Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Ortensia_    08/10/2014    0 recensioni
[SPIN-OFF DI "HALL OF FAME"]
Akashi ha affidato a Nijimura il compito di badare alla Generazione dei Miracoli e di assicurarsi che nella loro settimana in Svizzera non si mettano nei guai, ma Shuuzou sottovaluta la situazione e crede che ormai siano cresciuti e cambiati. Ovviamente si sbaglia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Shuuzou Nijimura, Teikou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hall of Fame'
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L'angolino invisibile dell'autrice:

Non ci credo che sono già al secondo spin-off! *3*
Il protagonista indiscusso, qui, è Nijimura (perché al mondo c'è bisogno di più Nijimura, sì~) e come al solito non è nulla di funzionale alla trama ma solo una marea di idiozie per rallegrarvi la giornata (ogni tanto anche io sono buona e tento di far ridere le persone).
Sostanzialmente si tratta degli episodi più eclatanti (?) che sono accaduti durante il soggiorno in Svizzera dei nostri ragazzi, a cui il povero Nijimura ha dovuto badare come una baby-sitter.
Lo spin-off è temporaneo ai capitoli XXIII (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2845704&i=1) e XXIV (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2860908) e ogni frammento verrà preceduto da una dicitura che vuole richiamare i diari di bordo (mi faccio di roba pesante, soprattutto di tè alla vaniglia e caramello).
Ci tengo a specificare che tutte le idiozie contenute qui dentro sono venute dalla mia testa e da quella della mia migliore amica, perché noi trascorriamo i pomeriggi ad immaginare i personaggi nelle situazioni più assurde e stupide possibili (per questo è la mia migliore amica, ecco).
Basta divagare, buona lettura!




Quando mamma Akashi non c'è, ci pensa papà Nijimura





Giorno: 1 Tempo: nuvoloso Umore: calmo

Sembrava che l'incontro con Akashi fosse andato bene per tutti e, da quel che aveva potuto osservare durante la colazione, i ragazzi avevano già cominciato ad ambientarsi e sembravano già essersi abituati all'idea che avrebbero dovuto passare una settimana in un posto completamente diverso dal Giappone, sia per quanto riguardava la lingua, sia per quanto riguardava il cibo e le tradizioni.
Per accontentare la richiesta di Akashi, Nijimura aveva scelto di mettersi a disposizione dell'ex Generazione dei Miracoli ventiquattro ore su ventiquattro - o almeno per tutto il tempo che trascorreva in albergo e non in clinica con Seijuurou -, quindi era riuscito a convincere il direttore della struttura e aveva ottenuto due doppioni che aveva consegnato a Midorima e Kuroko, in modo che ognuno dei due gruppi potesse usufruire della chiave di camera sua.
«Mi raccomando, Shuuzou.» Akashi lo distolse dai propri pensieri e Nijimura lo guardò senza dire nulla.
«Tienili d'occhio.»
«Non credo ce ne sarà bisogno, Akashi.»
Seijuurou lo fulminò con lo sguardo: osava forse contraddirlo?
«Nel senso ...» Nijimura sfiatò e protese le labbra in una smorfia pensierosa «sono cresciuti, no? Non credo che siano rimasti quelli delle medie.»
«Vedremo, Shuuzou. Tu tienili d'occhio.»
Nijimura annuì appena e si diresse verso la porta.
«Li riporto in albergo, prima che si perdan-» le parole gli morirono in gola non appena, aperta la porta, si ritrovò di fronte il corridoio vuoto.
«Dove diavolo sono finiti?» ringhiò, voltandosi verso un Akashi fin troppo sorridente.
«Io te l'avevo detto, Shuuzou.»


