Qualche
nota prima che iniziate:
Questa fanfiction era cominciata come una
cosa seria. Non che poi sia diventata demenziale, solo che ho cercato
di
renderla realistica. Insomma, chi ai pigiama party con le amiche non va
fuori
di testa? Per questa volta, ho voluto che Annabeth e le altre avessero
un’esperienza
normale, come possiamo averla io e voi. Con tanto di follia e qualche
mostro in
più, magari. Insomma, non prendetela come una cosa seria.
Buona
lettura, ci vediamo
giù.
A
Percy non
piaceva essere cacciato di casa.
Finito
il liceo,
e dopo aver compiuto diciannove
anni
(Annabeth a luglio e Percy ad agosto), si erano trovati una casa vicina
a Long
Island ma non troppo distante dall’università, in
modo che Percy potesse andare
al Campo ogni giorno senza prendere la macchina, e che Annabeth potesse
frequentare Architettura con un paio di fermate di metropolitana.
La
convivenza
non si era certo rivelata come Percy se l’era immaginata, ma
litigare per le
cose più stupide e per i dettagli più
insignificanti era una cosa che lui e
Annabeth sapevano fare benissimo, più o meno da quando
avevano dodici anni.
Solo
un paio di
volte le litigate erano state così violente che un
allontanamento provvisorio
era stato necessario: una volta era stato lui ad andarsene sbattendo la
porta e
ad aver passato la notte nella Cabina azzurra del Campo Mezzosangue che
era –
e sempre sarebbe stata – aperta per lui, ed
un’altra
volta era stata lei a richiedere con un sussurro che la lasciasse sola,
trattenendo le lacrime. In entrambe le occasioni i due avevano gestito
la
situazione come adulti, ed avevano affrontato i problemi nel migliore
modo
possibile.
Questa
volta, invece, a Percy proprio non andava giù.
Annabeth
gli aveva cortesemente chiesto di trovarsi un altro posto per la notte,
non
perché avessero litigato o perché volesse stare
un po’ da sola, anzi non voleva
stare sola affatto. Voleva fare un pigiama
party.
Per
i primi dieci secondi, Percy aveva davvero creduto
che la sua ragazza stesse scherzando. Poi,
vedendo che continuava a ridere, lei gli aveva seriamente detto che era
una
cosa da ragazze, e che almeno per una notte le sarebbe piaciuto
tornare ad essere una bambina, vivere un’esperienza
così stranamente
ordinaria che in effetti, non aveva mai provato.
“E
con chi vorresti farlo questo pigiama party, sentiamo un
po’?”
“Con
le ragazze, naturalmente.”
“Posso
almeno sapere il nome della persona che occuperà la mia
parte del letto?” aveva
chiesto drammaticamente lui.
“Beh,
dubito che c’entreremo tutte, nella tua parte del letto.
Comunque le ragazze
sono Piper, Rachel, Reyna, Hazel, e Thalia, se Artemide le
dà il permesso.”
“Quindi
sareste in sei?” chiese Percy sconvolto.
“In
realtà avevo invitato anche Clarisse, ma dice che
è una cosa troppo femminile
per una figlia di Ares…”
“Avevi
invitato Clarisse a dormire nel
nostro letto senza nemmeno chiedermelo?”
Annabeth
non riuscì a trattenere una risata vedendo
l’espressione esasperata del suo
ragazzo.
“Che
problema hai, scusa?”
“In
effetti, un altro problemino ci sarebbe. Piper e Reyna, nella stessa
stanza,
durante la notte? Non sono sicuro che poi uscirebbero entrambe
vive…”
“Sotto
il mio tetto si fa quello che dico io, e se quelle due non dovessero
andare
d’accordo se la vedranno fuori di qui,”
sentenziò Annabeth.
Percy
pensò di ribattere che quello era anche il suo
tetto, ma Annabeth riprese a parlare.
“Sono
entrambe due delle mie migliori amiche, se mi vogliono bene sapranno
come
comportarsi.”
Percy
fece un altro paio di tentativi per farla desistere, ma la questione
era
chiusa. Quando Annabeth prendeva una decisione era irremovibile.
Sconfitto,
sfoggiò la sua migliore faccia da cucciolo e
provò un’ultima volta: “Posso
rimanere a dormire sul divano? O sul tavolo della cucina? O nella vasca
da
bagno? Ti prego, non cacciarmi, questa volta non ho fatto
niente!”
