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Autore: One_Love_One_Passion    11/10/2014    0 recensioni
''E se il mondo non fosse così forte come ci aspetteremmo?
La voglia di continuare, di vivere concretamente e spiritualmente dell'essere umano è andata a farsi benedire, la fiducia, l'amore e l'onesta sono cose del passato.
Questi valori non esistono più ormai da molti anni, rimane odio e paura in quella che oggi chiamiamo 'esistenza'.
Ma qualcuno sta cercando di cambiare le cose.
Cosa viene chiesto indietro? Giustizia e Felicità.
Riconquisteranno i loro principi, riprenderanno la loro vita in mano, il loro destino.
Ma purtroppo hanno sottovalutato la loro minaccia.''
Spero di avervi incuriositi almeno un po'.
Buona lettura ^-^.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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FIORE 888

La terra non è riuscita a reggere la velocità dello sviluppo, e ciò ha portato caos, disagio e tante, tante morti, la mente è diventata fragile, dove basta poco per far scoppiare una guerra, dove ognuno pensa a se stesso e a nessuno importa del prossimo, le persone con il passare del tempo si sono fatte più meschine e per raggiungere il loro obbiettivo schiacciano chiunque.

Sono società corrotte.

Corrotte nell'animo.

Ormai dove viviamo il concetto di fiducia e onestà è andato perso, dove la bellezza sta nel ridere con soddisfazione dopo aver ucciso a sangue freddo chi ti ha aiutato, dove se muori, sei soltanto una vita in meno.

Il mondo l'ha fatto per proteggersi: l'esistenza stessa si era trasformata in una menzogna, bugie lì bugie là, non si capiva più nulla, arrivati al culmine è scoppiata la prima rivoluzione mondiale.

Una guerra che conta più di 2 miliardi di vittime.
Da allora tutto è cambiato.
La vita è stata catalogata in base a ciò che sei o a ciò che diventerai:

- Innocente: occupano maggiormente la densità democratica sul pianeta, sono delle persone a cui sono state asportate via le loro capacità intellettive per colpa di chi sta a capo di tutto, sono irrecuperabili, marionette viventi.

- Infetti: di solito sono catalogate insieme agli innocenti, perché sostanzialmente anche loro hanno perso se stessi e la ragione, ma c'è una piccola enorme differenza, queste persone vengono usate perennemente come cavie finche non raggiungono la cosiddetta ''perfezione'', hanno abilità fisiche incredibili e sono stati addestrati per uccidere i sopravvissuti, (o ad eseguire gli ordini con più fiducia, sono il gioiellino dei piani alti).

Soulles : un tempo erano esseri umani normalissimi, e forse anche gente di animo gentile, purtroppo con il deteriorare della società si sono trasformati in manipolatori senza scrupoli, perché?
Non si sa ancora il motivo, si dice che sia per colpa del potere o per pura sopravvivenza, ma una cosa è sicura: sono umani privi di sentimenti.

Il loro corpo è una meta ancora inesplorata, c'è chi dice che sono deformi e pieni di aggeggi robotici sugli arti, e chi invece che si sono trasformati nel demonio in persona attraverso sedute spiritiche, ma una spiegazione certa ancora non esiste.

Speciali : sono persone nate con strani simboli sul corpo, sono considerati minacce per i Soulles, che ordinano agli infetti di cercarli ovunque,  vengono catturati perché in loro si nasconde un'abilità appunto ''Speciale''.

Guardiani: sono sopravvissuti sfuggiti agli esperimenti dei Soulles, sono abili a combattere con le armi e a mani nude, hanno il compito di addestrare gli Speciali per avere il loro aiuto a sconfiggere i Soulles, ogni guardiano ha un solo Speciale, in modo che l'addestramento sia intensivo.

E… Beh lo scoprirete. 

_____________________________________________________________________________

 

Qui comincia la mia storia.

Velocizziamo un po'.

Sono nata a Fiore circa diciotto anni fa, la mia infanzia è stata breve, purtroppo la guerra si è dilungata fino alla mia città uccidendo chi mi era più caro, spari, urla, sangue… tanto sangue.

