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Autore: ratherbeyou    06/10/2014    2 recensioni
“Tu sei la mia onda, Dylan. Ogni volta che ti infrangi contro di me, io sento un forte dolore al petto. Non possiamo stare insieme. Abbiamo provato a credere il contrario; ma io sono la terra e più tu ti infrangi contro di me, più io scompaio [...]"
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dylan O'Brien, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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It's like the sun set in your eyes
and never wanted to rise

-The XX


 
Sunset
-ratherbeyou



Dylan e Alaska sono cresciuti insieme e pian piano si sono innamorati l’uno dell’altra. Ma non se lo sono mai detti.
Dylan ha sempre pensato di non essere abbastanza, perché Alaska è la ragazza più bella che abbia mai visto ed è corteggiata da tutti quei ragazzi che sono alla sua altezza. Lui è stato per anni nell’ombra fingendo che le volesse solo un bene immenso, quando invece l’ama.
Alaska racconta a Dylan tutte le volte che esce con qualche bel ragazzo e poi gli dà buca quando comprende che non è quello giusto per lei. Perché lei lo sa che quello giusto per lei è Dylan, ma non ha il coraggio di dirglielo perché lui la vede solo come una buona amica.
Poi per motivi di lavoro, il padre di Dylan è costretto a trasferirsi e Dylan decide di andare con lui. 
Quando Dylan parte, promette ad Alaska che ritornerà.
«Non appena torno, ti vengo a trovare.» Le dice. E poi va via lasciando nel cuore di Alaska solo il suo lontano ricordo.
Quando torna però, non è lui ad andare a trovare Alaska, ma è lei a trovare lui.
Alaska è cambiata: adesso ha gli occhi troppo truccati, i capelli troppo tinti, i vestiti troppo scollati. Quando guarda nella direzione di Dylan, non si accorge che quel ragazzo con gli occhi color caramello che la fissa, è il suo migliore amico. Quello che si è promessa di non dimenticare mai e che invece ha dimenticato alla prima occasione che le è capitata.
Dylan invece l’ha riconosciuta e non può credere che è come se non si fossero mai incontrati.
Mentre la guarda - con una sigaretta che stringe tra le dita e quel sorriso falso di chi ride verso gli altri solo per fare un favore - il ragazzo riesce a percepire che, negli occhi della sua migliore amica, il sole sta tramontando e non ha intenzione di sorgere.
«Cosa hai fatto all’unica che amo?» si chiede, amareggiato il ragazzo.
Ma lei è troppo occupata a stare sulle gambe di un altro per sentire il silenzioso richiamo del suo vero grande amore.
Quando finalmente i loro occhi si incontrano, Dylan decide di ritornarsene a casa. Non avrebbe senso restare ad aspettare una persona che quando ti guarda negli occhi, non prova sorpresa di rivederti dopo tanto tempo. 

Dylan si rende conto che spiare Alaska nascondendosi tra i cespugli fuori casa sua, sia la cosa più infantile che abbia mai fatto. Eppure non smette di farlo.
Ogni volta che lei si spazzola i capelli, Dylan pensa che sarebbe bello poter infilare le proprie dita tra quei fili sottili e ormai corvini a causa delle troppe tinte.
Ogni volta che lei si morde la bocca mentre trucca i suoi grandi occhi, Dylan pensa che sarebbe bello poter posare le proprie labbra su quelle carnose di lei.
Ogni volta che lei indossa la biancheria intima senza curarsi di chiudere gli scudi della finestra, Dylan pensa che sarebbe bello poter posare le proprie mani sul corpo ben definito di Alaska.
Ma Alaska non si è mai fatta toccare da Dylan e adesso che lui è tornato e lei non si ricorda di lui, sarà ancora più difficile per lui avvicinarla e sfiorarla.
Dylan ragiona e pensa che sia una cosa stupida e triste il fatto che si debbano comportare come estranei dopo tutto quello che hanno passato insieme.
Ma Alaska non lo riconosce e si comportano come se non si fossero mai incontrati.