«Ragazzi, forse dovremmo tornare indietro!» Momoi afferrò il braccio di Aomine e lo strattonò appena, guardando da una parte all'altra con espressione preoccupata.
«Ah? Hai paura, Satsuki?»
Momoi non rispose: non aveva paura dei boschi, ma considerando le circostanze - dopotutto si trovavano in un posto sconosciuto e non avevano idea di cosa potesse nascondersi fra quelle fronde fitte e scure - non voleva spingersi oltre.
«Non capisco perché Kurokocchi e Midorimacchi non siano voluti venire con noi!» Kise, più avanti degli altri di qualche passo, si lagnò e lasciò sprofondare il viso oltre la sciarpa giallo limone.
«Se-chin, rallenta.» Murasakibara protestò e Kise si fermò per aspettare che gli altri tre lo raggiungessero.
«Hai intenzione di proseguire ancora per molto, Kise? Forse dovremmo tornare indietro.» Aomine cominciò ad essere della stessa idea di Momoi, non tanto per paura ma per noia «non c'è niente qui, forse in clinica ci saremmo rotti meno le palle.»
«E c'era anche da mangiare ...» Murasakibara rifletté per qualche istante e strattonò leggermente la manica della giacca di Kise «Se-chin, Mine-chin ha ragione e io ho fame.»
«E va bene, forse è meglio tornare indietro, comincio ad avere freddo.»
Momoi lasciò il braccio di Aomine e fu la prima a voltarsi per tornare indietro, sussultando non appena vide un piccolo animale transitare sul sentiero sterrato, ad una decina di metri da loro.
«Oh-!»
«Che cos'era quello?» Aomine aggrottò la fronte e Kise e Murasakibara assottigliarono lo sguardo, cercando l'animale nella boscaglia.
«Credo fosse un cucciolo di ...» Momoi smise di parlare perché ne transitarono altri due e fu chiaro a tutti i presenti che cosa fossero.
«Ma che carini!» Kise cinguettò, avanzando di qualche passo.
«Ma per favore, Kise! Sembrano dei salamini con le gambe!»
Kise ignorò le parole di Aomine e avanzò ancora, pietrificandosi non appena uno dei cespugli al margine del sentiero venne smosso e quella che doveva essere la madre dei piccoli si mostrò.
«Q-quanto è grande-?!» Momoi rabbrividì e tornò ad aggrapparsi al braccio di Aomine, esattamente come Kise, che balzò subito all'indietro.
«A-Aominecchi, che si fa?»
«E io che cazzo ne so?!»
«Dai-chan, non urlare!»
«State urlando entrambi!»
Murasakibara rimase a fissarli in silenzio e affondò una mano nella tasca del cappotto, afferrando una merendina e scartandola con tutta la nonchanalce possibile.
«Perché balbettate così? È solo un maiale marrone.»
«Eh-?» Aomine aggrottò la fronte e si voltò verso di lui «un "maiale marrone"? Quello è un cinghiale, idiota!»
Murasakibara inarcò un sopracciglio e rivolse la propria attenzione all'animale.
«Oh-»
«Sentite, io direi di procedere e aspettare che quel coso si tolga dalla strada.»
Prima che i tre si potessero pronunciare a favore della proposta di Daiki, il cinghiale grugnì e si voltò verso di loro.
«D-Dai-chan, ci sta guardando-»
«Aominecchi!»
«Mine-chin! Cosa facciamo?»
Aomine si liberò dalla stretta di Momoi e Kise, voltandosi verso il fitto del bosco.
«Scappiamo! Subito!»


«Ah, almeno ho trovato voi due.» Nijimura incrociò le braccia al petto e rivolse un'occhiata colma di disappunto a Midorima e Kuroko, seduti in sala d'attesa.
«Gli altri?»
«Nel bosco.» Kuroko rispose con calma, senza tradire alcuna emozione.
«Ah, ok- come nel bosco?!» Nijimura strabuzzò gli occhi e attraversò il corridoio di corsa «io li ammazzo, quegli idioti!»


