caleloth con un breve sorriso.
«In ogni caso – disse Cabranel tornando davanti a lui, i modi insolenti di sempre – i nani, tutti, hanno salvato noi. Anche me e te. Per questo l’ho fatto» qualche cosa in quelle parole gli costava evidentemente molta fatica. Ma Caleloth non avrebbe saputo dire con precisione cos’era. Orgoglio? Pudore? Gli occhi del giovane brillarono ancora, ma senza malizia. Solo con una specie di commozione. «L’hai fatto per lui» disse.
«Anche» ammise Cabranel, la testa che s’inclinava appena in segno di assenso. «L’ho fatto per Thranduil… perché ne morirebbe… E io non voglio che muoia» disse in un sussurro.
Caleloth annuì, ma non rispose subito. La sua mascella tremava un poco quando poi cominciò «È lì notte e giorno – disse – mangia poco, non riposa…»
«Un po’ come te» Cabranel a sorpresa sorrise. L’altro lo guardò con stupore.
«Non preoccuparti per il nostro signore, Caleloth. Abbiamo un patto. Lui pretende che io vada dal nano, per ringraziarlo di non so che cosa… – le labbra dure si arricciarono in una smorfia di disappunto… - Se accetto, Thranduil accetterà di prendersi cura della propria salute, e magari di riposare per qualche ora come si deve »
Caleloth sorrise a sua volta «Che strano rapporto c’è tra voi… Di complicità, e di rancore… e di segreta attrazione…»
«Non più – Cabranel ora era molto vicino, gli occhi scuri in quelli verdi dell’altro…- Io… terrò sempre a lui… Sempre… Thranduil è la mia luce. È stato la mia salvezza… Ma non è più tempo di rancore… o di segreta attrazione». La pallida mano dell’elfo oscuro salì ad accarezzare il volto liscio e perfetto dell’altro, il pollice che malizioso indugiava delicatamente sul broncio tenero e seducente.
Ma Caleloth si ritrasse «Io… ora non posso…»
«Va bene» rispose Cabranel allontanandosi bruscamente.
Caleloth sentiva di essere ingiusto, e lui stesso soffriva per quel rifiuto, ma non poteva evitarlo.
«Con lui… - mormorò all’improvviso - sei stato una notte intera… tra le sue braccia…senza sfiorarlo… »
Lo sguardo di Cabranel si fece attento e pungente «E questo può averlo raccontato soltanto lui…» disse con durezza.
Il giovane arrossì, ma le belle labbra rimasero serrate, il mento alto.
Cabranel sorrise «Lui era tra le mie braccia… non io tra le sue. Era stanco e malinconico, un po’ amareggiato… Tu non hai idea dell’amarezza di Thranduil…»
«E fu un sacrificio per te?»
«Sacrificio? Sentirlo respirare sul mio petto, con le mie mani tra i suoi capelli? – Cabranel sorrise ancora, beffardo – Non fu propriamente semplice… Ma posso farlo… Posso rinunciare al mio piacere, se davvero tengo a qualcuno» lo fissò intensamente.
Caleloth ricambiò lo sguardo «È un bel ricordo »
«Sì» ammise Cabranel.
Poi, voltandosi verso il tavolo, afferrò un piccolo barattolo, che la luce della lampada faceva sfavillare di un bagliore color rubino.
«Che cos’è?» chiese il ragazzo aggrottando la fronte.
«Ciliegie» rispose Cabranel come se fosse la cosa più normale del mondo. Poi dalla piccola credenza tirò fuori rapidamente un barattolo identico al primo «Ecco» sospirò soddisfatto. «Andiamo»
«Andiamo dove?» domandò l’altro, un po’ irrequieto.
«Il tuo amico nano continua a delirare e a parlare di ciliegie… Mangia poco per via della febbre… Così le ho prelevate dalla cucina. Pretende che ne porti anche al fratello, nella stanza accanto. Non crede che sia ancora vivo… - gli occhi di Cabranel divennero gravi – ma a quanto pare in questa foresta accadono anche miracoli… E da quello che va bofonchiando sembra che io ne debba offrire anche a te… Così abbiamo due barattoli… E ora andiamo da Kili»
«Da Kili?» chiese il ragazzo incredulo.
«Da Kili. Nelle sale di guarigione. Sperando che queste riescano a zittirlo, o disturberà tutti gli altri feriti»
Caleloth restava a bocca aperta.
«Muoviti, o non ci faranno entrare. Pare che non ci sia altro modo… A meno di non sopprimerlo… Ma a quel punto tutte le mie fatiche sarebbero state inutili… Tutte quelle nenie, e le erbe, e la presenza seccante degli altri insopportabili guaritori… Così saccenti… » Cabranel fece una smorfia.
«E poi il nostro bel Capitano pretende che si faccia il possibile per salvarli, e chi sono io per oppormi?» aggiunse con un sorrisino sfrontato.
Nell’udire il riferimento a Lanthir, Caleloth si mostrò ancora teso. Cabranel si bloccò, lo sguardo prima severo, poi sorridente «Come ti dicevo… so gestire i miei desideri…e la lussuria non è la sola forza che guidi la mia vita. Anzi… oserei dire che, su ogni altro sentimento, in me prevale la devozione… E ci sono creature che apparentemente desidero soltanto, ma a cui in realtà sono molto devoto…e altre che apparentemente sono per me solo una missione, un compito che mi è stato affidato… e che invece desidero ardentemente…» Mentre parlava i suoi strani occhi, trascoloranti dal nero al blu, studiavano attentamente il bel viso innocente dell’altro, che per la loro intensità fu costretto ad abbassare i propri.
«Vieni – Cabranel si riscosse – andiamo da Kili. Il principe Legolas ci aspetta là. » Questa volta le ultime parole erano state aggiunte con l’evidente intenzione di fare effetto. Ma Caleloth non parve particolarmente stupito, e lo guardò di nuovo negli occhi «Dopo la Battaglia il principe Legolas è cambiato nei tuoi confronti… Ora si fida» aggiunse con un  breve sorriso.
«Pare di sì» disse Cabranel senza guardarlo. E, incredibilmente, fu il suo turno di arrossire.
 
