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Autore: NoeHP    15/10/2014    2 recensioni
Legolas oltrepassò veloce il grosso portone che dava alla stanza del re, senza notare il grande inchino imbarazzato fatto dalla guardia.
“ Sono arrivati, padre. Stanno girovagando all’interno del bosco da qualche giorno.” disse risoluto portandosi le mani dietro la schiena.
Thranduil serrò la bocca indurendo la mascella mentre ridusse i chiari occhi in due piccole fessure.
Quel tanto atteso giorno, era finalmente giunto.
Genere: Avventura, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Tauriel, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Magnolia
 
Il vapore sprigionato dal flusso d’acqua bollente riempì l’ambiente circostante.
I petali rosei dei fiori galleggiavano trascinati leggeri dall’acqua, la quale appena tinteggiata di un pallido rosa emanava l’intenso odore di Magnolia e che sprigionandosi lento si riversò tra le mura della stanza.
Due giovani elfi, un maschio e una femmina entrambi dai capelli corvini e la pelle candida come la neve, stavano in piedi vicino al muro e con un lungo flauto traverso di legno tra le mani intonavano da molto tempo delle dolci e soavi note.
Un terzo elfo stava nella stanza accanto ai primi due mentre la sua limpida voce riecheggiava leggiadra accompagnata dalla musica.
 
“Sì, le melodie ascoltate son dolci; ma più dolci
Ancora son quelle inascoltate. Su, flauti lievi,
Continuate, ma non per l'udito; preziosamente
Suonate per lo spirito arie senza suono.
E tu, giovane, bello, non potrai mai finire
Il tuo canto sotto quegli alberi che mai saranno spogli;
E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.”
 
La melodia dei flauti procedeva lenta in un intervallarsi di suoni e giochi sonori fintanto la voce dell’elfo cantore non si arrestò per poi iniziare un nuovo brano.
La grande vasca ovale era circondata da tre o quattro elfi i quali inginocchiati al bordo della piscina, tenevano accanto a loro fiori, vasetti di oli e polveri colorate e profumate. Ogni tanto uno di questi immergeva all’interno dell’acqua qualche petalo e una manciata di polvere colorata.
L’elfa inginocchiata anch’ella al bordo della vasca, muoveva le braccia lentamente con movimenti circolari verso la pelle dell’elfo, il quale chiudendo gli occhi e lasciando andare la testa all’indietro  appoggiandola verso il margine della piscina si lasciava lavare senza problemi. I lunghi capelli biondi completamente bagnati, venivano di tanto in tanto cosparsi da un olio profumato che a contatto con la cute bagnata rilasciava sempre più brillantezza e aroma.
La donna si voltò verso l’elfo accanto a sé chiedendo un unguento naturale.
Lo spalmò tra le mani e dopodichè immergendole nell’acqua calda e sporgendosi in avanti, massaggiò il torace di Thranduil.
Il profumo di Sandalo invase l’ambiente e mischiandosi al profumo della Magnolia, già presente nella stanza, crearono una sofisticata e avvolgente fragranza.
L’elfa dai capelli castani continuò massaggiando le braccia possenti del re proseguendo fino a toccare le mani e le dita affusolate dell’elfo, per poi risalire di nuovo lungo gli arti arrivando ancora verso il volto e iniziando a sfiorare delicatamente le tempie.
Ai lati della grande porta di quercia, le guardie si mossero fiaccamente all’interno delle loro pesanti armature e sospirando forte desiderarono essere altrove. In realtà i bagni giornalieri del re erano a dir poco estenuanti e ogni volta la cappa di calore che veniva a crearsi nella stanza era opprimente… non per Thranduil, che avidamente godeva della sua tranquillità nell’acqua calda e che sapeva di Magnolia e Sandalo.
Le mani della femmina si muovevano leggiadre sotto il corpo del re che ad occhi chiusi cercava, attraverso l’antica tecnica dei vecchi e saggi elfi di Bosco Atro, di liberare la propria mente dalle preoccupazioni di ogni giorno ed ostinato a trovare momentaneamente l’equilibrio e la serenità all’interno di se stesso, meditava.