«Niji-chin!» Murasakibara aveva appena fatto capolino dal bosco quando Nijimura la raggiunse.
«Ma si può sapere che vi salta in mente?!» Shuuzou borbottò nervosamente e gli afferrò l'orecchio, stringendoglielo e tirandoglielo con forza.
«Ah–» Atsushi gemette sommessamente e indicò il bosco «gli altri sono ancora dentro, c'era un maiale marrone e-»
«Cosa? Cos'è un "maiale marrone"?»
«Un ... un cinghiale.»
Nijimura sfiatò nervosamente e gli lasciò l'orecchio, dirigendosi rapidamente verso l'entrata del bosco «tu aspettami in clinica, fra poco vi riporto in albergo.»
Dopo aver percorso una ventina di metri, Nijimura sentì un crepitio di foglie sempre più vicino e la voce tremante di Momoi che non faceva altro che ripetere Ki-chan e Dai-chan.
«Menomale che non ci ha inseguiti!»
«Ki-chan, Dai-chan, non veniamoci più qui, va bene?»
«Ottima idea, Satsuki.»
«Dove sarà Mukkun?»
«Murasakibara sta bene.»
Quando svoltarono la curva e si ritrovarono davanti un Nijimura decisamente furioso, trasalirono tutti e tre.
«Siete degli idioti, davvero.» Nijimura si avvicinò e, rivolgendo un'occhiata minacciosa a Momoi, diede un forte pizzicotto sia sulla guancia di Kise che su quella di Aomine, facendoli brontolare entrambi.
«Avanti, vi riporto in albergo.»


Giorno: 2 Tempo: soleggiato Umore: nervoso

Nijimura aveva dovuto raccontare ad Akashi ciò che era successo e l'altro, ovviamente, ne aveva approfittato per ribadirgli che lui aveva sempre ragione e per raccomandargli nuovamente di tenerli d'occhio.
Per fortuna lo spavento del cinghiale pareva aver atterito sia Murasakibara che Aomine e Kise, e Kuroko sembrava avere altro per la testa, quindi avevano passato gran parte della giornata chiusi in camera ad eccezione di un paio d'ore nel cortile dell'albergo.
Midorima e Momoi, invece, avevano deciso di esplorare la città, quindi Nijimura si era premurato di lasciare loro una guida e una cartina in lingua giapponese e il suo numero di cellulare.
Shuuzou diede una rapida occhiata all'orologio e poi inspirò appena, tornando ad osservare il soffitto: erano quasi le diciotto, quindi sarebbero tornati di lì a poco, - visto che erano usciti già da un'ora e mezza -.
Nijimura si stava per addormentare quando lo squillo del cellulare lo fece sussulare e lo ridestò completamente.
Afferrando il cellulare si augurò che fosse Akashi - perché un messaggio di Momoi o di Midorima significava inevitabilmente che si erano persi -, e grugnì non appena vide che era da parte di Satsuki.

«Nijimura-san! Emergenza! Siamo in Löwenstrasse!»

Nijimura sospirò spazientito e si alzò velocemente, afferrando la giacca e uscendo immediatamente dalla camera.
«Chissà che diamine hanno combinato, adesso!»


