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Autore: Denki Garl    09/10/2014    2 recensioni
Dal nulla realizzo che tutte quelle certezze su cui ho basato il mio sentimento per te, sono proprio il motivo di tutto il groviglio di pensieri che ho in testa da quando nella mia vita ci sei anche tu [...]
(Raiting giallo per scurrilità del contenuto)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ruki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eh eh… Chi non muore di rivede. O si rilegge, se proprio ci sentiamo in vena di pignolerie. Fatto sta che dopo un’assenza apparentemente interminabile - perché sì, mai più avrei pensato di tornare a scrivere fic sui gazemen o chi per loro -, eccomi qui, e con uno spin off, perdipiù!

È che so che vi mancava un certo Takanori. Quello di TEENAGERS, per la precisione.

Buona lettura.

 



THE ONLY LOVE I’VE EVER KNEW I THREW IT ALL AWAY.

L’altro giorno stavo pisciando e mi è venuto in mente Ryo. Avete presente, quello che avevo mollato, quella volta… Il biondino. Adesso mi viene il dubbio di non avervi detto che era biondo. Va be’, fatto sta che mi succede spesso, di realizzare le cose o che il mio cervello si tuffi in riflessioni sulla vita, mentre piscio. Alla gente di solito capita sotto la doccia, magari mentre si fa lo shampoo, non so perché a me no.

Insomma, mi è venuta in mente quella notte che avevo passato con lui, l’ultima, e nel mio stomaco c’è stato un movimento strano. Ho avuto una sensazione come se mi dispiacesse di non averlo più attorno. Come se fosse un gran peccato che fosse finita, e mi è venuto spontaneo domandarmi cosa fosse successo. È inusuale, lo so, ma era proprio come se non ricordassi, non ero in grado di richiamare alla mente il motivo per cui avevo deciso di mollarlo.

Ricordavo che non riuscivo a dormire, e che a una certa ero balzato in piedi senza neanche preoccuparmi di non fare rumore. Avevo rovistato nei cassetti della scrivania alla ricerca di un pezzo di carta e, una volta trovata una penna che scrivesse - non so perché, ma Ryo aveva l’abitudine di affezionarsi alle penne e non le buttava mai via una volta che erano scariche, né le metteva da parte, cosicché era praticamente impossibile trovarne una che funzionasse come Dio comanda -, avevo iniziato a trascrivere i miei pensieri sconclusionati, probabilmente nella speranza di mettermi ordine in testa e di riuscire finalmente a chiudere occhio.

Una cosa di cui ero certo, è che il foglio non gliel’avevo lasciato. Non ha mai nemmeno saputo che c’è stato, un qualcosa di scritto, tra me e lui, quella notte. Allora, una volta finito di sbrigare le faccende private mie e del mio apparato escretore, sono andato a rovistare in ogni angolo possibile e immaginabile della mia stanza, finché non l’ho trovato.

 

“ Puoi sentirlo? Il mio stupido cuore battere come un pazzo - ed incessantemente, perdipiù -, riesci a sentirlo? Perché, vedi, sto cercando di convincermi che sia questo, il motivo per cui non riesco a dormire, ma non ce la faccio proprio, a mentirmi così spudoratamente; e, come se non bastasse, ‘sto silenzio è come una fottuta bolla in cui ogni sensazione è amplificata all’impossibile, e se tendo bene le mie stramaledette orecchie posso sentire perfino l’ansia strisciare nel casino in cui ho lasciato la stanza - la tua stanza, poi. Ho gli occhi talmente sbarrati che ho paura i bulbi mi cadano da un momento all’altro facendo un casino della Madonna e svegliandoti - cosa che, in realtà, non sarebbe poi così male, perché forse riusciresti a farmi sentire meno solo; e invece è proprio l’ultima cosa che voglio, averti vicino. E poi, Dio!, respiri così maledettamente rumorosamente che mi stai mandando fuori di testa, giuro. Te lo stai gustando proprio, eh?, il tuo stupido sonno. Mi sembra quasi che ti stia prendendo gioco di me e non hai idea di quanto tutto ciò mi faccia incazzare. Cristossanto, il cervello deve essermi partito una volta per tutte, se me la sto veramente prendendo con te perché respiri.

È che, semplicemente, all’improvviso realizzo che non ho null’altro da offrirti, se proprio vogliamo essere sinceri. Se proprio dobbiamo. E questa cosa me la fa quasi fare addosso, per tanto è inaspettata. Dal nulla realizzo che tutte quelle certezze su cui ho basato il mio sentimento per te, sono proprio il motivo di tutto il groviglio di pensieri che ho in testa da quando nella mia vita ci sei anche tu, ed è fastidioso in modo che non puoi capire, averti affianco, in questo momento. Vorrei quasi svegliarti, dirti che è finita e mandarti a casa, ma poi mi ricordo che tu sei a casa. Sono io quello nel luogo sbagliato, come sempre, se proprio devo dirlo. Ma la vuoi sapere una cosa buffa? Questa è proprio da pisciarsi addosso dal ridere, te lo giuro: una volta, guardandoti, ho pensato che l’ultima cosa possibile al mondo fosse che qualcuno ti ferisse. Giuro! So che è sdolcinato e che non è per niente da me dire una cosa simile, ma non ti dico una balla quando affermo che la sola idea che qualcuno fosse riuscito nell’impresa mi faceva sentire schifato, era qualcosa d’insopportabile e... Ora, invece, mi rendo conto che è una cosa inevitabile e che, questa volta, sarò proprio io a sferrare il colpo di grazia. Ma senza grazia, perché sono uno povero stronzo e nulla di più, e questo lo sappiamo entrambi molto bene.

