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Autore: sic58    06/10/2014    2 recensioni
Elena e Damon si conoscono da tanto tempo e tra i due c’è una chimica speciale, un rapporto al quale mai nessuno, nemmeno loro, è mai riuscito a dare un nome.
Fanno parte entrambi, specie lui, delle famiglie più altolocate della città, ma come spesso succede nel mondo dei ricchi non è tutto oro quello che luccica e Damon decide un giorno di partire e lasciarsi alle spalle un cognome pesante e soprattutto un padre con il quale non ha fatto altro che scontrarsi per tutta una vita.
Gli anni passano e tutti, in un modo o nell’altro, vanno avanti, ma di fronte alla morte del padre, Damon si trova costretto a dover tornare nella sua vecchia città.
E così i due si rincontrano, ma sono cambiate tante cose dall’ultima volta che si sono visti. Nell’anulare sinistro di Elena fa bella mostra di sé un diamante, mentre Damon porta in città una donna fin troppo uguale alla bella Gilbert.
Il ritorno del maggiore dei Salvatore creerà scompiglio in città e tra tutta la cerchia di amici ed ogni cosa sembra destinata a cambiare.
N.B. I Mikaelson saranno presenti nella storia (nonostante facciano parte dell'universo di The Originals).
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

Manhattan, famoso quartiere dell’Upper East Side, è una città conosciuta principalmente per essere la sede delle più costose abitazioni di New York, ma soprattutto per essere uno dei posti al mondo con il più alto costo di vita.

Manhattan è la città dove ciò che più conta è l’apparire e certamente è il quartiere di ritrovo della maggior parte delle famiglie più altolocate e di tutti i figli di papà che girano in limousine e bevono litri di champagne quasi fosse acqua.

Manhattan per molti è il paradiso in terra, per altri l’inferno.

E l’inferno, o ciò che più gli somiglia, lo era per Damon Salvatore, il figlio del plurimiliardario Giuseppe Salvatore presidente delle “Salvatore Industry Consolidated”.

Damon, per questo, aveva abbandonato la sua città natale quattro anni prima lasciandosi alle spalle tutto quello che essa rappresentava. Non aveva mai avuto nulla contro la città vera e proprio, ma i rapporti non certo idilliaci con il padre lo avevano portato a fare le valigie e andare via come se mettere chilometri e chilometri di distanza tra lui e l’uomo che lo aveva messo al mondo avrebbero potuto cancellare il suo cognome e ciò che esso rappresentava.

Così un bel giorno aveva fatto le valigie e aveva preso un aereo che lo aveva condotto lontano, in una città dove avrebbe potuto e voluto ricominciare per dimostrare al mondo, ma soprattutto a se stesso che forse anche i figli di papà possono ricominciare da zero se lo vogliono davvero. C’era riuscito? Sicuramente sì e la cosa non stupiva nessuno più di tanto perché Damon era sempre stato un tipo sveglio, intraprendente, uno che sapeva farsi spazio nel mondo.

Tutto nella sua vita procedeva più che normalmente fino a quando una chiamata, una semplice chiamata, lo aveva costretto a rivedere ogni suo singolo piano perché di fronte a certe cose non poteva far finta di nulla anche se avrebbe voluto.

“Che succede fratello?” aveva domandato proprio Damon al telefono dopo aver controllato il mittente della chiamata, ma soprattutto dopo essersi reso conto dell’orario.

“Ciao Damon, come stai?” aveva risposto Stefan dall’altro capo del telefono.

“Sono le tre del mattino, fratello. Vuoi davvero farmi credere che mi hai chiamato solo per sapere se stavo bene?” domandò il moro sarcastico.

“Mi dispiace. Non ho fatto caso all’ora” si scusò l’altro.

“Arriva al punto” continuò “non per fare l’irascibile, ma non ho tutta la notte a disposizione” aggiunse.

“Si tratta di papà”.

“Buona notte, Stefan” tagliò corto.

