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Autore: MagikaMemy    10/10/2008    7 recensioni
...a volte poteva farti toccare il cielo con il palmo della mano, afferrare le nuvole e intrappolarle in un pugno.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SWING and FIRE

Su e giù.

Su e giù.

Come un’altalena.

A volte poteva farti toccare il cielo con il palmo della mano, afferrare le nuvole e intrappolarle in un pugno.

Altre,invece, ti sentivi quasi suo schiavo, ingabbiato sul terreno, i piedi ben impressi là, tra il terriccio del bosco di Crepuscoli.

Roxas oscillava sull’altalena, avanti e indietro, con quei movimenti monotoni, sempre uguali, che non cambiavano mai, e mai sarebbero cambiati, a meno che nono volesse cadere da lassù.

Aveva scoperto quel gioco nascosto dietro ad un gruppo di faggi già da qualche mese, e ormai il bisogno di di rifugiarsi lì si era trasformato in un’attività quotidiana, un appuntamento con il sé stesso che, quando si trovava tra gli altri membri o coi nemici, spariva, per poi ricomparire lì, su quell’altalena.

Restava per ore nascosto in quel suo piccolo mondo, quel luogo segreto a cui ormai non poteva più rinunciare.

Stringeva le corde che legavano la tavola di legno al ramo più basso di quell’ippocastano, serrando le dita attorno alle funi intrecciate con forza, per aggrapparsi, affidarsi interamente all’albero.

Attraverso le fronde dei faggi lì atttorno riusciva sempre ad intravedere il tramonto, i fasci di luce color arancio che, in contrasto con lo strano azzurro-rosato del cielo, gli illuminava il viso.

Gli piaceva il tramonto.

Lo trovava più bello dell’alba, più…reale.

Alla mattina, tutti progettavano la giornata appena iniziata, un velo di eccitazione negli occhi; ma la maggior parte delle attività che avevano organizzato, rimanevano poi solo idee infondate.

Al crepuscolo, invece, ci si poteva soffermare sulle esperienze che ognuno di loro aveva vissuto, rimanendo comunque soddisfatti, pensando che, in fondo, la giornata non era andata tanto male.

L’altalena si alzò di qualche centimetro, sotto la spinta delle sue gambe, e Roxas riuscì quasi a superare le chiome dei faggi poco lontani.

Quando toccò il terreno, ne approfittò per fermarsi e ascoltare il silenzio che lo circondava, trascinato dal vento tiepido delle sere estive.

Osservò il colore del sole che, lento, si perdeva tra le colline, e gli ricordò terribilmente Axel.

Quel matto, qualche anno prima, aveva quasi dato fuoco al bosco dove ora era rintanato.

Solo a ripensarci gli vennero i brividi lungo la schiena.

Come faceva a piacergli un tipo del genere?!

Bisognava proprio non starci col cervello.

Forse stava diventando pazzo e non se ne rendeva conto.

Sospirò, mentre l’immagine di Axel prendeva lentamente vita nella sua testa, e distrattamente riprese a spingersi su e giù.

Mentre saliva verso il cielo, pensò che in fondo anche il suo rapporto con Axel poteva essere definito un ‘andare avanti e indietro’.

Stare su quell’altalena era come stare con Axel.

Talvolta sentivi di volare, di poter raggiungere le nuvole e guardare dall’alto il mondo.

Ti sentivi…potente.

Ma poi, quando litigavano, o lui lo prendeva in giro per la sua statura, tornavi coi piedi per terra, quasi come a svegliarti da un sogno fatto ad occhi aperti, e ti rendevi conto di quanto, in un attimo, tutto, intorno a te, potesse cambiare.

Ma forse era anche questo, che gli piaceva di lui.

Sapere che, in qualche modo, con Axel, tutto era normale, monotono, ma allo stesso tempo incredibilmente dolce e straordinario, magico.

Era una sensazione simile a quella che provava quando, a volte, mentre sognava, si rendeva conto che quella non era la realtà.

Capiva che era inutile illudersi, ma, al tempo stesso, gli piaceva quel…rimanere sospeso tra due mondi diversi.