 Poi Dylan un giorno si decide e le si avvicina.
"Vedendomi si ricorderà di me" pensa, ma non sa che lei lo ha già rivisto, solo che non lo ha riconosciuto.
Alaska oggi è la più bella della città: indossa un jeans a vita alta, degli stivali neri e il suo inseparabile parka blu notte. Ha raccolto i capelli in una crocchia disordinata e il trucco le si è un po' sbavato intorno agli occhi. Ma resta la più bella della città.
Dylan si sente in imbarazzo ad avvicinarsi a lei e ai suoi - nuovi - amici, ma fa un grosso respiro e l’affianca in modo tale che lei lo veda.
«Alaska, come stai?» le chiede.
Lei lo guarda dalla testa ai piedi e poi gli sorride facendogli sperare nel meglio. Poi dopo qualche secondo gli risponde: «Bene, ma ci conosciamo?»
Dylan adesso la guarda meglio negli occhi e capisce che anche se gli ha sorriso con le labbra, i suoi occhi non trasmettono felicità nel vederlo. Infondono solo indifferenza.
«Sono Dylan. Il bambino rasato che giocava sempre con te quando eravamo piccoli. Il ragazzino di tredici anni che ti accompagnava vicino alla tua classe per evitare che ti succedesse qualche cosa a scuola, in terza media. Sono il ragazzo che a sedici anni ti ha fatto fare il tuo primo tiro ad una sigaretta. Quello che ti considerava più di un’amica, quello che tu consideravi più di un amico. Quello lì, insomma.» Le risponde lui, anche un po' stufato.
Alaska adesso ha capito e sente il suo cuore perdere un battito. Ha fatto di tutto per smettere di piangere ogni sera da quando lui è andato via con suo padre e proprio quando ci è riuscita ed è andata avanti, lui torna e rimette di nuovo tutto sottosopra. Riempie di nuovo i suoi occhi di lacrime e il suo cuore di spine. Non può lasciarlo entrare di nuovo, proprio non può.
Quindi l'unica cosa che riesce a dirgli è un: «Mi dispiace, ma non conosco nessun Dylan.» Pronunciato con il magone alla gola.


Dylan sa che lei mente quando gli dice che non si ricorda di lui e dei bei momenti passati insieme.
Sa che lei non può essersi dimenticata dello scivolo al parco quando avevano cinque anni. Quando lei saliva sino in cima e poi non aveva il coraggio di scivolare perché aveva paura di farsi male.
Sa che lei non può essersi dimenticata delle corse sotto la pioggia alla mattina dopo aver perso tempo a fare colazione insieme e rischiando di arrivare tardi a scuola.
Sa che lei non può essersi dimenticata delle notti passate a dormire nello stesso letto a causa delle discussioni dei suoi genitori. Quando le braccia forti del suo migliore amico erano il rifugio perfetto dove nascondersi.
Sa anche che lei non può essersi dimenticata del bacio che lui le ha strappato una volta credendo che stesse dormendo. 
Sa anche che adesso che lei finge di non conoscerlo, non riesce a guardarlo negli occhi perché quella è una bugia.
Sa che per evitare di essere scoperta, non osserva più i suoi occhi, ma guarda oltre la sua figura.
E a Dylan questo sembra uno sporco gioco al quale solo lei vuole giocare, ma nel quale è stato trascinato. Lui pensa che sia vergognoso continuare a giocare e negare cosa realmente provino l’uno per l’altra.

Un giorno Alaska si è alzata ed ha deciso che forse è meglio affrontare il proprio passato per non avere rimpianti nel futuro.
Nel momento in cui ha visto Dylan e ha realizzato che effettivamente lui potrebbe essere l’unico ragazzo per il quale lei abbia mai provato sentimenti, ha istintivamente fatto un passo indietro.
Quando l’ha visto si è resa conto di come - quello che per anni è stato il suo migliore amico - sia diventato un ragazzo meraviglioso. Di come le sue labbra siano diventate ancora più invitanti, di come i suoi capelli siano cresciuti così tanto. Di come il suo portamento sia maturato così come il suo modo di parlare.
E adesso non si aspetta che lui possa perdonarla per aver finto di non riconoscerlo - perché lei lo sa che lui l’ha capito.
Così esce di casa dopo aver preso la sua ardua decisione e si dice che non deve far altro che aspettare di arrivare a destinazione per conoscere il responso a tutte le sue speranze.

