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Autore: Elizabeth_Keats    10/10/2008    6 recensioni
"Perfetto. Davvero perfetto. Sarebbe anche arrivato tardi al lavoro. Gerard Way si lasciò sfuggire un sospiro rumoroso [...] Lo sapeva: sarebbe stato un lunedì nero". Come sarebbe il mondo senza i My Chemical Romance? Come sarebbe la vita dei nostri 5 eroi se non fosse mai accaduto niente, se la band che ha fatto sognare migliaia di fan non fosse mai nata? Dove sarebbero loro ora? Se non si fossero mai conosciuti? Se fossero delle persone comunissime alle prese con i mille crucci della vita? "E così Gerard Way a 31 anni stava ancora aspettando che qualcosa sconvolgesse il suo quotidiano... invano (o quasi)" Leggete, RECENSITE... e scoprire che fine hanno fatto i 5 MyChem!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.          Lunedì  nero

 

Faceva freddo: un’altra fottutissima giornata d’inverno. L’ennesima. Dio, ma possibile che quel cavolo di cane ci mettesse così tanto a pisciare?!? Stava ormai per diventare viola dal freddo e quel maledetto animale che faceva? Continuava a girare a zonzo annusando alberi e pali. Ma dico io, è così difficile?!? Prendi il primo palo, alzi la gamba e ci pisci, stupido cane, no? No, perché il suo compito, il suo obiettivo nella vita era farlo dannare, più che poteva e in qualsiasi momento, approfittando soprattutto di quelle giornate gelide in cui avrebbe tanto preferito rimanere a letto al calduccio. Invece no, perché doveva portare fuori il cane! E dire che lui aveva sempre preferito i gatti…

«Vuoi muoverti, accidenti? Si muore di freddo qua fuori!» esclamò al meticcio trattenendo a stento una bestemmia. E quello, di tutta risposta, gli girò le spalle e continuò a giocherellare con un bastoncino lì per terra.

Perfetto. Davvero perfetto. Sarebbe anche arrivato tardi al lavoro.

Gerard Way si lasciò sfuggire un sospiro rumoroso, che fece voltare una vecchia intenta a dar da mangiare ai piccioni lì vicino, che gli lanciò uno sguardo obliquo.

Lo sapeva: sarebbe stato un lunedì nero. L’aveva capito fin da quando Norah, sua moglie, l’aveva svegliato aprendo bruscamente la finestra della camera da letto (un gesto a dir poco traumatizzante data la temperatura), per poi ordinargli con tono imperioso di andare “a svegliare i bambini”: Adam, 7 anni, e Rachel, 4 anni: il suo orgoglio e la sua croce. Poi, mentre i suoi due figli scorazzavano per la casa facendo baccano col cane, lui aveva avuto appena il tempo di bere un sorso di caffè che Norah gli aveva messo in mano il guinzaglio e l’aveva quasi sbattuto fuori dalla porta, raccomandandosi di fare presto. Se…

E, quindi, ora si trovava in compagnia del suo “adorato” cucciolo, che ancora non si decideva di fare quel che doveva, con le mani affondate nelle tasche e i denti che battevano per il freddo, a passeggiare per Central Park, a New York. E mentre camminava svogliato tirandosi dietro quel “sacco di pulci”, che la sua famiglia aveva chiamato Crocchetta (nome stupido quanto l’animale), pensava a quanto non ne potesse più di quella vita. Cioè, amava alla follia la sua famiglia, il suo lavoro gli piaceva, poteva perfino dire che se quel dannato cane fosse morto in fondo in fondo ci sarebbe rimasto male… ma c’erano anche certe volte in cui gli sembrava di essere chiuso in gabbia.