“Infatti,
Percy, non sono minimamente arrabbiata con te, ma capirai che se ti
caccio c’è
una ragione. Non puoi stare qui mentre ci sono le ragazze.”
“E
perché no?”
“Perché
è una cosa tra ragazze!”
“E
io dove dovrei passare la notte, scusa?”
“Che
ne so, dov’è che vai quando non dormi qui? Al
Campo?”
“Non
voglio andarci, penseranno tutti che abbiamo litigato e faranno un
sacco di
domande, a cui francamente mi vergognerei di rispondere con
onestà.”
“Da
tua madre?”
“Peggio.”
“Non
ce l’hai un’amante?” chiese lei con una
risatina.
“In
effetti sì, peccato che Reyna sia già
invitata al tuo stupido pigiama party,” rispose lui
sarcastico, “Quindi non
posso andare nemmeno da lei.”
“Credi
di essere divertente…”
Era
deciso: le ragazze avrebbero passato insieme tutta la giornata di
venerdì e poi
sarebbero andate a ‘dormire’
nell’appartamento di Percy e Annabeth.
Volevano
semplicemente passare una giornata normale tra loro, niente di
più. Ma erano
ben consapevoli dei rischi che correvano: sei semidee così
potenti non protette
dalle barriere del Campo creavano un’aura molto forte, quindi
avevano preso le
loro precauzioni in caso di attacco di mostri. Sotto i vestiti casual
ognuna di
loro portava infatti la propria arma personale e una zolletta di
ambrosia in
tasca.
Annabeth
aveva seguito i corsi mattutini all’università,
Thalia aveva avuto una giornata
libera da Artemide, e Reyna – arrivata il giorno prima da San
Francisco – aveva
passato la notte come ospite al Campo Mezzosangue. Piper, residente per
tutto
l’anno al Campo, l’aveva accompagnata a Manhattan
(erano entrambe gioiose); Rachel
che viveva ancora nella
sua lussuosa villa nel Queens doveva raggiungerle alla Goode High, dove
si
dovevano incontrare tutte per passare a prendere Hazel, che si era
trasferita
lì per un semestre.
Le
prime ad arrivare furono proprio Piper e Reyna, che se ne stavano
imbarazzate
pregando gli dei che Annabeth arrivasse presto. In genere quando il
gruppo si
riuniva cercavano di ignorarsi cordialmente. Non c’era
precisamente una ragione
ufficiale per la loro reciproca antipatia – ehm, Jason
– ma si erano sempre
comportate in modo freddo e distante. Immaginate che spasso
percorrere il tragitto dal Campo alla Goode in un
imbarazzante silenzio…
Piper
non ce la faceva più. Quel silenzio era così
ostinato che faceva praticamente
rumore.
“Allora…
Reyna, come ti sei trovata al Campo Mezzosangue? Noi greci siamo famosi
per
l’ospitalità,” cercò con
tutta se stessa di suonare amichevole.
“Sì,
la vostra fama vi precede. Sono stati tutti molto gentili con me,
specialmente
Chirone. Ieri Annabeth mi aveva addirittura offerto di dormire nella
Cabina di
Atena, ma temo che i suoi fratelli non avrebbero gradito
l’intrusione in uno
spazio così privato. E il vostro cibo è divino.”
Piper
ridacchiò nervosamente. “Mi pare di ricordare che
anche al Campo Giove non ci
scherzate con la cucina.”
“Già.”
Tra
le due calò di nuovo il silenzio. Reyna non si stava
sforzando molto per essere
amichevole, aveva solo risposto cortesemente alla sua domanda, ma non
sembrava
interessata nel continuare un discorso.
Per
fortuna arrivò Thalia, che abbracciò Piper e
strinse la mano a Reyna. Nelle
poche volte che si erano viste, Piper e Thalia avevano instaurato un
buon
rapporto. Thalia approvava pienamente della relazione di Piper con suo
fratello
Jason, nonostante spesso le chiedesse provocatoriamente di unirsi alle
Cacciatrici, perché era una ragazza forte e indipendente. Se
Thalia considerava
lei forte e indipendente, Piper si
chiedeva quante volte avesse chiesto ad Annabeth
di unirsi alle Cacciatrici.
“Reyna,
la settimana scorsa ho finalmente avuto modo di incontrare la tua
sorella
maggiore… siamo state ospiti delle Amazzoni a Seattle.
Somigli moltissimo a
Hylla.”
