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Autore: Tury    13/10/2014    1 recensioni
SPOILER 4X03
AVVISO: ho messo la voce "Altri" ma, in realtà, la terza protagonista è la Regina delle Nevi, ancora non inserita tra i personaggi
“Perché, mi chiedete? Ma è ovvio, mia cara, se ve l’avessi detto, non avreste proseguito nella direzione che avevate deciso di intraprendere. Dopotutto, una cosa è trovarsi di fronte la Salvatrice, un’altra è trovarsi di fronte vostra figlia.”
“Io non sono sua madre.”
“Ha importanza, vostra maestà? Voi l’avete amata come se lo fosse e tanto basta.”
Silenzio, da parte della bianca Regina. Un silenzio pieno di domande. E di paure.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma, Swan, Regina, delle, Nevi, Signor, Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Regina delle Nevi cammina nella foresta, da sola. Ad accompagnarla solo il chiarore lunare e la calma di quel luogo. Una calma che regna anche sul suo volto, inespressivo, freddo, restio ad ogni emozione. Ma, nel suo cuore, è già in corso la tempesta, la stessa che lo attraversò quando fu costretta a compiere quell’atto. Anzi, forse quel turbinio di emozioni, ora, è ancor più forte.
Ma qualcuno ha rotto l’armonia di quel luogo e la Regina si volta subito verso l’inatteso ospite.
“Non vi preoccupate, mia cara. Sono solo io.” Dice Tremotino.
La Regina lo guarda, con quei suoi occhi azzurri, del colore del suo ghiaccio. La sua espressione fredda, come la sua magia.
“Mi dispiace che non sia andata come volevate.” Continua l’uomo.
“Invece sì.” Si affretta a rispondere la Regina.
“Lo vedremo.” risponde, un ghigno sul quel volto maturo. Un ghigno che saprebbe riconoscere ovunque. Il sorriso del Signore Oscuro.
“La signorina Swan- comincia, muovendo lentamente un passo, poi un altro, riducendo in maniera drastica ma lenta la distanza che li divide- si è ricordata di voi?” termina, ponendosi di fronte la donna.
“No.” È la sua semplice risposta.
“Buon per voi, perché potrebbe succedere e non vuole che succeda adesso, vero?” chiede ancora l’uomo. Domande retoriche, domande puramente retoriche, poste solo per abbattere quella barriera di ghiaccio. Una barriera nata solo per proteggere un cuore pulsante, ma ferito.
“Siete sicura di non volere il mio aiuto?”
La Regina chiude gli occhi, stanca di sentire ancora quella domanda. Una domanda che troppo spesso le era stata posta in passato.
“Quando sarò pronta per fare un accordo, verrò da lei.” Ancora la stessa risposta.
“Un momento che attenderò ardentemente.” Ancora la stessa conclusione.
“Dovreste trovare un riparo, ora.” Dice ancora Tremotino.
“Perché?” chiede la Regina.
“Sta scendendo il gelo.” Risponde, semplicemente.
“Sa bene che il freddo non mi ha mai causato problemi.”
“Già, dopotutto, il gelo è la sua casa.”
La donna continua a guardarlo, attendendo la risposta alla sua domanda.
“Perché, mi chiedete? Ma è ovvio, mia cara, se ve l’avessi detto, non avreste proseguito nella direzione che avevate deciso di intraprendere. Dopotutto, una cosa è trovarsi di fronte la Salvatrice, un’altra è trovarsi di fronte vostra figlia.”
“Io non sono sua madre.”
“Ha importanza, vostra maestà? Voi l’avete amata come se lo fosse e tanto basta.”
Silenzio, da parte della bianca Regina. Un silenzio pieno di domande. E di paure.