Quand’era adolescente e frequentava il liceo di Belleville, nel New Jersey, aveva sempre sognato di avere una vita emozionante, degna di essere raccontata una volta diventato vecchio, di non stare mai fermo in un solo posto a fare un lavoro normale con una vita e una famiglia normale. Di non ritrovarsi intrappolato nella solita routine. Sì, il Gerard Way adolescente aveva tantissimi sogni per il futuro, molti dei quali parecchio avventati, ma ci credeva, forse anche per non dover pensare a quanto era sfigato e non dover stare a sentire i commenti malefici che lo inseguivano ogni volta che percorreva i corridoi della Belleville High School. Ma, nonostante ci credesse fermamente, i sogni erano rimasti tali ancor oggi, anzi avevano iniziato a sfumare, mentre lui si rassegnava a quella vita tranquilla ma monotona per sempre. E così, Gerard Way a 31 anni stava ancora aspettando che qualcosa sconvolgesse il suo quotidiano… invano (o quasi).

Ritornò a galla dai suoi pensieri quando si sentì strattonare e vide Crocchetta riprendere a spasso spedito la via di casa. Sia ringraziato il cielo!

«Bravo cane! Bravo bravo cane!».

Forse quel lunedì non era poi così nero come credeva.

 

 

Ma, naturalmente, si sbagliava.

«Che lunedì di merda!» borbottò tra sé e sé mentre, recandosi al lavoro, si era ritrovato imbottigliato nel traffico cittadino.

Se Norah non l’avesse trattenuto un quarto d’ora in più per spiegargli i perché e per come riguardo a una faccenda di bollette, se non avesse perso tempo da quella “strega” di sua suocera, da cui aveva appena lasciato Rachel, e se non ci fosse stata la strada chiusa per lavori in corso per arrivare alla scuola di Adam, forse (e dico forse) avrebbe evitato almeno un po’ di quel traffico infernale. Ma, d’altronde, tutte le sfighe dovevano capitare a lui, no?

Suonò il claxon per l’ennesima volta, lasciandosi andare a tutte quelle imprecazioni che non aveva potuto pronunciare in presenza dei suoi figli. Gli veniva voglia di piangere. Porca biiip, d’un biiip di biiip, santo biiip dei miei biiip. Eccetera, eccetera. E, ciliegina sulla torta, il tassista che aveva davanti si era pure fermato a chiacchierare con un collega, fermo proprio in mezzo alla strada. S-P-L-E-N-D-I-D-O. Desideravano anche tè e biscotti i signori? Guardò, ormai disperato, l’orologio: le otto e venti. Cazzo: avrebbe dovuto essere in ufficio alle otto spaccate. Si passò una mano tra i capelli, per poi gettare uno sguardo distratto allo specchietto retrovisore e per poco non fece un salto sul sedile nel vedere la sua immagine riflessa. Capelli neri scompigliati leggermente lunghi, colorito pallido, occhiaia e espressione tirata: la personificazione dello stress. Oh. Mio. Dio.

Solo dieci minuti buoni dopo riuscì ad arrivare “sano e salvo” al parcheggio vicino al suo ufficio. E adesso chi lo spiegava al capo quel ritardo di quasi mezz’ora? Mi scusi, mi scusi tanto, ma mi si è fermata la macchina e… Oppure: mi dispiace infinitamente ma mia suocera ha avuto un malore (magari!) e ho dovuto… No, così non andava. Sei proprio nei guai, Mr. Way! Scese dall’auto sbattendo la portiera con noncuranza, ma non fece neanche in tempo a voltarsi che… SPLASH! Una macchina che passava proprio lì accanto aveva preso in pieno un’enorme pozzanghera d’acqua nera e sporca, facendo la doccia al nostro povero malcapitato, che rimase al lato della strada con i vestiti fradici che gli pendevano addosso.

Un commento istintivo gli uscì dalle labbra: «Che vita di merda!».

Primo tentativo di ff sui mitici MyChem. Non so ancora di preciso cosa ne verrà fuori nè se il progetto andrà avanti, visto che ho anche un'altra ff in cantiere e gli impegni scolastici non mi danno un attimo di respiro (senza contare che ho anche una vita io!), quindi diciamo che sto tastando il terreno per capire se vale la pena investire qui o altrove XD

Recensite vi pregoooooooooooooooooooooooooooooooooo! Fatelo almeno per il povelo povelo Mr. Way!

  
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