Arrivato all'inizio di Löwenstrasse, Nijimura telefonò a Momoi per cercare di capire dove si trovassero esattamente, e dopo una decina di minuti riuscì finalmente a raggiungerli.
Quando Nijimura arrivò di fronte alla drogheria, esitò per qualche istante: che diavolo ci facevano lì dentro? E di che genere di emergenza poteva trattarsi?
Appena entrato, Nijimura rivolse il suo saluto alla commessa, pietrificandosi non appena vide l'assurda quantità di cianfrusaglie accatastate sul bancone.
«Nijimura-san!» Momoi lo salutò con un cenno della mano, sorridendo seraficamente, mentre Midorima si limitò a borbottare e scostò immediatamente il proprio sguardo dal suo.
«Cos'è tutta quella roba?»
«Niente, è che‒–»
«Midorin ha detto che alcune volte Oha Asa assegna oggetti fortunati tipici di altri Stati, quindi ha pensato di fare rifornimento per il futuro!»
«Momoi!» Midorima le diede una piccola gomitata e Nijimura lo incenerì con lo sguardo.
«Non ci credo. Non ti è ancora passata questa mania dell'oroscopo?» Shuuzou brontolò e si soffermò sui vari oggetti accatastati sul bancone «quale sarebbe l'emergenza?»
«Ecco, mi mancano ...» Midorima borbottò e si schiarì la voce, visibilmente imbarazzato «mi mancano dieci franchi.»
Nijimura ringraziò di non essersi dimenticato il portafoglio e porse i soldi mancanti alla cassiera, rivolgendosi nuovamente agli altri due.
«Come pensate di portarla, tutta questa roba?»
«Ci servono tre sacchetti.» Momoi rispose e Nijimura si fece dare i tre sacchetti, fermandosi a pensare non appena se ne ritrovò uno fra le mani.
«In due non so se riusciamo a portarli.» spiegò poi, con una lieve smorfia di rammarico sul volto.
Nijimura si soffermò ancora per qualche istante su Midorima - troppo imbarazzato per parlare - e poi, ormai rassegnatosi all'evidenza, cominciò a sistemare alcuni oggetti - dalle più classiche tavolette di cioccolato ai tipici orologi, fino ad un coltellino tascabile ed una riproduzione in legno di una delle chiese della città - nel sacchetto.
Una volta usciti dalla drogheria, Shuuzou parlò.
«Midorima, la bottiglia di liquore e l'Emmentaler erano davvero necessari?»


Giorno: 3 Tempo: nuvoloso Umore: stanco

«Ehi, com'è andato l'esame?» Nijimura aveva passato la mattinata a cercare di dormire e riposarsi e sarebbe andato da Akashi soltanto nel tardo pomeriggio, quindi, sapendo che aveva avuto un esame verso le dieci del mattino, decise di ritagliarsi un istante per telefonargli.
«È andata bene. Lì come va?»
«Eh ...» Nijimura accennò un sorriso nervoso «ieri Midorima e Momoi hanno comprato un sacco di cianfrusaglie e ora hanno la camera piena. E Midorima e Murasakibara hanno litigato per almeno un'ora per una stupida tavoletta di cioccolato.»
Nijimura fu pronto a scommettere che Akashi stesse sorridendo e si sedette su una delle poltroncine della reception, osservando Kuroko che, fino a quel momento, era l'unico degli ex membri della Generazione dei Miracoli ad aver messo piede fuori dalla stanza.
«Tu come stai?» a Nijimura sembrò che Kuroko avesse assunto un espressione strana e avesse schiacciato con più forza uno dei pulsanti della tastiera, ma non vi prestò troppa attenzione e continuò a parlare con Akashi.
«Sto bene. Oggi pomeriggio vieni?»
«Certo, per le sedici sono lì.»
«Allora a dopo.» la voce di Akashi sembrò addolcirsi un poco e Nijimura accennò un sorriso.
«Ciao.»
«Ciao.»
Shuuzou scostò il cellulare dall'orecchio e, alla comparsa improvvisa di Kuroko, rischiò di farselo scappare di mano.
«Nijimura-san.»
«Kuroko-» Nijimura strinse i denti e si affrettò a sistemare il cellulare in tasca: non era più abituato alla scarsa presenza di Kuroko ed era stato distratto dalla conversazione con Akashi, per cui aveva finito per spaventarsi.
«Nijimura-san, credo di aver rotto il computer.»
Nijimura cercò di dire qualcosa ma, più confuso che mai, si limitò ad alzarsi e a raggiungere il computer davanti al quale, fino a poco prima, era stato seduto l'altro.
«Ma come ...?» Nijimura scostò lo sguardo dalla tasiera scoperchiata e dallo schermo completamente bianco, rivolgendolo al personale della reception che, per fortuna, era impegnato a chiacchierare e non si era accorto di nulla.
«Come hai fatto?» sussurrò, quasi avesse avuto paura che qualcuno potesse capire il giapponese.
«La tastiera ... io ...» Kuroko si grattò la tempia e si guardò intorno «era in tedesco, non ci capivo niente-»
«Ok, andiamo in camera.»
«Nijimura-san, dovremmo dir-»
Nijimura gli mise la mano davanti alla bocca.
«Non ho intenzione di pagare un computer, passino i dieci franchi per Midorima, ma questo col cavolo che lo risarcisco.»
«Lo pago io, Nijimura-san.» Tetsuya si scostò e si voltò verso la reception, ma non riuscì neppure a muoversi: a pensarci bene, lui non ce li aveva i soldi per ripagare il computer e gli avrebbe dovuti chiedere ai genitori.
«Allora?»
Kuroko si voltò nuovamente verso Nijimura.
«Torniamo in camera.»


