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Autore: Aguni    09/10/2014    1 recensioni
"Ma i tempi delle principesse erano finiti e si erano insinuate le streghe. I principi azzurri avevano fatto spazio ai mercenari, le ricchezze erano mutate in cocaina. L'amore vero si era nascosto dal desiderio prorompente, mentre i sogni da bambina erano stati sconfitti dalla dura e graffiante realtà.
Ma il suo eroe sarebbe sempre stato lì a salvarla, anche se lei non voleva, anche se lei si ribellava. Non si può far altro che arrendersi contro un supereroe."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Disclaimer: la storia non è stata scritta a scopo di lucro ma per mio piacere personale.

Nota dell'autrice: la storia era precedentemente pubblicata nel mio altro account, NeutralDarkSide.

Brother.

Dedicata ai fratelli maggiori incompresi.

Le giornate si susseguivano giorno dopo giorno, pioggia dopo pioggia, freddo dopo freddo. In quelle giornate di fine Novembre c'era poco da fare: guardar cadere le ultime foglie degli alberi, scommettere su quale goccia di pioggia alla finestra sarebbe arrivata per prima sul fondo, bere thé caldo.

Ma le foglie erano oramai cadute, e non c'era più tempo per i giochi. Non per un uomo.

-Breda, che succede?-

Il rosso si riscosse un secondo, tornando alla realtà. East City, Quartier Generale. Era lì, non doveva andarsene nei suoi ricordi nostalgici.

-Niente, Tenente. La noia.- rispose, tornandosene a posto. Il Tenente Hawkeye lo guardò un istante, l'espressione dubbiosa di chi riconosce la menzogna seppellita sotto una maschera. Ma, da buon'amica qual era, non fece più domande.

La pioggia creava un triste sottofondo alla giornata, che non era cominciata neanche tanto bene. Il ritorno ad East era stato un duro colpo per tutti, specie per il Colonnello Mustang, che a Central aveva lasciato la sua seconda casa. Le facce di tutta la squadra erano una maschera di stanchezza, delusione e costernazione, attorniate da un'atmosfera pesante e grigia.

-Sottotenente Havoc, vada a vedere se il Colonnello sta tornando.- suggerì la donna, tranquilla. Il Sottotenente si alzò calmo, sbadigliò e si avviò verso la porta.

Il Tenente Hawkeye si guardò attorno, cercando di scorgere una luce di vita negli occhi dei colleghi, ma nulla.

Fuery sembrava addormentato; Falman aveva ricominciato per la seconda volta lo stesso libro, mentre Breda sembrava voler stare ovunque tranne che lì. Lei, invece, era insolitamente indifferente a questa situazione. Lei doveva solo seguire il Colonnello, non era importante se il posto le piacesse o meno.

-Tenente, è sicuro che non stia succedendo nulla?- si rivolse a Breda con aria preoccupata. Lui spostò un occhio sulla sua figura, ma rimase immobile.

-Pensavo, Tenente.- rispose, tornando a fissare il soffitto screpolato.

-E a cosa, se posso sapere?-

-Pensavo ai miei, Tenente. È molto che non vado a trovarli, mi chiedevo come stessero.-

La famiglia del Tenente Breda era composta da quattro persone: i suoi genitori, lui e sua sorella, Abigail. I suoi abitavano al sud, in una piccola casetta rustica in mezzo alle campagne. Due contadini a cui piaceva rivangare i tempi passati, ma due buoni genitori. Sua sorella viveva a East City, ma non era nel programma del Tenente andarla a trovare. Nessuno capiva il motivo del distacco tra i due, ma non tentarono di indagare più a fondo. Ad averli divisi, probabilmente una cosa del passato. Ma a Breda non piaceva parlare della sua famiglia, e ancor meno appunto della sorella.

-Dovresti prenderti qualche giorno di permesso e andare al sud, Tenente, almeno potrebbe rivedere i suoi.- consigliò il Tenente Hawkeye, facendo entrare il Sottotenente e il Colonnello.

Il Colonnello Mustang si sfilò l'impermeabile con aria serafica, seguito dal Sottotenente.

-Buonasera, Colonnello.- salutò il Tenente Hawkeye, battendo i tacchi. Gli altri si alzarono in piedi, mimando un saluto militare non proprio “vivo”. Il Colonnello si accontentò di quella specie di saluto, sedendosi annoiato sulla sedia alla sua scrivania.

-Tra poco farà buio e sono solo le quattro. Che tristezza.- miagolò, portandosi una mano alla bocca. Sviò il suo sguardo verso la finestra, non trovando comunque un conforto morale.

-Signore, mi permetta di accompagnarla, stasera. Non ha portato con sé l'ombrello.- il Tenente Hawkeye attese silenziosa la risposta.

-La ringrazio, Tenente. Tanto non ho appuntamenti, stasera.- rispose cupo il Colonnello. Anche stasera non si sarebbe divertito. Chissà quanto ancora avrebbe dovuto aspettare...

 

Alle otto e mezza riuscirono a lasciare la loro prigione e a dirigersi verso il pub all'angolo della strada, quello dove andavano sempre prima di trasferirsi a Central, quello dove giocavano a freccette, dove bevevano birra, mangiavano pizza e ridevano.

