Questa
storia l’ho scritta, col sottofondo
di I wish you were here dei Pink Floyd. Mi sta molto a cuore, a voi...
Ti
prego, amami.
10 gennaio 1990
Ero
arrivata così vicina alla mia mèta.
Volevo disperatamente averlo per me, averlo mio. Sentivo il suo profumo
tutt’addosso.
Sentivo che ero innamorata di lui più che mai, non potevo
evitarlo. Non poteva
chiedermi di dimenticarlo.
Ma
lui l’aveva appena fatto. E io
piangevo. I miei pensieri si disperdevano nel vento, come un turbine,
venivano
divorati alla velocità della luce. Ma dentro la mia testa
rimanevano, ridondanti
a rimbombarla con la loro forza distruttiva.
Era
qualcosa che non riuscivo a
fermare; qualcosa di cui non riuscivo a fare a meno. Potevo sentire il
mio
respiro che ne richiedeva l’esigenza, che cercava e ricercava
un motivo per
vivere ancora, quando tutto era già stato segnato.
Perché
mi avevi abbandonata? Caro
Louis, perché hai dovuto farlo?
Se
fosse stato tutto sempre così
semplice, come lo era una volta. Ora, il tuo viso mi appariva
così distante,
così scostante, come se si fosse frammentato in mille pezzi.
Il tocco delle tue
mani non era più su di me, ma era lontano anni luce, e
chissà quant’altro
spazio ancora. Perché, che cos’è
cambiato?
Che
cosa ti ha portato via da me? Ti
prego, Louis, torna da me, ti prego, ti
prego…
questi
giorni, questi momenti, questi
istanti
senza
di te
io non riesco a viverli.
Lo
spazio che ci divide è immenso,
come fai a non accorgertene? Mio caro Louis, non ci sei oltre quella
linea?
Quella linea dove potevamo sognare qualcosa di grande e di nostro? Non
ci sei
più?
E
dove sei? Dove puoi essere scomparso?
Non
ci sei più.
Perché?
Perché, amore mio?
11
gennaio 1990
Sono
arrivata ad un punto dove non so
più chi sono. E i tuoi desideri si confondono disperatamente
con i miei,
riuscirai mai a svegliarti un giorno e riconoscere che mi volevi bene,
una
volta? Quando, mai, e se, ritornerai?
Ti
prego, Louis…
io ti sto aspettando, impaziente, come
lo può essere solo tutto quello che provo dentro, come lo
può essere un’amante
solitaria e che si strugge per te, per averti, per avere il tuo amore.
È
possibile per te dimenticarti di
tutto questo? È possibile per te dimenticarti di me?
Come
fai?
Mi
dici come fai?
Sto
disperatamente cercando un motivo
per continuare a vagare per questo mondo.
12
gennaio 1990
Questi
giorni è stato come ricevere
uno scroscio d’acqua tutt’addosso. Mi è
piovuto tutto addosso con la velocità
della luce, ho avuto paura, Louis.
Ti
sto perdendo
?
Perché?
Perché, mi devi fare questo,
me lo dici?
Tutto
mi sta crollando addosso, il
mondo mi sta crollando addosso, e tu dove sei?
Piango,
piango disperatamente, perché so che non
sei qui, perché so che non puoi essere qui e leggere queste
stupide parole che
scrivo in questi fogli ormai cancellati dalle mie lacrime.
Ma
ci sono ancora… queste parole, qui
impresse. Come se non se ne volessero andare, come se non ti volessero
lasciare. Mai.
Fanno
come me, Louis. Io non ti riesco
a lasciare. Io non ti voglio lasciare.
Tu
mi ami, Louis? Tu mi ami?
Ti
prego, dimmelo.
Ti
prego, amami.
13
gennaio 1990
Ho
lasciato il mio letto. Incustodito
e disfatto, come sono solita lasciarlo quando non ce la faccio a farlo.
Ho pianto tanto, e tu non lo
sai. Quante volte
ancora, si può spezzare un cuore? Quante volte ancora, devo
andare avanti a
piangere? Tutti i giorni della mia vita? se tu non sei qui.