“ Non rammento nessun albero di Magnolia, qui a Bosco Atro, eppure questi petali sprigionano un tale profumo. Da dove provengono, Galador? ”
L’elfo dai lunghi capelli neri e dagli occhi verdi in piedi vicino al grande portone si mosse per la stanza, avvicinandosi alla vasca con ancora le braccia dietro la schiena.
“ Un generoso regalo per voi da parte di Lord Elrond di Imladris, mio signore.” sorrise e fece un piccolo inchino mostrando la mano destra.
L’ancella immerse entrambe le braccia nella bassa vasca affinché potesse lavarlo meglio e Thranduil aveva ancora gli occhi chiusi quando le dita di lei scesero verso il suo l’ombelico  continuando sempre più giù. Trattenne il respiro per pochi secondi, dopodichè sospirò.
“ Proferitegli dunque che sono di mio gradimento. ”
“ Sarà fatto mio signore. Imladris è celebre per i suoi terreni freschi, ben drenanti e fertili, una caratteristica che persino il Lothlórien ammira… Avranno anche i Mallorn dalle foglie d’oro, ma le distese di aranceti e melograni di Sire Elrond non reggono il paragone.” Disse con soddisfazione il consigliere.
“ Elrond è quindi molto fortunato, non è vero?” Rispose Thranduil ancora con occhi serrati.
Galador deglutì e sorrise ancora, facendo un ultimo inchino.
“ Mai quanto voi, Sire. Al contrario di Lórien, Bosco Atro non ha niente da invidiare a Gran Burrone. Abbiamo gli arcieri migliori di tutta Arda, per non parlare dell…”
Bruscamente un forte rumore giunse dal portone e aprendosi di scatto una guardia entrò correndo mentre gli occhi del re e di Galador saettarono rapidamente verso la porta. Con un gesto repentino Thranduil alzò di colpo la mano bagnata facendo capire all’ancella, ormai arrivata al suo basso ventre, di smetterla.
Gli elfi dai capelli neri interruppero la loro musica, mentre i servi al margine della piscina si voltarono improvvisamente.
In compenso le guardie all’interno della stanza ringraziarono mentalmente l’elfo appena entrato, e dell’aria fresca di fece strada tra di loro e per tutto il grande salone.
 “Mio signore. Il princip…” la frase della guardia morì a metà quando l’elfo dai capelli biondi fece capolino nella stanza. Legolas oltrepassò veloce il grosso portone che dava alla stanza del re suo padre, senza notare il grande inchino imbarazzato fatto dalla guardia.
Dietro lui seguiva una giovane elfa dai capelli ramati e lunghi che con sguardo vigile passò a rassegna tutti i presenti nella stanza, dopodichè si fermò vicino al principe.
Galador tossicchiò e facendo due passi indietro chinò con rispetto la testa verso Legolas.
Thranduil osservò in silenzio il figlio e riducendo gli occhi a due piccole fessure abbassò lo sguardo sospirando rumorosamente. 
“ Non avevo detto alle guardie di non far entrare nessuno? I miei ordini valgono anche per voi due, Legolas e Tauriel… mi chiedo se sia davvero una cosa di così notevole importanza. ”
Legolas guardò il padre disteso al lato della vasca e si chinò leggermente verso egli.
“ … Sarei qui se così non fosse? ”
Thranduil teneva lo sguardo basso orgogliosamente, respirando questa volta quasi impercettibilmente mentre il silenzio invadeva la stanza.
Non c’era che dire: il principe aveva una bella parlantina. Completamente figlio di suo padre.
Tauriel si voltò dubbiosa verso Legolas… c’era davvero bisogno di essere così beffardo? Infondo era sempre il re colui che avevano davanti. Ritornò a guardare Thranduil che alzò lo sguardo severo verso il figlio.
“ Non sei ancora re e già ti comporti da tale... ma quel tuo finto tono autoritario non funziona con me. ”
Colpito.
Legolas sobbalzò alle parole del padre e deglutendo fece un piccolo inchino, ben sapendo che Thranduil aveva ragione.
“…Chiedo perdono padre. La superbia e l’insolenza non sono miei vizi abituali, né tanto meno era mia intenzione disturbarti, ma ho davvero dovuto.”
