Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: DarkRose86    13/10/2008    11 recensioni
Se c'era qualcosa che il piccolo Mihael proprio non sopportava, erano gli specchi.
Sì, quelli in cui usiamo osservare la nostra immagine riflessa.
Gli riportavano alla mente sua madre, quand'ella si pettinava i lunghi capelli biondi;
e gli ricordavano sé stesso, la persona che non avrebbe voluto essere.
{ TERZA classificata al concorso " I Diari degli Eroi - Segreti & Confessioni " }
.Matt/Mello.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Storia scritta per il concorso Segreti & Confessioni , indetto da I Diari degli Eroi sul Forum di EFP da Solarial e Alessia Heartilly, si è classificata TERZA.
Sono personalmente felicissima del risultato, sinceramente non me lo aspettavo proprio, tant'ero convinta d'aver scritto un obrobrio. XD La vostra DarkRose si fa nuovamente sentire nel fandom di Death Note con una Matt/Mello fresca di scrittura, sperando che vi piaccia. ^_^ Voglio ringraziare le giudici, per la loro gentilezza e rapidità nel dare i giudizi, e gli altri partecipanti, con tanti, tanti complimenti a tutti! Che altro dire... me lo lasciate un commentino? Anche se non dovesse piacervi, eh. ^^

Mirror


Se c'era qualcosa che il piccolo Mihael proprio non sopportava, erano gli specchi. Sì, quelli in cui usiamo osservare la nostra immagine riflessa. Gli riportavano alla mente sua madre, quand'ella si pettinava i lunghi capelli biondi; e gli ricordavano sé stesso, la persona che non avrebbe voluto essere.
Desiderava rompere quell'insulso pezzo di vetro attaccato al muro della sua camera. Frantumarlo in mille e più minuscoli pezzi, come a voler cancellare quell'esistenza alla quale non aveva il coraggio di porre fine.

Eppure, tutti dicevano che era semplice.

Anche alla Wammy's House, l'orfanotrofio nel quale venne portato dopo la morte prematura dei suoi genitori, di specchi ce n'erano molti; e, impietosi, mostravano ai suoi occhi di bambino quel volto costantemente triste. C'era qualcosa che lo contraddistingueva dagli altri bimbi che si trovavano lì; loro riuscivano ancora ad amare la vita, nonostante tutto. Si sforzavano di dimenticare le sofferenze e i soprusi, e a differenza di lui, riuscivano a sorridere sinceramente; Mihael li trovava luminosi. Li invidiava.
E poi c'era lui, il suo eterno rivale; un ragazzino che si faceva chiamare Near, costantemente immerso in chissà quali pensieri. Sul suo viso, non aveva mai visto disegnarsi un'espressione felice, e in qualche modo si somigliavano. Ed erano entrambi probabili successori di colui che era divenuto l'unica ragione di vita, per il piccolo; per quel bambino che, da quando era entrato per la prima volta in quel grande edificio, era diventato Mello.

Amava il suo pseudonimo, perché lo aiutava ad autoconvincersi d'essere un'altra persona.

Una persona capace di superare gli ostacoli che gli si paravano davanti con destrezza e intelligenza, rivelandosi un vincente.
Ma quando poi si specchiava, spesso e volentieri per sbaglio, riconosceva quel sé stesso che tanto odiava.
Perché non ci sono soprannomi capaci di cancellare qualcuno.

