“Non possiamo Nick, lo
sai anche tu!” queste parole dal sapore amaro furono pronunciate da una ragazza
con dei profondi occhi azzurri ed una cascata scarmigliata di capelli biondi
lunghi fino al bacino che, un minuto prima, si trovava tra le braccia di un
ragazzo moro ancora steso sul letto.
Il ragazzo, dalla folta
chioma riccia, si destò all’udire quelle parole: “Perché no, io ti amo!” disse
con enfasi, stringendo le mani della ragazza.
“Ed io amo te, ma questa
è una relazione impossibile e lo sai anche tu!” rispose lei voltandosi di
scatto e lasciando le mani del ragazzo.
“No! No che non lo so Andy! Qui sei l’unica a pensarla così! O forse è per
colpa mia, perché sono troppo piccolo, è per questo vero?” urlò il ragazzo
costringendola a voltarsi, scorgendo il suo viso pieno di lacrime.
“No! Ma cosa dici Nick! Non sei affatto piccolo, io ti amo così come sei!”
gli rispose premurosa la ragazza intrecciando le mani con le sue.
“E allora perché non
possiamo stare insieme!” disse il ragazzo, avvicinando il suo viso a quello di
lei.
“Perché… perché non è
possibile Nick! Lo sapevamo entrambi quando tutto questo è cominciato, sapevamo
che la nostra storia non sarebbe potuta andare oltre questi pochi giorni
passati insieme. Ed hai accettato, abbiamo accettato questo compromesso, sperando
che il giorno dell’addio sarebbe arrivato il più tardi possibile, ma il tempo è
inesorabile ed ogni volta mi sorprendo di quanto sia puntuale, anche adesso, ci
guarda e lascia scorrere questi ultimi minuti che ci restano.
Ora… ora è il momento di
dimenticare tutto e lasciarlo volare via.” abbassò il capo
Il ragazzo scosse la
testa: “Non riuscirò a dimenticare tutto questo, lo sai vero?!”
Lacrime…
un bacio salato più
simile ad uno schiaffo,
un leggero sfiorarsi di
labbra privo di sentimento,
il rumore di una porta
che si chiude,
un sussurro
impercettibile: “Neanche io ti dimenticherò!”
Il rumore dei tacchi che
corrono sull’asfalto,
intervallato da
singhiozzi e sussulti,
lo scatto di una
serratura,
scale, una camera, un
letto.
Nella lussuosa suite di
un albergo al centro di Los Angeles, un ragazzo è in piedi, fissa ancora la
porta, come se non volesse capacitarsi di quello che è appena successo.
Si posa una mano sul
cuore, sa di averne ormai perso l’altra metà.
E’ l’alba di un nuovo giorno,
i fiochi raggi solari filtrano dalle tendine di una casa nel quartiere americano
di Toluca Lake, avvolta in una coperta rosa confetto una ragazza, infastidita
dal sole, si rigira assonnata più volte fino, esasperata, a svegliarsi
completamente.
Si mise a sedere, i
lunghi capelli biondi le ricaddero spettinati sul pigiama a righe rosa e
celesti, aveva gli occhi solcati da profonde occhiaie, segni di un pianto che
si era prolungato fino a notte inoltrata, non c’era sorriso sulle sue labbra,
né felicità sul suo volto.
Un telefono squilla, si avvicina al comodino e risponde: “Pronto.” disse atona
“Pronto sono Cleo ho
diciannove anni e mi sento molto sola!” proferì una voce dall’altra parte
dell’apparecchio.
Cleopatra, Cleo per
tutti, la sua migliore amica da sempre, era come se avesse un radar impiantato
nel cervello, ogni qual volta le succedeva qualcosa il telefono immediatamente
suonava e la sua voce squillante faceva capolino dall’apparecchio.
Si sforzò di rispondere: “Sono
Andrea ho ventun’anni e mi sento allo stesso modo.”
