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Autore: controcorrente    06/10/2014    1 recensioni
Si è disposti a dire di sì a qualsiasi cosa, pur di porre fine ad una tortura, se chi infastidisce è una persona pesante. Ne sa qualcosa Jane Bingley, di fronte all'ennesima visita della madre. Impegnata nella faticosa organizzazione di un importante ricevimento, la primogenita di Mrs. Bennett, offre inavvertitamente alla madre l'occasione per un'altra delle sue decisioni impreviste...Cosa potrebbe succedere se, ad occuparsi del ricevimento, è la bizzarra Mary?
E Mary, che non ha mai fatto altro che leggere e suonare il piano, come se la caverà, in questa nuova sfida? Leggete e lo saprete.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anne de Bourgh, Mary Bennet, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quell'improbabile coppia...'
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Cari lettori e lettrici, sono molto felice di poter nuovamente aggiornare la storia. Mary è un personaggio che trovo molto simpatico e spero che questa avventura sia qualcosa di gradevole. Non so quanto possa piacere questa storia ma ho intenzione di finirla.

 

DOVE LADY CAROLINE HA UN OSCURO COLLOQUIO CON LA SIGNORINA BENNETT

 

 

Mary era una persona che si applicava, in ogni cosa che aveva intenzione d'intraprendere. Poteva essere una lingua astrusa, un filosofo o uno strumento musicale, non importava. Se si trattava di apprendere, era una donna che non si risparmiava.

Mai.

Aveva immagazzinato nella propria testolina tutto lo scibile di casa Bennet, con risultati altalenanti e con esiti imprevisti. Per esempio, aveva imparato a suonare il pianoforte scordato della casa con una certa maestria ma quando aveva partecipato insieme alle sorelle, al ballo, le era stato chiesto di cantare...e, al posto dell'ammirazione, aveva ottenuto solo imbarazzo e risatine trattenute a stento.

Il pensiero di quell'episodio le bruciava ancora. Non riusciva a capire quale fosse il suo errore e più ci pensava, più lo spettro del fallimento tornava, come un odioso pungolo. Memore di quell'insuccesso, aveva deciso di impratichirsi anche nel canto, in modo da non incorrere più in simili umiliazioni. I risultati, tuttavia, erano assai imbarazzanti, tanto quanto quelli di fare una conversazione che le attirasse qualche complimento. Per delle ragioni che non era ancora riuscita a scoprire, le sue erudite osservazioni, anziché essere fonte di ammirazione, erano oggetto di riso.

Mary si domandava quale fosse la ragione di una simile condotta ma, dopo attente elucubrazioni, aveva ipotizzato che il suo amore per la Sapienza mal si adattava alle esigenze delle menti semplici che vivevano attorno a lei. La signorina Bennett non aveva mai avuto nulla da ridire sul fatto che la ricerca di un buon partito fosse un'azione lecita e naturale, per ogni creatura assennata, ma non poteva fare a meno di ammettere che tale enunciato presentasse situazioni assai bizzarre.

Per esempio, come era possibile che Lydia, proprio quella Lydia, così bizzosa e irragionevole, avesse sposato un militare dalla buona carriera come Wickham? Mary si massaggiò il mento rotondo, ponderando attentamente su quel particolare quesito, mentre sollevava gli occhi al cielo, in cerca di una risposta che non le veniva in mente.

Proprio in quel momento, vide venire nella sua direzione una donna ben vestita e dai lineamenti duri. Indossava un abito color primrose, che esaltava la chioma rossiccia. Mary osservò ammirata la stoffa di quel vestito, chiedendosi da quali luoghi magnifici e stravaganti potessero venire quei tessuti. Ahimé, quanta grandezza incomprensibile e quanta discordanza con l'arredo di quest'avita dimora! Pensò, paragonando le scelte dei mobili e dei fiori con il barocco abito della sconosciuta che aveva di fronte.

-Buongiorno, Miss.-disse, storcendo appena il naso-avete visto Lady Bingley?-

La giovane negò, con un cenno della testa.

-Ah, me lo immaginavo. Mio fratello ha un triste modo di condurre il suo matrimonio. Passa il suo tempo in compagnia della sua consorte con un'attenzione che oserei dire eccessiva. Non vorrei che fosse deriso per questo.- mormorò la dama, arricciando ulteriormente il naso e guadagnandosi un'occhiata dalla terzogenita.

-Un buon matrimonio deve essere proporzionale alle capacità della persona e alle convenienze di ceto ma più di tutto opera la disponibilità dell'intelletto. Ragion per cui, una mente semplice non può che aspirare ad una mente semplice, nella misura in cui essa sappia agire con l'intelligenza che le è consona.- disse solenne Mary, annuendo meditabonda.

