Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Francine    15/10/2014    7 recensioni
Perché le corone di fiori vanno bene per i funerali solenni, con Athena che presiede la cerimonia e ricorda con toni accorati chi non c’è più. Questa è la vita del guerriero. Dai la vita per un ideale e ottieni in cambio una croce, una corona che appassisce sotto al sole e due parole di ringraziamento. Troppo poco, pensi, osservando lo stelo reciso di quel papavero. Aiolia è sempre stato così. Semplice. Timido. Generoso. Un fiore di campo che Athena si è appuntata sullo scollo del chitone senza chiedere il permesso. Senza chiedere scusa a chi, quel fiore, l’aveva visto crescere e sbocciare. Giorno dopo giorno.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eagle Marin, Ophiuchus Shaina
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quando piovono le stelle'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Papaver rhoeas


 
I veri grandi spiriti costruiscono, come le aquile, i loro nidi a grandi altezze, nella solitudine.
(Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851)

 


Hai saputo che eravate arrivati al punto di non ritorno nell’istante stesso in cui hai percepito il cosmo di Aiolia esplodere qualche chilometro più in là, alla Quinta Casa. Un ruggito feroce che ha sconquassato l’aria fredda della notte di Aprile. L’ha sentito persino Seika, alle tue spalle. Ricordi che si è fermata all’improvviso, e, stringendosi nello scialle, ti ha chiesto cosa fosse stato quel suono lugubre?

«Il vento», le hai risposto. «Si incanala nelle gole. Fa la voce grossa, ma è sempre e solo il vento», le hai detto. «Andiamo. Seiya», Aiolia, «ci aspetta.»  E vi siete rimesse in marcia.

Aspettami, Aiolia. Quando tornerò, ti butterò le braccia al collo e ti dirò che resto, hai pensato, allungando il passo con Seika che arrancava alle tue spalle. Mentendo. A te stessa. Per ignorare quella vocina che sì, ti diceva – ti assicurava –che non saresti mai e poi mai arrivata in tempo. Avresti voluto metterti a correre, perché sapevi che aveva ragione lei, e non la tua testardaggine. Eppure hai frenato le gambe. Perché c’era Seika, certo, e Seika, quando corre, non supera Mach 5. Ma la verità era che il treno era ormai lanciato e tu avevi fatto la tua scelta. Tempo prima. Ed era tardi, adesso, per ripensarci. Perché non erano quelle le rocce tra le quali avresti costruito il tuo nido. E Aiolia, questo, l’ha sempre saputo.

Non gli ho nemmeno detto che lo amo, hai pensato. Un pensiero assurdo, mentre avanzavate nel buio, le stelle che brillavano lontane con la disperazione del naufrago che no, non vuole arrendersi all’onda.

E «Non ti ho nemmeno detto che ti amavo» è quello che mormori adesso. Davanti alla sua tomba. Una croce sbozzata, con un nome inciso sul legno a colpi di coltello da una mano estranea, che sbuca tra gli steli d’erba verdissima. Te ne stupisci? No. È primavera da un pezzo, e la primavera è capricciosa e incostante. Non ha tempo per te, occupata com’è a spargere la vita ad ogni battito di ciglia.
Sei venuta a salutarlo. E ti sembra di tradirlo ancora una volta. Una parte di te ti dice che dovresti restare. Lì, con lui. Aiutare Athena ad addestrare nuove reclute, a fortificare le schiere del Santuario. Ad esserci. A proteggere la dea – e la pace – con gli artigli dell’Aquila.
Ma una parte di te, quella più dura e genuina che riposa nella tua pancia, dice che hai fatto abbastanza. Perché sì, tu amavi Aiolia, ma sacrificarti così per lui, adesso che non c’è più, sarebbe come prenderlo in giro. Lui veniva sempre al secondo posto. C’era sempre qualcos’altro prima di lui. Hai imparato ad amare lui ed il mondo a cui lui apparteneva. Ma a cui senti di non appartenere più. E a cui, per essere sincere, non sei mai appartenuta.

«Parti?»

