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Autore: Mrs_Lirith    16/10/2014    0 recensioni
"Non volevo ucciderlo, te lo giuro!" esclamò Anaïs, con le lacrime che scendevano copiose lungo le guance. Il fratello maggiore Christopher la teneva avvolta in un abbraccio, cercando di consolarla. "Ana, sei una vampira. E' difficile controllarsi le prime volte, ma poi diventa tutto possibile." rispose lui con un tono calmo e rassicurante.
Nessun vampiro era nato con quelle abilità di figlio della Notte, e nessuno di loro era cresciuto al fianco di un Nephilim potente. Sarebbe stato impossibile per molti sopravvivere, eppure Anaïs ce la stava facendo. Ce l'avrebbe fatta.
Genere: Avventura, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
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"Ma ti diverti a fare quel coso?" "Quel 'coso', come dici tu, è divertente, e lo sai" ribatté Anaïs al fratello maggiore, Christopher, continuando a vagare per la stanza. Ancora una volta avevano deciso di ricreare un fortino, un piccolo rifugio riservato solamente a loro due da quando la sorella era piccola. Non era mai stato un compito impegnativo crearlo, dovevano solamente raggruppare quante più coperte e cuscini, e sistemarli a mo’ di tenda regale. Anaïs in quel momento era troppo occupata a passare in rassegna tutta la sua camera, per rispondere a dovere al fratello. Teneva tra le mani un ampio lenzuolo chiaro color panna, morbido tra le sue dita. L’odore che emanava era il profumo di Christopher, mescolato a quello di vaniglia che portava sempre la sorella. Esso era dovuto a tutte le giornate che passavano a punzecchiarsi e a picchiarsi scherzosamente, ma che terminavano dormendo assieme. Nonostante tutto si ritrovavano sempre a stare uno affianco all’altro, il corpo minuto ma potente di lei rannicchiato vicino a quello robusto del fratello, che la cingeva con fare protettivo. Condividevano lo stesso sangue, e ciò non faceva altro che rafforzare il legame che li univa, rendendoli quasi inseparabili. Ora avevano deciso di passare un’altra serata insieme, dal momento che la sorella maggiore era via e entrambi non volevano stare a fare nulla. Si ritrovarono, così, nella stanza della sorella minore, ad organizzare il fortino. "Fratellone, ma renderti utile è un’utopia, vero?" gli domandò, notando che era l’unica dei due a muoversi agilmente da un angolo all’altro della stanza, appendendo e sistemando i lembi delle coperte affinché assumessero le sembianze di una tenda aborigena. Si era impegnata a stendere il telo perfettamente sopra al letto, lasciando che ricadesse ai lati in tutta la sua lunghezza. In seguito aveva afferrato il suo centro e l’aveva innalzato, appendendolo a un gancio fissato sul soffitto. "Ma no, volevo vedere cosa si provava ad essere pigrone come te" le rispose il ragazzo, passandosi distrattamente una mano tra gli scuri riccioli che incorniciavano il suo volto, mettendo in risalto i suoi occhi chiari della stessa tonalità di un tranquillo cielo limpido. "Bastardo" disse Anaïs con determinazione e un accenno di divertimento nella sua voce. "Stronzetta." "Scemo, mi stai disturbando!" aggiunse senza fermarsi, sistemando dei cuscini all’interno del fortino. Solo allora fece un passo indietro per osservare cosa n’era uscito. "Ma tu sei già disturbata" fece Chris in risposta, ma presto sostituì un fischio di gradimento alle parole, non appena alzò lo sguardo su quel che era riuscita ad organizzare. Era simile ad un letto a baldacchino, con delle piccoli luci che incorniciavano le coperte, rendendo più nitidi i contorni che si stagliavano nell'illuminazione fioca della stanza. "Ti piace fare le cose in grande, eh?" le domandò qualche secondo dopo, lo sguardo ancora occupato a osservare ogni dettaglio. La sorella si limitò a rispondergli con una scrollata di spalle, mentre un sorrisetto compiaciuto le decorava il volto. Erano soliti prendersi per la coda, ma questi momenti sinceri non le dispiacevano mai. "Nah, ci sono abituata" aggiunse poi, voltandosi verso il