La mia sopravvivenza è stata pura fortuna.

Ero al piano di sopra intenta alla ricerca di un nascondiglio, sentivo la paura trapassarmi il cuore, l'ansia farmi tremare le gambe e la tristezza uccidermi dentro.

La mamma era stata rapita e papà… papà era morto, un colpo diretto, neanche il tempo di realizzare, di pregare, di dire le ultime parole, di assaporare la vita e i ricordi che già un proiettile gli aveva forato la testa con un suono metallico improvviso.

<< Non preoccuparti, tu scappa. >> sussurrò con voce strozzata la mamma prima che la porta si spalancasse, le sue grida furono un misto di disperazione e dolore.

<< Aiuto! Aiuto! Lasciatemi stare! Aiuto! QUALCUNO MI AIUTI! >> urlò tra i singhiozzi, quello fu l'ultimo sguardo che mi rivolse prima che uno sparo la avvisò.

<< Devi stare ZITTA! >> ordinò con rabbia dandogli un calcio allo stomaco.

<< Sto calma, si sto calma, ti prego, o mio Dio, aiutami tu… ti prego, ti prego. >> rispose tra i singhiozzi cercando di fare il più silenzio possibile.

Dopo aver implorato le ultime frasi mi ero rifugiata su uno sportello vicino alle scale dove la mamma fu portava via, da piccola era il mio nascondiglio segreto, andavo solo lì, e venivo sempre scoperta.

Purtroppo la situazione lo trasformò in un inferno.

<< È rimasto qualcuno? >> chiese un soldato all'altro.

<< Ora controllo, tu vai. >> rispose con un accento timido.

Sentii un cigolio, mi aveva scoperta.

Un pò me l'aspettavo.

<< Non voglio morire, non voglio morire. >> avevo ripetuto tremante, mi aveva puntato il fucile contro, aveva caricato ed era pronto a farla finita.

Qualcosa lo bloccò.

Si era accasciato a terra in preda a spasmi e convulsione, teneva una mano al petto e si lamentava di continuo, poi tutto cessò, era morto.

Un attacco di cuore.

'Rammentare un passato sfortunato non sempre porta tristezza, a volte causa un senso di desiderio' diceva spesso la madre di Erza.

La ragazza era pressoché alta, fisico snello e una quarta di seno, viso pallido di natura incorniciava perfettamente i suoi lineamenti ovali, i capelli erano lisci di un blu oltre mare, gli occhi erano color miele, sembravano tremendamente dannati.

Lei era diversa.

Sul viso uno strano segno si estende da nord a sud sull'occhio sinistro, sopra i sopraccigli, assomigliavano a degli aghi e avevano un colorito rosso fuoco.

Degli spari interruppero i pensieri, doveva concentrarsi o avrebbe rischiato la vita, accidenti, se fosse stata più attenta l'infetto non l'avrebbe notata e ora non starebbe a farsi tanti problemi sul da farsi.

<< Prima o poi ti prenderò! >> urlò con rabbia, in mano teneva una mitragliatrice a cui non dava tregua, i proiettili sembravano non finire mai.

''Sarà meglio correre'' pensò la ragazza.

<< NON SCAPPARE! >> strillò con furia mentre premeva con decisione il grilletto nella speranza di ucciderla o almeno di rallentarla, ne schivò la maggior parte ma uno la colpì sul braccio sinistro creando un taglio abbastanza profondo, dovette fermarsi.

<< Maledizione, ho finito le fasce. >> constatò scocciata mentre cercava di fermare l'emorragia causata dal colpo di proiettile, osservò per una manciata di secondi la ferita e decise di strappare un pezzo della sua giacca per coprirla nel modo più decente che poteva.

Alzandosi con fatica una smorfia di dolore le dipinse il volto, decise di correre, restare ferma l'avrebbe portata a morte certa.

Di colpo si scontrò con qualcuno, precisando due uomini alti, molto più di lei che riconoscendola la avvolsero in una stretta soffocante, con delle manette le bloccarono le mani e immediatamente la vista fu coperta da un sacco nero.