Giorno: 4 Tempo: neve Umore: al limite dell'esaurimento

«Ragazzi, state attenti al ghiaccio.» dopo tre giorni, Nijimura aveva finalmente capito che doveva tenerli sempre d'occhio, non perderli mai di vista.
«Niji-chin, cosa devo fare?»
«Cammina piano e guarda dove metti i piedi.» Murasakibara e Midorima furono i primi ad avventurarsi, seguiti a ruota da Nijimura, Aomine, Momoi e Kuroko.
«Oggi sto da Akashi fino alle diciassette, quindi dovrete tornare indietro da soli.»
«Ormai conosciamo la strada, Nijimura-san.» Momoi parlò per tutti e Nijimura non ebbe neppure il tempo di risponderle perché vide Aomine ruzzolare sul ghiaccio.
«Ah-! Merda!»
«Mi stavi a sentire quando vi ho detto di stare attenti?!» Nijimura ringhiò, ma non ebbe molto tempo per sgridare Aomine perché anche Momoi capitombolò e si aggrappò a lui, rischiando di farlo scivolare.
«Stai attenta.» Nijimura la risollevò e non appena la lasciò dovette riprenderla al volo.
«L-le scarpe-» Momoi balbettò.
«Gli stivali non sono una buona idea, sai?» Nijimura lasciò che Momoi si aggrappasse al suo braccio e tornò a rivolgersi ad Aomine «ce la fai ad alzarti?»
«Sì, sì-» Aomine brontolò e Nijimura gli transitò accanto, mentre Kuroko si fermò a fissarlo per qualche istante.
«Aomine-kun, dovresti stare più attento.»
«O-ohi Tetsu, non stare lì impalato! Dammi una mano!»
«Devo andare, ci pensa Kise-kun.»
«Eh?» Kise, che era stato l'ultimo ad avventurarsi sui lastroni di ghiaccio, rimase ad osservare Aomine «Aominecchi, cosa ci fai lì per terra?»
«Secondo te? Aiutami.»
«Ti sei fatto male?» Kise si inginocchiò e gli porse le mani, aspettando che l'altro le afferrasse prima di tirarlo su.
«No, tranquillo.» ma non appena Aomine si aggrappò a lui, le suole delle scarpe slittarono e anche Kise finì sul ghiaccio.
«Ahia! Aominecchi!»
«Kise! Maledizione, possibile che tu debba essere sempre così imbranato?!»