“Dai che mi fai il verso!
–disse Cleo- Cosa è successo Andy?” chiese la ragazza
“Ci siamo lasciati. L’ho
lasciato.” rispose trattenendo le lacrime
“Era la cosa giusta da
fare, tu hai ventun’anni, lui sedici; non avrebbe potuto funzionare…”
“E’ quello che ho pensato
anch’io!” aggiunse Andrea
“Ma?”
“Ma non ne sono più così
sicura. In certi momenti sono convinta d’aver fatto la cosa giusta, in altri,
invece, realizzo d’essere stata una stupida a lasciarlo così.” scosse la testa
“Andy tu cosa provi nei
suoi confronti, amore?” chiese l’amica
“Non lo so! E’ che quando
sto con lui mi dimentico di tutto, sono completamente isolata dal mondo, nulla
ha più importanza se non io e lui. Non so se questo è amore Cleo, non lo so.”
ammise la ragazza
Cleopatra, dall’altra
parte del telefono sorrise: “Credo proprio di sì amica mia. Nonostante tu abbia
lottato fino alla fine, te ne sei innamorata lo stesso.” pensò tra sé e sé la
ragazza; riavvicinò il telefono all’orecchio: “Perché non vai al suo concerto
oggi e lasci che sia il cuore a decidere per una volta!” le propose.
“Ma… e gli altri cosa
penseranno? E’ una pazzia quella di stare insieme!” azzardò a dire la ragazza
“Lascia stare gli altri
per una volta e pensa alla tua felicità Andy, è questo che conta: essere
felici!”
“Già essere felici”
pensò, e’ quello che le diceva sempre Nick: “Non importa se le circostanze sono
belle o meno, l’importante è trovare in esse qualcosa per cui essere felici.”
Sorrise: “Sì andrò al
concerto!” rispose
“Hai preso la giusta
decisione Andy! In bocca al lupo! So che ce la farai” le disse Cleo
“Crepi! Grazie Cleo! Non so che farei senza di te” rispose prima di agganciare.
Erano le nove in punto e
l’Hollywood Palladium già straripava di gente, nonostante il concerto sarebbe
iniziato non prima delle dieci; all’interno mandrie di ragazze urlanti
cercavano di accaparrarsi i posti migliori a suon di spinte, strepiti e tirate
di capelli.
Andy aveva deciso di
indossare un vestito senza spalle, a righe grigie e bianche con una fascia
sotto il seno terminante con un fiocco sul fianco sinistro; ballerine laccate
bianche e un leggero cardigan a maniche corte grigio chiuso solo sul lato
destro del colletto da un piccolo fiocco; aveva lasciato i lunghi capelli
biondi sciolti, solo alcune ciocche erano raccolte dietro alla testa con un
fermaglio: “Proprio come piacciono a lui.” pensò cercando un posto tranquillo
da dove poter assistere al concerto.
Le dieci, le note di una
chitarra si spandono nell’aria, Andy sorrise, l’avrebbe riconosciuta tra mille la
melodia della Gibson SG rossa di Nick.
Il ragazzo apparve sul
palco seguito dai fratelli, Andy lo vide e rimase sconvolta, nonostante quel
finto sorriso sulle labbra, capì immediatamente quanto in realtà il ragazzo
avesse sofferto.
Si maledì per essere
stata così cinica il giorno prima, poi lo sentì cantare e le parole che le
arrivarono alle orecchie le sembrarono stranamente familiari:
Run, run like you do, I'm chasing you
I'm on your tail, I'm gaining fast you're going nowhere
Try to fix what you've done and turn back the sun
The night is calling and then we're falling faster now
You're pushing me away
Every last word, every single thing you say
Pushin’
me away
Try and stop now but it's already late
Pushin’ me away
If you really don’t care say it to my face
Pushin’ me away
You push push pushin’ me away
Rimase senza parole, era
lei… c’era lei in quella canzone!