<< Cosa volete da me? Lasciatemi! >> si lamentò dimenandosi nella speranza che quelle manette fossero di zucchero ma niente, si dovette accontentare nello scalciare con i piedi.

I due si lanciarono delle occhiate e dopo sguardi e cenni vari decisero di togliersi quella seccatura, qualcosa colpì violentemente la nuca della povera ragazza lasciandola stordita per un po' prima di sprofondare nel sonno.

Un'ora dopo...

Aprii gli occhi con lentezza sbattendoli più volte prima di mettere a fuoco la vista, cosa era successo? Ah si, stava scappando da quel maledetto bastardo, che poi senza motivo si era messo a sparargli contro attentando alla sua vita.

La ragazza si toccò il viso e constatò che era libero, nessun sacco le ostruiva la respirazione.

Si voltò di scatto e alla sua vista c'era un grande spazio al centro che separava dei fornelli seguiti da tavoli da lavoro, lavastoviglie e cose del genere, era seduta su un morbido divano bianco con dei cuscini color cioccolato decorati con varie fantasie, davanti alle sue gambe c'era un tavolino anch'esso bianco con dei libri posti uno sopra l'altro, una bottiglia di vino e qualche bicchiere di vetro, muovendo leggermente le gambe poté notare il morbido tappeto marrone spostato lievemente verso destra, la cucina era semplice, tavolo da lavoro in legno con sotto una lavastoviglie color panna, e a debita distanza dei fornelli, sul muro di fronte c'erano alcuni sportelli e vicino a uno di essi sovrastava un frigorifero rosso.

Apparentemente le era sembrata un'appartamento accogliente.

Si alzò in piedi e dopo un leggero barcollo acquistò stabilità, spostando lo sguardo dappertutto notò uno spigolo in fondo, segno che la casa era ancora da esplorare, e lei era particolarmente curiosa.

Stava camminando tranquillamente quando una presa le fece gelare il sangue, le bloccò con le braccia il busto e con una mano teneva dietro la schiena quella della ragazza, sentiva le nocche pelose tenergli saldamente il corpo, era un uomo.

<< Chi sei? Come sei entrata qui dentro? >> chiese una voce ferma, nonostante cercasse di nasconderlo aveva una punta di agitazione.

Lei serrò le labbra e non dava segno di voler parlare.

<< Ripeto, chi sei? >> riformulò.

<< RISPONDI! >> urlò smuovendola con il braccio, quest'ultima impaurita decise di parlare, non le ispirava tranquillità quell'uomo.

<< E-Erza, mi chiamo Erza. >> balbettò per poi prendere coraggio.

<< Cosa ci fai qui? >> domandò avvicinandosi, il suo respiro la fece sussultare in un piccolo spavento.

<< Non lo so, mi… mi ci hanno portata. >> rivelò tremante, si sentiva a disagio, il ragazzo lasciò la presa, come conseguenza barcollò in avanti per poi cadere atterrando in ginocchio.

<< Capisco. >> sospirò.

<< Alzati. >> aggiunse.

''Meglio obbedire'' si disse tra se e se.

Senza esitazioni si mise in piedi, d'istinto si coprì l'occhio fingendo un fastidio in quel punto, il ragazzo era alto, diciamo che in confronto era abbastanza bassetta, indosso aveva un gilet nero con sotto una maglietta dello stesso colore, vicino al collo c'erano due bottoni, segno che aveva tolto una sottospecie di copertura, scarponi scuri e un coltellino nella cinta.

Il viso era dai tratti precisi e solidi incorniciati perfettamente dai capelli rossi scarlatti che con il vento si erano scompigliati, gli occhi nocciola la fissavano in ogni dove alla ricerca di qualcosa.

<< Dov'è? >> si chiese abbassandosi e scrutando le gambe perfette della fanciulla.

<< C-Cosa cerchi? >> domandò incuriosita, l'ansia le faceva tremare le ginocchia rendendole instabili, ma lui non gli diede peso.

<< Il marchio. >> rispose secco mentre fissava le braccia.

<< Dov'è? >> richiese guardando in volto la ragazza, stavolta notò delle linee sbucare dal ciuffo di capelli che copriva quasi perfettamente il ''marchio'', con un gesto deciso e delicato lo spostò constatandone la morbidezza del capello e un po' basito squadrò per intero il viso.

