12/10/2014
3 recensioniCAPITOLO 1.
UN BARBONE FA STRANI REGALI
UN BARBONE FA STRANI REGALI
- Buongiorno Hiccup! - , la voce della madre risuonava per tutta la stanza rovinando il sonno del ragazzo che dormiva ancora beatamente,
- Si mamma ora mi alzo! - , aveva detto rimettendosi sotto le coperte con un cuscino in testa.
- Dai su devi alzarti se no fai tardi a scuola e i tuoi amici ti aspettano già di sotto! - , aveva detto togliendo il cuscino e le coperte da sopra il ragazzo che cercò di riprendere senza successo.
La madre, una signora dai folti e lunghi capelli marrone scuro legati a treccia sulla sua spalla destra, buttò giù dal letto il ragazzo ancora dormiente. Quest’ultimo si svegliò bruscamente ritrovandosi a terra con la madre che rideva e usciva dalla stanza.
- Ma tu vedi che strana mamma che ho! - , aggiustò il letto e indossò qualche vestito pronto per uscire.
- Buona giornata figliolo - , aveva detto la madre appena il ragazzo uscì ritrovandosi in strada.
- Ciao Hic! - , salutarono i tre amici del moro, una ragazza dai rossi ricci e dall’aria ribelle, un ragazzo furtivo e scaltro albino con capelli color brina e una ragazza dai capelli biondi e da un viso dolce e innocente.
- Ciao ragazzi! - , aveva salutato il moro,
- Avete fatto matematica? - , chiese Rapunzel, la biondina,
- No! - , rispose Jack, l’albino, che mostrò un bel sorriso maligno sul volto,
- No! - , ripeté Merida, la rossa ribelle,
- Io ho fatto tutto - , disse Hiccup con Rapunzel che annuiva al suo fianco,
- Sempre il solito secchione! - .
I quattro si avviarono verso la scuola situata nel centro della città, abbastanza lontano visto che loro erano in periferia.
Camminavano parlando della scuola e di vari argomenti per alunni di primo superiore. Il freddo era forte, l’aria gelava la pelle, le strade erano deserte e solo un vecchio barbone girovagava per di lì a quell’ora. Un vecchio signore con un cappello rovinato sul capo e vesti molto larghe rispetto alla sua corporatura esile dovuta alla mancanza di cibo. Girava per quella strada in cerca di persone che gli facessero l’elemosina, ma non vi era nessuno oltre che i quattro ragazzi diretti a scuola.
Il signore subito si avviò verso i quattro che anche se avessero voluto dargli qualcosa, non avevano altro che libri di scuola, quaderni e altro materiale scolastico, oggetti che non gli sarebbero serviti a niente.
- Ciao ragazzi! - , aveva detto il barbone avvicinandosi. I ragazzi vennero avvolti da puzza di uova marce, latte ammuffito e calzini sporchi.
- Salve, ci scusi, ma non abbiamo niente da darle - , disse Hiccup al pover uomo che di sicuro non vedeva cibo da giorni,
- No Hiccup, non voglio i vostri soldi! - , d’un tratto affermò il barbone,
- Come fa a sapere il mio nome? - , aveva chiesto il moro sbalordito e creando nell’uomo una faccia ravveduta da quello appena detto,
- Ho sentito il tuo nome mentre parlavate … - , questo tranquillizzò i ragazzi, ma non abbastanza, - … volevo solo darvi questi! -, disse uscendo dalla tasca quattro oggetti: due collane e due bracciali di quattro diversi colori.
- Il tuo è l’ HO! - , diede in mano a Merida una collana di perline rosse con filamenti gialli o arancioni e una gemma dello stesso colore dei capelli della ragazza, un rosso intenso come il fuoco.
- A te invece spetta il KAZE! - , e diede a Jack un bracciale argentato come fatto di nuvole e una piccola pietra trasparente come l’aria nel mezzo.
- Tu biondina, avrai il TSUCHI! - , donò una collana verde con incisioni di foglie e una gemma color smeraldo, di un verde simile a quello nei suoi occhi, simile a quello degli alberi.
- Mentre tu ricevi il MIZU! - , ed Hiccup si ritrovò in mano un bracciale blu con incisioni di onde del mare e una gemma color zaffiro, una gemma di un splendente e lucente blu oltremare.
- Ma chi sei e perché ci hai dato questi oggetti? - , domandò Hiccup senza ricevere alcuna risposta: l’uomo era sparito, lasciando i quattro scioccati e increduli dell’accaduto.
Gli oggetti che l’uomo gli aveva regalato si stavano muovendo, vibravano fra le loro mani ed autonomamente si agganciarono ai polsi e al collo. Per quanto i quattro cercavano di liberarsene o toglierseli, invano si sforzavano, non capendo che ormai erano stati scelti
N.A.: Eccoci qui a fine capitolo per coloro che hanno voluto leggere questo primo capitolo che ho scritto. Spero che vi sia piaciuto, è un pò breve ma prometto che i prossimi saranno molto più lunghi. Allora,