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Autore: BluePhantomhive    10/10/2014    0 recensioni
[Consiglio a tutti coloro che leggono tale storia di ascoltare la canzone Magnet dei Vocaloid (RinLen's Version) che mi ha ispirata. O almeno leggete la traduzione ;)]
Josephina e Carlos... Fin dal loro primo incontro non si sono mai piaciuti. Due caratteri completamente opposti. Lei bella e irraggiungibile, un carattere che la porta ad eccellere in tutto quello che fa. Lui misterioso e travolgente... Nessuno riesce a resistere ai suoi magnetici occhi color smeraldo. Sebbene non volesse, Josephina ne resta subito ammaliata, ma non sa cosa l'aspetta. Lui la travolgerà in un amore passionale, cosa a cui, nonostante tanti tentativi, Josephina non saprà restistere.
POSSIBILE CAMBIAMENTO DEL RATING!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Integridad Perfecta
Capitolo 1




In una cittadina periferica di Londra, il vento spirava silenzioso tra i rami degli alberi e le prime foglie autunnali cadevano lente al suolo. Era arrivato Settembre e per molte persone era un nuovo giorno. Almeno per una in particolare. In una delle villette del quartiere residenziale, una ragazzina sugli undici anni si stava ammirando allo specchio. Di lì a poco avrebbe frequentato la scuola che aveva sempre desiderato. Aveva studiato tanto per entrare in quello istituto ed ora era al settimo cielo. Si sistemò la giacca blu dell'uniforme e domò le ciocche ribelli dei suoi lunghissimi capelli castani. I suoi occhi color ambra risaltavano sulla sua pelle candida.
Sorrise alla sua figura riflessa e pensò che era pronta per andare.  Si infilò i calzini, le scarpe e uscì dalla sua stanza più felice che mai. Quasi saltellando, entrò nell'ufficio del padre, che era seduto davanti alla scrivania a leggere alcune pratiche che avrebbe dovuto presentare alla riunione di quella mattina. Era un uomo giovane, sui quarant'anni, dai capelli neri e vestito in modo impeccabile. Degno di un uomo in affari.
-Buongiorno, papà!- cantilenò la ragazzina, aspettando che il padre le dedicasse un pò della sua attenzione.
L'uomo alzò lo sguardo, mostrando due occhi dall'azzurro molto intenso, e sorrise alla figlia.
-Sei bellissima!- disse, rivolgendole un sorriso a trentadue denti.
La ragazza, felice, fece una giravolta e ricambiò il sorriso.
-Grazie!-
L'uomo si alzò dalla sedia, raccolse tutte le sue carte e le mise nella sua ventiquattr'ore.
-Andiamo?- chiese alla ragazzina, che subitò annuì.
Insieme scesero le scale e arrivarono all'enorme salone. Il padre della ragazza prese le chiavi dell'auto e aprì la porta di casa.
-Angela! Sophie! Dobbiamo andare a scuola.- e uscì da casa, diretto verso la macchina parcheggiata nel vialetto.
Angela, una ragazza sui quindici anni ben preparata, dai capelli mossi grazie all'intervento dell'arricciacapelli, truccata alla perfezione, scese le scale e superò la sorella, quasi con aria di superiorità, seguita da Sophie, una bambina di nove anni, con lo zainetto in spalla, che, a differenza della sorella maggiore, si fermò e diede la mano della ragazza dagli occhi dorati. Tutte e tre le sorelle salirono in macchina. Dopo dieci minuti, la ragazzina mise piedi nel curatissimo cortile della sua scuola.
Josephina, questo era il nome della ragazza, avanzò elegantemente verso l'edificio imponente della sua nuova scuola, con il cuore che le balzava nel petto. L'anno precedente aveva passato tutto il tempo a studiare e i suoi sforzi erano stati ripagati, entrando con il massimo del punteggio alla Hilman Juls.
Essendo una ragazza di prima media, doveva andare ad ascoltare il discorso di benvenuto del Preside, che si teneva nel gigantesco auditorium. Si diresse immeditamente nella sala, come se avesse sempre conosciuto quell' istituto. Con sua grande meraviglia, la maggior parte delle matricole si trovava già lì. Si diresse verso la terz'ultima fila, sedendosi accanto ad una ragazza dai capelli biondi a caschetto. Il discorso sarebbe iniziato tra cinque minuti e nell'attesa si guardò un pò intorno. Chissà quali tra quei ragazzi sarebbe stato suo compagno di classe. Sperva che quest'anno si sarebbe fatto qualche amico... Durante le elementari nessuno le rivolgeva la parola o, se lo facevano, si limitavano soltanto a chiederle le risposte alle domande del test o i compiti svolti a casa. A differenza della precedente, doveva stare in quella bellissima scuola fino alla fine delle superiori.
Proprio quando il Preside Fitzgerald salì sul palco seguito da tutti i professori dell'istituto, i suoi occhi si posarono su un ragazzo dai capelli neri e dalla pelle ambrata che la superò a passo svelto, sedendosi due file più avanti.