“No aspetta Damon, non riagganciare”.

“Sono certo che niente che riguardi quell’uomo possa interessarmi, quindi se non c’è altro che vuoi dirmi concluderei qui la chiamata”.

“Fammi almeno parlare. Ti prego”.

Damon rimase in silenzio qualche istante, poi sbuffando sonoramente riprese a parlare.

“Che diavolo succede?”

“La situazione è peggiorata. Non gli resta molto”.

“Ricordami perché questo dovrebbe essere un mio problema” gli rispose il moro usando ancora il suo solito tono sarcastico.

“I medici dicono che è questione di giorni” continuò l’altro ignorando le parole del fratello.

“E cos’è che vuoi da me?”

“Ha chiesto di te. Ti vuole vedere”.

“Io no” rispose freddo.

“Damon io lo so che voi due non siete mai andati d’accordo e so anche che è colpa sua se la nostra non è mai stata una vera famiglia. So che ti ha sempre dato contro e so che è per lui se hai messo tra te e noi chilometri e chilometri di distanza, ma adesso è su un letto di morte che chiede di vederti. Forse sarebbe il caso che tu venissi qui” provò a dire con estremo tatto avendo timore della reazione del fratello.

“Non me ne frega un cazzo se sia o meno su un letto di morte. Decisamente non verrò lì a dargli l’estrema unzione” rispose con menefreghismo.

“Sarebbe un modo per rivederci”.

Damon sapeva bene che il fratello si stava aggrappando a qualunque cosa pur di farlo andare lì, ma Stefan non poteva capire fino in fondo quanto odio lo legasse al padre, quanto quell’uomo gli avesse rovinato la vita semplicemente perché per il minore dei fratelli, quello dal carattere più mite, la vita era stata più generosa e anche il padre.

“Puoi sempre venire a trovarmi. Nessuno te lo vieta”.

Stefan non rispose subito e ci furono un paio di secondi di silenzio, poi si decise a riprendere la conversazione.

“Dovrai venire comunque dopo. Non puoi lasciarmi solo per il funerale e non puoi pretendere che mi occupi da solo di tutte le pratiche relative all’azienda e di tutto il resto che la morte di papà comporterà”.

“Sono sicuro che te la caverai alla grande”.

“Damon, non puoi farmi questo. Non puoi lasciarmi affrontare tutto questo da solo. Ho bisogno di mio fratello”.

Il moro sbuffò sonoramente. Non pensava che il fratello sarebbe arrivato a questo e Stefan dal canto suo sapeva che solo facendo leva sul ruolo di “fratello maggiore” di Damon avrebbe potuto convincerlo.

“Quando cazzo hai imparato a giocare sporco?”

“Sono o non sono tuo fratello?” gli domandò Stefan retorico lasciandosi andare a un mezzo sorriso.

“Ok, hai vinto. Vedrò di essere lì il prima possibile” gli disse lasciandosi convincere “ma sarò lì per te, non per lui” aggiunse.

“Grazie”.

“Grazie un cazzo” rispose stizzito Damon prima di chiudere la conversazione senza dare il tempo al fratello di aggiungere nulla.

Stefan, accorgendosi che il moro aveva bruscamente interrotto la chiamata, scosse la testa ripetutamente, ma un sorriso si impadronì del suo viso. Damon non sarebbe cambiato mai, era il solito fottuto testa di cazzo, ma era suo fratello e lui, anche se probabilmente non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, non lo avrebbe cambiato per nulla al mondo, nonostante tutto.

  

 

…Sic58…

 

 

NOTE:

 

·         Era parecchio che non mi dedicavo ad una Delena, ma il ritrovato entusiasmo per la nuova stagione mi ha convinto a scrivere nuovamente di questi due perché per quanto se ne possa dire in giro, per me, sono entrambi il grande amore dell’altro. Spero di avervi incuriosito con questo prologo e se così è stato ci vedremo presto per il capitolo numero 1, nel quale entreremo già nel vivo della storia.

  
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