Ho
mangiato un po’ di cioccolata, sai,
per sentirmi meglio… ma tu questo non lo sai, non lo puoi
sapere, perché nemmeno
vuoi…
dimmi
come fai, tu a sopravvivere a
questo mondo?
Hai
cercato altrove la tua felicità?
Come
hai fatto a dimenticarti di me,
quando ancora i nostri cuori erano così puri e si dovevano
intrecciare forte?
Come
hai fatto ad andartene prima che
si siano toccati e amati con coraggio, con forza?
Io
non riesco a capire. Come tu hai
fatto.
Perché
io non ce la farei mai, no
Louis, vorrei solo che tu sapessi, che io… io non ce la
farei mai.
Forse,
non sono come te. È questo il perché,
forse. Probabilmente.
Ma
mi devi spiegare se proprio di me
non te ne frega nulla. Se te ne è mai fregato qualcosa,
veramente.
Perché
io sto morendo per te. E vorrei
solo che tu lo sapessi.
E
vorrei solo che tu sapessi… che cosa
mi stai facendo, in un mondo di guerre, sofferenze e dolore, di
ingiustizia,
odio e povertà, dov’è l’amore?
Se
non possiamo costruirlo tra noi, se
tu non vuoi costruirlo tra me e te, io come faccio?
Andare
avanti è impossibile, se tu non
mi vuoi, se tu non mi ami almeno un po’ di quanto ti ami io.
Almeno
un po’ di quanto io vorrei che
tu fossi qui… di quanto vorrei che tu…
tu
fossi qui, con me.
Ricorda
sempre, che io… i wish you
were here.
14
gennaio 1990
E
i giorni si fanno notti. Passano
così… senza lasciare più traccia, e tu
mormori alle profondità del buio cose
che nessuno ti sente sussurrare… cose che io vorrei sentirti
sussurrare, perché
io vorrei essere dove tu sei. Dovunque, in qualunque posto tu sei.
Vorrei
raggiungerti, così come il sole
raggiunge la luna, ma rimanerti sempre a fianco, il sole vicino alla
luna… il sole
vicino alla sua dolce metà, vicino alle nuvole…
dove
prende la pace, dove finalmente
trova la pace e se la tiene stretta fino alla notte, fino alla notte in
cui
incontra la luna e le dà il suo posto, inconsapevole, sempre
con la stessa
dolcezza.
Ecco,
io vorrei essere qualsiasi
pianeta, qualsiasi luna o sole o nuvola che sia, ma averti accanto, per
averti
accanto. Altrimenti, non avrebbe senso.
Niente
avrebbe senso.
Niente
ha senso.
15
gennaio 1990
Ricordo
il tuo profumo contro di me,
contro i miei capelli, dentro ai miei capelli, sulla mia pelle, come
qualcosa
che non se ne poteva andare mai, me lo portavo dietro
me
lo sono portato dietro nel mio
viaggio, ovunque andassi, perché sapevo che tu mi tenevi
stretta con tanta
intensità da volermi… eppure… eppure
adesso
ora, io non ne sono più certa.
Io
non lo so più. Perché tu non me lo
dici, perché tu non me lo vuoi dire.
E
ora… cosa importa se me ne vado anch’io?
Cosa importa a te, se io me ne vado per sempre, in qualsiasi posto, in
qualsiasi mondo, lontano da te?
Posso
scappare, posso correre… più
forte che posso, ma dove va a finire il mio amore per te?
Dove
va a finire? Si può librare, si
può liberare e andarsene dal mio cuore, dove alberga
credendo che sia un posto
sicuro per rimanerci per sempre?
Io
non voglio soffrire per sempre, se
tu non soffri per me. Io voglio essere felice, e vorrei che lo
potessimo essere
entrambi, insieme, tutti e due. Allo stesso modo. Felici.
Come accade nei miei sogni.