Le parole di Nick, simili
a lame affilate, le trafissero il cuore: era vero, non era altro che una
codarda, si era voltata ed era corsa via, sottraendosi ancora una volta
all’amore.
Con il viso imperlato di
lacrime, chiuse gli occhi, lasciando che le note di quella melodia le
penetrassero l’anima, liberandone i ricordi ancora prigionieri che, fluttuando
leggeri, le si affacciarono alla mente…
Tutto era cominciato due
settimane prima, era un lunedì come tanti, caldo, soleggiato e senza un alito
di vento: insomma noioso come tutti i lunedì.
Andrea Wayne, una ragazza
di appena ventun’anni che frequentava l’ultimo anno di ingegneria spaziale alla
University of Southern California,
passeggiava tranquillamente per Toluca Lake, le lezioni erano finite da un bel
pezzo e lei aveva deciso di rincasare a piedi godendosi quel sole caldo che le illuminava
il viso.
Successe tutto
all’improvviso, qualcuno l’urtò e lei si ritrovò sbalzata a terra con la testa
che le faceva male a causa dello scontro, alzò il viso ed incontrò degli
splendidi occhi nocciola che appartenevano ad ragazzo che dimostrava non più di
sedici anni.
Lui le sorrise e, come avrebbe
capito solo inseguito, quel sorriso era raro che si affacciasse al suo volto;
l’aiutò ad alzarsi e si scusò per l’incidente, lei sorridendo imbarazzata gli
rispose che non era successo nulla di grave.
Lui si era offerto di
pagarle un caffè,
lei aveva accettato…
si ritrovarono seduti ad
uno Starbucks,
lui si presentò, con
quella sua voce calda capace di farla arrossire: “Mi chiamo Nicolas, Nick per
gli amici!” aveva detto tendendole la mano.
Lei aveva ricambiato la
stretta e risposto: “Io sono Andrea, Andy per gli amici!”.
Così era cominciata la
loro storia,
complice uno scontro ed
una tenera stretta di mano.
Solo inseguito aveva
scoperto che faceva parte di una famosa boy band, i Jonas Brothers, insieme a
fratelli più grandi, già perché lui aveva solo sedici anni e lei appena
ventuno.
Erano usciti insieme più
volte quella settimana, a lui non sembrava importare che lei fosse più grande e
lei non dava peso al fatto che lui più piccolo.
Si erano fidanzati di
domenica sera, lui l’aveva portata in un ristorante vicino al mare e, con in
mano un anello rosa, il colore preferito di lei, gliel’aveva chiesto,
dolcemente, con la sua voce calda. Lei era arrossita e ridendo aveva accettato,
“Cosa c’è di male!” si era detta mentre lui le infilava l’anello al dito.
Si sarebbe pentita di quella frase a cui non aveva dato peso.
Giorno dopo giorno le
voci iniziarono a girare, maligne e invidiose, si annidavano in ogni dove come
la polvere e lei non riuscì a far altro che soccombere.
Lui le disse che a fine
settimana sarebbe dovuto tornare in Texas dove abitava con la famiglia, ma le
aveva promesso di tornare per restare con lei per sempre.
Forse fu quello il
momento in cui lei realizzò che aveva commesso un terribile errore, che aveva
preso un abbaglio, una cotta da ragazzina, in quel momento capì che la loro
storia non sarebbe potuta continuare.
Riaprì gli occhi e le
strofe della canzone entrarono con forza nelle sue orecchie.
Stop, and tell me the truth, cause I'm so
confused
Scosse vigorosamente la testa, sarebbe mai riuscita a dirgli la verità, a
dire la verità a se stessa.
Spinnin’ round these walls are fallin’ down and
I need you
More than you know, I'm not lettin’ go,
Lui aveva bisogno di lei e lei, aveva davvero
bisogno di lui?