Ancora in ammollo nell’acqua il re l’osservò.
Inutile… suo figlio, il suo bambino, avrebbe continuato di quel passo, aggirandolo prima con la sfacciataggine che solo un maleducato poteva avere, e tramutando poi il suo tono e le parole attraverso la maestria e l’eleganza che il padre e i tutori gli avevano trasmesso. Con la dolcezza di Legolas, Thranduil si sarebbe ritrovato ogni volta con le spalle al muro pronto ad assecondare ogni azione del figlio e sebbene avesse violato uno dei tanti mandati, Legolas rimaneva sempre e comunque indomabile.
Il signore di Bosco Atro spostò lo sguardo verso l’ancella ancora inginocchiata al bordo della vasca e con un cenno della testa le fece segno di poter continuare ciò che duramente era stato interrotto.
“ Riprendete la musica. Che Melinon si unisca con l’arpa ” Disse in seguito mentre gli elfi con un piccolo inchino veloce ripresero i flauti iniziando a suonare. L’elfo dai capelli castani si avvicinò allo strumento e sedendosi iniziò per nulla imbarazzato una nuova melodia.
“ Ma tuttavia eccoti qui… e per quanto io sia felice di vederti, spero che il mio più che meritato momento di tranquillità sia stato interrotto per una giusta causa.” Disse secco.
Tauriel studiò la scena in silenziò tenendo le braccia dietro la schiena.
“ Notizie dal bosco sono giunte sino alle nostre orecchie ed è giusto che io ti dica ciò che sta avvenendo.” Intervenne il figlio.
“ Ebbene? ”
Legolas guardò il padre e in silenzio mosse la testa verso l’elfa che ancora vicino alla vasca era intenta a passare le mani cosparse di olio di Sandalo per l’ultima volta verso il petto asciutto di Thranduil, poi voltandosi, si rese conto di quanti elfi ci fossero nella stanza e constatò che erano effettivamente troppi per un semplice bagno.
Il principe scrutò ancora una volta la grande stanza prima d’incrociare lo sguardo di Tauriel per poi girarsi nuovamente verso il padre. Dubbioso alzò un sopracciglio e tossì.
“ Forse è meglio se potessimo rimanere da soli..”
“ Temo invece dovrete fare tutto ciò in presenza dei miei elfi.”
Completamente nudo, Thranduil si alzò in piedi nella grande vasca e lentamente fuori uscì salendo i tre piccoli scalini.
“ Io non ho niente da nascondere.” concluse deciso mentre si fermò imponente davanti a Legolas che titubante cercava di guardare il padre negli occhi senza mostrare nessun segno d’imbarazzo.
“ Né tanto meno...” continuò voltandosi questa volta verso Tauriel, la quale chinò velocemente la testa e dondolandosi lentamente sul posto si morse leggermente la guancia destra finché non le sentì  bollire entrambe.
Thranduil avrebbe giurato vedere le gote dell’elfa farsi sempre più rosse.
“…loro.” concluse scuotendo la testa verso gli elfi che in silenzio tenevano la testa bassa iniziando a porgere le diverse fiale sulle apposite mensole.
Poi si girò e camminò risoluto attraverso la stanza ancora completamente bagnato mentre le piccole goccioline d’acqua scendevano rapide finendo a terra.
Tauriel alzò lentamente lo sguardo continuando ad oscillare sulle punte avanti e indietro mentre gli occhi caddero sul corpo così perfetto del re. Ne osservò le larghe spalle completamente bagnate, nascoste a tratti dai lunghi capelli bagnati e gocciolanti, per poi scendere verso i dorsali forti e quella vita così stretta pur essendo maschile. Quando si soffermò sul fondoschiena tonico sentì le guance riprendere nuovamente fuoco e fu costretta a riabbassare lo sguardo.
Legolas la scrutò perplesso.
“Ad ogni modo, perché siete qui? Quali notizie dal bosco? ” riprese voltandosi di nuovo verso i due mentre due servi avvicinandosi portarono un grosso accappatoio che gli infilarono veloci.
La stoffa pregiata era di un rosso intenso e piccole decorazioni di fili bianchi, oro e marroni giocavano tra le maniche che lunghe ricadevano giù oltre le mani, e il retro formando dei fiori. 