Quando Nijimura arrivò all'albergo erano le diciassette e trenta e il sole stava già tramontando, ma nonostante il freddo della sera che, pungente, si insinuava nelle ossa, qualcuno era in cortile e stava rifinendo due grossi pupazzi di neve.
«Gli altri sono dentro?»
«Oh? Nijimuracchi!» Kise sorrise e diede qualche pacca delicata ai fianchi del pupazzo di neve, cercando di eliminare le imprecisioni e di arrotondarlo il più possibile «sì, fino ad un'ora fa eravamo tutti alla reception.»
«Lo sai che hanno rotto la tastiera di un computer?» quando Momoi intervenne, smettendo per qualche istante di modellare la testa del suo pupazzo di neve, Nijimura trattenne il respiro.
«Ah sì? Ma hanno rotto solo la tastiera?»
Momoi annuì e tornò a dedicarsi al suo pupazzo, e Nijimura poté trarre un sospiro di sollievo: evidentemente lo schermo era bianco perché il computer si era bloccato, e sapere che Kuroko aveva rotto soltanto la tastiera lo rendeva decisamente più tranquillo e alleggeriva molto il suo senso di colpa.
Nijimura stava per salutarli quando, osservando i pupazzi di neve, notò due volti famigliari.
«Ma ...?»
Kise e Momoi si voltarono verso di lui e sorrisero divertiti; Nijimura indicò il pupazzo a cui si era dedicato Kise, aggrottando la fronte in un'espressione confusa.
«Sono io, quello?»
Kise accennò una risata nervosa.
«No, aspetta: davvero ho quella bocca?»
Momoi si mise una mano davanti alla bocca e rise divertita.
«Beh, io sto congelando, quindi è meglio se andiamo dentro, vero Momoicchi-chan?»
«Sì! Nijimura-san, vieni con noi?»
«Voi andate, fra poco vi raggiungo.» Nijimura rimase a fissare il suo pupazzo di neve con un'espressione di disappunto stampata in volto e attese che i due "scultori" si allontanassero per rivolgere il proprio sguardo all'altro.
«Ma guarda ...» sbottò, assottigliando il proprio sguardo «Haizaki, eh?»
Nijimura si voltò per assicurarsi che Kise e Momoi fossero già entrati in albergo, poi si avvicinò al pupazzo di neve di Haizaki e colpì lo spazio di congiunzione fra i due grossi blocchi di neve con un colpo secco della mano, osservando con una certa soffisfazione la testa sfaldarsi e cadere.


Giorno: 5 Tempo: neve Umore: esausto

Dal secondo giorno in poi, Nijimura aveva cominciato a pentirsi di aver affidato due doppioni della chiave della propria stanza ai ragazzi e a considerare il fatto che avrebbero potuto combinare qualche guaio anche in camera sua.
Per fortuna sembrava che nessuno avesse intenzione di entrare in camera sua, che in quella settimana era stata una sorta di rifugio, un luogo in cui potersi ristorare e stare lontano dai guai dei suoi ex compagni delle medie.
Dopo essere tornato dalla clinica, però, Nijimura si era fermato proprio di fronte alla porta di camera sua con la sensazione che al suo interno ci fosse qualcuno.
Shuuzou attese per qualche istante, cercando di catturare il minimo rumore per prevedere ciò che lo aspettava oltre la porta, ma dopo un po' si arrese ed entrò con la massima cautela.
Nijimura si fermò sulla porta e strabuzzò gli occhi.
«Cosa ... cosa stai facendo?» Nijimura ringhiò e fece fatica a credere ai suoi occhi.
Murasakibara rimase seduto di fronte al frigo bar e voltò pigramente il viso, con una merendina mezza mangiucchiata fra le mani e tante altre cartacce intorno.
«Sono giorni che chiedo a Mido-chin di darmi una delle sue barrette di cioccolato, ma lui continua a rifiutare.»
«E quindi hai divorato tutto quello che c'era nel mio frigo bar?!»
«Ho già finito tutto quello che c'era in camera mia e in quella degli altri.» Murasakibara fece una pausa e finì di mangiare la merendina, per poi riprendere a parlare con la bocca piena «rimaneva solo la tua, Niji-chin.»
«Butta via le cartacce.»
«Dove vai, Niji-chin?» Nijimura trattenne un sospiro nervoso.
«A mettere la roba del frigo bar sul mio conto.»
E addio ad altri dieci franchi - e forse anche più -.


