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Autore: Dom Turco    12/10/2014    3 recensioni
Madre Terra depredata dai propri dissennati figli preparava la sua vendetta, e che vendetta! Un esercito di morti viventi era pronto ad uscire allo scoperto per scatenare la guerra contro l’intero genere umano in difesa della Grande Dea:
Da oscuri abissi sotto i nostri piedi
escono fuori creature infernali
risorte dopo un’apparente morte:
sono loro gli spettrali Guardiani
della Terra, ferita, madre offesa
da figli dissennati
- un oppio vaporoso li ha sedotti:
l’Avidità, germe della rovina,
inizio della FINE…
Genere: Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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L’esilio volontario è preludio alla morte, idea che alla mia veneranda accetto serenamente. Tuttavia volevo finire i miei giorni fuori da una maledetta biosfera, era troppa la nostalgia del vento, dell’aria, e dell’atmosfera di autentica libertà che si respira nel deserto.  Intorno a me  si ergono innumerevoli pilastri di pietra scolpiti, strutture alquanto bizzarre che testimoniano l’esistenza di un’antichissima e misteriosa civiltà proprio qui, nel cuore più arido e desolato dell’Australia occidentale. Questo posto incredibile nel mezzo del nulla è diventato da tempo il rifugio di una piccola comunità di temerari che rifiutano di rimanere nelle cupole, sfidando i sempre più rari attacchi delle tenebrose creature che si spingono in queste lande contaminate da radiazioni nucleari. Non molto lontano da qui sorge Utopia, la piccola città in cui sono nato,  il 6 gennaio 2069. Stranamente nello stesso dies natalis fui portato in braccio a piedi dall’ospedale all’unica chiesa cattolica per subire l’antico rito umido e tribale del battesimo. Secondo gli annali di famiglia il prete protestò vivacemente nell’apprendere il nome scelto a proposito del sottoscritto ancora in fasce: Syd, Syd  Barrett, stesso nome e cognome del fondatore dei Pink Floyd, storica rockband del  XXo secolo, quando il pianeta Terra non era ancora ridotto ad un deserto disseminato di mega-oasi “sotto vetro”, e in giro non si vedeva nemmeno l’ombra di un dannato zombie. Tutti vivevano infelici e scontenti, senza rendersi conto che il peggio doveva accadere: guerre atomiche, epidemie di livello planetario ed altri strani eventi oltre i confini della realtà, di cui non parlavano i manuali di storia letti a scuola.
 
Appassionato ai miti del passato,   il professor Rufus Barrett, mio padre,  teneva particolarmente ad una rara collezione di manufatti archeologici: una serie di cd del gruppo creato da  Barrett,  personaggio avvolto nel  mistero, su cui  nell’arco di più di cento anni si era accumulato un numero sterminato di leggende più o meno basate sulla verità, per quanto spesso alterata o stravolta. Erano diverse le versioni sulla biografia di Syd: nessun elemento certo, né data di nascita né di morte. L’opinione più accreditata sosteneva che  Syd Barrett, come tanti artisti e star genialmente fragili, si sarebbe suicidato in giovane età, forse nel Magnus Annus della contestazione giovanile: 1968. Per il resto del gruppo fu un vero shock, come  testimoniano le canzoni dell’addio, così struggenti e pregne di dolore, così intense, intrise di quella nostalgia infinita che sempre si accompagna all’esperienza del lutto. Ricordi quando eri giovane, Tu splendevi come il sole (“Remember when you were young/You shone like the sun”).
 
Oltre al nome non ritengo di avere molto in comune con Syd senior: un’anima tormentata più che ribelle, di un candore e di uno splendore estremo, da giovane dio greco: incarnazione del danzante Dioniso. Sregolato nella genialità e geniale (ma non troppo) nella sregolatezza. In lui nessuna logica, nessun limite, nessuna inibizione: la sua vita, un indiavolato vento di fuoco che soffiava impetuosamente dai gironi stregati dell’Inferno…
 