Il lungo manto e il cappuccio vennero adagiati meglio dai servitori.
“ Piedi estranei e pesanti hanno calpestato la terra della foresta… sono arrivati, padre. Stanno girovagando all’interno del bosco da qualche giorno.” disse risoluto Legolas portando le mani dietro la schiena.
Thranduil serrò la bocca indurendo la mascella.
“ Le loro condizioni? ”
“ Stanno lentamente perdendo le forze. La foresta sti sta prendendo gioco di loro. ”
La sontuosa veste ondeggiava sotto i lunghi e lenti passi del re che leggiadro camminava per la stanza. Spalancò gli occhi verso il pavimento ancora un po’ bagnato, prima di rendersi conto del silenzio che li circondava.
“ Che ne sarà di loro dunque?” domandò Tauriel.
Uno strano formicolio si fece strada attraverso il corpo lavato e profumato del re, lasciandogli piccole scosse d’energia.
“… Il cammino dell’umanità è minacciato in ogni modo dalla crudeltà e avarizia di esseri egoisti oltre ogni limite… e chi rivendica insolentemente il proprio posto sul trono di pietra non troverà altro che ira, distruzione, e fiamme. ”
Camminò ancora non curandosi degli elfi che fermi lo osservavano parlare.
“ Tuttavia, la compagnia dei tredici nani non permarrà ancora per molto nella foresta. Entro l’alba del secondo giorno a partire da oggi, essi potrebbero non sopravvivere…”
Legolas sospirò silenzioso e lanciò un’occhiata indecisa all’amica prima di camminare verso il padre, che avvicinandosi alla scrivania si piegò un poco e tenendo la testa bassa appoggiò le braccia contro la superficie di legno.
“ Quali sono gli ordini? ”
Sebbene Thranduil cercasse di non darlo a vedere, lo sguardo lo tradiva.
Ridusse i chiari occhi in due piccole fessure e in silenzio pensava mentre man mano un sorriso derisorio si fece strada tra le sottili labbra. Lampi infuocati erano diventate le sue iridi, e il freddo ghiaccio che di solito le colorava lasciò il posto alla luce accesa che in silenzio sembrava bramare qualcosa.
Abbandonando quella posizione, si mosse rapido verso i servi e l’ancella che ammutoliti lo aspettavano vicino ad un grande seggio in legno senza schienale. Si sedette a schiena ritta accavallando le gambe mentre la parte superiore dell’accappatoio si aprì lasciando intravedere i pettorali ben scolpiti e privi di peluria.
L’elfo servitore abbassò il copricapo che Thranduil aveva e facendo uscire fuori i capelli biondi iniziò a prendersi cura della chioma ancora bagnata con un grosso asciugamano verde e argento.
“ Raggruppate un’armata. Trovateli e portatemeli vivi. Assicuratevi che nessuno di loro sfugga alla vostra vista… disarmateli se dovesse essere necessario… ma non uccideteli. ” rispose mentre l’elfo dietro di sé tamponava i capelli eliminando la maggior parte dell’acqua in eccesso.
Nella stanza, il profumo di Magnolia e Sandalo era ancora intenso e persistente.
“ E se dovessero opporre resistenza? ” chiese Tauriel avvicinandosi velocemente anch’essa adesso a Thranduil. 
Finito di asciugare un poco i lunghi capelli il servitore prese questa volta il pettine.
“ No, non lo faranno. Fate solo in modo che a nessuno di essi venga fatto del male...cercateli ovunque, in angolo più remoto, in ogni zona in cui gli alberi crescono selvaggi.” continuò a parlare tenendo gli occhi bassi.
Con quella visita così a lungo attesa ma finalmente arrivata avrebbe avuto ciò che da tempo la sua mente e il suo cuore desideravano ardentemente. O si se l’avrebbe avuta…
Sogghignò al pensiero di poter rivedere vecchie comparse che come dei piccoli e brevi lampi avevano lasciato dei segni indelebili nella sua mente.
Abbandonò la testa indietro, lasciandosi trasportare dalle soffici carezze che l’elfo gli procurava ogni qual volta che esso sfiorava la testa e la chioma con il prezioso pettine in legno ornato da piccole e preziosissime gemme bianche incastonate al suo interno.
