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Autore: Vala    11/10/2008    1 recensioni
Mai una volta che possa fare i classici sogni erotici degli adolescenti (adolescente, ancora?!).
Il genere di sogno descritto è uno di quelli idioti che mi capitano spesso fondendo fantasia realtà che mi circonda. Alla fine ha una specie di senso logico...molto alla fine...

Sondaggio interno: Yaoi, Etero o Yuri? Vota il tuo genere preferito! (della serie, cosa volete venaga scritto?)
Genere: Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino, sicura della via che intraprendo. Cammino sicura che da qualche parte c’è una fine. Cammino perché tanto non c’è nulla di meglio da fare.
Davanti a me si stende una landa desolata, pare di essere in pieno deserto, o almeno è quello che penso quando vedo passare davanti ai miei occhi una di quelle palle di sterpaglia, classica nei film western e in quelli horror pacchiani per indicare che non c’è anima viva attorno. Ecco, non faccio in tempo a pensare che quello è un luogo perfetto per un cimitero indiano, che da sotto i piedi mi spunta una lapide. Ma poi i cimiteri indiani hanno una lapide? Ovvio che no, ma tanto è un sogno, quindi la lapide la mettiamo lo stesso.
I miei piedi proseguono dotati di vita propria. Tante volte nei film horror ho preso in giro i protagonisti o gli attori in generale perché nonostante tutti i numerosissimi e ovvi segnali di pericolo continuavano ad avanzare, ed ora mentre camminavo nella direzione opposta al sole, con continui scricchiolii alle mie spalle (da dove provenissero, non è dato saperlo), con quel maledetto cespuglio secco che continuava a passarmi davanti in un infinito dejà-vu, mi sentivo osservata da qualche spettatore. Mi aspettavo da un momento all’altro che qualcuno tirasse dei popcorn dandomi dell’imbecille e spegnesse il tutto facendo diventare buia la scena pacchiana che stavo vivendo. O lo spettatore isolato si era addormentato da tempo sul divano dopo aver finito i popcorn, o io ero paranoica e non stavo sognando. Comunque camminavo.
“E che palle! Sciò!” tirai un calcio alla suddetta palla di sterpaglia che finalmente scomparve dalla scena, precipitando in un burrone degno del Gran Canyon. Ancora una volta, da dove fosse uscita quella immensa fossa, non è dato saperlo. Fino a trenta secondi prima davanti a me c’era solo una distesa monotona. E poi, il sole non era dietro? No, adesso stava uscendo direttamente dalla voragine davanti a me.
Ora, se ti trovi davanti una cosa del genere, o resti a bocca spalancata, o cominci a scappare urlando spaventata. No, io andavo avanti. Sentivo la mia stessa voce fuori campo darmi della cretina, e andavo avanti.
“Ancora?!” di nuovo il cespuglio. Che palle! Mai fatto un sogno così monotono. Seccata, gli ho dato un altro calcio, ma quello per tutta risposta mi si è impigliato alla caviglia rifiutandosi di andarsene. Pareva che i rami si fossero intrecciati con la mia pelle. Non faceva male, solo schifo.
Per disperazione, con il burrone a pochi passi da me e il sole che pareva dovesse bruciarmi da un secondo all’altro, mi sono seduta nella sabbia rossa per togliermi quella cosa di dosso. Appena ho infilato le mani nei rami secchi aggrovigliati, il cespuglio ha parlato:
“Yaoi!”.
Ora, non sono nuova a sogni assurdi, ma un cespuglio spinoso impigliato alla caviglia che non si vuole staccare e ti urla “Yaoi” non mi era mai capitato. Perplessa, ho tolto le mani dai rami per rendermi conto con sorpresa che su ciascuna delle mie dita si era incisa una lettera scarlatta che mi fece rabbrividire con la sua presenza minacciosa. La scritta composta citava “E-T-E-R-O”.
Ricapitoliamo: sono seduta a terra, con un cespuglio spinoso parlante attorno alla caviglia, con il sole che emerge da un burrone a pochi passi da me, e da dietro mi arriva l’urlo di qualcuno che conosco. Mi giro per vedere chi è, anche se a dire il vero non ne ho nessuna voglia, e mi trovo davanti zio Sasu [n.a. amica di Venezia fissata con Naruto, fa cosplay di Sasuke e dice che le faccio paura] che mi punta un dito contro, tutto tremante, e urla.
“Traditrice del mio sangue! Ti diseredo! Non sei più mia nipote!” [n.a. Venezia è una città molto strana, dove io sono stata “adottata” da una ragazza che fa cosplay di Itachi assieme a quella sopracitata…no comment per favore…].
Per quanto io voglia bene al suddetto zio, e per quanto strana potesse essere la situazione, non ero ancora fuori dal mio personaggio per starmene buona a subire passivamente un’accusa infamante come quella. Stavo per aprire bocca quando avverto qualcosa di viscido arrampicarsi attraverso il cespuglio su per la mia gamba. Abbasso lo sguardo, e mi ritrovo davanti un vermetto verde acceso che man mano che avanza si allunga sempre più fino a coprire l’intera lunghezza della mia gamba, dalla caviglia ancora impigliata in quello stramaledetto cespuglio, fino all’anca. E fa un solletico tremendo. Oltre che schifo, si capisce.