Dalla tasca prese una piccola torcia e sbattendo dolcemente Erza al muro cominciò a tracciare con il pollice le linee perfette del segno sul suo volto.

''Che situazione.'' pensò, era incredibile come venisse trattata, prima rischiava di morire poi viene rapita da due tizi che sembravano agenti segreti e adesso strattonata al muro e costretta a restare immobile da uno che neanche conosce! Ma cosa è un burattino?.

Infastidita dalla situazione cominciò a cercare la frase perfetta.

''Cosa faccio? Non posso mica dire la prima cosa che mi passa per la mente, poi hai visto che scorbutico? Se gli sbotto una singola sillaba minimo mi uccide.'' riflettè perplessa.

Le labbra si separarono e, prendendo un gran respiro si decise.

<< I-Io… >> sussurrò prima che le parole gli morissero in bocca, sentiva le dita di lui premere accidentalmente sulla ferita, sentiva che la pelle non si era ancora riformata e che di conseguenza non era pronta a quel contatto, con una smorfia di dolore separò lui dal suo corpo assaporandone il sollievo.

<< Ti hanno colpita. >> affermò, senza cambiare espressione.

Era serio.

Sembrava poco interessato.

<< Vieni. >> aggiunse prendendola per il braccio buono, guardava dritto e non degnava di uno sguardo Erza che era leggermente sbigottita, quel ragazzo la attirava, aveva un non so che di particolarmente misterioso.

Le fece attraversare un breve tratto di corridoio, svoltò a destra e si ritrovò in bagno, era seduta a terra sul tappetino, guardava il posto che le circondava, un comunissimo bagno.

Dopo aver preso il necessario cominciò a medicare con cura il taglio.

<< Brucia. >> disse buttando fuori ossigeno per sopportare quel fastidioso pizzico che sembrava perenne.

<< Sopporta. >> sbuffò.

''Antipatico'' pensò all'istante voltandosi dall'altra parte.

<< Vorrai delle spiegazioni suppongo. >> sospirò.

<< Ovvio. >> rispose quasi stufa.

<< Ascolta, perché non ripeterò due volte. >> avvertì.

<< Si,si >>.

<< Ti sei mai chiesta di quel simbolo sul viso? >> domandò.

<< Beh, in verità si, però non gli ho dato molto peso >> disse.

Ci era nata con quel 'coso', ormai ci aveva fatto l'abitudine, per lei erano come le lentiggini cioè un normalissimo segno di uno scambio di DNA tra i genitori.

<< Quel segno che hai sulla fronte e sullo zigomo sinistro viene chiamato 'il marchio speciale'. >> spiegò mentre fasciava gli ultimi tratti del braccio.

<< Il marchio speciale? >> chiese incuriosita.

<< È un simbolo che caratterizza ogni speciale, lo possono avere in qualunque parte del corpo, di qualunque dimensioni e forma. >> gesticolò.

<< S-Speciale? >> richiese confusa.

<< Esistono gli innocenti e infetti, esseri manipolati dagli Soulles, queste persone sono corpi privi di emozioni, letteralmente. >> disse con una smorfia di disgusto.

<< Poi ci siete voi, gli Speciali, umani in possesso di un'abilità segreta da svelare, è per questo che sei qui per svelare il tuo potere, e renderlo più forte grazie all'aiuto dei Guardiani come me, che addestrano voi ragazzi per avere il vostro contributo quando servirà. >> concluse rimettendo a posto la piccola scatolina bianca con le medicine dentro il cassetto.

<< Ma… non esiste qualcun altro? >> chiese curiosa, aveva anche ragione, la terra non poteva essere popolata solo da infetti, Soulles, Speciali e Guardiani.

<< Considerando che tutte le persone tranne Speciali e Guardiani sono sotto il controllo dei Soulles… direi di no. >> sospirò anche lui perplesso, accidenti ora che glielo aveva fatto notare si sentiva… perso.

Come se di persone normali non esistessero.