Sul serio, lo riesci a sentire adesso? Giuro che non la smette, non ce la posso fare. Ho la fottuta paura che da un momento all’altro salti per aria come un povero Cristo, e i miei occhi non si decidono a posarsi su un punto che sia uno - e fissarlo fino a sanguinare, anche, se fosse necessario. Lo preferirei, dico sul serio, mi sento che sto andando totalmente fuori di testa e vorrei solamente dormire e annullare completamente il rave party di pensieri che va avanti nella mia testa, ma non c’è modo né di zittirli, né di capire cosa vogliono da quei pidocchiosi che mi ritrovo per neuroni. Mi dispiace di averti illuso, non era mia intenzione. Mi dispiace di ferirti, sappi che non ti ho mai mentito.

Ma, vedi, non sono in grado nemmeno di mettere insieme un discorso lineare e di senso compiuto - od uno che abbia almeno uno dei due requisiti -, come posso pretendere di riuscire ad amare qualcuno? Quando sono a malapena capace di voler del bene per me stesso, poi? Per un momento, uno soltanto, mi sono illuso che tu fossi diverso, che tu fossi speciale. Invece non è così, ma un attimo è bastato per farmelo credere per settimane. Forse, semplicemente, ho pensato di essere io come tutti gli altri e di essere capace di tanto altruismo, rinunciare a un po’ del mio spazio per permettere a qualcuno di avvicinarsi un po’ di più. E non è neanche che mi sento soffocare, è questo il punto!, ciò che mi manda tanto in crisi al momento. Io non lo so cosa c’è che non va in te. O, meglio, lo so, ma se messo a confronto con ciò che non va in me, è quasi zero, giusto un pelino sotto, diciamoci le cose come stanno. E lo so che sembra assurdo da pensare perché viviamo in una società che ci bombarda di storie sulle anime gemelle eccetera eccetera ancora prima che possiamo essere definiti embrioni, ma io non sono proprio fatto per stare con qualcun’altro. Ed è questo il motivo per cui ora ti ritrovi come un cane abbandonato in un giorno di pioggia abbondante. E mi dispiace, giuro che mi dispiace, ma non c’è niente che possa farci. E con questo intendo dire che possiamo farci, chiaramente.

Mi sento come uno di quei poveracci nelle sitcom che se ne escono con le solite frasi fatte. Non sei tu, sono io, e via discorrendo. Diossanto, se solo quelli che scrivono copioni scadenti contenenti battute del genere sapessero in che situazione di merda mettono quelli che si ritrovano sul serio a pensare frasi così, sarebbe da far loro causa. Non scherzo, hanno abusato in maniera assolutamente villana di tale affermazione, che ha perso tutta la drammaticità di cui originariamente era intrisa. È uno schifo, lo giuro. Dio quanto mi fa incazzare, ho quasi voglia di mettermi a cercare un avvocato.

In ogni caso… Non è colpa tua, sul serio. All’inizio, sai, di te mi piaceva proprio che riuscissi a starmene immerso in me stesso pur trovandomi in tua compagnia. Riuscivo allo stesso tempo a perdermi nella vastità sconfinata del mio vuoto interiore e seguire te e sentirti familiare, sentirmi a casa. Poi, però, ho smesso di riconoscere me stesso, ma mi sono detto che poteva essere una cosa buona, del tipo che stavo semplicemente cambiando, crescendo, e quelle stronzate del genere che piacciono tanto ai genitori, hai presente. Oh, oh! Senti qua: avrei imparato a conoscere il nuovo me! Pazzesco, no? E tutto perché c’eri tu, e avevi scelto di stare con me e il non esattamente lieve bagaglio di miei difetti.

E lo pensavo sul serio. Ciononostante, la sensazione che ci fosse qualcosa fuori posto cresceva a dismisura, ma mi dicevo che era solo la novità, a farmela provare. Ho ignorato i segnali - li ho proprio ignorati! -, e ora non posso lamentarmi della violenza con cui la verità mi è piombata in faccia. Ma sai che non c’è nessuno a cui piaccia lagnarsi tanto quanto piace a me, per cui eccomi a scarabocchiare i miei pensieri sconnessi su un pezzo di carta che non avrò mai il coraggio di lasciarti sotto mano - figuriamoci se metterei mai così tanto a nudo me stesso, è patetico anche solo pensare che una cosa simile sia possibile.

In ogni caso, per fartela breve, non è colpa tua, perché non sei tu che mi hai chiesto di cambiare, né hai mai provato ad apportare dei cambiamenti sulla o nella mia pidocchiosissima persona. Ho fatto tutto di testa mia, e come al solito ho fatto un gran casino. È che ogni giorno che passava mi piacevo sempre meno.

Ogni giorno che passava, mi mancavo sempre più.

Ed è per questo, che ora mi perdo in più o meno vorticosi giri di parole che vorrebbero finire con un “ciao”.

Ma sono un gran codardo, e lo sappiamo bene entrambi. ”

 

Allora mi sono ricordato.

Mi sono ricordato che volevo veramente solo del bene per lui e che io non lo ero.










Quasi dimenticavo: dedico questa fic a morning star, perché lei c’era. Proprio qui, al mio fianco, quando tutto ha avuto inizio. (Dio, mi domando perché devo essere così negata nello scrivere dediche – Ah. Ma lo so.)

   
 
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