 Alaska un po' in cuor suo lo sa che non appena arriverà al parco, lo vedrà. E quando le sue aspettative si realizzano dinanzi ai suoi occhi, sa che conosce Dylan più di chiunque altro e che non vorrebbe conoscerlo così bene: perché conoscere bene una persona vuol dire accollarsi tutto il suo essere sulle proprie spalle. Alaska sa di possedere il peso di Dylan su di lei e vuole scrollarselo di dosso. Però non appena lo vede seduto alla fine dello scivolo, non può far a meno di sorridere. Dopotutto Dylan è il suo migliore amico e lei non può a fare a meno di lui.
Presa da un'irrefrenabile voglia di sfiorarlo di nuovo come un tempo, avanza lentamente verso di lui. Solo quando gli è praticamente vicina, si sente piena. Dylan la completa - potrebbe negarlo fino alla fine dei suoi giorni, ma sa che è così. E lo sa anche lui. Per questo quando lei gli si avvicina, le fa segno di sedersi di fianco a lei.
«Per quanto ancora dovremmo continuare?» le chiede dopo un po' di tempo trascorso semplicemente ad ascoltare il suono del suo respiro.
«Non è così facile, Dylan.»
«Io ti amo, Alaska. Non te l’ho mai detto perché tu mi hai sempre visto come il tuo migliore amico. La spalla su cui piangere, la persona con la quale confidarsi. Ma io ti amo e non so se questo sia giusto, perché tu sei la sorella che non ho mai avuto. Ma ultimamente non so quasi più niente. So solo che ti amo.»
«Lo sai cosa significa il mio nome?» gli chiede inaspettatamente la ragazza.
Dylan scuote la testa dubbioso e lei riprende dicendo: «Terra sulla quale si infrangono le onde.» Fa un respiro e poi continua «Tu sei la mia onda, Dylan. Ogni volta che ti schianti contro di me, io sento un forte dolore al petto. Non possiamo stare insieme. Abbiamo provato a credere il contrario ma io sono la terra e più tu ti infrangi contro di me, più io scompaio. Se solo fosse andata diversamente, forse…»
Alaska non continua ma Dylan ha capito comunque e trattiene una lacrima che vuole uscire a tutti i costi.
«Davvero abbiamo fatto tutto quello che potevamo e non siamo arrivati ad una soluzione?» le chiede.
«Davvero.» Risponde semplicemente rassegnata, lei.
Poi nessuno dei due parla più. 

 
Dylan non l’ha più cercata. Alaska ha cercato di evitarlo per una settimana. Sono tornati a comportarsi come estranei.
Dylan non va più a spiarla dalla sua finestra. Alaska adesso quando è nella sua stanza, chiude gli scudi per nascondersi.
Dylan ha capito che è stato sbagliato riavvicinarla e dichiararsi. Alaska si pente di averlo respinto.
Dylan pensa che Alaska abbia sbagliato nel dire che lui è la causa della sua scomparsa, perché è l’onda che si infrange sulla terra che tende a spezzarsi e non quest’ultima. E’ lui a spezzarsi ogni volta che si infrange su di lei, non il contrario.
Ma è anche vero che adesso Dylan è stanco di combattere, ed è deciso a trovare un’altra terra su cui infrangersi.
Adesso è Alaska a pensare che sia una cosa triste comportarsi da estranei. Ma non ha il coraggio di tornare nella vecchia casa di Dylan, fare l’amore con lui e scomparire completamente.
“E’ meglio comportarsi come non ci fossimo mai conosciuti” pensa.
E poi si addormenta pensando a lui.

 
Alaska è fuori casa di Dylan perché non ce l’ha fatta. Non può vivere sapendo che lui è solo a pochi isolati da lei, che la ama e starsene ferma senza far niente. E siccome nella sua vita ha fatto solo cose sbagliate, adesso ne vuole fare una giusta.
Vuole dire a Dylan che non importa che stare insieme per loro sia troppo difficile e pericoloso, che lei ha rischiato così tante volte nella sua vita e non le accaduto mai niente di male. Vuole rischiare anche e soprattutto adesso, perché si tratta di Dylan e lui è il centro del suo essere.
Quando il ragazzo apre la porta di casa, Alaska non si accorge del borsone sulle sue spalle e parla senza attendere un momento in più: «Quando eravamo piccoli, mi ripetevi sempre che per te ero la bambina più stupida del mondo. Ora so che avevi ragione. Sono stupida perché anche io ti amo e l’ho sempre fatto. Sono stupida perché è stupido il mio modo di comportarmi, il mio modo di rifiutarti, il mio modo di avere paura delle conseguenze. Ma adesso lo so. So che non mi importa di quello che potrebbe comportare in futuro questa mia decisione. La mia decisione di stare con te. Adesso non voglio più attendere, non voglio più giocare.»
«Alaska…» Cerca di fermarla Dylan. 
Lei alza una mano facendogli segno di lasciarla finire. Poi prosegue dicendo: «Voglio stare con te, Dylan. Non mi importa dell’oblio nel quale cadrò. Sono pronta a cadere nel vuoto, se è necessario.»
«Ma io non più.» La fredda e logorante risposta del ragazzo, la colpisce in pieno.
Dylan ha il magone alla gola. Alaska ha gli occhi lucidi - forse è solo per il freddo.
Dylan la sorpassa e si dirige verso la sua auto. Solo in quel momento Alaska nota il borsone e realizza che è finita, ancor prima d' iniziare. Che questa volta lui sta andando via e non tornerà più, a causa della sua stupidità.
Dylan era l’unico che guardandomi era riuscito a capirmi davvero” pensa. “Adesso non mi riconosce più, perché guarda oltre me.”
 

 
  
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