La pelle, di un colore inusuale per un inglese, non fu la cosa che l'attirò, bensì i suoi occhi verde smeraldo. Non aveva mai visto degli occhi verdi così intensi. Alcuni suoi parenti avevano gli occhi verdi, ma erano molto chiari che quasi non sembravano di quel colore. 
"Deve essere straniero."
Questo fu il suo primo pensiero. Proprio perchè non riusciva a capire di dove fosse e se il suo presentimento fosse giusto, non gli toglieva gli occhi di dosso, sebbene si accorse che lo guardava anche perchè era attirata dalla sua bellezza. Ma proprio mentre lo stava guardando, il ragazzo si guardò intorno e i loro occhi si incontrarono. Josephina ebbe un sussulto e distolse lo sguardo, intimidita, come se l'avessero scoperta a fare una cosa che non doveva. 
Per tutto il discorso del preside, cercò di concentrarsi, ma la sua mente e i suoi occhi erano fissi su quel ragazzo e, quando tutto finì e dovette dirigersi verso la sua aula, fece un respiro di sollievo e si alzò, ormai libera del pensiero che gli attanagliava la mente.
Essendo stata la prima ad arrivare, si sedette al primo banco, dove poteva seguire al meglio le lezioni. Ben presto l'aula si riempì e arrivò la Signorina Miller, la professoressa di italiano, una donna sui trentanni, dal fisico asciutto e vestita di tuttopunto, i capelli rossi sciolti lungo la schiena, ma proprio quando stavano iniziando le presentazioni, qualcuno bussò alla porta.
-Avanti!- esclamò squillante Miss Miller.
La porta si aprì.
-Buongiorno.- salutò una voce maschile.
Josephina alzò gli occhi dai quaderni che stava sistemando ordinatamente sul banco e vide sulla soglia della porta lo stesso ragazzo che aveva visto poco prima in auditorium. Il ragazzo dagli occhi magnifici e, con quegli stessi occhi color smeraldo, la stavano fissando, curiosi. La ragazza distolse lo sguardo, imbarazzata da quello sguardo così profondo che, inspiegabilmente, fece accellerare i battiti del suo cuore.
-Mi scusi per il ritardo.- fece il ragazzo, entrando nell'aula e avvicinandosi alla cattedra.
-Non ti preoccupare, basta che non accada più. Ora vai al tuo posto.-
Il ragazzo annuii frettolosamente e, con la cartella appoggiata svogliatamente sulla spalla, si diresse verso l'unico banco rimasto vuoto, quello nella fila centrale, tre file più indietro rispetto a quella di Josephina, che non riusciva a spiegare il suo strano comportamento.
-Come ho detto ai tuoi compagni pochi secondi prima del tuo arrivo, io sono la Signorina Miller e sarò la tua insegnante di italiano per quest'anno scolastico e, si spera, per i prossimi anni. Tu dovresti essere il ragazzo bilungue di cui mi ha parlato il Preside, giusto?-
-Sì, esatto. Il mio nome è Carlos Martinez. Mio padre è spagnolo, mentre mia madre è inglese. -
Josephina si voltò appena, in modo da vederlo con la coda nell'occhio. Non si aspettava che fosse bilingue, perchè di inglese non aveva nulla!
-Per noi è la prima volta che nella nostra scuola entra uno studente bilingue. Spero ti trovi bene qui con noi!-
Il ragazzo mostrò un bellissimo sorriso. Miss Miller arrossì leggermente. Era incredibile come un ragazzino di quasi dodici anni avesse potuto far arrossire in quel modo una donna adulta.
-Lo spero anche io!-
Tea una presentazione ed un'altra, la giornata volò e quando suonò la campanella dell'ultima ora, Josephina lasciò con tutta calma la sua aula, dirigendosi verso il cortile dove l'aspettava il padre. Prima di salire sull'auto, però, si guardò intorno, alla ricerca del suo nuovo compagno di classe dagli occhi magnetici, ma tra tutti quei ragazzi non lo vide. Non capiva nemmeno perchè lo facesse... Forse era solo curiosità. Sospirò ed entrò in macchina, diretta verso casa.

Il primo mese di scuola passò in un lampo. I compiti erano già iniziati e, come era lecito, Josephina spiccò per i suoi ottimi voti, cosa che invece non si poteva dire di Carlos. Era così svogliato che non ascoltava le lezioni e prendeva a stento la sufficienza nelle materie principali. Josephina, dal canto suo, non si importava molto di lui. Da quando aveva scoperto che erano in classe insieme, non si erano mai parlati, in più aveva scoperto che Carlos era un ragazzo chiassoso e se avrebbe incominciato a parlarci, aveva paura che avrebbe rovinato la sua carriera scolastica. Quindi sarebbe andata avanti per la sua strada, con la speranza che poi alle superiori non se lo sarebbe trovato sul suo cammino. Però non aveva ancora fatto i conti con il destino.