< Ehi, Mello! Che stai facendo? > chiese una voce che il biondo conosceva perfino troppo bene.
< Nulla, nulla... adesso vengo a letto. > rispose lui, chiudendo il quaderno sul quale era chino da un'oretta circa.
< Mah, tu e tutti i tuoi misteri... sono giorni che ogni sera scrivi in quel quaderno, ma non mi fai mai leggere! Dì un po', che c'è scritto? Qualcosa di compromettente? >
< Piantala Matt, non mi va di parlarne! >
Detto questo, si stese sul letto e si coprì con lenzuolo fino al naso, voltandosi verso la scrivania; e pensò che era strano, che il suo amico non avesse mai tentato di sbirciare per scoprire cosa ogni sera scrivesse. Eppure, era sempre stato un tipo piuttosto curioso ed invadente. Ma si limitava a chiedere, senza pero' insistere troppo.
< Qualcosa non va? Mi fai preoccupare... > mormorò il rosso, avvicinandoglisi ed abbracciandolo, < ...a me puoi dirlo, lo sai. >
< Oh, uffa! Basta, ho bisogno di dormire! Ne parliamo un'altra volta, ok? > sbottò Mello scansandolo, e chiudendo gli occhi.
Matt sospirò rassegnato, e si girò dall'altra parte, mandandolo a quel paese; non lo sopportava, quando si comportava così. Erano amici da sempre, e nell'ultimo periodo avevano scoperto di provare l'uno per l'altro qualcosa di più; ma nonostante ciò, lui era rimasto la persona fredda di sempre. Non si confidava mai, e nascondeva i suoi problemi dietro un finto sorriso, che nel corso degli anni aveva imparato a mostrare, per sembrare forte. Ma Matt lo conosceva bene, e sapeva che in realtà era una persona vulnerabile; e temeva che la sua testardaggine, prima o poi, lo avrebbe portato a compiere qualche gesto sconsiderato.
Si addormentò ripensando alla sera prima quando, alzatosi dalla sedia, Mello gli si era avvicinato e lo aveva baciato dolcemente sulle labbra, guardandolo negli occhi; dopodiché, avevano fatto l'amore. Avrebbe voluto poterlo stringere così ogni notte, accarezzare e baciare ogni centimetro della sua pelle candida. Ma non sempre lui era disposto a concedersi.
Alle 7:00 del mattino suonò la sveglia, e Matt aprì gli occhi a fatica, stiracchiandosi; il biondino si era già alzato, ed era in piedi di fronte allo specchio vicino alla porta della camera, fissandolo insistentemente.
< Sei bello anche appena alzato, stai tranquillo. > ridacchiò il rosso, ma l'altro non rispose alla provocazione.
< Mello? >
Si alzò anche lui, preoccupato.
< Cos'hai? > domandò, poggiandogli la mano sulla spalla.
< Ho sempre odiato gli specchi. > asserì, abbassando lo sguardo, < Dimmi, Matt, cosa vedi tu, quando osservi la tua immagine riflessa? >
Il giovane strabuzzò gli occhi, a quella strana domanda.
< Ma ti ha dato di volta il cervello? Secondo te, cosa vedo? Me stesso, no?! >
< Lo so... ma oltre a quello, cosa vedi? >
< Niente. Sei proprio strano, tu. >
< So anche questo. E' da quando sono nato, che vengo considerato una nullità; ed è questo che io vedo, quando mi guardo allo specchio. > spiegò, sconsolato.
Non era mai stato così sincero.
Tanto, a che cosa sarebbe servito, tenersi ancora tutto dentro?
Soprattutto considerando che il giorno appena iniziato, sarebbe potuto essere l'ultimo, per entrambi?
< Che stai dicendo? Tu non sei affatto una nullità! > esclamò il ragazzo, stringendolo forte, < Non dire mai più una cosa del genere, Mello... ti prego. >
Il biondo ricambiò l'abbraccio, guardando fuori dalla finestra; il sole era già alto nel cielo, ed era splendente come Matt. Continuava ad invidiare silenziosamente coloro che erano riusciti a sorridere lasciandosi alle spalle il passato, ma pensò che probabilmente pochi avevano goduto dell'incondizionato amore di una persona come il suo unico amico. Lui riusciva a tranquillizzarlo in qualsiasi situazione, e talvolta gli strappava pure qualche risata.
< Vuoi leggere? > chiese.
< Cosa? >
< Vuoi leggere il quaderno? >
< Oh... ok, se vuoi... se per te non è un problema. >
Mello annuì con un cenno del capo, e glielo porse; la copertina era nera, completamente anonima. Metteva tristezza. Sfogliò le varie pagine constatando che la calligrafia del ragazzo non era cambiata molto, dall'ultima volta che aveva visto qualcosa scritto da lui.

Una lettera, che porse all'amico in un triste giorno di pioggia.

Ancora oggi, Mello continua a soffrire in silenzio, per non far preoccupare una persona speciale, che lo segue ovunque, nel bene e nel male.
Riuscirà mai, a dirgli che lo ama molto più della sua stessa vita?

< Mello... >
Non sapeva cosa dire; quel che aveva appena letto, aveva tutta l'aria di essere un diario. Possibile che ciò che c'era scritto alla fine, fosse ciò che il biondo provava realmente per lui?
< Quello è il mio diario, Matt... vuoi provare a scrivere il seguito assieme a me? > chiese, con una punta d'imbarazzo.
E il rosso dovette sforzarsi non poco, per non scoppiare a piangere di gioia, nell'udire quelle parole; alla fine, il suo amato aveva rivelato la personalità che celava dietro l'immagine che si era costruito. Il risultato, era stato meraviglioso.
< Tutto quello che vuoi, ma desidero qualcosa in cambio. > disse il ragazzo, posando il diario sulla scrivania.
< Spara. >
< Voglio che tu rompa quello specchio, Mello. >
Il ragazzo lo guardò, confuso.
< Che? >
< Rompilo. Gettalo a terra, tiragli contro qualcosa... fa quello che ti pare, ma rompilo. > insistette.
< E perché? Non sai che rompere uno specchio, provoca sette anni di guai? >
< Da quando sei superstizioso? >
< Non lo sono. >
< E allora fallo. > lo incitò, sorridendogli.
< Ok, ma mi spieghi a cosa dovrebbe servire? >
< Quando esso finirà in pezzi, per specchiarti dovrai guardarmi dritto negli occhi. > disse.
Mello allora si voltò verso quell'oggetto che per anni lo aveva perseguitato, lanciandogli un'occhiata divertita. Matt aveva perfettamente ragione.

< E allora sì, che ti accorgerai di quanto anche tu sei luminoso. >

Al di là di quel che riusciamo a vedere.
Oltre l'infinito.
Oltre lo specchio.
Splenderemo assieme per l'eternità.

Fine

  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: DarkRose86