Shaina è sempre stata molto silenziosa nei movimenti. Come un serpente che striscia nell’erba alta. Tu non lo vedi, e quando ti accorgi che qualcosa s’è mosso pensi sia stato il vento. E invece no. Ma quando capisci che c’è il serpente, accanto a te, è troppo tardi.
Lei ti si avvicina, un mazzolino di fiori di campo tenuti insieme nel pugno. Non ti ha chiesto come stessi, ma se stessi partendo. Mi conosci così bene, Shaina?, ti chiedi, prima di risponderti di sì.
Lei si inginocchia e depone i fiori davanti alla croce di Aiolia. Sistema un papavero davanti alla tomba di Milo ed un paio di spighe di grano selvatico su quella di Aldebaran.

«Quando ero una ragazzina… quando ero una ragazzina avevo una cotta per Aiolia, sai?», confessa, non sai se a te, a se stessa o al vento.

Strabuzzi gli occhi, dietro la maschera.
Shaina si toglie la sua e la dimentica nell’erba.
Ha la faccia sbattuta di chi non si fa un sonno come si deve da troppo tempo.

«Le condizioni di Seiya sono stazionarie», prosegue in un discorso che deve girare a vuoto nella sua testa da parecchio tempo. Come un disco rotto che nessuno si prende la briga di sostituire. «E Saori non si allontana mai dal suo capezzale. Mi impedisce di vederlo. Di sapere come sta. È uscito dal coma, dice. Ma io non le credo. Voglio vederlo, ma lei… lei…»
Appunto.
«Maledizione!»

Shaina serra i pugni e le sue nocche si sbiancano. Sta per piangere, ma nasconde il viso contro la sua spalla, in modo che tu non la veda. Donna orgogliosa, pensi. Ti siedi accanto a lei e osservi il mazzo di fiori di campo deposto davanti alla tomba di Aiolia.

«Mi piacciono i papaveri», ti ha detto una volta, tra una missione e l’altra. Altri tempi, quelli, con il risveglio dei Titani appena dietro l’angolo e tutta la vita davanti a voi. «Sono fiori generosi», aveva aggiunto con un sorriso dei suoi, da gatto, fissandoti mentre, da dietro la maschera, ti domandavi come facesse un fiore spontaneo ad essere generoso.
«Generoso?», gli avevi chiesto. Sicura di aver capito male. E lui aveva annuito.
«Lui dà tutto se stesso nella sua corolla. Non è chiuso in se stesso, ma si apre al mondo che lo circonda. Non sembra anche a te?»
Tu ci avevi pensato un po’ su, fissando l’orlo dei petali rosso acceso, poi l’avevi guardato, le ginocchia al petto, e gli avevi chiesto:«È farina del sacco di Galan, vero?».
Ed Aiolia era arrossito, balbettando che no, Galan non c’entrava nulla, ma che anzi, era un pensiero maturato nell’ambito della filosofia greca. «Tra i presocratici. Credo», aveva concluso, prima di sgattaiolare via, adducendo la scusa di una missione che aspettava solo lui.

E adesso capisci che sì, il fiore di papavero è generoso. Come, non sai dirlo nemmeno tu, ma è l’aggettivo che ti sale alle labbra osservando quei petali rossi e quei pistilli nerissimi.

«Hai tutto il tempo del mondo, davanti a te», le dici.
Certa che ti mandi a quel paese da un momento all’altro.

Senti i suoi occhi piazzarsi su di te, ma non la sua risposta. Shaina sta pensando. Sta comprendendo quello che tu vuoi dirle, senza passare per vittima, senza scadere nell’odiosa gara a chi soffre di più. Avanti. Per l’ultima volta sarò la vostra Marin. Quella da cui correte quando avete dei crucci. Quella che vi ascolta. Quella che non ha nessuno che l’ascolta. Perché è sola. Questa è la realtà.

«Seiya è vivo», dici. Davanti alla tomba di Aiolia, con Shaina che ti lancia uno sguardo di sbieco.