Caroline aggrottò la fronte. Quella strana donna aveva usato un linguaggio assurdo e bislacco, tanto che quella frase le pareva vuota e priva di senso. Decise comunque di assecondarla, in modo da non sembrare una povera ignorante. Aveva ricevuto l'istruzione migliore che si potesse trovare e non avrebbe di certo fatto brutta figura con quella sconosciuta. Non sembrava ricca ma non si sarebbe abbassata a comportarsi in modo indegno.-Oh, mia cara Miss, non posso che concordare con voi. Un matrimonio così poco armonioso è fonte di notevoli preoccupazioni.- commentò.

Mary annuì con vigore. -Le vostre parole sono colme di saggezza. Non vi è cosa peggiore di un'unione così priva di equilibrio. Del resto, la matematica insegna che la relazione tra marito e moglie è inversamente proporzionale alla condizione sociale dei diretti interessati.- continuò, pronunciando con soddisfazione l'avverbio “inversamente” e non potendo fare a meno di compiacersi del proprio lessico.

La dama fece per dire qualcosa, quando dei passi frettolosi raggiunsero le orecchie di entrambe. -Lady Caroline! -esclamò una voce, facendola voltare.

-Mr. Archibald-rispose, aggrottando il sopracciglio perfetto- vi sembra questo il modo di rivolgervi a me, in questo modo? Devo ricordarvi che fino a pochi mesi fa ero io la padrona di questa dimora?-

Il maggiordomo s'irrigidì. -Ma...ma certo, Miss Bingley.- balbettò.

La dama lo squadrò ancora un momento. -Non è un comportamento decoroso quello che avete tenuto pochi istanti prima...alzare la voce a quel modo, Numi del Cielo!- esclamò, orripilata- Quale malessere vi spinge a rivolgervi così sgraziatamente?-

-Ma Miss, vi prego di calmarvi...-provò a dire l'altro, pallido in volto.

-Non osate pregarmi in questo modo!-proruppe Lady Caroline- Mai, in vita mia ho ricevuto un comportamento così irriguardoso nei miei confronti. Non è forse mio diritto presentarmi in questa dimora, quando ho necessità?-

L'altro annuì.

-E non è forse lecito assecondare questo mio desiderio quando più mi aggrada?-domandò retorica. Così parlando, prese a muovere frenetica le sopracciglia, con un piglio che sembrava rendere sempre più nervoso il maggiordomo.

Mary osservò affascinata la verve di quella dama. La sua energia trapelava dietro maniere impeccabili, così perfette da sembrare appena uscite da un libro. -Mr. Archibald, Lady Caroline ha perfettamente ragione. Siete voi ad essere in torto.-intervenne, facendo tacere di colpo i due. La dama la guardò sorpresa ma non commentò.

-Ma...-provò a dire il maggiordomo.

-Il manuale di etichetta “Consigli su come organizzare un ricevimento. Manuale di sopravvivenza per mogli in difficoltà e spose affrante”della savia Mrs. Thompson sostiene che un servo non deve fare domande sulla presenza di una persona che non è sua pari né, tantomeno, atteggiarsi con una famigliarità che è inopportuna. Deve invece osservare la giusta distanza e guardare con comprensione ed equilibrio tutte le sue parole.Lady Caroline è una dama di classe e vi ha giustamente ammonito per queste maniere.-fece, citando la frase del libro prestato da Kitty e trovandola improvvisamente adeguata.

-Ma signorina...-provò a dire l'uomo.

-Osate mettere in dubbio le regole dell'etichetta,Mr. Archibald Rosario Princisvack?- esclamò quest'ultima, citando il cognome dell'uomo che, udendolo, arrossì, senza avere il coraggio di ribattere. Tutti, in casa Bingley, sapevano che il maggiordomo si vergognava del cognome che portava ma la signorina Bennett, completamente all'oscuro della cosa, l'aveva pronunciato per intero, in un eccesso di puntigliosa precisione. Si avvide comunque che si era fatto improvvisamente pallido e, perplessa, gli chiese cosa avesse.

-Nulla, Miss-rispose, dopo qualche momento l'uomo.

-Mr. Archibald...oh Charles, finalmente!-esclamò la dama, all'indirizzo dell'uomo che, trafelato la raggiungeva all'ingresso.

-Caroline, benvenuta nella mia casa.-disse Mr. Bingley, venendole incontro. Aveva un'espressione sorridente e spensierata, come quella di un bambino, del tutto in contrasto con quella della dama, perennemente sdegnosa. Malgrado condividessero lo stesso sangue, erano diversissimi per indole. -Archibald, mia moglie ha necessità di conferire con voi e vi attende nel suo salottino. Potreste raggiungerla?-chiese.

Il maggiordomo obbedì, camminando a passo più svelto del solito.