Una volta trovavo il testo di Shine on crazy diamond piuttosto estraneo, perché parlava di memoria e giovinezza, di passato; ma adesso che ho superato l’incredibile soglia dei cento anni l’invito a ricordare il solare splendore del primo periodo assume un grande valore emblematico. Io, il Syd Barrett australiano, comincio solo in questi ultimi momenti di vita a capire qualcosa di questo  pazzo pazzo mondo dell’era post-atomica, ritornato per certi versi al Medioevo, per altri aspetti agli scenari idilliaci di certa fantascienza. Bandite le armi e soppressa con l’aiuto della genetica ogni pulsione all’odio, alla violenza e all’omicidio, siamo tornati all’armonia originaria vissuta ai tempi dell’Eden. Ma qual è stato il prezzo? La nuova umanità è nata dalle ceneri d’olocausto di un pianeta morto, devastato da conflitti sanguinosi, inquinamento e terremoti catastrofici causati da trivellazioni alla continua ricerca di fonti di energia. L’intero globo era il corpo di un uomo crivellato da colpi di mitragliatrice. Si aprivano dovunque abissi per estrarre preziose fonti di energia dalle viscere del sottosuolo. La Terra, come un palazzo scosso alle fondamenta, era prossima al crollo. Già in anni lontani rari spiriti illuminati avevano messo in guardia la communis opinio dallo sfruttamento dei giacimenti di combustibili fossili posti in profondità un tempo inimmaginabili.  In particolare, nel numero 20 della rivista americana di geologia Tellus (gennaio 2081) si parlava della sequenza impressionante di terremoti avvenuti quell’annata, tutti localizzati in vaste aree del Texas, in Perù e nel Tibet. Causa degli strani eventi? Il prelievo massiccio di shale gas, prodotto perforando la roccia e immettendo acqua ad alta pressione. Nel documentatissimo articolo, a firma del prof. Arnold Layne dell’Università di Cambridge, gli sbiaditi caratteri in alfabeto latino consentono ancora di leggere che “avvenuta l'estrazione e il graduale esaurimento del  gas, le sostanze liquide intrappolate nella pietra si stabilizzano, provocando fenomeni sismici”. In seguito, lo sfruttamento del sottosuolo assunse dimensioni paurose, tutti sembravano presi da un delirio di avidità, attratti dal miraggio di facili profitti, e per nulla preoccupati dalle possibili conseguenze. Ma Madre Terra depredata dai propri dissennati figli preparava la sua vendetta, e che vendetta! Un esercito di morti viventi era pronto ad uscire allo scoperto per scatenare la guerra contro l’intero genere umano in difesa della Grande Dea:
Da oscuri abissi sotto i nostri piedi
escono fuori creature infernali
risorte dopo un’apparente morte:
sono loro gli spettrali Guardiani
della Terra, ferita, madre offesa
da figli dissennati
- un oppio vaporoso li ha sedotti:
 l’Avidità, germe della rovina,
inizio della FINE…
 
Le antiche predizioni sull’Apocalisse stavano per avverarsi nel disinteresse e nell’incredulità generale; solo gruppi sparsi di persone ai quattro angoli del globo sapevano la verità, e tra questi il mio dotto genitore, che mi rivelò profezie aborigene relative alla prossima misteriosa resurrezione di una tribù appartenente ad un ceppo  etnico diverso rispetto alle altre popolazioni dell’Oceania, gli Ertiani. Questo popolo avvolto nelle nebbie della storia avevano vinto la morte con pratiche di ibernazione; costoro si autodefinivano figli della Terra, e se ne consideravano anche custodi. Già negli anni della spensierata prima giovinezza c’erano i segnali premonitori dell’Apocalisse, ma non avevo la stessa sensibilità dell’eccentrico Rufus nel captarli. E che, con il brano The Wall in sottofondo, gli occhi spiritati e la voce magnetica, una serata qualsiasi di una torrida estate australiana annunciò a me e a mio fratello Roger l’intenzione di organizzare una nuova spedizione archeologica nella zona desertica dei Pinnacoli, in cerca delle tombe dei sopravvissuti alla scomparsa del continente perduto di Mu. TO BE CONTINUED…
 
By Domenico Turco – Proprietà letteraria riservata©
 
   
 
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