Giorno: 6 Tempo: nuvoloso Umore: furioso

Già da qualche sera, Aomine aveva insistito per ordinare qualche birra in modo da poterla assaggiare e scoprire se le marche europee fossero tanto differenti da quelle giapponesi, e a quanto pareva era riuscito a convincere anche Kise.
«Ehi Aomine, vacci piano con la birra.» mentre Kise sembrava non aver gradito molto il gusto della birra europea, Aomine era già al quarto bicchiere e aveva cominciato a versarne un po' anche a Momoi.
«È solo birra.» Aomine brontolò e Nijimura lo squadrò con espressione nervosa: era ancor più disubbiente di quanto lo ricordasse, ma dopotutto non era più un ragazzino e Shuuzou sapeva che non poteva vantare su di lui la stessa autorità di qualche anno prima.
«Nijimura-san, dovresti assaggiarla, è veramente buona!» Momoi rise e sollevò il bicchiere, rischiando di versare la birra addosso a Midorima.
«Ehi Momoi, stai attenta!»
«Momoi, smettila di bere.» Nijimura brontolò, notando che la ragazza aveva già gli occhi leggermente lucidi ed arrossati.
«No, no! Satsuki, bevi ancora un po', finiamo la bottiglia-»
«Sì, sì, versa, Dai-chan!» Momoi gli tese il bicchiere e aspettò che l'altro svuotasse la bottiglia.
«Aominecchi, forse dovresti smetterla di bere così tanto.»
«Sto benissimo, Kise!» Aomine gli diede una piccola spinta e Kise brontolò sommessamente.
«Momoi-san, anche tu.» Kuroko intervenne e Momoi scoppiò a ridere.
«Tetsu-kun, io sto benissimo!»
Midorima sfiatò e si coprì l'orecchio sinistro con la mano, in modo che la voce fin troppo alta di Momoi non gli rompesse i timpani.
«Sa-chin, mi sa che sei ubriaca.»
«Facciamo che l'ultima birra la bevo io, eh.» Nijimura afferrò la bottiglia e Aomine cercò di strappargliela immediatamente di mano, cedendo poco dopo, troppo tramortito dall'alcol per ingaggiare una lotta.
«Lo sapete che c'è?» Momoi cantilenò e dondolò sul posto.
«Ah? Oddio, Satsuki è davvero ubriaca-» Aomine sorrise divertito, non ubriaco quanto Momoi, ma sicuramente alticcio.
«Io sono innamorata!»
Nijimura sospirò e si raccolse il viso fra le mani, preparandosi al peggio.
«Momoi-san, forse è meglio se vai in camera-»
«Sta tranquillo, Tetsu-kun! Non sono più innamorata di te! Tanto tu sei gay!»
Midorima le diede una piccola gomitata per zittirla, decisamente imbarazzato dalla situazione.
«Momoi, non urlare.»
«Lo sappiamo che ti piace Kise, Satsuki!»
«Aominecchi!»
«No, anche Ki-chan è gay. Qui siete tutti gay.» Momoi rise di nuovo e Midorima si alzò velocemente, schiarendosi la voce imbarazzato.
«Io vado a studiare.»
«Tutti gay, tranne Midorin che è sposato con i libri, eh?»
Midorima sbuffò e si congedò in silenzio, allontanandosi dal tavolo a rapidi passi.
«Allora, Satsuki, di chi sei innamorata?»
Momoi sorrise e restò in silenzio per qualche istante.
«Cioè, non credo di essere innamorata, però mi piace.»
«Momoi-san.»
«Riko-chan è così carina~»
Murasakibara, Kuroko e Kise la guardarono stupiti e Aomine aggrottò la fronte, negando appena con un rapido movimento della testa.
«No, no, Satsuki, non ci siamo. Quella non ha tette, te le faccio vedere io le belle donne.» Aomine la prese sotto braccio e additò un tavolo poco lontano dal loro «la vedi quella–»
Kise si alzò in piedi all'improvviso, rivolgendosi agli altri tre con un sorriso nervoso stampato in volto.
«Li portiamo in camera?»