-Oh, non ho mai visto Archibald muoversi così celermente- osservò Charles, con il suo consueto tono gioioso- ma sono felicissimo di rivedervi, cara sorella!-

Lady Caroline Bingley non sembrava condividere la medesima gioia. Rimase corrucciata, nell'algida posa con cui lo aveva accolto pochi istanti prima. -Dovreste avere maggiore cura della servitù.-lo ammonì.

Charles le sorrise gaio. -Ma lo faccio. Mrs. Bingley è una padrona amabile e pacata. Tutti, dal maggiordomo alla sguattera, hanno un occhio di riguardo per lei e per la sua bontà d'animo.- disse serafico.

Caroline lo trucidò con lo sguardo, udendo il nome della cognata. -I servi non devono amare i padroni ma temerli, come diceva nostra zia, Lady Josephine. Non dobbiamo mai farci mettere i piedi in testa da loro.-sentenziò.

Charles tacque un momento, salvo poi girarsi verso l'altra persona che, dopo la sua comparsa, non aveva più detto una sola parola. -Mr. Bingley, posso interrompere il flusso dei suoi alti pensieri?-domandò solenne lei, da dietro gli occhiali tondi.

-Ma certo, dite pure.-rispose questi.

La donna lo guardò seria. -Ho delle serissime mansioni da portare a termine. Chiedo il permesso di appropinquarmi ad ambienti più consoni, così da potervi offrire maggiore aiuto.-sentenziò.

-Naturalmente-disse il signor Bingley -buon lavoro.-

 

 

 

 

 

Lady Caroline aveva seguito tutta la scena con occhio attento. -Fratello, devo riconoscere che mia cognata ha gusti assai curiosi nello scegliere la servitù.-osservò, non appena rimasero soli.

Charles si grattò la testa. -Voi dite? Io non noto nulla di strano-rispose, sinceramente perplesso.

-Ammetto che la sua deferenza mi ha notevolmente colpito, senza contare la sua difesa. Archibald dovrebbe imparare da lei.-continuò la dama con tono convinto.

-Conoscete il nostro maggiordomo. Ha un animo quieto e piacevole ma tende ad essere un po'pedante.-commentò Mr. Bingley -Fortunatamente ha molta ammirazione per Jane e non le manca di rispetto.-

Ad udire quel nome, la donna si fece ancora più rigida. -Me lo auguro-sentenziò, trattenendosi da un poco signorile sbuffo.

Charles rise. -Suvvia, Caroline! Non dovete essere così ritrosa, altrimenti la gente finirà con l'odiarvi. Jane sta facendo uno splendido lavoro nella gestione della casa ma la prossima volta inviateci un biglietto, altrimenti non potremmo sistemare la vostra stanza.-fece allegro come un bambino a Natale.

Caroline contò mentalmente fino a dieci, sperando di calmarsi ma, per qualche strano motivo, la gioia di suo fratello aveva il potere d'irritarla sempre di più, quasi quanto l'idea di avere come cognata, un membro della detestabile famiglia Bennett. -Ancora non riesco a credere che questa dimora abbia finalmente una Mrs. Bingley.- mormorò, notando con disappunto come la nuova padrona di casa avesse tolto dalla stanza tutte le suppellettili che aveva messo lei, a suo tempo.

Quella campagnola fu il pensiero caustico che l'attraversò. Mai, in tutta la sua vita, avrebbe immaginato di avere per parenti un gruppo così imbarazzante. Suo fratello era passato tranquillamente sopra alla sfacciataggine di quelle persone ma lei no. Lei non dimenticava né, tantomeno, poteva tollerare un affronto simile.

-Oh, sorella, non dovete angustiarvi tanto. La dimora di Bath non è di vostro gusto?-domandò, alludendo allo splendido villino che avevano acquistato e che distava poco dalla città.

Caroline annuì. Certo che gli piaceva...ma questo non bastava a mandarle giù l'idea di non essere più la padrona di casa. Se avesse sposato Lord Darcy, tutto questo le sarebbe parso un sacrificio trascurabile ma si arrabbiò, non appena la sua mente le ricordò che, ormai, non aveva più alcuna possibilità con quel gentiluomo. Anche Fitzwilliam, purtroppo, aveva ceduto alle malie delle femmine di quella casa maledetta. Che si secchino le mie ortensie rosa se non è andata così si disse, stringendo la mascella. -Ad ogni modo- fece, tentando di mantenere un tono conciliante- sono venuta per farvi le mie più sentite congratulazioni per il lieto evento. Ho saputo che sto per diventare zia.-

Il sorriso di Charles si allargò. -E'così, cara sorella...Ooh, non immagini nemmeno quanto Jane e io siamo felici per quello che sta accadendo!-esclamò, gaio e beato.

