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Autore: ciabysan    14/10/2008    0 recensioni
Due ragazze vengono ritrovate in uno spogliatoio femminile di un liceo coreano. I piedi sono mozzati. La detective Hon Su-San,divorziata e madre di una bambina, scopre che l'assassino non è umano...ma che si nasconde una fitta ragnatela di rancori, misteri, fantasmi e spettri... la risoluzione del mistero sfocerà anche nel passato della donna
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Han vide l'intera faccenda: una delle ragazze era appena stata a casa della vittima e le aveva rapito la figlia per poi portarla nello spogliatoio, una volta che questa era legata alla panchina dello spogliatoio femminile. La vittima si divincolava spaventata e arrabbiata, ma le sue sequestratrici non la ascoltarono e impugnarono un coltello. Per prima cosa tagliarono, senza il minimo rimorso e la minima pietà la gola della piccola e poi bam! I piedi dela ragazza furono tagliati con quattro semplici colpi. Il sangue si estendeva sul pavimento. Han osservava la scena atterrita, quando lei stessa da giovane si voltò verso di lei e le sorrise dicendole "Ridalle i piedi". Han urlò e si ritrovò, improvvisamente nella realtà, quando riuscì a vedere di fronte a sè Yukiko, armata di coltello che si avvicinava sempre più a Han. "Stai lontana! Stai lontana!" urlava questa, mentre sudore continuava a scenderle giù dalla fronte. Yukiko non rispondeva ed avanzava catatonica. Han scattò in piedi all'improvviso, abbandonando per svista la mannaia a terra e a raggiungere la porta, che aprì sfondandola con un paio di calci. Voleva cercare sua figlia, voleva trovarla e fuggire con lei un'altra volta, sperando di uscire finalmente da questo incubo insensato. Salì le scale che portavano al secondo piano, mentre ansimava e tremava. Fu quando giunse all'ultimo gradino che una melodia provenì all'improvviso dall'aula di musica. Han trasalì e cominciò a rabbrividire, ma volle comunque vedere chi suonasse quella musica, e così inconscia del pericolo entrò nell'aula. A suonare era sua figlia: seduta al pianoforte eseguiva una splendida melodia di Debussy. Solo un particolare inquietante contornava quell'immagine di rara bellezza: Han riuscì a notare che i tasti bianchi del pianoforte erano sporchi di sangue. "Min-Hyung" la chiamò. la bimba si voltò immediatamente. Lo sguardo triste, il volto coperto da qualche schizzo di sangue. "Min-Hyung, che ti è successo?" "Da quando quella ragazza mi ha portto qui, questa melodia continua a girarmi nella testa" "Andiamocene! Tesoro! Andiamocene subito!" "No, dobbiamo rimanere...Yukiko deve venirci a prendere" "No...andiamocene...tesoro...andiamocene" Si avvicinò, la raggiunse e la accolse con un abbraccio forte. "Mamma, sai di che melodia si trattava?" "No..." "Era il Chiaro Di Luna di Debussy, la canzone che la mamma di Yukiko amava ballare, quando era una ragazza" "Anche la mamma ballava questa canzone" "Davvero? Quindi la mamma di Yukiko era tua amica, mamma?" "Più o meno...ora, ti prego, Min-Hyung, ascoltami...dobbiamo andar..." neanche il tempo di finire la frase che un malore improvviso colse di sorpresa la povera Han, che solo allora si accorse che non era sua figlia colei che stava abbracciando, ma proprio Yukiko che le aveva trapassato la pancia con il coltello. Han riuscì a staccarsi appena in tempo, scivolando sul pavimento dell'aula di musica. Il sangue cominciò a schizzare all'impazzata, ma questo non riuscì a fermarla: si trascinò sino alla porta di ingresso, mentre Yukiko la osservava ridendo e sfoderò una seconda coltellata sulla caviglia. Han urlò dal dolore, si voltò verso la sua antagonista e, quando questa fece per ricolpirla, la donna riuscì a difendersi con un calcio in pancia, che fece cadere Yukiko per terra. Il coltello scivolò verso il centro della stanza. Le due donne provarono entrambe ad afferrarlo, ma fu Han quella che ci riuscì, approfittandone subito a lanciare un veloce colpo che sfregiò il volto di Yukiko. Yukiko indietreggiò, ora era lei ad avere paura. Han le si avvicinava con sguardo minaccioso e vendicativo e l'arma puntata verso di lei. "E così vorresti uccidermi una seconda volta?" Urlò Yukiko, provocando Han. Han non ci fece caso e alzò il coltello, quando improvvisamente il chiaro di luna ripartì. Le venne in mente l'atroce delitto commesso e dimenticato e la fece piangere. Si lasciò cadere a terra e scoppiò in lacrime. "Hai mai avuto la sensazione che la tua vita stesse per finire, eh? L'hai mai provata?" continuava a provocare Yukiko con grida stridule. Han non rispose, strinse il coltello e colpì. Lo colpì sulle sue caviglie, ripetutamente, emettendo smorfie di dolore atroce. Il sangue cominciò a schizzare ripetutamente, mentre Yukiko assisteva impassibile e un poco scioccata. Il primo piede si staccò interamente dalla gamba. Ora veniva il turno dell'altro. Colpi ripetuti, schizzi di sangue impazziti inondavano la stanza. "Che cosa stai facendo?" pianse Yukiko. Tra le urla e le lacrime, Han, prese i suoi piedi mozzati, li strinse per l'ultima volta e li porse alla ragazza.
  
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