Reyna
sorrise. “Un incontro diplomatico tra Amazzoni e Cacciatrici
di Artemide? Non
credevo fosse possibile…”
“Siamo
state molto bene – oh, Annie!” con un cenno della
mano salutò Annabeth che
stava arrivando.
“Ciao
ragazze,” disse entusiasta. Le abbracciò una ad
una, prima Thalia.
“Thals,
mi sei mancata.”
“Anche
tu, piccola. Hai avuto proprio una bella idea a riunirci.”
Poi
Reyna. “Reyna! Non ci vediamo da quanto? Due mesi? Dovevi
proprio venire.”
“Ti
ringrazio,” rispose lei, sempre così dannatamente
formale.
E
per ultima Piper, che vedeva quasi tutti i giorni.
“Oh,
ci sei anche tu,” la stuzzicò.
“Stanotte
non ti farò chiudere occhio, Chase,” rispose
Piper.
Dopo
aver salutato tutte, Annabeth guardò l’orologio.
“Manca
solo Rachel, giusto? La campanella dovrebbe suonare tra cinque minuti,
prendiamo Hazel e andiamo.”
“Rachel
è la solita ritardataria,” commentò
Piper.
Trenta
secondi dopo furono travolte da una massa di capelli rossi.
“Ciao
a tutte!” disse Rachel, esuberante come al solito.
“Stavi
dicendo qualcosa, Piper?” le chiese con aria consapevole.
“Ma
come diamine fai a sapere che stavo parlando di te, Dare?”
Rachel
fece un gesto molto teatrale. “Sono l’Oracolo di
quel figo di Apollo, bella.
Conosco passato, presente e futuro.”
Annabeth
sbuffò divertita. “Non te la tirare tanto, rossa.
Devo ricordarti a cosa hai
dovuto rinunciare?”
Annabeth
la prendeva continuamente in giro per ciò che il suo
giuramento aveva
implicato, cioè la castità. La loro amicizia era
praticamente fondata su
quello: Annabeth sfotteva, Rachel aveva una rispostina pronta che
faceva
scoppiare a ridere entrambe. L’antica rivalità per
Percy era più che
dimenticata.
“Oh,
ma oggi ho il supporto di un’altra eterna vergine! Thalia,
come va la vita?”
disse dandole una pacca sulla spalla.
“Benissimo.
Ricordiamo ad Annie che è meglio restare sole che male
accompagnate, e quel cretino
di Percy è decisamente una cattiva compagnia.”
“Sono
d’accordo,” ammise Reyna che si era concessa una
risatina.
Dopo
poco furono raggiunte da Hazel, che salutò cordialmente
tutte.
“Allora,
dove si va?”
“Avete
fame? Pranziamo prima e poi andiamo a farci un giro?”
“Io
ho una fame che mangerei anche Hazel,” disse Rachel.
A
volte si scordavano che Hazel era cresciuta negli anni ’30 e
non capiva affatto
il loro umorismo.
“Oh,
non preoccuparti, Hazel. Rachel stava solo scherzando,”
aggiunse Annabeth
vedendo l’espressione sconcertata della più
piccola.
“Certo
che stavo scherzando. Sennò poi chi la sente Piper?
Già mi guarda male quando
mangio una bistecca, figuriamoci cosa farebbe trovandosi di fronte al
cannibalismo. Vegetariani, non li capirò
mai…”
“Hey!”
urlò Piper.
“Sei
vegetariana, Piper?” chiese Reyna cercando di suonare
interessata.
“Una
vegetariana convinta,” rispose Annabeth per lei.
“Non hai idea dei drammi che
succedono quando Jason vuole portarla fuori a cena.”
“Vogliamo
parlare dei casini che provochi tu
quando Percy vorrebbe galantemente pagarti la cena e tu fai sproloqui
di
mezz’ora sulla parità dei sessi? Povero ragazzo,
Annabeth riesce a rovinare le
serate più romantiche,” rispose Piper.
“Sì,
ma poi quando arriviamo a casa si aggiusta tutto,” Annabeth
ammiccò.
“Ah,
giusto. Dimenticavo le tue capacità
amatorie. Qui non tutti sanno che sei una dea del sesso,
Annabeth, e che
vuoi spodestare mia madre Afrodite.”
“Attente,
stanotte potrebbe saltarvi addosso!” aggiunse Rachel ridendo.