“C’è qualcosa che volete chiedermi?”
“Ci sono tante cose che vorrei chiederle.”
“E allora, prego, ponete dinanzi alla mia attenzione i vostri dubbi.”
“Perché dovrei fidarmi?”
“Perché le vostre domande riguardano il suo passato e il passato, si sa, non lo si può cambiare.”
“Perché vuole aiutarmi?”
“Perché conosco bene la sensazione che sta provando. Perdere un figlio, ritrovarlo per poi perderlo ancora. Mi chieda ciò che vuole sapere e io risponderò ad ogni sua domanda. E lo farò come padre e non come Signore Oscuro.”
La Regina lo guarda, perdendosi in quegli occhi così diversi dai suoi.
“L’ha ritrovata?”
“La sua famiglia? Sì, l’ha ritrovata.”
“E le vogliono bene?”
“Emma è molto amata, sia dalla sua famiglia che da tutti coloro che vivono in questa città.”
Un sorriso si allarga sul volto della Regina, ormai incapace di controllare le sue emozioni.
“Ne sono felice.”
“Lo so, glielo si può leggere in faccia. Ma, sarò sincero, Emma ha anche sofferto molto.”
“Come?” chiede gelida.
“Nessuno l’ha mai accettata, nessuna famiglia l’ha mai voluta con sé. Nessuno, era disposto a considerarla una propria figlia. Nessuno, eccetto voi. Ma voi eravate una donna sola e, per un’adozione, c’era bisogno di un padre. Se solo voi aveste accettato il mio aiuto, all’epoca, forse tanta sofferenza le sarebbe stata risparmiata.”
“Stia zitto. Ogni accordo stretto con lei ha un prezzo, non avrei mai messo Emma in pericolo.”
“Magari lo ha fatto ancor di più, abbandonandola.”
“Era necessario.”
“Oh, cara, non lo era affatto. Voi sareste potuta rimanere al suo fianco, ma avete deciso di privarvi di lei. Dell’unica persona che vi avesse accettata. In maniera totale.”
“Voi non sapete niente.”
“Di cosa non saprei nulla? Forse delle vostre lacrime, del vostro dolore? Non era carne della vostra carne e sangue del vostro sangue eppure era vostra figlia. Lo è sempre stata e sempre lo sarà.”
“I suoi sono deliri.”
“La mia è verità. E la magia di Emma ne è una prova.”
“Cosa intende dire?”
“La magia di Emma è frutto del vero amore. Molti, a questa frase, associano subito i suoi genitori. Quale più grande amore se non quello che unì il principe azzurro a Biancaneve? Ma nessuno sa la verità, nessuno conosce l’amore che voi nutriste e nutrite ancora per quella ragazza. Potrà anche essere cresciuta, rispetto all’ultima volta che l’avete vista, ma i suoi occhi sono ancora gli stessi, il suo sorriso è ancora lo stesso. E il vostro amore anche. Un amore così forte che non vi avrebbe mai permesso di separarvi da lei senza essere sicura che lei potesse esser salva, che potesse esser protetta da ogni male. Ma nessuna magia, per quanto potente, può impedire ad un’anima di soffrire.”
La Regina rimane in silenzio, colpita da quelle parole. Più dolorose e fredde delle sue schegge di ghiaccio.
“Avete commesso un errore, abbandonandola.”
“No, si sbaglia. Le ho permesso di incontrare la sua famiglia, quella vera.”
“Anche la vostra, sarebbe stata una vera famiglia. Buona notte, sua maestà.” Dice Tremotino, allontanandosi. Lasciandola da sola a lottare contro i suoi demoni.
La Regina si siede a terra, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio, lasciando urlare quel suo cuore troppo tempo tenuto a tacere. E, in un attimo, i ricordi di una vita passata le riaffiorano alla mente.
 
