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Autore: crystalskin    06/10/2014    0 recensioni
Uscirono dal locale e si diressero verso la macchina.
Il demone si sedette sul cofano dell'auto.
- Potresti evitare? - le chiese Samantha guardando con apprensione l'Impala.
La ragazza sbuffò, - Sei esattamente come tuo padre, vi preoccupate per questo inutile rottame.
- Hey, non offendere. - disse Samantha in tono serio.
- Tranquilla, scherzavo. - disse l'altra alzandosi.
- Va dritto al punto, visto che non sei stato bravissimo a recitare la parte.
- Beh, - disse guardandosi intorno, - come avrai ben capito la tua famiglia non è affatto normale. Ma del resto cosa può essere definito normale in questo mondo? - rise.
Il suo temporeggiare le dava ai nervi, - Sì, va avanti.
- I sette re dell'inferno ti danno la caccia su ordine di Lucifero e se non ti hanno ancora trovata loro, è perchè stanno cercando di prendere tempo. - disse giocherellando con una ciocca di capelli neri ancora umida, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Samantha strinse forte i pugni lungo i fianchi, - Perchè vogliono uccidermi?
Il demone rise di gusto, - Sciocca, non vogliono ucciderti, non possono. Sei la prescelta.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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kk

















 


Corri, Samantha.

Erano queste le ultime parole che suo padre le aveva gridato prima di spingerla fuori e chiudere la porta alle sue spalle.
Aveva iniziato a correre senza nemmeno rendersene conto.
In preda al panico e all'adrenalina sfilò veloce fra gli alberi del bosco che conosceva bene sin da piccola.
Sentì rumori assordanti provenire dall'abitazione poco distante e cercò con difficoltà di combattere l'istinto di tornare indietro.
Doveva continuare a correre o non ci sarebbe più stata alcuna speranza, sarebbe semplicemente stata la fine.
Le sue gambe continuarono a muoversi meccanicamente e si fecero sempre più pesanti.
Il suo battito si uniformò al ticchettio veloce e martellante della pioggia che investiva i pini che le sbarravano la strada. 
Il respiro pesante, i polmoni in fiamme, non era sicura che ce l'avrebbe fatta, ma le avevano insegnato a non arrendersi, - Un guerriero non si arrende mai. - le parole di suo padre le risuonavano in testa, accompagnate dall'immagine di uno dei tanti sorrisi luminosi che le faceva sempre.
Questo non fece altro che aumentare la fitta dolorosa che aveva al centro del petto.
Continuò a correre rialzandosi a stento, inciampò diverse volte sul  terreno scivoloso e viscido e sentì i rami nascosti nel buio graffiarle le braccia e il volto come artigli, ma continuò a correre perchè sapeva esattamente dove andare.
Quella casa poco distante, vicino al fiume, era la sua unica salvezza.
Quando fu quasi lì sentì le gambe tremare e poi cedere sotto di lei. Le ginocchia e i palmi si scontrarono con l'asfalto duro e bagnato che aveva appena raggiunto.
- Zio Sam! - urlò senza più aria nei polmoni.
Si trascinò faticosamente e provò a urlare di nuovo, ma tutto quello che uscì dalle sue labbra fu un suono debole e gracchiante.
Più si avvicinava, più una sensazione di inquietudine sembrava prenderla per la gola. 
Sentì un rumore di passi pesanti dietro di lei e iniziò a spingere sempre di più sulle gambe deboli.
Spalancò con un colpo del gomito il piccolo cancello che chiudeva il cortile e una volta davanti alla porta iniziò a battere i pugni sul legno massiccio senza più forza.
- Zio Sam! - urlò di nuovo.
Niente.
Il silenzio che la circondava fu rotto qualche secondo dopo dal rumore improvviso di alcuni spari provenienti dall'interno della casa che la fecero tremare ancora più forte.
Si allontanò lentamente dal portico, senza staccare gli occhi dalla porta e cercando se possibile di calmarsi.
Sì passò più volte le mani sul viso cercando di capire se tutto non fosse solamente un incubo surreale. Si guardò attorno, il buio nascondeva ogni cosa ma la luce della lanterna del giardino illuminava leggermente il pick up rosso scolorito dello zio e senza pensarci troppo ci saltò letteralmente dentro.
Tastò con impazienza il quadro di accensione senza però trovare le chiavi. Iniziò ad imprecare fra sè, si sfilò velocemente una forcina dai capelli biondi zuppi d'acqua e provò freneticamente a muovere la serratura per far partire la macchina.
- Andiamo, andiamo. - riepeteva in preda allo sconforto.
Dopo un paio di tentavi il pick up si mise in moto rumorosamente, con un rombo paragonabile a quello di un trattore. 
Samantha rimase a bocca aperta per qualche secondo, fissando incredula la forcina.
Ingranò la prima, pronta a fare retromarcia quando lo sportello alla sua sinistra volò via come se fosse stato di cartapesta. Qualcuno o qualcosa lo aveva strappato via.
Non provò nemmeno a chiamare aiuto, paralizzata dalla paura, cercò di spostarsi sui sedili posteriori, ma prima che potesse muoversi dal sedile del conducente si sentì afferrare per la vita e fu scaraventata sul terreno bagnato.
Il suo corpo si schiantò producendo un suono sordo e un dolore lancinante iniziò a farsi strada invadendola, partendo dalla testa, fino ad arrivare alle gambe ormai insensibili. Provò a muoversi ma riuscì a malapena a voltare lentamente il volto verso la casa, la sua ultima, inesistente speranza.
La cosa che l'aveva presa e sbalzata fuori dalla macchina come fosse stata una bambola di pezza, si avvicinò e giurò che poteva sentirla ringhiare sopra di lei.
Il suo alito che puzzava di cane le invadeva le narici e quandò provò a mettere a fuoco i tratti di quella bestia, tutto ciò che riuscì a vedere fu solamente buio e il pick up quasi distrutto poco distante.
Fu come se a trattenerla a terra fosse una forza invisibile, una specie di cane invisibile, un mostro.
Era sicura di essere diventata pazza e di essere sul punto di lasciarsi andare, convinta che fosse tutto un brutto sogno.
Sentì qualcosa di liquido scorrerle dalla tempia giù per il collo. La vista iniziò ad appannarsi e il mondo intorno a lei sembrò dissolversi lentamente. Proprio mentre riuscì a percepire che la bestia stava per sferrare il suo attacco mortale sentì una pallottola volare sopra di lei e conficcarsi nel mostro invisibile che si allontanò con un guaito di dolore.
Cercò di alzarsi ma due mani forti la trattennero a terra. Provò a divincolarsi fino a quando non udì una voce familiare, - Tranquilla Sammy, andrà tutto bene, sono qui con te.
- Papà? - chiese con un filo di voce.
Lui esitò un momento e poi le rispose preoccupato di deluderla, - No, sono lo zio Sam.
- Papà, lui è rimasto a casa, dobbiamo trovarlo... - disse cercando nuovamente di alzarsi ignorando le fitte di dolore alla schiena.
Sam la rimise a sedere, - Non preoccuparti, ci penserò io, andrà tutto bene.
Continuò a ripetere quelle parole fino a quando Samantha perse i sensi, annegando nel nulla più totale.
- Andrà tutto bene.
   
 
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