“Piper, ti
ricordi quella volta che –“
“Rachel
Elizabeth Dare!” la interruppe Annabeth. “Non
azzardarti a raccontare quella
cosa o quanto è vero che mia madre è Atena ti
ammazzo, ” aggiunse decisa. “E
poi è stato un incidente,” disse arrossendo.
“Un incidente. Hai sentito, Pipes?
E’
stato un incidente,” scoppiò a ridere.
Rachel
era decisamente la più pettegola tra loro, e pretendeva che
Annabeth e Piper le
raccontassero tutti i dettagli (soprattutto quelli più
piccanti) della loro
vita sentimentale, per il semplice fatto che lei non poteva viverli in
prima
persona. La cosa a volte diventava imbarazzante. Sapeva tutto di tutti.
Al
Campo si era persino aperta un business, scambiando informazioni per
favori di
ogni genere.
“Dai
Piper, ti prego, assaggia questo pollo! E’
fantastico,” le stava dicendo
Rachel.
Tutte
e sei stavano sedute a un tavolino per quattro, Reyna e Hazel
occupavano
comodamente due lati del tavolo, mentre Thalia e Annabeth e Rachel e
Piper si
erano divise i restanti due.
“Per
l’ultima volta, Rach, non mangerò carne! Non vi
sto guardando male, voi potete
continuare a mangiare tutto quello che volete, io ho i miei hamburger
di tofu,
pace! Hai proprio rotto le palle.”
“Piper,
guarda che ci sono persone non abituate alla tua
scostumatezza,” la prese in
giro Annabeth, che ricevette un’occhiataccia dalla figlia di
Afrodite.
“Come
ci disponiamo stasera?” chiese Reyna. “Per dormire
intendo.”
“Se
credete che stanotte chiuderemo occhio avete proprio capito
male,” rispose
Thalia.
“Già,”
appoggiò Rachel. “Stanotte ci si diverte. Prima
facciamo qualche gioco, che so,
qualcosa di imbarazzante, poi scegliamo un film da vedere e poi ci
faremo i
capelli e le unghie a vicenda spettegolando.”
“E’
questo che si fa ai pigiama party delle mortali?” chiese
Piper.
Thalia
annuì e aggiunse: “Hai dimenticato la parte
più bella. Mangiare tante schifezze
e bere tanto alcol.”
“Alt,
alt, calme, tigri! Niente alcol a casa mia. Prima di tutto, molte di
voi sono
ancora minorenni – Rachel non guardarmi così
– e poi suppongo che nessuna di
voi si ricordi cosa è successo l’ultima volta che
vi è entrato un po’ di alcol
nell’organismo, eh? Piper e Leo hanno vomitato sul tappeto,
Jason stava per
volare fuori dalla finestra ed è un miracolo che Frank non
si sia trasformato
in un elefante nel mio salotto. Hazel, ti prego, appoggiami.”
“Ragazze,
Annabeth ha ragione. E poi è casa sua, dovremmo seguire le
sue regole,” disse
timidamente.
“Visto?”
Annabeth indicò Hazel. “La voce della ragione.
Hazel ha parlato: a casa mia non
bevete più. Il massimo che posso concedervi se sentite che
state per
addormentarvi è una tazza di caffè, che
è già troppo, considerando che siete
tutte piuttosto iperattive. Raccontate a Reyna cosa succede se Leo
assume
caffeina.”
Piper,
Hazel e Rachel scoppiarono a ridere, Thalia scosse la testa in
rassegnazione.
“Beh
insomma, come avrai notato, Leo ha una sindrome di
iperattività e deficit di
attenzione davvero molto alta, anche per un semidio.”
“E’
più o meno come Percy quando era più piccolo, ma
ancora peggio. Te lo ricordi,
Thal? Non riusciva a concentrarsi su qualcosa per più di
venti secondi,”
commentò Annabeth. Thalia annuì.
“Ecco,
Leo è peggio. Abbiamo dimostrato scientificamente, dopo
un’acuta e attenta
osservazione, che non riesce a stare fermo per più di sette
secondi. Nemmeno
quando dorme,” proseguì Hazel.
“Una
volta, questa cretina qui,” disse Annabeth indicando Piper,
“ha pensato bene di
fargli una tazza di caffè, extra zuccherato, come se la
caffeina non bastasse.