Era un sentimento strano, in effetti, e anche un po’…’contraddittorio’, se ne rendeva conto.

Ma ormai era abituato a quello stato perenne di confusione in cui erano collocati i suoi pensieri.

Lo rendevano distante dal mondo ma, contemporaneamente, sentiva di essere presente, capiva che, se lui era lì, c’era un motivo ben preciso.

“Non ti sembra di essere un po’ troppo grande per un gioco del genere?”

Roxas sapeva a chi apparteneva quella voce, ma si voltò lo stesso, quasi perdendo l’equilibrio.

Axel, il volto rischiarato dalla luce del sole, ormai quasi invisibile, sorrideva tranquillo.

Roxas fermò l’altalena, un po’ stanco, e lo osservò mentre si sedeva tra i fili d’erba, accanto a lui.

“Anche io sono felice di rivederti” disse ironico, restando sull’altalena, ormai ferma.

Axel si mise a ridere, poi si girò verso di lui.

“Ti sono mancato, eh?”

“Non immagini quanto” fece il più piccolo, sarcastico, ma Axel aveva fatto centro.

Cetro che gli era mancato!
Erano due settimane che non si vedevano!

Accidenti a Xemnas e alle sue stupide missioni!

Si voltò verso il tramonto, fingendo indifferenza, ma sapeva benissimo che Axel non gli aveva creduto.

Era incredibile, per alcune cose sembrava il fratello gemello di Demyx, ma in certe occasioni mostrava lo stesso cervellone di Zexion.

Faceva paura, sul serio, con quella sua finta stupidità.

“…a che pensi?” domandò Axel, sperando di aver indovinato la risposta.

Roxas arrossì, sentendosi colto in fallo, ma rispose con un incerto “Sono affari miei.”

Axel sghignazzò un poco.

Si chiedeva perché Roxas non si fosse sopreso, perché non gli avesse domandato “come hai fatto a trovarmi?” o cose simili, ma forse sapeva la risposta.

Roxas lo conosceva, e fin troppo bene.

Non che la cosa gli andasse poi molto a genio.

Ma non poteva farci niente, se quel ragazzino riusciva a leggere nel suo cervello come non era mai riuscito nessuno.

In fondo, non era male avere accanto qualcuno che riusciva a capirlo.

Senza dire niente, semplicemente perché non ce n’era bisogno, si alzò e si mise davanti a Roxas, coprendo la luce del tramonto che stava guardando.

Si chinò e, con le mani sulle funi dell’altalena, lo baciò lentamente.

Roxas non si oppose, si limitò a rispondere, cauto,le mani attorno alle corde intrecciate, poco più sotto di quelle di Axel.

L’altalena oscillò un poco quando Axel si rialzò, poi il ragazzo si abbandonò contro il tronco dell’albero.

Roxas, immobile, chiuse gli occhi per concentrarsi sul vento che, irrequieto, gli si intrufolava tra i capelli, scompigliandoli.

“…mi piace questo posto.” Disse, guardando l’orizzonte.

Roxas sorrise.

Anche se l’altalena era ferma, aveva la sensazione di aver appena spiccato il volo.

Perché con Axel era così.

Era un viaggio infinito tra l’alto e il basso, tra sogno e realtà, tra erba e nuvole.

“Già” bisbigliò, lo sguardo fisso in avanti “…piace anche a me.”

Note dell’autice:

Questa one-shot l’ho scritta per un concorso su un forum, e visto che mi era venuta bene ho pensato che, diamine, potevo anche postarla qui XD voglio dire, al massimo se non vi piaceva, vomitavate punto. Una mia amica l’ha definita come la più bella che ho scritto, anche se io non la penso così…però ci sono affezzionata, perché mi ci sono impegnata davvero tantissimo! Ho faticato un sacco, dico sul serio! Quindi…beh, spero vi sia piaciuta almeno un po’ ^^. Se volete, lasciatemi un commentino.

Grazie per aver letto ^^

*MagikaMemy*

   
 
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