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Autore: Damon_Soul93    12/10/2014    0 recensioni
Il tempo scorre enesorabile per tutti, è come un fiume che scorre sempre verso la stessa direzione ed è inafferabile proprio come l'acqua.
John si accorge troppo tardi di aver perso ciò a cui teneva di più.
Post 2x03
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Now, It's time for us.'
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Declaimers: Sherlock e John non mi appartengono, la storia non è scritta a scopo di lucro e detentori dei diritti d'autore sono Sir Arthur Conan Doyle e i produttori della serie televisiva.

La storia tratta, anche se lievemente accennate a temi come l'amore omosessuale (che poi sarà mai giusto dare una definizione ad amore?) e di morte. Quindi se qualcuno è sensibile a questi tempi, può tranquillamente non leggerla, non mi offenderò giuro!

Ps: E' la mia prima Johnlock e prima fanfiction in questo fandom!

 

 

 

 

"There isn't enough time for us"

 

 

 

Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l'ho scordato

-Walt Whitman

 

 

 

Londra, city nel cuore dell'Europa, metropoli cosmopolita che corre su binari invisibili senza fermarsi un momento.

Se la si osservasse dall'alto non si noterebbe che miriadi di piccole formiche che non si fermano per un solo istante, che si incrociano senza mai toccarsi davvero.

 

Ah Londra, la vecchia cara Londra, patria del casato Windsor e di Jack lo Squartatore.

In una città del genere non c'è tempo per fermarsi per riflettere, non si può perdere tempo in sciocchezze, bisogna sbrigarsi c'è l'affitto da pagare, i bambini da portare a scuola, la ricerca da consegnare.

 

Il tempo...E' un'entità così relativa.

 

 

Ed è appunto a questo sta pensando un uomo, seduto su una panchina di Hyde Park, in una giornata di ottobre non meglio specificata, attorniato da un tripudio di giallo e rosso.

Pensa al tempo che scorre così lento eppure così veloce, alle opportunità colte e a quelle che si è lasciato sfuggire, alle volte in cui si è detto 'No, non posso mentre in realtà l'unica cosa che voleva fare era urlare Si!Si! E ancora si e continuare così fino a perdere la voce.

Sa bene quest'uomo che è inutile piangere sul latte versato, quello che è stato non si può modificare ed è inutile perdersi in se e ma. É un uomo pratico lui, un medico, ha visto la guerra e la morte.

É facile parlare, ma tra i fatti e le parole, beh c'è una bella differenza.

 

Scuote la testa John Hamish Watson, come per scacciare un pensiero molesto, finché non abbassa lo sguardo, sconfitto, colto da un innegabile verità. Ha perso la sua unica possibilità.

 

Sembra restare in quella posizione per ore, ma quando rialza lo sguardo c'è qualcosa di diverso nei suoi occhi, una determinazione che da fin troppo tempo non compariva negli occhi del buon dottore.

Lo si vede uscire dal parco, con quella sua andatura ancora così militaresca, con sguardo deciso varca i cancelli di ferro battuto, sembra quasi come se ad una marionetta rotta le si fossero riattaccati i fili, sembra quasi il vecchio John.

Ferma un taxi (pensandoci è da quel giorno che non ne utilizza più uno) e si dirige al 221B di Baker Street, sta tornando a casa.

 

 

Una volta arrivato sotto al portone sembra quasi perdere il coraggio, si ferma, osservando la struttura in legno, guardandola come se fosse un nemico pronto ad attaccarlo.

Infine, finalmente oserei dire, si decide ad entrare, spia la porta dell'interno A, ma fortunatamente sembra che la signora Hudson sia in casa, meglio così, non sa se riuscirebbe ad affrontarla in questo momento.

 

Si dirige con passo lento su per le scale, ad ogni gradino che sale aumenta sempre di più la velocità, finché infine non sale gli ultimi gradini di corsa, spalancando la porta.

 

“Sherlock, sono qui, sono tornato”. Urla alla stanza vuota.

 

La sua voce cade nel silenzio, lui non è lì, lo sa, lo sapeva, eppure non riesce a non sentire comunque una morsa stringergli lo stomaco.

 

L'appartamento assomiglia a quelle stanze di quelle vecchie case abbandonate, tutto è stato lasciato come un tempo, ogni cosa è al suo posto, solo un profondo strato di polvere indica che ormai sia disabitato.

Tutto sembra così immobile adesso, ora che non c'è più la figura longilinea del suo coinquilino a disturbarne la quiete tra un boring ed uno svolazzo teatrale della sua vestaglia. Non si ode più la sua voce profonda snocciolare deduzioni e dalle labbra del nostro dottore non escono più parole come fantastico ed incredibile.

Quel tempo è passato, eppure John scommette che se chiudesse gli occhi può quasi vedere com'era, può ancora udire il suono del violino, può sentire l'odore di zolfo proveniente dagli esperimenti improbabili che il consulente detective compiva nella loro cucina, rendendola praticamente inagibile.

Sorride John a quei ricordi, non può farne a meno pensando a quello che è stato in assoluto il periodo più bello di tutta la sua vita.

 

 

Eppure...Eppure il rimpianto è lì, dietro alla lente di un microscopio e ad una testa mozzata nel frigo. Il sorriso si affievolisce e negli occhi compare un ombra di tristezza.

Pensa al tempo sprecato in compagnia di donne di cui ora non ricorda nemmeno i nomi, passato a reprimere i suoi veri sentimenti, nascondendosi dietro ad un Non sono gay o un non siamo una coppia e dannazione se non desiderava il contrario.

In realtà ha passato tutto quel tempo a prendersi in giro il nostro Johnny-boy, si sentiva così inferiore al caro Sherlock, così piccolo, così stupido, che non aveva avuto nemmeno il coraggio di immaginarlo, figuriamoci dirlo ad alta voce.

Come poteva un uomo come lui innamorarsi di questo sciocco dottore? Impossibile.

 

 

Eppure a volte gli sembrava che il suo sentimento fosse ricambiato, che ci fosse qualcosa in più negli sguardi che il detective gli rivolgeva, ma la sua codardia gli ha sempre impedito di fare un passo avanti, quel passo in più per raggiungerlo e ora lui è morto e non ci sarà mai più tempo per loro.

 

Il dottore si lascia cadere a terra e con le mani strette a pugno davanti al viso, può finalmente piangere l'uomo che amava e che ama ancora.

 

 

Note dell'autrice: Prima di tutto tengo a ringraziare tutti coloro che hanno letto questa mia breve operetta, spero sinceramente che vi piaccia e non vi costringerò a lasciare una recensione, ipoteticamente viviamo in un paese libero, ipoteticamente però eh!

Ho voluto un po' sperimentare con questa fiction, utilizzando un tipo di narratore esterno, spero che almeno per questa volta io sia riuscita scrivere qualcosa di decente non facendo confusione come mio solito!

Quindi che dire, spero che vi sia piaciuta! Grazie mille a tutti voi!

 

 

   
 
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