Asciutto ormai del tutto alzò la mano verso l’elfa dai lunghi capelli che ancora ferma aspettava ordini e senza bisogno di proferir parola, scattò veloce verso il re il quale appoggiò con nonchalance le mani al bordi dei braccioli del seggio mentre la giovane ancella inginocchiandosi e portandosi alle mani un denso preparato color nocciola iniziò a spalmarlo delicatamente su quelle del re.  
Il sospiro rumoroso del figlio lo fece rinsavire, tornando con la mente al presente e agli ordini appena dati.
Spalancò gli occhi.
“ Oggi prima che il sole cali, voglio che essi siano all’interno del mio palazzo. Che sia dato loro cibo in abbondanza e un letto di pietra… dove possano sentirsi a loro agio e riposare le loro rudi e tozze gambe. Ora andate. ” continuò. 
“Un letto di pietra…” sussurrò Legolas, afferrando il significato nascosto dietro le parole del padre. Con sguardo fiero raddrizzò meglio la schiena prima di serrare la mascella e socchiudere gli occhi in senso accondiscendente.
Inutile, il principe degli elfi diventava ogni giorno sempre più uguale a suo padre.
Sia lui che Tauriel in seguito fecero un breve inchino e senza proferir parola s’avviarono a passo rapido verso il grande portone e dopodichè si fiondarono in corridoio.
“An canwa en Aran! Ya ilya quendë ohtar hylianye! ...– Per ordine del Re! Che ogni elfo guerriero mi segua! ...- ” i passi e la voce possente del principe risuonarono sempre più flebili man mano che si allontanava.
Quando il possente portone di quercia fu richiuso, Thranduil sospirò leggermente mentre l’elfa finiva di passare l’unguento tra le mani mentre l’elfo maschio passava un preparato liquido verso le punte della bionda chioma.
Ripensò alla grande occasione che stava per pararsi di fronte a lui e sorrise ancora una volta sapendo che avrebbe potuto giocare finalmente ogni carta in suo possesso.
Ormai non c’era più tempo da perdere. I suoi soldati, capitanati da Tauriel e Legolas erano andati e solo poche ore mancavano affinché lui potesse rivedere di nuovo quel volto dai tratti così grossolani e dagli occhi scuri e impenetrabili…
“ Che i miei indumenti e la mia veste siano portati al più presto. Galador…” Continuò parlando ai servitori che con un leggero inchino abbandonarono il posto per andare a prendete la brillante veste argentea e dalle rifiniture auree.
L’elfo moro ancora tenendo unite le mani dietro la schiena si fece largo tra la stanza  mentre l’ampia tunica verde svolazzava leggera ad ogni passo.
“ Mio Signore? ” domando chinando la testa.
“ Fa portare la mia corona. Tra non molto gli ospiti saranno qui. ” Rispose ghignando Thranduil.
L’elfo sorrise prima di abbandonare la stanza profumata ancora di Magnolia.
Si. Tra non molto i nani sarebbero arrivati a palazzo… e il re di Bosco Atro, il grande Thranduil avrebbe fatto capire loro, senza troppe cerimonie, chi comandava all’interno del suo regno. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
 

Buon pomeriggio a tutti!!
Siete riusciti ad arrivare sani e salvi alla fine della storia?? Spero di si! Dunque.. che dire?!
Guardando il film de “ La desolazione di Smaug”, mi sono sempre chiesta se gli elfi sapessero già anticipatamente dell’arrivo dei nani nella foresta… così un pomeriggio mentre ascoltavo della musica Zen mi è saltata in mente l’idea di scrivere un momento quotidiano e abbastanza privato, su Thranduil alcune ore prima che Thorin e gli altri arrivassero a palazzo.
Essendo poi uno dei miei personaggi preferiti, come potevo non scrivere del suo bagno quotidiano?!
Ps: La strofa iniziale che l’elfo canta, è un brano tratto dalla poesia di John Keats “Ode su un’urna greca”.  Insomma, recensite se volete e grazie a tutti anticipatamente :D Noe!

 
  
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