Se vi trovate un verme simile attaccato, e siete ragazze, la reazione logica è strillare e cercare di cacciarlo, non certo accarezzarlo amorevolmente come invece mi ritrovo a fare io nel sogno mentre la voce fuori campo mi dà di nuovo dell’imbecille.
“Ma ciao! E tu chi sei?” parlo al verme, come se potesse rispondermi. Si, mi risponde purtroppo.
“Yuriiiii…”.
E che palle! Mi lascio cadere a terra e la terra rossa mi ricopre in qualche modo strano oscurandomi la vista. Chiudo gli occhi perché sennò me li rovino dato che ho addosso le lenti a contatto (è un sogno ma sono sempre cecata), e quando li riapro è sparito tutto. Via il verme Yuri. Via il cespuglio Yaoi. Via la scritta Etero. Sparito tutto.
Mi rilasso e comincio a ridere, la voce fuoricampo ormai è una cantilena di “imbecille, imbecille”. Agito le dita e riapro gli occhi. Il sole è in alto sopra la mia testa. Nessun burrone attorno a me. Nulla di orribile che si annida al mio corpo. Sorrido al cielo limpido e incrocio le braccia dietro la testa. O almeno ci provo. Perché qualcuno me le afferra tenendole saldamente con le unghie all’altezza delle prime falangi. Squittisco in protesta a quel trattamento e mi alzo a sedere.
“Vala! Allora, che hai deciso?!” mi parla la voce di una mia amica, i cui capelli tinti di un rossiccio sbiadito, sicuramente lavati la mattina stessa prima di uscire, sembrano tanti fili di paglia andata a fuoco malamente.
“Deciso…de che?” rispondo io confusa stropicciandomi gli occhi doloranti perché ho dormito con le lenti a contatto addosso.
“Quale scrivi?” domanda impaziente un’altra amica mentre mi toglie da attorno le caviglia la sua felpa che aveva gettato distrattamente sulla panchina prima di iniziare a discutere. [n.a. l’amica in questione assomiglia al prima citato zio Sasu]
“Non fare la cattiva!” riprende l’amica rossa scuotendo la testa irritata lasciandomi finalmente andare le mani dove si vedono le mezzelune delle unghie “Voglio una etero!!”.
“Non sia mai!!” riprende l’altra guardandola torva, mentre da un calcio alla terra arida del parchetto dove ci siamo rifugiate per la pennichella del pomeriggio dopo aver girato tutta la mattina “Ormai sei votata al sacro spirito Yaoi, non puoi deludere le fan e soprattutto ME! Yaoiiiiiiii!!!!” mi urla quasi in un orecchio mentre io mi lecco indispettita i segni sulle mani.
“Se non mi staccate le dita posso anche scrivervene una a testa…” rispondo io borbottando, e da dietro due braccia mi cingono improvvise palpandomi senza ritegno. Le altre due cacciano un urlo ma io ormai ho già capito dall’intensità della palpata di chi si tratta e non mi scompongo più di tanto.
“Yuriiiii…” mi sussurra la terza amica in un orecchio, mentre scaccia dalla mia gamba un vermetto verde acceso “è l’unico genere che ti manca, Yuriiiiiiiiii!”.
“Yaoi!”.
“Etero!”.
“Yuriiiiiiii!!”.
La discussione riprende. Ora mi ricordo perché mi ero addormentata sulla panchina di quel parco. Con un sospiro, mi giro dall’altra parte e chiudo di nuovo gli occhi. Tanto so già che andranno avanti per ore. Con quelle tre non c’è nulla da fare. Appartengono a mondi diversi.
“Su, su, se fate le brave ve ne scrivo una a testa…” mormoro nel dormiveglia, come al solito cercando una mediazione.
“Davvero?” fanno loro in coro, appacificate dalla soluzione per me masochistica “…allora…SCRIVI!!”.
Ecco, ti pareva. La prossima volta me ne sto zitta a lasciare che si scannino.
“Prima la Yaoi, vero? Sono quelle che ti vengono più facilmente…!”.
“No, prima la Yuri! Ha bisogno di staccare dal mondo maschile!!”.
“Ma…fatela tornare sulla retta vai! Etero, io voto etero!”.
E ancora una volta mi sale spontanea alle labbra la mia battuta solita che come sempre viene ignorata da tutti/e:
“…ma che ho fatto di male…?”.
Forse era meglio se continuavo a camminare per i fatti miei e mi ci buttavo a pesce in quel burrone.

[Per le amiche citate, vi lamentate sempre che non vi inserisco in nessuna fanfic (siete già inserite, leggete meglio, baka!) così adesso non potete più lamentarvi per questo.
Amica 1: non rompere, scrivo già fin troppo Yaoi, non pretendiamo altro.
Amica 2: non rompere, rispondo alle esigenze di quelli che mi stanno attorno (però voto anche io etero).
Amica 3: non rompere (e quando ti decidi a perdere il vizio di palparmi?!), non ho ancora trovato nessuno spunto Yuri che mi ispiri abbastanza da scriverci sopra.

Per quelli che hanno letto, piccolo sondaggio (se vi va di risp): Yaoi, Etero o Yuri? A voi l’ardua sentenza…]
  
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