Poi si sentirono dei passi, leggeri e ordinati, e un knoc knoc rieccheggiò nel silenzio prima che realizzassimo che avevano bussato.

<< Chi è? >> chiese lo scarlatto.

<< Sono io, su apri. >> disse educatamente.

Lo scarlatto si avvicinò alla porta e con uno giramento di maniglia sbloccò la porta, una chioma azzurra sbarazzina entrò.

Un ragazzo dalla pelle chiara ma non pallida si avvicinò al tavolino del salotto, era abbastanza alto e magro con quella capigliatura riccia trasmetteva una sensazione di simpatia, occhi color nocciola e sorriso vistoso sulle labbra, indossava dei jeans grigi e un maglione marroncino, le scarpe erano in pelle di color marrone scuro, portava con un laccio un paio di occhiali bianchi al collo in modo da poter essere maneggevoli, in mano teneva con cura dei documenti raccolti in una cartella nera, poi li poggiò delicatamente e con velocità sul tavolo sotto lo sguardo interessato dello scarlatto.

<< Cosa porti Levy? >> chiese abbassando lo sguardo verso la cartellina scura.

<< Devi firmare alcune cose riguardo alla tua allieva, a proposito me la presenti? >> domandò raggiante.

La ragazza stava osservando il tutto dietro ad un angolo e, prendendo coraggio si fece avanti.

<< Eccola! Ma che carina! >> disse prima di stritolarla in una delle sue solite morse.

<< Così la soffochi. >> sospirò apparentemente divertito.

''Mi sento un po' bassa'' pensò deprimendosi al confronto dell'altezza tra lei e il turchese.

<< Ma Gajeel? >> fece notare a Levy che in effetti non c'era.

<< Ah quella teppista? L'ho lasciata ai suoi esercizi. >> sbuffò quasi infastidito.

<< Non fate altro che litigare. >> puntualizzò concentrandosi sui fogli mentre ogni tanto firmava su spazi vuoti.

<< Fatti gli affari tuoi. >> sbottò infastidito.

<< Comunque, lei sà tutto? >> aggiunse indicando Erza che guardava meravigliata le mani pulite e curate del turchese, abbassò lo sguardò e rimase ad osservare le sue che al contrario erano rovinate da graffi e polvere.

<< Sà quello che deve sapere. >> rispose stranamente a disagio sotto lo sguardo pensieroso dell'amico, della serie ''Come immaginavo.''

<< Che devo sapere? >> chiese confusa la ragazza lasciando la bocca socchiusa.

<< Beh… >> sospirò Levy spingendo delicatamente Erza fuori dalla porta, l'espressione dei lui era alquanto dispiaciuta.

''Che diamine sta succedendo?!'' si chiese la blu aggrottando le sopracciglia.

<< Uno… Due… Tre… >> contò lentamente lo scarlatto.

<< COOOOOSA?!?! >> urlò disperata la diciottenne portando le mani al viso, il muro tremò quasi sorpreso anche lui dalla reazione della ragazza, lo scarlatto invece sorseggiava tranquillamente il caffè preparato all'istante mentre in volto aveva un'espressione più che rilassata, al contrario di Levy che era piuttosto preoccupato.

''Povera ragazza'' pensò.

<< Io… DOVREI CONVIVERE CON QUELL'ANTIPATICO?! >> strillò alzando le mani al soffitto, quasi per cercare una via di fuga, si mise in ginocchio e abbassò lo sguardo, poi all'improvviso un'aura demoralizzata le girò intorno come a perseguitarla.

<< Eh… già. >> affermò grattandosi la nuca. 

<< Ma sai il suo nome? >> chiese poi all'istante, in effetti lei si era 'presentata' se così si può dire ma di lui neanche l'età.

<< Il solito. >> sospirò. << Gerard, si chiama Gerard. E tranquilla, non ti torcerà nemmeno uno dei tuoi bellissimi capelli, VERO?! >> urlò per poi inarcare le labbra in un sorriso.

<< Si,si. >> sbuffò l'altro.

<< Io sono Erza. >> disse porgendo la mano.