Percorsero silenziosamente i corridoi immersi nella penombra, Cabranel davanti, col suo passo deciso.
Caleloth lo seguiva a breve distanza, ancora confuso, ma stranamente sollevato.
 
E furono fuori.
 
La luna inondava col suo splendore ogni foglia tremante, ogni turgido fiore in boccio.
Il chiaro astro, alto nel cielo del Reame Boscoso, aveva quella notte una peculiare sfumatura rossastra, che si riverberava sul delicato volto di Caleloth, su quello pallido e intenso di Cabranel.
Questi si voltò, aspettando che il giovane lo raggiungesse.
«Ma prima – disse in un sospiro – devi assaggiarne una anche tu… O il tuo amico Kili non ci farà nemmeno entrare…»
Con due dita tolse velocemente il coperchio, afferrando poi una piccola, perfetta sfera rossa.
Senza smettere di fissarlo avvicinò alle labbra piene dell’altro il tenero frutto profumato.
Caleloth socchiuse la bocca, afferrando l’omaggio con le labbra delicate. Sentì sul palato tutta la seducente dolcezza della polpa chiara, morbida e fresca sotto la lucida superficie.
Ridendo tolse il seme dalla bocca «È buona – sospirò il giovane – assaggia…» e con una mano repentinamente gli afferrò i due lembi della tunica, attirandolo a sé con forza e lasciando che premesse le labbra contro le sue.
Cabranel sorrise sul viso dell’altro, poi la sua lingua lambì delicatamente le labbra bagnate di succo, e violò la sua bocca.
Con morbidi movimenti circolari l’elfo oscuro esplorò e assaggiò. E s’inebriò del dolce sapore delle ciliegie. Del dolce sapore di Caleloth.
Il giovane elfo rispose prontamente al bacio che diventava sempre più esigente e appassionato, finché nella foresta incantata non si udirono altro che i loro sospiri.
Quando dopo lunghi istanti si staccarono, Caleloth sorrise ancora. «Ecco… Questo sarà un bel ricordo… La foresta, la notte, noi due… e una luna color ciliegia».
E ripresero il loro cammino, fianco a fianco.
 
 
 
 
 
  
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