fratello. Immediatamente notò come aveva cambiato posa: quando aveva incominciato a sistemare il fortino, il ragazzo si era limitato a poggiarsi con un fianco sullo stipite della porta di legno, scricchiolante contro il suo peso. Ora, invece, aveva fatto qualche passo in avanti, tenendo le braccia incrociate al petto, come se non volesse mostrare alla sorella quanto in realtà gli piaceva tutto quello. "Tu fai questo quando ti annoi?" "E quando sono incazzata. E’ più divertente di quanto sembri!" rispose Anaïs immediatamente, prima che il fratello potesse ribattere. "Immagino" rispose alla fine, con quel tono sarcastico che ogni volta le sembrava pungente, ma che utilizzava anche lei. "Bastardello, apri il cassetto. Li vedi quei pugnali?" gli domandò, facendo un cenno con la testa verso il mobiletto posto affianco al letto. Al suo interno erano nascosti dei piccoli pugnali dalle decorazioni eleganti ma non eccessive. Erano poggiati su dei cuscinetti vellutati, quasi fossero dei gioielli da nascondere e custodire. Anaïs li aveva tenuti così come le erano stati regalati il giorno del suo compleanno, e da allora li teneva in quel piccolo nascondiglio, oppure incastrati nei foderi posti nella cintura delle armi. La doppia lama era tanto affilata che la ragazza colse lo scintillio negli occhi del fratello, capendo che li aveva notati. "Sì?" le domandò lui, con uno sguardo interrogativo sul volto e un sopracciglio alzato. Anaïs lo guardò per un attimo, incerta se dirlo veramente o meno, ma era pur sempre suo fratello. Dunque assunse un’aria di sfida e rispose: "Te li conficcherei in testa, ma sarebbe inutile, dato che è già bacata." Provava a mantenere uno sguardo serio, ma le labbra, ora intente a non incresparsi in un sorriso, la tradivano. "Ritiratelo." Con un’espressione minacciosa, Christopher si avvicinò di un passo, ma si notava un angolo della bocca rialzato, facendo capire alla ragazza che era meglio scappare. La sorella immediatamente allungò una mano verso il letto e afferrò un cuscino, usandolo come scudo per difendersi e coprirsi parzialmente, lasciando visibili solamente i suoi occhi. "No, solo perché ti voglio bene" rispose con esitazione, lasciandosi sfuggire una risatina. "Mannaggia a te, stronzetta!" Prima che potesse balzare in avanti per prenderla, Anaïs si buttò dentro il fortino. Finì a un angolo del letto e di nuovo si coprì immediatamente col cuscino, mentre sentiva Chris raggiungerla fulmineo. Abbassò il suo scudo soffice per osservarlo, ma nel frattempo non si era accorta che anche lui aveva afferrato un guanciale ed era pronto a colpirla scherzosamente. La ragazza fu più pronta, e lo colpì in pieno viso. Pessima mossa. "Tu!" esclamò Chris, facendo partire il cuscino contro il suo fianco. La sorella si lasciò sfuggire un verso lamentoso, che fu, tuttavia, unito alle continue risate che le sorgevano in gola. Era quello l’unico rumore che animava la stanza: i continui colpi di cuscini, le risate di entrambi che si percuotevano all’unisono, rendendo riconoscibili le voci persino dall’entrata di villa Harris. Anaïs si allungò in avanti per colpirlo nuovamente, mirando, stavolta, al braccio. Prese lo slancio e cercò di metterci forza nel colpo, ma Chris riuscì ad essere più veloce. Muovendo il suo cuscino di lato, disarmò la sorella con facilità, per cui ella si ritrovò a indietreggiare leggermente. Questo non la fermò, ed infatti gli mollò un coppino sulla fronte. Il fratello lanciò via il cuscino e saltò in avanti verso di lei, che fu costretta ad indietreggiare ancora di più finché la schiena non toccò il muro. "Smettila, stronzetta. Devo ricordarti che sono più allenato di te?" le disse con un sorrisetto sghembo e quell’aria da sapientone che si tirava sempre, anche in pubblico tranquillamente. "Non è vero, potrei batterti facilmente, so essere forte" ammise Anaïs, guardandolo con occhi minacciosi e un sorrisetto adorabile sulle labbra. Fece per colpirlo nuovamente sulla spalla, com’era solita fare, ma la sua mano si bloccò a mezz’aria, il suo polso circondato dalle