Non mi sembra il luogo adatto, dicono i suoi occhi.
Il luogo?
Non te ne frega nulla, del luogo. Aiolia non è più lì. Non c’è nemmeno più il suo corpo, lì sotto.
E se non fosse davvero il luogo adatto non avresti fatto saltare la stura ai tuoi crucci, pensi continuando a fissare i papaveri. Rossi. Come un piccolo fuoco da campo.

«Gli piacevano i papaveri», dici.

Cambiando argomento. O forse no. Perché se con Seiya dovevi procedere passo passo, punto dopo punto, con Shaina no. È sempre stata una ragazza sveglia, Shaina. E solo le ragazze sveglie sopravvivono, al Santuario.

«Sì», risponde lei. «E una corona di rose sarebbe sembrata eccessiva, giusto?»
«Giusto.»

Perché le corone di fiori vanno bene per i funerali solenni, con Athena che presiede la cerimonia e ricorda con toni accorati chi non c’è più. Questa è la vita del guerriero. Dai la vita per un ideale e ottieni in cambio una croce, una corona che appassisce sotto al sole e due parole di ringraziamento. Troppo poco, pensi, osservando lo stelo reciso di quel papavero. Aiolia è sempre stato così. Semplice. Timido. Generoso. Un fiore di campo che Athena si è appuntata sullo scollo del chitone senza chiedere il permesso. Senza chiedere scusa a chi, quel fiore, l’aveva visto crescere e sbocciare. Giorno dopo giorno.

«Lui ha mai visto il tuo viso?», ti chiede.
Non è ancora la Shaina con cui ti accapigliavi durante l’addestramento, ma è sulla strada del ritorno.
«No», le confessi.

L’unica volta che Aiolia ti ha stretto tra le braccia è stato nel cuore di una notte senza stelle. Ha conosciuto il tuo viso attraverso le labbra e le dita, ma non hai mai visto i suoi occhi posarsi sul tuo naso o annegare nel tuo sguardo. Hai sempre rimandato ad un ipotetico domani, un lusso che chi vive con l’alito della morte sul collo non può concedersi. Conta solo il momento presente, l’attimo fuggente per chi vive nelle schiere di Athena. Del diman non v’è certezza, ti sussurra una voce nel tuo cuore. Spingendo più a fondo la lama del rimorso. Ma a cosa serve torturarsi, perdersi nel balletto dei “Se io avessi fatto”, “Se io avessi detto”?
A nulla.

«Fallo adesso.»
Trasali. «Che senso avrebbe adesso?», le chiedi.
«Non è il gesto in sé. Ma per quello che significa», ti risponde. «Avanti. Tanto stai per partire, no?»

La tua mano si muove da sola. Solleva la maschera e l’aria fresca ti accarezza il viso. Ti senti un po’ stupida, ma è come se avessi iniziato a respirare davvero.

«Pensi che Athena chiederà di mantenerla? La maschera, dico», le domandi.

Ignorando la sensazione di avere le spalle leggere. Avresti voluto tenerla indosso fino a quando il muro che divide il Santuario dal resto del mondo non si fosse chiuso alle tue spalle, ma pazienza.
Shaina si stringe nelle spalle.

«E chi lo sa?», ti risponde, come se la questione non la riguardasse. «Tanto la mia si spezza un giorno sì e l’altro pure. Io credo di no. Anzi. Credo che Athena la manterrà. E che i primi tempi il controllo sarà ancora più stretto.»

Ti dici che ha senso. Quando devi rimettere assieme la tua vita e assemblare i cocci in modo che formino un vaso – o l’idea platonica di un vaso – sei più rigida. Più dura. Come se quella rigidità, quella durezza fossero il collante per ricostruire il tuo mondo. Per proteggerlo. E Athena – Saori – non prova sentimenti umani tanto quanto voi due?

«Capisco. Mi mancherà quest’affare», dici.
«A me mancherai tu», ti confida lei.