«Ma dov'è?!»
Kise gli rivolse un'occhiata nervosa, con le labbra increspate in un broncio.
«Ti sei ripreso, Aominecchi?»
«Sì-» Aomine borbottò, scostando le coperte per dare un'occhiata sotto al letto.
«Cosa stai cercando?»
«Arrivo.» Aomine non gli rispose e si precipitò fuori dalla stanza, bloccandosi a pochi metri dalla porta non appena vide Murasakibara fermo in corridoio, con il suo giornalino fra le mani.
«O-ohi! Murasakibara, cosa fai con quello?!»
«Eh?» Murasakibara distolse gli occhi dal giornalino e rivolse la propria attenzione ad Aomine «voglio queste barretta.»
Murasakibra gli indicò una barretta di cioccolato e Aomine si diede dello stupido mentalmente: era ovvio che avesse preso il giornalino per gli intermezzi publicitari, dopotutto non gli interessava nulla oltre il cibo.
«Ok, ma ora ridammelo.» Aomine ci teneva a quel giornalino, perché aveva scoperto che anche le svizzere non erano niente male, quindi lo reclamò immediatamente.
«No.»
«Dammelo.» Aomine ringhiò e Murasakibara rimase immobile ancora per qualche istante, per poi balzare via, attraversando di corsa il corridoio.
«Murasakibara, vieni qui!» Aomine si lanciò all'inseguimento e Tetsuya, che era intento a rispondere all'ennesimo sms di Kagami, fu travolto da entrambi e vide il cellulare capitombolare a terra e scomporsi in almeno cinque o sei parti diverse.
Nijimura, che aveva la sfortuna di avere la camera in mezzo a quella di Murasakibara, Midorima e Momoi e a quella di Kise, Kuroko e Aomine, spalancò la porta e strillò, ormai esasperato.
«La volete finire di fare tutto questo casino?! Sono le due di notte!»


Giorno: 7 Tempo: nuvoloso Umore: incazzato nero

Non aver dormito per tutta la notte lo aveva reso più stanco e nervoso di quanto non lo fosse mai stato, tanto che la sera dell'ultimo giorno Shuuzou si chiuse in camera molto prima del solito e verso le ventidue si addormentò.
Un rumore sommesso e disordinato sfiorò le orecchie di Nijimura, che brontolò e si rigirò nel letto, tirandosi le coperte fin sopra la testa.
La porta cigolò e la luce si accese all'improvviso, così Shuuzou fu costretto a scostare le coperte e a dare un'occhiata fuori – e prima di tutto all'orologio digitale che segnava le tre del mattino -.
«Nijimuracchi!»
«Kise, sono le tre del mattino ...»
«Nijimura-san.»
«Eh?» Nijimura si sistemò lentamente sulla schiena e poi, vedendoli tutti nella sua stanza, si mise a sedere il più in fretta possibile.
«Siamo venuti a salutarti, Niji-chin.»
«Abbiamo passato tutto il giorno a fare le valige e non abbiamo avuto molto tempo per stare con te!»
Nijimura rimase in silenzio e accennò un sorriso.
«Ti abbiamo portato questa.» Midorima gli porse una piccola torta e Nijimura la accettò con un po' di esitazione.
«Grazie.»
«Visto che sei parecchio stanco, non occorre che ci accompagni all'aeroporto.» Aomine intervenne.
«Ma no, non sono stanco-»
«A me sembri stanchissimo, Nijimuracchi!» Kise lo incalzò e Nijimura sfiatò appena.
«Ci ha fatto piacere passare la settimana con te.» Kuroko intervenne.
«Quando Aka-chin guarirà, tornerete in Giappone, vero?»
Nijimura accennò un sorriso e annuì appena.
«Bene!» Momoi sorrise e saltellò sul posto «salutaci Akashi-kun.»
«Lo farò.»
Nijimura li salutò tutti, e prima che uscissero dalla stanza fece le sue ultime raccomandazioni
«Cercate di non mettervi nei guai in aeroporto, non rubate cibo dalle persone, non rompete cose, non disperdetevi, non picchiatevi fra voi e, soprattutto, non ubriacatevi.»
Kuroko e Kise sorrisero divertiti, mentre Momoi, piuttosto imbarazzata, fu la prima a lasciare la stanza con Midorima e Murasakibara.
Aomine, dal canto suo, si fermò sulla porta e, prima di chiuderla, si rivolse un'ultima volta a Nijimura.
«Sì, papà


Giorno: 8 Tempo: soleggiato Umore: felice

   
 
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