Sembrava ubriaco, giuro. Saltellava qua e là per il Campo
canticchiando. Ed
erano le due di notte. Alla fine siamo dovute andare a svegliare
Clovis, un
figlio di Hypnos – e ti assicuro che è
praticamente impossibile svegliare un
figlio di Hypnos – per far cadere Leo in un sonno profondo, o
lo avremmo
ucciso.”
Reyna
rise.
“Okay
ragazze. Sapete che non amo questo genere di cose, ma se vogliamo
vivere una
giornata normale, un po’
di shopping
è d’obbligo. E poi ci sono i saldi,”
disse Annabeth con un sorriso.
Piper
sbuffò, chiaramente disapprovando.
“Ma
che razza di figlia di Afrodite sei?” chiese Thalia.
“Già,
è così noiosa che potrebbe essere una figlia di
Atena,” aggiunse Rachel, che si
beccò uno schiaffo dalla figlia di Afrodite appena sfottuta.
“Devo
cacciarvi di casa ancora prima di farvi entrare?”
minacciò Annabeth.
Hazel
scosse la testa. “Ce la facciamo a stare dieci minuti senza
battibeccare?”
Rachel
rise sotto i baffi.
Annabeth
sospirò mentre prendeva Reyna sotto braccio. “Ho
fatto un grave errore a far
conoscere quelle due,” e indicò Rachel e Piper che
si scambiavano un’occhiatina
complice.
Thalia
annuì. “Sono spaventose insieme.”
“Persino
Travis e Connor Stoll hanno paura di loro.”
“Se
aveste un po’ di buon senso anche voi ci temereste. Non
appena una di voi si
addormenta stanotte, la conciamo per le feste.”
“Annabeth,
l’idea del pigiama party comincia a non
piacermi…”
Erano
in un negozio di sport e lo stavano svaligiando. Tute e scarpe da
ginnastica
tornano utili quando combatti mostri quasi tutti i giorni.
Hazel,
non tanto familiare con l’idea degli shorts si stava provando
una deliziosa
gonnellina da tennis bianca che risaltava sulla sua pelle color
cioccolato.
“Haze,
quella non va bene,” disse Piper entrando nel camerino di
prova. “Non ucciderai
nessun mostro se sei intenta ad assicurarti che non ti si alzi la
gonna,” le
disse dolcemente.
Hazel
era come la sorellina di tutte: aveva un’aria di innocenza
che destava in
ognuna di loro la voglia di proteggerla.
“Chi
dice che la deve indossare per combattere mostri?”
s’intromise Annabeth. “Magari
le viene voglia di giocare a tennis. Guarda come le sta
bene.”
Piper
capì. “In effetti hai ragione, Ann. Hazel, che
gambe chilometriche. Da quando
sei così figa? O meglio, perché nascondi la tua
figaggine sotto quei pantaloni non
aderenti?”
Hazel
arrossì. “E’ solo che non mi sento molto
a mio agio con certi capi…”
“Oh,
piccola, siamo nel ventunesimo secolo, devi adeguarti!”
“Piper,
perché tu e Reyna non andate a scegliere qualcosa con
Hazel?” propose Annabeth.
Il suo piano della giornata era stato quello di coinvolgere il
più possibile
Reyna, che era l’estranea del gruppo, e di farle fare
amicizia con Piper. Non
le andava giù che due delle sue amiche più
strette non si sopportassero.
Piper
la guardò in cagnesco, ma Hazel si era rivestita e la stava
tirando per un
braccio fuori dal camerino. “Andiamo, Pipes! Reyna, che ne
dici di cominciare
da quel reparto?”
Thalia
aveva in mano due t-shirt: una a sfondo nero con una scritta che diceva
pink is the enemy e
un’altra con
l’immagine di una bambola impiccata con scritto DEATH TO
BARBIE in caratteri
cubitali. Annabeth sorrise. Thalia non sarebbe mai cambiata.
“Ti
piacciono?” le chiese.
“Sembrano
fatte apposta per te.”
Poi
Annabeth si avvicinò a Rachel, che sembrava particolarmente
interessata allo
stand monocolore che stava scorrendo con le mani.
“Rach…
non puoi comprare quella roba. Il colore cozza con i tuoi
capelli.”
Rachel
fece un ghigno divertito. “Chi se ne frega! Sono rossa e
indosso vestiti rossi.
Tutto di me grida rosso, persino il mio nome. Rachel Elizabeth Dare.
RED. La
moda non mi impedirà di sfoggiare la mia vera
natura!” disse con fare
drammatico.
