La guerra era finita, i nostri eroi avevano vinto, non senza subire delle perdite. Erano passati già dieci anni, ed i nostri protagonisti erano andati avanti con la loro vita. Facciamo un piccolo zoom su un certo Baka biondo di nostra conoscenza.
Era mattina, quando una dolce brezza primaverile entrò dalla finestra accarezzandogli i capelli, scivolandogli sulle guance. Un raggio di sole filtrava dalla finestra, inondandogli il viso di un dolce calore. Rimase per qualche tempo a crogiolarsi in quel piacevole tepore, poi decise di alzarsi. Si alzò, non senza fatica, e andò in cucina a fare colazione. Sul tavolo erano rimasti gli avanzi della sera prima. Li prese e li gettò via. Preparò il caffè, e, dopo averlo bevuto, andò in camera a prepararsi. Era di fretta, il maestro Kakashi gli aveva dato appuntamento al campo di allenamento alle dieci. Erano le dieci meno cinque, quando raggiunse il campo. Ovviamente, il maestro Kakashi sarebbe stato in ritardo come al solito, quindi decise di rilassarsi appoggiandosi ad un albero e riposare fino all’arrivo di Kakashi. Dopo circa trenta minuti il suo sensei sei presentò con un sorrisino compiaciuto in volto
- Ciao Naruto!
-Oh, salve Kakashi-sensei. Per lei l’orario è un optional?
- Beh, avevo un impegno importante prima, e non potevo rimandare per nessun motivo. – rispose questo con fare fintamente imbronciato,
-  Ah, certo! E questo impegno era per caso leggere il suo interessantissimo libro?- Chiese il biondino- Comunque facciamo in fretta, che dopo sono io quello con un impegno che non può essere rimandato.
- D’accordo, Tsunade-sama vuole vederti ed affidarti un nuovo incarico. Mi ha chiesto di accompagnarti fino al suo ufficio, ma, prima che tu mi chieda qualsiasi cosa a rigurdo, non so di cosa si tratti.- disse Kakashi al biondo, quest’ultimo, bloccato in partenza restò a bocca aperta, abbastanza sorpreso del fatto che il suo sensei sapesse già cosa volesse chiedergli, “beh, mi conosce troppo bene, ormai” pensò divertito il ragazzo – ok, andiamo da nonna Tsunade!
 Una volta giunti davanti all’ufficio, i due si separarono –Beh Naruto, mi era stato raccomandato di accompagnarti fino all’ingresso. Ora vado, ho un impegno.- lo salutò il copi-ninja prima di scomparire in una nuvoletta di fumo, “se se, torna a leggerti il tuo noiosissimo libro” borbottò tra sé e sé prima di entrare nella stanza. L’ufficio di Nonna Tsunade era una stanza dalla forma rettangolare, abbastanza ampia e dai soffitti alti. Appena di fronte alla porta era situata la scrivania su cui era seduta Tsunade, ed alle sue spalle vi erano due grandi finestre la cui vista permetteva di guardare tutto il villaggio dall’alto. Appena entrò il ragazzo corse incontro alla godaime con la sua solita irruenza e il suo sorriso a trentadue denti stampato in volto.
-Nonna Tsunade!! Buongiorno! Dimmi tutto, cosa volevi dirmi, sono tutto orecchi!
- Buongiorno Naruto di buon umore vedo,-disse quella- ti ho fatto convocare perché ho un nuovo incarico da affidarti.
Il ragazzo era molto emozionato, era già da un po’ che la nonna non gli assegnava una missione – E di cosa si tratta?- chiese impaziente,
-Ho deciso, -iniziò la Godaime- che diventerai sensei! Ti verrà assegnato,in seguito, un team composto da tre elementi che sarai tenuto ad addestrare e di cui sarai responsabile. – concluse Tsunade con un espressione soddisfatta in volto, e gustandosi quella stupefatta del ragazzo.
Naruto d’altra parte era esterrefatto. Non si aspettava certo di essere messo a capo di un team, non ne capiva il motivo – E come mai avete scelto me? Che senso ha questa scelta? Io stesso so di non brillare di intelligenza, non so come potrei riuscire in un compito del genere senza fare danni.
-Reputo, - disse Tsunade – che ciò possa aiutarti a maturare e a diventare più responsabile. Che ti faccia entrare un po’ di sale in zucca. Non voglio polemiche, ti basti questa come spiegazione. Allora, inizierai tra due settimane, fino ad allora sei libero di fare ciò che desideri. Al momento opportuno presentati qui da me in ufficio e io, ti darò la lista dei tuoi nuovi allievi. Ed ora va, ho un mucchio di scartoffie da compilare e non ho tempo da perdere.
Detto questo congedò il ragazzo che uscì senza proferir parola, era troppo sconcertato. Di certo non si aspettava un compito del genere, ma la prospettiva non gli sembrava malaccio. Uscì dall’edificio degli Hokage e si avviò verso il parco. Di li a poco avrebbe avuto un appuntamento, il suo primo appuntamento, e non aveva intenzione di rovinarlo “ però, - pensò tra sé e sé il ragazzo,- non posso presentarmi a mani vuote, sarebbe scortese.” Quindi corse verso il negozio di fiori, dove per fortuna, non incontrò Ino, altrimenti avrebbe perso una giornata nel terzo grado che lei gli avrebbe fatto. Prese una margherita, un fiore semplice ma delicato, e raggiunse il parco. Erano le dodici. Si erano detti di incontrarsi li alle dodici e quindici, e poi sarebbero andati a mangiare qualcosa. Quando giunse all’ingresso del parco la vide, appena in lontananza, la sua figura un po’ smossa dal vento, i tratti delicati, le pelle diafana. Le sembrava un angelo. Il suo sguardo incrociò quello di lei e le sorrise sincero, e anche compiaciuto, notando un leggero rossore farsi spazio sulle guance di lei. La raggiunse e la salutò con un leggero bacio sulla guancia
-Ciao Hinata.