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Somewhere just left of the point of nowhere.
Tre.Could've been easier by three, our old friend fear and you and me.- « Perché? »
- Seimei rideva. Rideva piano, con garbo.
- « Perché, Seimei? »
- Soubi, in un angolo, guardava in basso, muovendo le labbra come se masticasse aria.
- Aria. Ritsuka si impose di respirare.
- « Perché, otouto? » chiese a sua volta, fissandolo divertito, « Ti interessa davvero?»
- « Sì, » sputò con rabbia, « vorrei davvero, davvero sapere perché. Perché, Seimei.»
- Respirò. Deglutì a vuoto.
- « Perché ci hai mentito? Perché ci hai fatto credere che eri morto, Seimei? »
- L'ultima, ora. La più difficile.
- « Perché ci hai abbandonati? »
- Soubi rialzò gli occhi, per un istante. Ma non sembrava vederli. Piuttosto... avvertirli. Avvertire la domanda, il suono della domanda.
- Avvertire la loro presenza, la loro sagoma nel suo buio privato.
- « Perché. » Seimei pronunciò quelle due sillabe come un oltraggio.
- « Perché. Non è curioso? » sorrise. Prima che Ritsuka potesse replicare, continuò.
- « Tutti chiedono perché. Come se fosse l'unica domanda di cui valga la pena conoscere la risposta. Perché. »
- « Nessuno si preoccupa di chiedere "Come ti sei sentito, Seimei?", o "Dove sei stato, Seimei?" »
- Il suo sguardo era assente, o lontano, quando proseguì: « O... "Quanto ti è costato separarti dalla persona più importante della tua vita, Seimei?" »
- Ritsuka intuì di non essere l'unico in quella stanza a interrogarsi su chi - dei due - fosse quella persona.
- Sbirciò di sottecchi alla sua destra, ma il volto di Soubi era inespressivo.
- « E' una domanda che non implica una scelta. Perché. Perché esige un motivo. E il più delle volte non si accontenta di un motivo plausibile.»
- « Chi chiede perché pretende il motivo. La ragione. Non una ragione verosimile. La ragione. Perché.»
- « Seimei... dove vuoi arrivare con -»
- « Lasciami finire, vuoi? In passato ti piaceva ascoltarmi, non è vero? »
- Tacque.
- « E quante volte, credendomi morto, hai invocato il mio nome sperando di ascoltare la mia voce, anche solo una volta, ascoltarla per l'ultima volta, pregando chissà quali dèi a cui non hai mai creduto? »
- Annuì, suo malgrado. Suo fratello aveva sempre avuto la facoltà di leggergli dentro.
- « Perché, » continuò, come se non fosse mai stato interrotto, « è una domanda poco interessante. Che implica una risposta poco interessante. Ci sono domande che portano a risposte molto, molto più interessanti. Ma ci arriveremo tra un minuto o due, otouto. »
- « Sedete, » fece cenno verso le sedie, attorno al tavolo al centro della stanza, « vi servirò la ragione che tanto cercate su un vassoio d'argento, assieme al tè e ai biscotti. »
- Ritsuka prese posto e poco dopo lo raggiunse anche Soubi. Notò che evitava di incrociare lo sguardo di entrambi, mantenendo il suo prudentemente fisso a terra, o di lato.
- Seimei sembrava soddisfatto.
- Versò il tè nelle tazze e si sedette a sua volta.
- « Permettetemi un'altra breve riflessione. »
- Avvicinò la tazza alle labbra e Ritsuka lo imitò, sovrappensiero.
- « Perché rimanda ad un rapporto di causa-effetto. Un rapporto di causa-effetto, che spesso è stabilito a posteriori. Ed è quindi ingannevole. Bevo perché ho sete, ad esempio. Fermatevi un istante ad analizzare la frase. Prima viene bevo. Poi, e solo poi, viene perché ho sete. Non il contrario, e quest'ordine è significativo. Il linguaggio esprime il movimento del pensiero, non credete? »
- Erano smarriti.
- Si concesse un sorriso.
- « E se quest'inversione è valida per un gesto semplice come il bere... una necessità fisiologica, come il bere... non pensate che possa essere altrettanto valida per comportamenti più complessi, azioni meno elementari e fisiologiche? »
- « Possiamo ritornare alla tua domanda adesso, otouto. Perché vi ho abbandonati. »
- « Bada bene. E bada bene anche tu, Soubi, ché la questione riguarda anche te. La ragione per cui vi ho abbandonati, è posteriore alla scelta di abbandonarvi. »
- « Prima ho deciso di abbandonarvi. Poi, e soltanto poi, ho capito che poteva esserci una ragione, per cui vi avevo abbandonati. »
- Soubi, immobile, non aveva nemmeno toccato la tazza che aveva davanti. Forse non l'aveva nemmeno vista.
- Ritsuka aspettava la conclusione del fratello, in silenzio.
- Seimei sorseggiava il tè. E sorrideva.
- « Torniamo indietro nel tempo. Prima della mia... morte. »
- « Tu, Soubi, eri il mio Combattente. La mia parola per te era - ed è tutt'ora, se non sbaglio - assoluta. Non esisteva nessuno al di fuori di me. »
- « E tu, otouto. Non ero forse tutto anche per te? Un fratello, un amico... un rifugio. Un punto di riferimento. »
- Non era più un sorriso. Cos'era quello? Non un sorriso, non più.
- « Ma non era una scelta, la vostra. Avevate solo me. »
- « No. »
- Ritsuka ebbe un sussulto. Era un ghigno, quello. Non un sorriso, un ghigno.