“Lo
spirito di Delfi ti ha dato alla testa,” commentò
Annabeth ridendo.
Dopo
che tutte ebbero pagato, uscirono dal negozio con un paio di buste
ciascuna.
“Oi,
Annabeth!” disse Piper. “Dobbiamo assolutamente
andare lì!”
Stava
indicando un punto vendita di Victoria’s Secret.
“Io
là dentro non ci metto piede,” si tirò
indietro Thalia.
“Già,
tutto quel pizzo… neanche per sogno,” aggiunse
Rachel.
“Vorrà
dire che ci andremo solo io e Annabeth allora. Non è che voi
altre ve ne
fareste molto, dell’intimo sexy. Voi due avete giurato
castità eterna ad Apollo
e Artemide, mentre Hazel è ancora pura e non si decide a
darsi una mossa…
Reyna, ovviamente sei la benvenuta se vuoi venire con noi,”
lo disse quasi con
aria di sfida.
Reyna
valutò le sue possibilità. Fissò
intensamente Piper. Annabeth pensava che
avrebbe detto di no, ma alla fine annuì. “Vengo
con voi.”
Una
volta dentro, Piper cacciò fuori il suo lato Afroditesco.
“Annabeth,
dobbiamo trovarti un completino blu. O azzurro. Basta che sia di quella
scala
cromatica…”
“Perché?”
chiese ingenuamente Reyna.
“Perché
Percy va pazzo per il blu. Annabeth
e
i completini intimi blu sono la sua combinazione preferita.
L’ultimo gliel’ha
distrutto,” aggiunse con una risatina maliziosa.
“Piper! Vogliamo raccontarlo a tutto il
negozio?” la riprese Annabeth arrossendo. “Per te
invece… il colore preferito
di Jason è –“
“Il
viola,” rispose automaticamente Reyna. Poi sembrò
accorgersi di averlo detto ad
alta voce e si schiarì la gola. “Il colore
preferito di Jason è il viola,”
ripeté.
Quella
conversazione stava andando a parare in zone pericolose…
“No,”
disse tranquillamente Piper. “Il colore preferito di Jason
è l’arancione.”
“Oh,
beh una volta era il viola, il colore della toga che portava al Campo
Giove
quando era pretore.”
Cazzo.
In quei pochi attimi di
silenzio Annabeth pregò gli dei affinché Piper
non rispondesse a tono rovinando
la loro serata.
Funzionò.
“Poi
Era gli ha rubato i ricordi e si è scelto un altro colore
preferito, magari.
Non ne faccio una questione di filosofia, davvero… ma sono
un’indiana Cherokee,
il viola cozzerebbe con la mia carnagione. Un bell’arancione
fluo è quello che
mi serve,” Piper disse con il suo migliore sorriso. Reyna non
replicò.
Crisi
scampata.
Annabeth
fu molto felice del suo acquisto: tanga e reggiseno coordinati di un
bell’azzurro acceso e con le rifiniture in pizzo nero. Non
vedeva l’ora di
indossarli e vedere la faccia che Percy avrebbe fatto dopo averle tolto
i
vestiti.
Reyna
optò per un comodo reggiseno sportivo color carne e due paia
di mutandine che
erano in saldo.
Piper
alla fine aveva comprato due completini più del necessario,
forse per irritare
Reyna, forse perché non poteva resistere. Uno arancione
fluo, uno con una
fantasia a fiori e uno semplice di pizzo nero. Piper non era una figlia
di
Afrodite per niente, e Annabeth doveva ammettere che agli occhi di un
uomo era
decisamente irresistibile.
“Jason
ti salterà addosso,” le sussurrò mentre
uscivano dal negozio.
“Lo
fa sempre,” ripose Piper ammiccando.
“Finalmente,
quanto ci avete messo?” si lamentò Thalia.
“Piper
ha svaligiato Victoria’s Secret,”
commentò Reyna.
Rachel
sorrise maliziosamente. “Sono sicura che Jason
apprezzerà… e io sarò più
che
felice di ascoltare i resoconti dettagliati.”
“Rachel,
lasciatelo dire. Sei una pervertita e mi fai paura,”
l’accusò Annabeth.
“Almeno
voi fate sesso!”
“Forse
avresti dovuto pensarci prima di
diventare l’Oracolo di Delfi.”