I'm getting close so take my ha and please just
tell me why
Lo vide tendere la mano e istintivamente allungò
la sua,
esiste davvero un perché? si ritrovò a chiedersi
You're pushing me away
Every last word, every single thing you say
Pushin’ me away
Try and stop now but it's already late
Pushin’ me away
If you really don’t care say it to my face
Certo che le importava di lui, è per questo che non riusciva a dirglielo in
faccia,
perché lei…
Pushin’ me away
You push push pushin’ me away
Si ritrovò a piangere come una stupida,
era una stupida,
lo aveva allontanato da sé senza un vero motivo.
Non lo avrebbe fatto ancora…
non avrebbe commesso lo stesso errore!
Improvvisamente capì: “ Io lo amo.”
You're pushing me away
Every last word, every single thing you say
Pushin’ me away
Try and stop now but it's already late
Pushin’ me away
If you really don’t care say it to my face
Pushin’ me away
You push push pushin’ me away
Vide una lacrima bagnargli
il volto, non poteva permetterlo, si fece largo tra la folla, cercando di
raggiungere il palco.
Nick dall’alto del palco,
vide una figura avvicinarsi, la riconobbe subito, scosse la testa: no, non
poteva essere lei, Andy ormai faceva parte del passato.
Scacciò una lacrima
solitaria e riprese a cantare.
Andy, con il viso rigato
di lacrime e i capelli arruffati, aveva raggiunto il sotto palco, guadò in alto
cercando di catturare lo sguardo di Nick, ma questi si girò dall’altra parte:
no, no si sarebbe data per vinta! Non ora che aveva finalmente capito.
Era bloccata dalla
sicurezza che non faceva passare nessuno, fece finta di raccogliere qualcosa da
terra e riuscì a sgattaiolare tra le gambe di uno degli omaccioni, si rialzò in
piedi e corse verso
le scale.
Nick stava suonando le
ultime note della canzone quando la vide, scarmigliata e con il viso bagnato di
lacrime, correre verso di lui.
E capì che non era un
sogno.
Allargò le braccia e
sorrise.
Andy corse verso di lui,
lo vide girarsi, rimanere stupito e sorridere aprendo le braccia;
si buttò addosso a lui,
sentì le sue braccia muscolose cingerle la schiena, alzò lo sguardo incontrando
i suoi occhi nocciola, quegli occhi che l’avevano stregata il giorno che si
erano incontrati, sorrise e lo baciò, incurante della folla, incurante di
quello che avrebbe detto la gente, incurante dei giornali, del TG, incurante
del mondo: era la felicità che contava veramente.
Nick rispose con enfasi
al bacio, sentì le mani di lei dapprima tremanti, poi con ritrovata sicurezza
cingergli il collo, la strinse ancora di più a sé: non l’avrebbe lasciata
andare via questa volta.
Si staccò da lei: “Perché sei tornata?” chiese in un
soffio
Andy si strinse a lui:
“Perché ora so che la nostra storia avrà un lieto fine!”
Sorrise ed Andy ebbe
appena il tempo di pensare a quanto fossero belli i suoi sorrisi, concessi solo
a lei, l’unica capace di renderlo veramente felice, prima che Nick, facendole
incrociare le gambe dietro la sua schiena ricominciasse a baciarla.
No non l’avrebbe più allontanato da sé
Un cellulare si illuminò
emettendo una piccola melodia, una ragazza si avvicinò alla scrivania dove
giaceva abbandonato prendendolo, si accorse che aveva ricevuto un messaggio, lo
lesse:
Sono Andrea,
ho ventun’anni e sono innamorata di un ragazzo di
sedici,
la vita non potrebbe avere un sapore migliore!!!
Del resto è la felicità che conta
Andy ^-^
Spero vi
sia piaciuta!!!
Fatemi
sapere cosa ne pensate, le critiche sono ben accette!!!
Un
megabacione a tutti
aya