 
 
“Emma! Non correre o ti farai male!” urlava una donna dai capelli biondi e gli occhi di un azzurro intenso.
“Tanto non mi prendi!” rispose la bambina. Anche i suoi capelli erano biondi, come i raggi del sole, mentre i suoi occhi verdi, come la speranza.
Chiunque volgesse lo sguardo su di loro, non poteva non trovare sconcertante quella somiglianza. Una somiglianza che solitamente lega una figlia ad una madre, ma loro non erano madre e figlia. Erano solo due cuori abbandonati.
La donna afferrò per i fianchi la bambina e iniziò a rotolarsi nel prato con lei.
“Visto che ti ho presa, Emma?”
“Ma non vale! Tu sei più grande!”

“Allora non dovresti sfidare le persone più grandi di te, Emma.”
Emma era stesa sulla donna e la fissava negli occhi, quel suo sorriso sempre presente sul suo volto.
“Ma non mi devo preoccupare, perché finché sfiderò te, vincerò sempre, mamma.”
 
Mamma. Quella, era stata la prima volta che l’aveva chiamata così. La Regina non avrebbe mai creduto che una parola così banale, così ripetitiva e ridondante, potesse avere il potere di riempire il suo cuore. Un cuore, che aveva sempre creduto esser di ghiaccio.
Avrebbe voluto tenerla con sé, sentirsi chiamare mamma ancora e ancora e ancora. Ma la Regina non aveva fatto i conti con quel mondo fatto di grigia quotidianità e burocrazia e, così, fu costretta ad abbandonarla. Per non soccombere al dolore che, piano, aveva messo radici nel suo cuore. Ma non avrebbe mai permesso che un dolore simile si alberasse anche in quello di sua figlia, anche in quello di Emma. E così, la privò dei ricordi, la privò della sua presenza. Lei non sarebbe mai esistita nel suo passato e sarebbe andato bene così. Il dolore di quell’amore distrutto l’avrebbe provato da sola. Perché non c’era nulla che la Regina delle Nevi desiderasse di più che difendere Emma dal dolore.
E, inesorabilmente, il suo cuore tornò a gelarsi, privato dell’unico calore che potesse scioglierlo. E così, la Regina continuò a vivere nel freddo della sua solitudine, finché i suoi occhi non hanno incontrato di nuovo quelli di Emma.
E, finalmente, può capire perché, proprio a lei, sia toccato il titolo di Salvatrice.
La Regina delle Nevi si alza, riprendendo a camminare attraverso la foresta, con di nuovo sul volto la sua maschera di fredda impassibilità. Sa che quanto sta per fare è pericoloso, ma deve provarci, deve farlo. In nome di quel cuore che è tornato a pulsare.
Entra nella camera della donna, silenziosa, come solo la candida neve sa esserlo, scendendo dal cielo. Si ferma ad ammirare quel volto rilassato, un volto che conosce bene, anche se adesso è più adulto. La Regina si siede sul letto, iniziando ad accarezzare i capelli biondi di Emma. Quei capelli così simili ai suoi.
“È passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo viste. Sai, credevo che non avrei mai più rivisto i tuoi occhi ma, a quanto pare, non erano questi i piani della dea bendata. E così, eccoci di nuovo qui. Di nuovo insieme, come tanti anni fa. Sai, quando ti ho vista lì, di fronte a me, non potevo credere ai miei occhi, eppure l’avrei dovuto capire subito, dal primo momento che Tremotino mi ha parlato di te. Perché solo tu, piccola Emma, potevi rispondere al titolo di Salvatrice, anche se penso che loro intendano altro quando ti chiamano così. Ma io e te sappiamo la verità. Tu non sei la Salvatrice perché hai spezzato il sortilegio, tu sei la Salvatrice perché, da tutta la vita, non fai altro che salvare le persone dalla loro solitudine. Ma questa volta non potrai salvare me. Farò di tutto per proteggerti, piccola Emma, ma sono sicura che, prima o poi, Tremotino farà in modo che tu ti ricordi di me. Dimenticami, ti prego. Dimentica cosa sono stata per te, dimentica le nostre risate. Se fosse necessario, riservami il tuo odio, perché lo preferirei alla tua sofferenza.”
La Regina posa un bacio sulla fronte della donna, per poi dirigersi verso la finestra, prima di voltarsi un’ultima volta. Volge il suo sguardo verso il soffitto e, con un lieve movimento della mano, fa nascere da esso un piccolo pendente, decorato con tanti piccoli fiocchi di neve, per poi spostare per un’ultima volta lo sguardo sul viso della ragazza.
“Buona notte Emma, figlia mia.”
 
 
 
  
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