“Bionda,
te l’ho già spiegato. Non avevo altra scelta! La
castità era compresa nel
pacchetto, non potevo rinunciare. Quindi, visto che non
potrò mai vivere
un’esperienza sessuale con qualcuno, mi accontento di vivere
attraverso di voi,
mie care e belle migliori amiche con fidanzati da urlo, e devo
festeggiare i
vostri successi come se fossero i miei.”
“Io
non le racconto più niente,” borbottò
la figlia di Atena.
“Idem,”
aggiunse Piper.
“Comunque
ho pensato che una persona con cui potrei… in
realtà ci sarebbe.”
“Chi,
le tue dita?”
“PIPER!”
urlò Annabeth.
Hazel
si era fatta rossa. Thalia si era tappata le orecchie in disgusto e
Reyna
sembrava indecisa se fare lo stesso o continuare ad ascoltare e
scoppiare in
una fragorosa risata.
“No,
stronza.” Rachel fece un profondo respiro come se dovesse
confessare un
crimine, poi disse semplicemente. “Apollo.”
Ci
fu un coro di “Apollo?”
Mentre
le altre erano nella più totale confusione, Annabeth
scoppiò improvvisamente a
ridere. Tutte si voltarono verso di lei per accertarsi della sua salute
mentale.
“Ah.
Ragazze… era una battuta. Annabeth l’ha capita
prima di noi. Figlia di Atena…”
“No,
Piper. Non rido perché penso che Rachel abbia fatto una
battuta. Al contrario,
penso che fosse disperata e serissima… Rido
perché – dei, non ce la faccio,”
Trattenne un’altra risata. “Rido perché
quando eravamo piccole, Thalia aveva una
cotta per Apollo!”
“Annabeth
Chase, ti ammazzo!” la minacciò Thalia.
“E’ uno splendore, diceva
sempre…”
“Che
Artemide mi fermi se cerco di ammazzare la mia migliore
amica…”
Le
altre – tranne Rachel – ridevano.
“Scusate?
Stavamo parlando del mio problema
col
sesso!”
Annabeth
cercò di calmare le risate. “Sì, scusa,
rossa. Dicci di questa tua fantastica
idea. E non preoccuparti, non devi essere gelosa di Thalia. Non
è mai successo
niente tra lei e Apollo.” Scoppiò di nuovo a
ridere.
“In
realtà mi ha fatto guidare il suo carro! Mica lo fa fare a
tutte quante!”
dichiarò fiera Thalia.
Piper
non riusciva quasi a respirare e si manteneva lo stomaco.
“Non
so se ridere o piangere, visto quanto è ridicola questa
situazione,” disse
Reyna, e Hazel fu d’accordo.
“Okay,
stop. Annabeth, smettila di ridere così sguaiatamente.
Rachel, parla. E evita
di dire cose che potrebbero provocare ulteriore ilarità, per
favore. Altrimenti
perdiamo Annabeth.”
“E’
molto semplice, ragazze. Quando ho pronunciato il mio giuramento mi
sono impegnata con Apollo. Ho
consacrato la
mia esistenza a lui. Non ho pronunciato parola sulla castità
come invece fate
voi Cacciatrici,” si girò verso Thalia come per
cercare approvazione, e
quest’ultima annuì. “Quindi, niente mi
impedirebbe di… insomma, se lui volesse,
io dovrei accettarlo, ecco.”
“A
me sembra che tu sia più che consenziente,”
commentò Piper.
“Dettagli,”
la liquidò Rachel con un gesto della mano.
“Questo
è il tuo piano geniale? Aspettare che Apollo ci provi con
te?” chiese Annabeth.
“Secondo
me vuole proprio sedurlo,” disse Piper.
“Non
so se mi fate più schifo o paura,”
commentò Reyna, ponendo fine alla
discussione.
Beh,
pensò Annabeth, almeno si
è ambientata.
Angolo
autrice:
eccoci qui. Come avete
sicuramente notato, questa era solo una parte introduttiva, il pigiama
party in
sé deve ancora venire.
Ho
cercato di non sfociare troppo nell’OOC, anche se in questa
situazione è un po’
difficile, (Rick non ha mai trattato certi argomenti o descritto una
situazione
simile) ma faccio del mio meglio. Se mi conoscete sapete che sono
abituata a
scrivere cose serie e decisamente meno comiche xD
Fatemi
sapere se questo primo capitolo di follia vi è piaciuto, ho
quasi terminato il
prossimo e lo pubblicherò tra una settimana.
A
presto,