-Dai, un'ultima partita!- ridacchiò il Sottotenente Havoc, versandosi altra birra. Fuery andò a pagare per un'altra partita, ormai rassegnatosi al fatto che per quella sera sarebbe stato lui a restare senza soldi.

Mentre tutti si divertivano, Breda cercava un po' di tranquillità. L'atmosfera grigia e opprimente che era andata a crearsi dal ritorno a East lo aveva dilaniato, distrutto e schiacciato. All'inizio aveva combattuto un po', ma si era arreso dopo qualche giorno. Ribellarsi non serviva, l'inverno l'avrebbe distrutto totalmente.

-Dai Breda, non fare l'asociale! Vieni qui a divertirti con i tuoi amici!- ma Breda rifiutò elegantemente. Guardato l'orario notato che erano le dieci e mezza, si congedò brevemente, salì in macchina e si avviò verso casa.

Si stupì nel cominciare a vedere le prime prostitute sulla strada. Solitamente uscivano verso le undici, ma probabilmente il freddo le aveva costrette ad uscire prima dalle case.

Erano tutte vestite allo stesso modo: gonna corta, stivali con un grosso tacco, top e giacchetto di pelle o di piume. Truccate come vecchie dive del cinema, fumavano sigarette e spinelli sotto i lampioni, passeggiando nelle zone illuminate. Alcune avevano acceso piccoli fuochi lungo la strada, per riscaldarsi. Altre se ne stavano vicine l'una all'altra per non andare in ipotermia. Quelle povere ragazze venivano da tutte le parti: riconoscevi gli occhi a mandorla di Xing, la faccia imbronciata delle donne di Drachma, il sorriso felino del gentil sesso Cretese e l'esuberanza delle ragazze di Amestris. Venivano anche da più lontano, illuse da un bel futuro, e si ritrovavano a vendersi a qualche disperato per avere il minimo che permettesse loro di comprare quei due grammi di roba che le faceva sentire belle.

Fermatosi su un angolo venne subito avvicinato da una di queste. Aveva i lunghi capelli rossi attorcigliati intorno ad un gilet rosa di pizzo semi trasparente. Portava un paio di pantaloncini neri cortissimi e delle scarpe viola con il tacco. Masticava rumorosamente una gomma, mentre apriva di più il gilet.

-Duecento e avrai quello che vuoi, tesoro. È un affare, non troverai prezzo più basso.- lo sfidò lei, passandosi la lingua sulle labbra. Breda uscì dalla penombra, permettendo alla ragazza di vedere chi fosse.

-Dannazione Heymans, mi fai solo perdere tempo!- strillò la ragazza, sputando la gomma a terra.

Breda la squadrò un secondo con un misto di disapprovazione e tristezza.

-Abigail, sali in macchina dai...-

-Scordatelo. Devo lavorare!-

-E lo chiami lavoro, questo? Abby, ti prego...-

-Lo chiamo come mi pare, questo, fratellone.- ringhiò lei, staccandosi una delle laccatissime unghie finte.

-Andiamo Abby, sali.- le aprì la portiera e lei, riluttante, vi salì. Seduta nel posto del passeggero, si strinse nel gilet traforato, che tanto il freddo non glielo riparava. Breda si tolse la sua giacca e gliela porse, mettendosi alla guida. Lei non ringraziò.

-Non chiamarmi più Abby, Heymans.- intimò lei, voltandosi verso il finestrino.

-D'accordo Abigail.- annuì lui, svoltando in un viottolo buio.

Non si parlavano spesso, ma le voleva bene lo stesso. Era la sua sorellina problematica, la tenera Abigail cresciuta troppo in fretta. Aveva vent'anni e ne dimostrava quaranta, i segni della sua sofferenza cicatrizzati sul volto.

Si accese una sigaretta appena scesi di macchina, così rimase fuori a fumare. Breda invece salì le scale e andò a prepararle la stanza, come faceva ogni volta che tornava. Aveva ancora tutti i suoi vestiti in casa, nell'armadio al secondo piano, quello che profumava di naftalina, quello dove avevano nascosto da piccoli tutte le foto. Erano ancora lì.

Abigail sembrava ancora molto riluttante, ma si fece fare il bagno senza troppe storie. Era abituata a farsi pulire dal fratello maggiore, che la ripuliva sempre prima di andarsene a appena tornava. Non era un cattivo fratello, magari era un po' inesperto, ma era bravo a proteggerla.

Si salutarono con un cenno della mano, poi andarono a dormire. Abigail e le sue storie di cavalieri e principesse narrate nei suoi diari; Breda, il suo supereroe instancabile che faceva di tutto per salvare le persone.

Ma i tempi delle principesse erano finiti e si erano insinuate le streghe. I principi azzurri avevano fatto spazio ai mercenari, le ricchezze erano mutate in cocaina. L'amore vero si era nascosto dal desiderio prorompente, mentre i sogni da bambina erano stati sconfitti dalla dura e graffiante realtà.

Ma il suo eroe sarebbe sempre stato lì a salvarla, anche se lei non voleva, anche se lei si ribellava. Non si può far altro che arrendersi contro un supereroe.

E gli voleva bene, lei, al suo fratellone pigro e impiccione. Gliene voleva e gliene avrebbe voluto sempre.

   
 
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