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Autore: SilverSoul    14/10/2014    3 recensioni
Dal testo:
"Anche lui voleva andarsene.
Perché senza di lei, aveva perso ogni possibilità, ogni chance di redenzione, ogni opportunità di cambiare.
Arrancò fino all’armadietto vicino, tirando fuori una bottiglia.
La stappò con i denti, un breve brindisi tra sé e sé –“alla decadenza”- e giù a bere."
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I personaggi si comprendono subito, un piccolo accenno alla loro coppia.
Quasi una Flashfic (690 parole) senza nessunissima pretesa, scritta a notte fonda in un momento di buio, anche interiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lei era andata.



Andata.  Scomparsa. Annullata. Mai esistita.



La promessa di un nuovo potere, la tentazione di una nuova forza, il desiderio  di proteggere che si risveglia.

«Devo andare, sai che devo. Non voglio più essere responsabile del tuo dolore. Non voglio più sentirmi in colpa perché tu mi fai da scudo… Non voglio un’altra Firenze. Capisci? Dimmi che capisci, almeno tu…»

No, non capiva.

Ma non gliel’aveva detto.

Testardo fino in fondo, orgoglioso fino al midollo, aveva nascosto il dolore e il senso di perdita sotto la sua solita facciata cool, congelando l’espressione nel suo perenne ghigno strafottente.

Non aveva implorato, pianto, battuto i piedi con stizza. Non si era arrabbiato, non l’aveva accusata di abbandono.

Si era limitato ad alzare un sopracciglio, gli occhi che fiammeggiavano, e aveva girato i tacchi, chiudendosi in camera, sempre con il sorriso sulle labbra.

Una volta al sicuro, il sorriso era diventato una smorfia, ma non si era concesso di piangere.

Aveva una reputazione da difendere, dopotutto, non poteva mica sciogliersi in lacrime come una ragazza.

Sarebbe potuto entrare qualcuno o avrebbero potuto chiamare, e allora come avrebbe spiegato la voce rotta dai singhiozzi?

Dopo aver chiuso la porta a chiave, si era accomodato –perché i fighi non si accasciano- sul pavimento, nello stesso angolo in cui si ritrovava quando ripensava alla sua famiglia, a suo fratello.

Ed era rimasto lì, immobile.

Immobile mentre lei batteva i pugni sulla porta.

Immobile mentre lo pregava – lei, orgogliosa come poche- di risponderle.

Immobile mentre lei era appoggiata davanti alla sua porta chiusa, che sobbalzava a ritmo dei suoi singhiozzi.

Immobile mentre lei preparava i bagagli, trascinandoli poi giù dalle scale, via per sempre.

A quel punto si era alzato, aveva aperto la porta e si era seduto come aveva fatto lei, appoggiandosi alla porta.

Vide qualche goccia di sangue, sul legno, dove lei si era scorticata le nocche nella speranza di ottenere la sua attenzione.

Lei, che era sempre stata l’unica ai suoi occhi.

Vide le calde lacrime che lei aveva pianto a causa del suo silenzio, della sua freddezza, , mentre lo pregava di reagire, di dirle qualcosa.

Lei, che era sempre stata l’unica in grado di riscaldare l’iceberg che una volta era il suo cuore.

Perle opache sul pavimento, ecco cosa rimaneva di lei.

Così piccola e fragile e forte ed effimera.

Se n’era andata, anche lei, lasciandolo solo.

Nessuno aveva mai provato a capirlo, nessuno aveva mai provato a vedere al di là della sua stupida maschera fredda e glaciale e ironica. Neanche lei.

Si sdraiò su un fianco, gli occhi fissi in quelle piccole gocce che piano piano venivano assorbite dal parquet.

Dopo un po’,lui intinse un dito nella più piccola, la più scintillante, l’ultima rimasta, e se lo portò alla bocca.

Salato.

Un sapore che non avrebbe più scordato.

Sapeva di sconfitta e rabbia e morte. Sapeva di fine e disfatta e orgoglio.

Un gusto acre, come fumo in gola, che raschia e raschia fino a soffocarti.

Un gusto che ti rimane incollato al palato, corrompendo tutti gli altri sapori.

Proprio come la sua maschera.

Il cinismo, la schiettezza e il sarcasmo sono armi potenti, armi che servono a tenere lontano gli altri e a proteggerti, lame che ti garantiscono la sopravvivenza.

Ma sono lame a doppio taglio.

Ti si incollano alla faccia e alla mente, e ti impediscono di aprirti con qualcuno. E non te ne liberi più - niente più fiducia, gentilezza né amore.
Solo il nulla dentro, con una bella facciata a coprirlo.

Anche lui voleva andarsene.

Perché senza di lei, aveva perso ogni possibilità, ogni chance di redenzione, ogni opportunità di cambiare.

Arrancò fino all’armadietto vicino, tirando fuori una bottiglia.

La stappò con i denti, un breve brindisi tra sé e sé –“alla decadenza”- e giù a bere.

L’alcol gli inondava le vene dei polsi, concedendogli quel calore che tanto anelava, e che ora non avrebbe mai avuto.

Una, due, tre, quattro bottiglie.

Fu così che lo trovarono, qualche giorno più tardi, ancora accucciato, rannicchiato davanti alla porta.

Un ultimo ghigno a disegnargli le labbra, le braci dei suoi occhi spente.



Andato.  Scomparso. Annullato. Mai esistito.
  
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