-Dato che alcuni di voi hanno alcuni problemi in determinate materie, io e gli altri professori abbiamo deciso di istituire dei tutor a tali ragazzi che, ovviamente, sarà un loro compagno di classe. Abbiamo stilato una lista delle coppie che ora vi comunicheremo.-
La Signorina Miller, con grazia, tiro da una cartellina un foglio ed iniziò a leggere le prime coppie. Tutti quelli che avevano i voti più alti della media affiancavano uno i cui voti erano al di sotto del media minima prevista. 
-Ed ora l'ultima coppia...-
Non poteva essere Josephina. Era la migliore del suo anno, quindi anche lei doveva venire scelta come tutor. Doveva essere una dei primi, invece... Non riusciva a spiegarselo.
-Josephina Bauer sarà il tutor di Carlos Martinez.-
Quando sentì il suo nome seguito da quello di Carlos, quasi non gli venne voglia di urlare.
-Cosa?!- scattò in piedi, fissando la professoressa.
-Sarai il tutor di Carlos... Qual'è il problema?-
-Non voglio essere il suo tutor! Sarò il tutor di qualcun'altro, ma non di Carlos!-
-Ma tu sei la studentessa migliore e Carlos ha bisogno di tutto l'aiuto possibile. Solo tu puoi aiutarlo. Detto questo, ho finito. Le coppie non si cambiano. In più se i ragazzi daranno risultati, il vostro tutoraggio sarà contato come esame di primo trimestre. Spero che facciate amicizia.-
Proprio in quel preciso istante suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni. Josephina, arrabbiata, gettò tutto nella sua borsa e si precipitò fuori dall'aula. Per fortuna aveva il tempo per sbollire la rabbia, visto che sarebbe tornata a piedi. Però, proprio quando mise piedi nel cortile della scuola, diretta verso il bellissimo viale alberato, Carlos la fermò prendendola per un braccio. Lei si voltò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia.  Senza che se ne accorgesse, fu catturata dai suoi occhi color smeraldo.
-Hola! Certo che hai un bel caratterino...-
-Ci puoi giurare!- esclamò e tornò sui suoi passi.
Carlos la raggiunse, camminando affianco a lei.
-Sappi che anche io non sono da meno. Non sei l'unica che non vuole fare questa cosa del tutor.-
-E allora perchè ne stiamo parlando?-
-Per dirti che non verrò mai a casa tua a ripassare le materie. Non ho alcuna voglia di studiare.-
Josephina si fermò e lo guardò.
-Come hai fatto ad entrare in questa scuola, allora?-
Carlos alzò le spalle.
-Quando hai un nonno dispotico e pieno di soldi, ti ritrovi a fare cose che non vuoi fare.-
-Va bene... Ma questo non significa che mi tirerò indietro. Ti farò da tutor, anche se non ho alcuna voglia! Chiaro?-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Mi stai dando un ordine?-
-Dato che non ti va di farlo, sì. Sarà valutato come esame di fine trimestre e non rovinerò la mia media per colpa tua.- disse e tornò a camminare.
-Vogliamo fare una scommessa?- le chiese Carlos, tornando a camminare al suo fianco.
Proprio quello che voleva evitare era perdere tempo in una stupida scommessa. Così si limitò a non rispondere.
-Dalla tua faccia capisco che è una risposta negativa, ma te lo propongo comunque perchè so che ti interessa.-
Josephina alzò gli occhi al cielo.
-Se resisterai per un mese intero ai miei dispetti e al mio carattere, farò quello che vorrai.-
Proprio come aveva detto, la scommessa aveva destato la curiosità della ragazza.
-Se perdi, invece, diventerai la mia pedina personale.-
Carlos si chinò per guardarla negli occhi.
-Accetti?-
Josephina lo guardò e sul suo volto compare un sorrisino malizioso.
-Sappi che sono una tipa che non molla.-
-Se questo siamo molto simili!-
Aveva di nuovo sfoderato quel suo sorrisino disarmante. Josephina arrossì, ma volse il viso dal lato opposto, in modo da non fargli vedere che l'aveva colpita con il suo fascino. Camminarono in silenzio per più di dieci minuti, fino a quando a Josephina non sorse una domanda.
-Dove abiti? Sai... Nel caso in cui decidessimo di andare a casa tua per studiare.-
Carlos sospirò e si fermò di colpo, indicando la casa alla sue spalle con il pollice.
-Questa è casa mia.-
Josephina guardò la casa, poi lui. Confusa.
-E' casa tua?-
Il ragazzo annuì, cercando di capire cosa le fosse preso.
-E' impossibile!-
-Perchè?-
-Perchè io abito proprio affianco!-
Carlos la fissò come se fosse impazzita.
-Cosa?!-
La ragazza lo prese per un braccio e lo trascinò per un paio di metri, fino a fermasi di fronte a casa sua.
-Questa è casa mia! Siamo vicini!-
   
 
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