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Autore: Nahash    09/10/2014    3 recensioni
Sono sempre stato una persona ostinata, in questo caso oserei dire un vampiro ostinato.
Da quando sono stato trasformato in quello che sono, ogni mattina tendevo ad attendere l’aurora, ma poi, resomi conto del pericolo che correvo, distruggevo la mia stessa illusione e mi andavo a rifugiare nella mia bara.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono sempre stato una persona ostinata, in questo caso oserei dire un vampiro ostinato.
Da quando sono stato trasformato in quello che sono, ogni mattina tendevo ad attendere l’aurora, ma poi, resomi conto del pericolo che correvo, distruggevo la mia stessa illusione e mi andavo a rifugiare nella mia bara.
Sapevo che quel sole, che tanto bramavo, mi avrebbe ferito più di qualsiasi altra cosa.
Camminavo nell’oscurità, bramando la luce, ma a poco a poco, ho cominciato a dimenticare che odore e che sapore avesse la luce del sole.
La mia pelle è gelida e profuma di dolce morte, non è più calda e riscaldata dal sole. A volte, tendo ancora ad aspettare la luce, solo per darle la buona notte, mentre tutte le altre creature gli danno il buon giorno. Fortunatamente, però, il sole per me è fonte di vita, perché so che, ogni volta che questo sorge, io andrò a riposarmi e un’altra maestosa notte mi attenderà, con un susseguirsi di eventi al contrario.
Mentre voi mortali, calpestate l’erba verde bagnata dalla rugiada, io calpesto quella secca e buia della notte, mentre voi guardate il sole, con il sol pericolo di accecarvi appena, io devo farmi consolare da quella pallida della luna, l’unica amica rimastami in questa moltitudine eterna, in questa abbietta solitudine.
Ho compreso la vita, una volta che sono morto, andando alla ricerca del suo senso, scoprendo che l’immortalità non ha percezione, né colore se la si percorre con questa malinconia che attornia il mio cuore.
Ma, forse, è proprio per questo che ci hanno chiamato esseri dannati, figli del demonio, perché la nostra esistenza, si danna di meravigliosa oscurità, alla sua fine, risorgendo sotto la misericordiosa gloria lunare, ma la solitudine che ci imprime la nostra sorte, ci rende maledetti e per l’eternità non è un eufemismo.
Siamo figli del demonio, siamo caduti come lui in un abisso senza fine, in un vortice vorace di buio e tristezza, ma l’immensità si apre davanti ai nostri occhi.
Bisogna solo saper cogliere le sfumature dei fiori, anche attraverso il buio. Capire quando un petalo è striato di rosa, baciato dalla luce della luna, ti fa riassaporare la bellezza dei colori, anche se questi sono avvolti dalla tenebra.
Sono un essere dannato, che ha cercato la luce troppo a lungo, ignorando la bellezza del mondo macchiato dall’oscurità, ma poi ho scoperto la fantastica luce che i miei occhi non vedevano.
La mia dannazione, è diventata dolce, quando ho compreso, che l’acqua del mare era salata anche se baciata dalla luna e che a contatto con la mia pelle aveva lo stesso effetto e così con tutti il resto delle cose.
L’oscurità è una creatura timida che avvolge la luce per non rimanere sola, forse la trattiene egoisticamente a sé, macchiandola, non lasciandola risplendere, ma il suo amore è puro e costante e così tutte le mattine, per almeno dodici ore la lascia brillare.
È così che ho imparato ad amare tutto, essendo solidale con la tenebra, andando a dormire quando lei lasciava il sipario al giorno, sostenendoci a vicenda, rincontrandoci, poi, al suo nuovo sorgere, nel buio dell’immenso cosmo.
   
 
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