16
gennaio 1990
Mi
avevi detto “Lea, ti voglio bene”
contro i miei capelli, tenendomi la testa contro la tua spalla,
tenendomi
stretta a te, contro il tuo corpo, vicini, così vicini che
non capivamo più
dove toccarci, perché già ci toccavamo.
E
poi… dov’è andata quella frase dalla
tua testa?
Dove
se n’è andata, se non è più
con
te? Non
provi più nulla, che cosa ti ho
fatto?
Il
mio cuore è così pieno d’amore, e
di sofferenza, di dolore perché non mi vuoi…
ma
tu mi volevi
?
Il
mio cuore aspetta solo risposte,
muore, e rinasce ogni volta, per tornare a vedere che cosa è
arrivato di nuovo…
che cosa ha ancora da sperare, che cosa ha ancora da vivere e da
sognare… da
cercare
Eppure
tu non sei qui, nonostante io
vorrei terribilmente che tu fossi qui…
dimmi,
perché, perché, perché?
Ti
sei forse dimenticato di me? No,
non è possibile. Mi hai detto che ti faccio arrabbiare, che
non sopporti le mie
mille domande, ma se io te le faccio, Louis, c’è
un motivo, non lo capisci?
Quello
che provo per te è talmente
forte… è talmente grande, da rendermi debole fino
alle ossa.
Il
mio cuore non regge questa continua
pressione, che tu mi metti addosso.
10
gennaio 1991
Louis,
se mai troverai queste parole,
se tu mai, al mondo, in qualsiasi spazio o tempo, tu trovassi questo
diario,
dimmelo. Fammi sapere, se mi amavi veramente. Se tu mi ami veramente.
Se
tu provi almeno qualcosa per me, se
ne te importa almeno un po’ di me.
E
vorrei farti sapere, per ultimo, che
per tutto il tempo che tu mi hai lasciato vagare da sola, io stavo
morendo e
dentro di me sono morta, lo sentivo Louis, l’ho sentito. Il
mio cuore non ha
retto, era impossibile per me passarci sopra, come se niente fosse
stato, come
se niente fosse mai successo.
E
voglio farti sapere, che io ti ho
sempre amato, e che probabilmente dentro di me sentirò
sempre qualcosa per te, perché
mi hai cambiato nel bene e nel male che mi hai fatto.
In
tutto il periodo, in tutto il
tempo, che non ho potuto averti a fianco, che non ho potuto tenerti la
mano,
cadevo ogni volta… cadevo per terra, e vorrei che tu sappia,
che per me era
impossibile rialzarmi, e chiamavo disperatamente il tuo nome con foga,
senza
fermarmi mai.
Louis,
Louis, Louis
nella
notte, nel giorno, io riempivo l’aria
col mio grido, squarciavo il cielo graffiandolo con la mia voce
disperata,
sola, malinconica, distrutta, e spezzata come un fiore a cui tolgono il
gambo,
la sua vita.
E
vorrei, voglio, farti sapere, che
per tutto quel tempo, l’unica cosa che avrei voluto veramente
dirti era di
mettere una mano sul mio cuore, e di sentire quanto ti amavo, e avrei
voluto
tanto sentirmi rispondere, che anche tu mi amavi allo stesso modo in
cui lo
facevo io.
Ma
mi sono accorta che alla fine, qualsiasi
cosa tu dica, e qualsiasi cosa io dica non cambia il fatto che anche se
non ti
vedo spesso come vorrei, che se non ti stringo tra le mie braccia tutta
la
notte, dentro di me, nel profondo del mio cuore, so sinceramente che tu
sei l’unico
che amo e non ti posso lasciare andare, e che non
c’è nessun tempo passato nell’amare
qualcuno, o lo hai fatto o no, perché il vero amore non
muore mai.
E
sappi, che a quel tempo, ti dicevo senza
dirtelo, senza parole, il mio cuore ti diceva ti prego, amami.
Lea
Mi farebbe davvero piacere, sapere che cosa ne pensate, a chi legge... grazie : )
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Farai felice milioni di scrittori.