lunghe dita di Christopher. "Non lo stavi per fare, vero?" le domandò, ridacchiando inevitabilmente. Ciò non mosse Anaïs, al che annuì senza esitazioni, alzando un sopracciglio. "Paura, Christopher?" Aggiunse in seguito, sapendo quanto lo infastidiva essere chiamato col nome completo. Il fratello le prese entrambi i polsi e li premette contro il muro, bloccando la ragazza come se stesse facendo una qualche mossa di combattimento. "Assolutamente no, piccola stronzetta" rispose lui, guardandola negli occhi con aria di sfida. Nessuno dei due aveva realizzato cosa stesse succedendo, finché nella stanza non calò il silenzio, e i due fratelli notarono solo ora la vicinanza tra i loro volti. Quelle pochi luci poste in cima al fortino conferivano un’aria misteriosa alla stanza, ma le iridi dei due ragazzi, azzurre come l’oceano, risplendevano intensamente lo stesso. Avevano gli occhi della madre, un celeste che mutava sempre. Spesso erano blu come un profondo oceano in tempesta, ma ora erano chiari, cristallini; sembrava quasi che, tutt’a un tratto, erano diventati vulnerabili; stavano scoprendo le loro parti più nascoste. Non dissero nulla per un lungo attimo che sembrava quasi un’eternità, eppure i loro sguardi erano ancorati tra loro, e non sembravano volersi distogliere. Il silenzio non era affatto come quelli imbarazzanti, privi di significato. Il loro era diventato un silenzio che parlava più di qualsiasi altra cosa. Valeva più di ogni parola non detta, di ogni sorriso mancato, di ogni lacrima o urlo represso. I loro occhi, al contrario, gridavano a squarciagola cosa realmente stavano pensando. E fu inevitabile, in quel momento, che entrambi riflettessero a cos’erano veramente stati in tutti quegli anni. Al loro legame, alle giornate passate insieme a caccia, alle feste a cui erano stati facendosi a vicenda da spalla. Per la loro mente passarono flash delle volte in cui si erano ritrovati a consolarsi a vicenda, tra ragazzi e lutti, o semplicemente per stare uno accanto all’altra. Lui c’era sempre stato per lei, e lo stesso aveva fatto la sorella. Per un attimo entrambi si sentirono abbastanza egoisti da ringraziare di condividere solamente la stessa madre, rendendoli fratellastri. Per un attimo si sentirono abbastanza egoisti, che, quando le labbra di Chris incontrarono quelle di Anaïs, il bacio fu ricambiato. Non era stato come tutti quei baci che avevano ricevuto finora, fatti solo di passionalità e ardore. Le labbra di Christopher erano dolci e morbide contro quelle di Anaïs, erano complementari alle sue, come se fossero le due parti di un puzzle che si completavano a vicenda. La stretta sui polsi della ragazza si allentò, ma il ragazzo non si allontanò, non ci riusciva. Si limitò a distaccarsi, e ancora una volta i loro sguardi s’incontrarono. La sfrontatezza di Anaïs e di Christopher lasciò posto a un’espressione timida, ricca di domande prive di risposte. "Scusa, non so cosa sia successo e non avrei dovuto" disse finalmente Chris. La sua voce spezzò il silenzio come una lama, ma solo allora Anaïs si accorse di quant’era determinata e dolce. Vulnerabile. La ragazza non sapeva cosa dire; ogni volta che riusciva a trovare qualche frase, la scartava via, pensando che fosse troppo, o troppo scontata, o banale. Abbassò lo sguardo, cercando di trovare qualcosa di sensato che potesse farli uscire da quella situazione. Improvvisamente ci fu una scintilla che le attraversò le pupille, e qualcosa le fece alzare il volto di nuovo per guardare il fratello. Allungò le mani in avanti, avvolgendo il collo di Christopher con le braccia, e lo tirò a sé. Non sapeva bene cosa stesse succedendo, ma sapeva che non le dispiaceva. Non le importava quanto andasse fuori dal razionale, quello di cui aveva bisogno era del fratello, di Christopher, l’unico che c’era sempre stato e su cui sapeva di poter contare. Perciò, senza alcuna esitazione, le sue labbra trovarono di nuovo quelle di Chris, e gli rispose con un semplice ma sincero bacio.
   
 
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