I suoi occhi sono lucidi, adesso. Vorresti abbracciarla, ma le tue mani tremano. E temi, vigliaccamente, che scoppiereste a piangere come agnellini. E che il pianto ed il dolore ti piomberebbero le ali. Ed è un lusso che non puoi permetterti. Perché tu non sei mai appartenuta al Santuario.

«Il tuo posto non è qui. Se sei diventata l’Aquila è stata una questione di sopravvivenza.»
Annuisci.
«Vedo che stai cominciando a far funzionare il cervello», le dici.

Shaina ha ragione. La tua vita è stata tutta una questione di sopravvivenza. O testardaggine, che poi sono la stessa cosa. Il trucco sta tutto nello sceglierti una ragione per andare avanti. Toma. Seiya. Seika. Sono solo nomi. L’importante è mettere se stessi in ciò per cui si combatte. E se hai combattuto per Athena non l’hai fatto per difendere lei. L’hai fatto per difendere Seiya.

«Fosse vero, non piangerei come una disperata ogni sera», ti risponde, ma nella sua voce c’è il suo argentino dell’ironia.

Sì, ce la farà. Shaina sta guarendo. Poco a poco. Ma si sta incamminando per la sua strada. Dandoti le spalle. Lei tornerà al Santuario. Tu, invece, è ora che vada.

«Puoi prendere la mia scorta di fazzolettini alla violetta», le dici. Alzandoti. «A me non serviranno più.»
«Ti dispiace se non ti accompagno?», ti chiede Shaina. «Detesto gli addii.»
«Questo non è un addio», le dici.

Mentendo ad entrambe, ma è così che si fa quando ci si divide da qualcuno, giusto? Gli si indora – ci si indora – la pillola promettendoci a vicenda che le nostre strade si rincontreranno, certo, perché mai non dovrebbero? Una pietosa bugia che ci illude di tenere il destino ben stretto tra le nostre dita, ed il Fato è così magnanimo da non contraddirci. O da non ridere apertamente di noi.

«Sì, certo. Come no?», ribatte Shaina scacciando via una mosca immaginaria.
«Mi raccomando.»
«Tranquilla. Veglierò sulla tomba di Aiolia al posto tuo», ti rassicura, seduta a gambe incrociate nell’erba.

Per un attimo, uno soltanto, sei tentata di farla alzare da terra e di spingerla fuori dal Santuario a pedate. Di dirle che pensare a Seiya è una battaglia persa in partenza. Di aprirle gli occhi. Perché se e quando il tuo amato pupillo tornerà in sé, sarà pronto a gettarsi nel fuoco ancora e ancora e ancora. Per Saori. Non per Athena. E l’unica che ne uscirà con il cuore in frantumi sarà Shaina.
Ma poi il buonsenso ha la meglio. Perché Shaina è un marinaio. Che se quando sta in mare bestemmia contro il freddo, le onde e la vita infame a bordo e sogna casa ed il calore di un letto che non beccheggi assieme alla marea, appena sbarca sta male. E si consuma di nostalgia, in attesa di levare di nuovo l’ancora.

E io? Cosa sono io?, ti chiedi raccogliendo la maschera e calzandotela sul viso per l’ultima volta.
Tu sei un'aquila solitaria, giusto?
Strappi un papavero dal mazzolino davanti alla tomba di Aiolia e te lo appunti tra i capelli.
Tu sei l’Aquila. Sopravvivenza oppure no. Anche se non hai dato delle dimissioni ufficiali, ti lascerai il Santuario alle spalle e viaggerai da sola, fino a quando non avrai trovato il tuo compagno. Fino a quando non avrai ritrovato Toma. Arriva per tutti il tempo di lasciare il nido. Per te è adesso. E sai che non sarà facile. Perché per volare l’aquila deve arrampicarsi. Tra le rocce, Aggrappandosi col becco e cogli artigli. Per arrivare in alto. E poi spiccare il volo. Per aspera ad astra. E se c’è qualcuno che può riuscirci, quella sei tu. Marin, la saggia. Marin, la compagna. Marin, la maestra. Marin dell’Aquila. Tenendo nel becco un piccolo papavero rosso.
 
 

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Francine