<< Levy piacere di conoscerti! >> sorrise tenendola per i fianchi e girando allegramente tra le risate di lei, poi gradualmente rallentò fino a fermarsi poggiando a terra la ragazza.

<< Accidenti è tardi! >> esclamò saltellando mentre indicava con ansia l'orologio.

<< Se non ci sono più di venti minuti quella distrugge tutto! >> aggiunse disperato, senza neanche lasciare il tempo ad Erza di realizzare il tutto fuggì a una velocità incredibile lasciando alle spalle una scia di fumo.

Passarono alcuni minuti e la situazione si fece pesante, senza Levy tutto si era afflosciato come un palloncino bucato.

<< Quindi in me scorre… del potere? >> disse abbassando lo sguardo verso le mani, le girò e come per cercare qualcosa nelle vene cominciò a tracciarle con il pollice mentre le dita accarezzavano delicatamente l'avambraccio.

<< Mh,mh. >> annui Gerard.

<< E che abilità possiedo?? >> chiese con le stelle agli occhi.

<< Calma, lo scopriremo, intanto dobbiamo migliorare le tue capacità fisiche e ti avverto, non mi risparmierò nemmeno con te. >> sorrise con sguardo malefico.

<< E…EH?! >> urlò con le mani al viso.

<< Cominciamo domani, oggi non ho voglia di starti appresso. >> borbottò stanco.

<< Fiù. >> sospirò.

<< Provati questa intanto, domani andrai alla gilda. >> aggiunse lanciandogli una specie di uniforme.

La ragazza cadde a terra (atterrando di fondoschiena) e prendendo i vestiti notò che era semplici ed apparentemente comodi:

Una camicetta nera, dei pantaloni elastici marroni, un giacchetto color corvino, scarponi sempre neri da legare con i lacci e una cinta con vari agganci per molti tipi di armi (pistole, pugnali, una tasca aggiunta per le necessità...).

''Carina'' pensò.

Provandosela constatò che gli stava proprio bene, era leggera e non infastidiva il movimento anzi, li agevolava.

<< Aspetta… GILDA? >>.

 

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SPAZIO AUTRICE

Ok, solo io mi sono immaginata nello spazio leggendo 'spazio autrice' ? No, va beh.

Allora, spero vivamente che vi sia piaciuta e che aspetterete il prossimo capitolo perché ci saranno parecchi colpi di scena :3

Erza ''man'' : Oltre che idiota sei anche bastarda, non spoilerare. *perchè il correttore mi scrive spolverare T.T, NO FALLE TU LE PULIZIE!*

Me: Grazie, davvero. *quando c'era 'man' ammettetelo anche voi l'avete letto con enfasi e vi sono comparse in mente cose come ''parfum'' eheheheh*

Ritornando al nostro discorso, non vi posso assicurare che tutti cambieranno il proprio sesso, perché avevo in mente di far rimanere alcuni come erano, perché sennò sarebbe: (1) Il delirio, dovrei descrivere tutti e di fantasia ne ho poca :D (2) Anche per quanto riguarda il carattere dei personaggi sarebbe un disastro, dovrei scambiarli o cose strane *gesticolamento inusuale, danza africana*, però vi assicurò che non vi annoierà, vi basta solo aspettare che il mio cervello si connetta e cercherò di pubblicare il più presto possibile.

Ringrazio chiunque apprezzi ciò che ho scritto, con o senza recensione un sentito grazie anticipato, (anche per chi non è piaciuto ma recensirà per educazione, grazie, grazie, grazie e se non ho già detto grazie, beh grazie, *si inginocchia violentemente sbattendo il viso sul pavimento*, ok non così, perdo di dignità :D) *Come se me ne restasse molta*. 

Per chi volesse saperlo il titolo 'Freedom: unknown term' significa 'Libertà: termine sconosciuto'.
Per ogni capitolo metterò una piccola citazione, a me sinceramente sollevano il morale a voi no?

The secret of happiness is freedom.
The secret of freedom is courage.
Il segreto della felicità è la libertà.
Il segreto della libertà è il coraggio.

Un abbraccio a tutti <3.

Cordiali saluti Ami-chan.

 

 

 

 

 
   
 
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