Caroline si concesse di sorridere a sua volta. Malgrado il nome dei Bennett continuasse a sembrarle sgradito, oltre ogni ragionevole dubbio, doveva riconoscere che non vi era motivo per essere così sdegnosa. L'arrivo di un possibile erede dei Bingley era una bella notizia, così si impose di mostrarsi il più lieta possibile. -Mi congratulo con voi, caro fratello. Sono venuta qui non appena l'ho saputo.-disse.

-Oh, non sapete quanto sono felice di tutto ciò. Tutta la casa è in fermento.- ammise, un po'imbarazzato.

Caroline lo guardò, con un filo di tenera benevolenza. Era nella natura di Charles esternare i sentimenti in quel modo...ma, in fondo, aveva ragione. Il suo astio per i Bennett, ormai, doveva essere accantonato. Darcy era ormai un triste ricordo e non poteva più aspirare di diventare sua moglie. Elizabeth occupava saldamente quel posto e lei, sia pure molto a malincuore e con molto, molto maldistomaco, doveva accettare quella triste realtà. Fitzwilliam sarebbe stato perfetto, accanto a lei: aveva una splendida rendita, uno splendido titolo ed era persino piuttosto giovane. Nemmeno il pessimo carattere la intimoriva. Ogni nobile degno di questo titolo deve avere qualche difetto e l'indole è un fattore direttamente proporzionale al rango amava dire zia Lady Josephine, una donna così raffinata da non ritenere nessun uomo degno del suo lignaggio. Ormai si era quasi rassegnata all'idea, beneficiando della salutare campagna di Bath ma quando aveva saputo che avrebbe avuto il piacere di diventare zia, si era preoccupata. Suo fratello avrebbe cresciuto suo nipote da solo e, se aveva finito con il considerare Jane il male minore, era letteralmente terrorizzata al pensiero di sapere che quell'innocente avrebbe subito l'influsso nefasto della famiglia di questa, troppo vicina al sangue del suo sangue per non portare qualche danno.

-Ad ogni modo, sono molto lieta di vedere che non avete perso la vostra prontezza. Certo, trovo molto acerba questa presa di posizione ma non dubito che abbiate visionato adeguatamente tutte le referenze del caso. L'erede dei Bingley deve avere il meglio.-disse solenne.

Charles rimase interdetto ma si rallegrò delle sue parole. Era molto raro che sua sorella gli facesse dei complimenti e, felice della cosa, decise di godersi il momento, convinto che ben difficilmente si sarebbero presentati in futuro. -Ad ogni modo, trovo che sia più opportuno trovare una balia. Non pensate che sia un po'prematuro?- chiese Lady Caroline Bingley.

Mr. Bingley la guardò perplesso. -E'da prima che mi fate questo discorso, cara sorella...ed ammetto di non comprendere quello che dite. Cosa state dicendo?-chiese, massaggiandosi la testa.

La donna tacque, incerta. -Come? Ma dell'istitutrice che avete assunto, ovviamente! Malgrado mi sembri un po'giovane, sembra promettere bene, per lo meno sa stare al suo posto...-cominciò a dire.

-Istitutrice? Quale istitutrice?-domandò Charles, con un'espressione da bimbo.

Caroline si irritò. -Charles Bingley, mi state forse facendo uno scherzo?-chiese, mettendosi le mani sui fianchi -Non era forse l'istitutrice di vostro figlio, quella signorina vestita di scuro, con la testa infilata in quel libro in soggiorno?-

Mr. Bingley inarcò la fronte...poi si illuminò con un sorriso.

-Oh, alludete alla signorina Bennett! Una cara ragazza, non trovate? Sono davvero felice che voi abbiate deposto la vostra ostilità nei confronti della famiglia di mia moglie. E'Mary Bennett, sorella minore della mia amata Jane! Sua madre ha deciso di mandarla in questa casa, per poterla aiutare nella preparazione al ricevimento. -disse.

-Oh...-esalò Caroline, pallida ma Charles non se ne avvide. Preso dalla felicità, abbracciò con trasporto la sorella e le schioccò un bacio rumoroso sulla guancia.

-Sorella, non avete idea della gioia che sento ma ora che vi ho sentito tessere le lodi di Mary so che anche voi amate la famiglia di mia moglie. Oggi, cara Caroline, posso dirmi davvero un uomo felice-fece, allontanandosi dalla donna con il passo sciolto tipico solo delle persone contente.

 

Bene, scusate il ritardo. L'estate e la tesi non perdonano e questa cosa mi rende molto occupata. La Mary che vedete qui è il tipico topo da biblioteca. Ne ho una certa visione ma non pensate che sia presuntuosa. Spero che la storia continui a piacere. Ringrazio tutti voi per avermi letto sinora. A presto.

   
 
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