- « No. »
- Soubi sembrava profondamente scosso.
- « No. », ripeté.
- « Soubi, hai già capito, non è così? »
- « No. No. No.»
- Quella sillaba ripetuta con voce monocorde suonava come il segnale di occupato.
- No. No. No.
- Tu. Tu. Tu.
- Non importa in che momento tu mi telefoni, risponderò sempre alle tue chiamate.
- Sempre?
- Sì. Sempre.
- Stupido, Soubi! E stupido pure lui, a pensare a una cosa del genere in un momento simile.
- Eppure Ritsuka era pronto a scommettere che se l'avesse chiamato per nome, in quel momento, Soubi non avrebbe risposto.
- Era irraggiungibile.
- « Sì, sono sicuro che hai capito. Ma vorrei spiegarlo al mio otouto... se non ti dispiace. »
- « No. »
- « No, certo che no. », rise con garbo. Di nuovo.
- « Vedi, Ritsuka. Tu avevi me. E Soubi, anche Soubi aveva me, anche se è più esatto dire che era lui ad appartenermi, ma non complichiamo inutilmente le cose. Entrambi avevate solo me. »
- « Una sola scelta, equivale a non avere scelta. Mi segui? »
- Lo seguiva. Annuì, atterrito.
- « Invece adesso, adesso la situazione si è evoluta. Tu hai me. E Soubi. Soubi ha me. E te. Ed ecco la scelta. »
- « Ed ecco, allo stesso tempo, aprirsi un ventaglio di domande interessanti. Non i soliti perché, decisamente sopravvalutati. »
- Fece una pausa. Nei suoi occhi brillava il trionfo, e forse qualcos'altro.
- « Chi sceglierai, otouto? E tu, Soubi? O se preferite: a chi rinuncerete? Quanto vi costerà compiere questa scelta? »
- Uno.
- With infinite regret, but negligible hesitation.
- Ritsuka era impietrito.
- Come poteva Seimei imporre loro una scelta del genere? Aveva senso?
- Perché scegliere tra due opzioni, quando queste potevano semplicemente coesistere?
- Non poteva avere entrambi? Rifiutare di scegliere era una possibilità da considerare?
- No. Non lo era. Era vile, e soprattutto sarebbe stato controproducente.
- Rifiutare di scegliere aveva due declinazioni. Rifiutare di scegliere Soubi. Rifiutare di scegliere Seimei.
- Iniziava ad afferrare l'inganno. Lo stesso inganno che Soubi doveva aver intuito molto prima di lui.
- « Non abbiamo scelta. Non è vero, Seimei? Non l'avevamo prima. Non l'abbiamo adesso. »
- Gli angoli della bocca del fratello si piegarono in una smorfia compiaciuta. Attese che Ritsuka continuasse.
- « La vera scelta, non è tra le opzioni che ci hai proposto tu. E a dirla tutta, non è neanche una scelta. Non nostra, per lo meno. »
- « Apparentemente, Soubi ed io abbiamo due opzioni a testa, per un totale di quattro scenari possibili. »
- Li elencò, meccanicamente.
- « Entrambi scegliamo te, Seimei. »
- « Entrambi rinunciamo a te. »
- « Soubi sceglie te, io scelgo Soubi. »
- « Io scelgo te, Soubi sceglie me. »
- « Apparentemente. Ma stiamo escludendo una variabile. » sospirò, « Tu. »
- « Nel primo caso, la scelta finale è tua. Potrai persino avere tutti e due. »
- « Nel secondo, ordinerai a Soubi di uccidermi. Pur di non obbedire, si toglierà la vita. Rimarrò io - solo io - e mi aggrapperò a te pur di non perdere tutto. »
- « Nel terzo, ti comporterai alla stessa maniera del caso precedente. Il risultato sarà il medesimo. »
- « Nell'ultimo caso, avrai comunque me. E potrai continuare ad imporre il tuo dominio su Soubi. La tua parola per lui è assoluta. Avrai di nuovo entrambi. »
- Aveva la voce incrinata e gli occhi lucidi, quando concluse.
- « Non condannerò Soubi a morire per me. Lo sai bene. Sceglierò te. E Soubi farà altrettanto. »
- « Analisi impeccabile, otouto. Impeccabile. »
- Era crudeltà. Era la crudeltà ad agitarsi nelle iridi di Seimei, malcelata dal trionfo.
- Ritsuka non riuscì a trattenersi.
- « Perché? » rantolò, tra i singhiozzi, « Perché, Seimei? »
- L'altro sbuffò.
- « Perché, » replicò con voce flautata, « è una domanda poco interessante, Ritsuka. »
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Note.
- 1. Somewhere just left of the point of nowhere.
- E' un prompt della Writing Community 31days. L'ho scelto perché l'ambientazione non è chiara, nemmeno a me. Potrebbe essere dovunque, persino nella testa di Ritsuka.
- 2. Could've been easier by three, our old friend fear and you and me.
- E' un verso di Glycerine, dei Bush.
- 3. With infinite regret, but negligible hesitation.
- Altro prompt di 31days.
Questa fanfiction, insieme a Look, it breaks so easily, è tutto quello che avevo da dire su Loveless. Tutto quello che volevo, dovevo dire. Forse scriverò qualcos'altro su Loveless, ma questo era il necessario.
Dedicata a Chiara, che mi ha assistito in questo parto mentale. Grazie. (L)
Grazie a chi ha commentato Look, it breaks so easily. (L)
Val.
EDIT!
Questa fanfiction partecipa al Contest 100 prompts indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }.