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Autore: drnick    06/10/2014    1 recensioni
Tutto procede nella normalità in una piccola cittadina, ma, un virus che resuscita i morti sta facendo dilagare il panico su tutte le nazioni e continenti. Virus apocalittico, che può far estinguere l'intera umanità se non preso in tempo. Nel resto del mondo tutti provano a sopravvivere e anche in italia Andrea e un piccolo gruppo sono riusciti a sopravvivere al primo attacco del virus, ce la faranno ad a rimanere ancora in vita? riusciranno a trovare un antidoto ? riusciranno ad avere una vita normale?
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La sera stava passando tranquilla, la musica su quel dolby veniva sparata al massimo. I vicini si sarebbero fatti vivi a momenti, ma di vicini in quel condomino non ce ne stavano più. In quell’attico ormai vivevano solamente Andrea e la sua musica. Questa volta il virus aveva preso anche l'Italia.
Tutte le altre persone se ne erano andate, più o meno. Non tutti erano fuggiti dal caos di un’epidemia da virus sconosciuto, un virus che come nei colossal resuscitava le persone defunte, ma coloro che erano rimasti erano stati messi in ginocchio.
Tutti tranne Andrea: era l’unico sopravvissuto di un classico paese sperduto del centro Italia.
Era riuscito a costruire una sua “Base”. Base, così lui la chiamava, perché non era casa sua, era un attico in un piccolo condominio abbandonato, poco fuori dalle vie principali. Lui abitava nel centro storico con la sua famiglia, ma l’epidemia era iniziata proprio lì e in pochi giorni si era estesa a quasi tutti gli abitanti del paese. Dovette scappare prima che la sua famiglia lo facesse a pezzi, ma con lui non ci avrebbero mangiato tanto, come disse a sua madre con una risata molto forzata, prima di dirle addio. Fuggendo dal caos di una guerra tra vaganti e esercito si era riuscito a rifugiare in quel palazzo che ormai abitava da qualche mese. Era riuscito a rubare qualche arma dai corpi ormai senza vita dei militari e dai mezzi dell’esercito fermi in mezzo alla strada. Controllò ogni angolo del palazzo uccidendo qualche vagante, così lui li chiamava, con lo stesso termine che era usato nel suo fumetto preferito. Aveva creato un ottimo rifugio, composto da 7 appartamenti, aveva preso quello più in alto con un ottima vista su tre punti cardinali e il meno inattaccabile di tutti. La casa era grande: una sala con angolo cottura, 3 camere da letto, due bagni e due terrazze. Aveva intuito che ci aveva abitato una famiglia con due figlie. Si vedeva dalle camere, una con foto di boy band ovunque e un'altra con foto a collage di una ragazza che era in posa su quasi tutte le foto.
Nei giorni seguenti al suo arrivo aveva sistemato tutto in ogni minimo particolare, era risuscito a montare delle inferriate grazie a degli attrezzi rubati o, come diceva lui, inutilizzati per sentirsi meno in colpa. Aveva chiuso tutti gli infissi del piano terra, pure la porta d’ingresso, in modo da essere impenetrabile, lui entrava e usciva dal garage e anche lì aveva fatto un ottimo lavoro creando una barriera di macchine e lamiere, per proteggere l’unica via d’entrata. Non era sciocco, anzi, a forza di leggere fumetti e libri e vedere film su questa apocalisse era molto preparato, ad ogni piano aveva pronta una via di fuga per ogni punto cardinale con una macchina funzionate con il pieno e al suo interno delle provviste per un mese che cambiava ogni 4-5 giorni, solo in garage non era riuscito a creare una via d'uscita per questo lui li ci passava meno tempo possibile. Mai dire mai pensava, bisogna essere pronti a tutto. Si era preparato anche per l’inverno: era riuscito a recuperare tanti vestiti pesanti e coperte, ma anche tanta legna per accendere il camino che aveva in sala. Per le provviste era fortunato: vicino lui si trovavano tre supermarket e non lontano da lui un centro commerciale ed era riuscito a fare una grande scorta, dato che l’epidemia si era dilagata davvero in poco tempo e gli scaffali era ancora tutti quasi pieni. Inizialmente l’elettricità andava ancora, ma dopo, con l'estendersi dell'epidemia, iniziarono i primi sbalzi di tensione, sempre più frequenti. Era riuscito a rimediare dei gruppi di continuità dai vicini della villetta accanto, tanto non gli sarebbero serviti più dato che della famiglia che abitava lì non rimaneva nulla di più che 3 corpi in decomposizione e un cervello spappolato sul soffitto.
Per il gas si era organizzato con dei bomboloni che teneva anche come arma all’esterno, in caso qualche orda di vanganti venisse troppo vicino alla base. Anche se ancora di non morti se ne erano visti pochi. Stava passando tutto in una quasi anormale perfezione tranne per il fatto che lui odiasse vedersi allo specchio, per questo Andrea li aveva coperti, non voleva vedere come era cambiato, ma un giorno il fato fece scoprire lo specchio in sala e per ricoprilo fu costretto a guardare il proprio riflesso e iniziò a piangere.
Si sentiva una merda, non era stato capace di salvare nessuno della sua famiglia. Nessuno. Nemmeno uno sconosciuto. Urlò al cielo: “E’ questo il cazzo di mondo che vuoi?”. Mise la sua canzone preferita che parlava di come reagire ad un brutto momento a come stare meglio e a come combattere l’incertezza, prese una bottiglia di Jack Daniel’s e si ubriaco finché non riuscì a dimenticare l'immagine che lo specchio aveva riflesso.
Odiava gli specchi, odiava ogni cosa potesse rifletterlo. Perché odiava se stesso. Ma doveva abituarsi a questo. Ancora quello che il tempo gli aveva presentato non era nulla in confronto a quello che ancora doveva avvenire.
   
 
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