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Autore: ValentinaRenji    16/10/2014    5 recensioni
(Hiroki x Nowaki)
"H.. Hiro san .."
Ha il fiatone, il corpo trema dall'emozione, le iridi color notte scintillano dalla felicità di averlo ritrovato.
Ed Hiroki non può evitare di notare quanto sia incredibilmente bello.
Nonostante ciò discosta da lui le perle cioccolato, abbozzando una smorfia dispiaciuta, in cerca delle parole giuste per giustificare il proprio comportamento infantile.
Come ogni volta.
Sta per schiudere le labbra, intento a bofonchiare qualcosa di sconnesso quando si sente cingere da un abbraccio inaspettato, gli arti del moro chinato su di lui stretti alla sua schiena, la sua fronte sprofondata nell'incavo fra la spalla e il collo. Ne assapora il profumo muschiato, quell'essenza che ha sempre amato, la stessa che lo accompagna ogni notte nel sonno e ogni mattina al risveglio.
Il cuore pare esplodere, contrarsi e rilasciare la tensione in una sola frazione di secondo, graffiandogli l'anima fino a farlo sciogliere in dolorosi singhiozzi, bollenti, che inumidiscono la tela del cappotto di Nowaki.
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hiroki Kamijō, Nowaki Kusama
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti! E' la seconda volta che scrivo in questo fandom, oggi vi propongo una Hiroki x Nowaki e vi giuro che se nell'altra ff ci ho messo il cuore ... in questa beh .. ancora di più :) Diciamo che avevo le lacrime ancora prima di cimentarmi a scriverla XD
Spero davvero che vi piaccia,
Un abbraccio e buona lettura :)
 

Forever
 
"Hiro san ..."
 
La voce si smorza in un singhiozzo sommesso, flebile come una fiammella tremula scossa da un soffio di vento, affogando nella cera liquida, bollente. Deglutisce il nodo stretto nella gola arsa, quel agglomerato di sensazioni ed emozioni via via più dense, tanto da dolere, aggrovigliate in quella che pare essere una matassa indistricabile di lacrime salate pronte a sgorgare da quegli occhi blu come l'oceano, vitrei, febbrili, e scendere giù lentamente, sulle guance candide dalla pelle soffice ancora profumata di dopobarba.
Lo ama, lo ama davvero. Allora perchè non riesce a bloccare questo pianto crescente?
Un altro singhiozzo, talmente forte da scuotere interamente la sua alta figura raggomitolata nel divano come un cucciolo spaurito, le ginocchia strette al petto, accolte dalle braccia possenti dal tepore piacevole.
 
Se solo fosse lui, ad abbracciarmi ...
 
Si stringe nella felpa scura, ossidiana, ricercando una briciola di calore familiare, anche solo un frammento di quel desiderio di sentirsi protetto, beatamente avvolto dall'affetto di chi vorrebbe accanto ogni giorno della sua vita, di chi invece lo ha appena abbandonato nella solitudine dell'ampio soggiorno dalle pareti nivee, sbattendo la porta alle proprie spalle con un sordo tonfo, uno di quelli che sembrano urlarti di non osare seguirlo obbligandoti a rimanere ancorato al pavimento, le gambe improvvisamente troppo pesanti per avanzare anche d'un solo passo, quasi fossero di piombo.
Socchiude le palpebre per un istante, quanto basta per rievocare il viso contratto dalla rabbia di Hiro san, del suo Hiro san.
Riascolta la sua voce incrinata, accompagnata da pugni serrati e tremanti aderenti ai fianchi sottili,, le perle cioccolato pervase dall'ira di chi si è sentito tradito di nuovo, ancora una volta nella sua vita dove evidentemente vi è spazio solamente per i libri, accatastati in enormi pile dagli infiniti volumi gli uni sugli altri.
 
"Non cambierai mai, Nowaki!"
 
Lo aveva sbraitato senza nemmeno rendersi conto del disprezzo mescolato a quelle parole terribili, della rassegnazione, della frustrazione sgomenta di chi evidentemente non ha più nulla di buono da scoprire, privo di speranza ne voglia di continuare una relazione che lo prosciuga d'ogni forza e passione.
Ma è veramente così?
Il moro ripete quella domanda nella mente, come un tarlo, come se si trattasse di una sigaretta da rigirare nervosamente fra le dita affusolate nell'attesa di un responso importante. Eppure, non sa cosa rispondersi: perchè lo ama, lo ama con tutto il suo cuore e sa bene di non essere distante abbastanza, forse cosciente il giusto per osservare la situazione con uno sguardo critico accorgendosi degli errori, di cosa può aver sbagliato.
La verità, è che voleva solamente fargli una sorpresa.
Voleva soltanto restituirgli un sorriso perso da settimane, da quando il preside della facoltà gli aveva imposto ore ed ore di straordinari non retribuiti da trascorrere chino sulla scrivania, immerso in fogli da compilare che parevano non terminare mai. Ed allora, quando finalmente varcava la soglia del loro appartamento, aveva solo la forza d'accasciarsi sul letto ancora vestito, assopendosi immediatamente in un sonno buio, scarno di sogni, fino al mattino seguente quando la sveglia avrebbe ruggito di nuovo obbligandolo a lavarsi in fretta, vestirsi e fuggire via, veloce, lasciando solo il ricordo magro di un bacio sulle labbra del compagno dalle iridi lapislazzuli.
Ma lui rimaneva in silenzio, salutandolo ugualmente con un cenno della mano, non dopo aver passato le dita nella sua chioma castana con una dolcezza inimmaginabile, che pareva protrarsi dolorosamente pur di non lasciarlo scivolare via, come un ramoscello che ti tende alla luce del sole novembrino cercando di carpirne ogni singolo raggio flebile.
Hiroki era ed è la sua stella di fuoco, l'unico astro a cui ruoterebbe attorno per sempre se solo gliene donasse la possibilità.
Scruta mestamente la porta chiusa, sospirando, nella speranza di vederla riaprirsi da un momento all'altro, lasciando spazio alla slanciata figura dell'amante dalla chioma liscia e lo sguardo costantemente imbronciato; allora lui salterebbe giù dal divano, correndogli contro ed abbracciandolo con delicatezza, colmandolo del suo calore e sussurrandogli all'orecchio che va tutto bene, che non c'è motivo per essere arrabbiati.
 
Perchè ti amo, Hiro san.
 
Un oggetto, sul piccolo tavolo di vetro posto al centro della sala, attira la sua attenzione: un semplice paio d'occhiali distrattamente riposto sopra un libro di letteratura, esattamente quello che stava leggendo il castano prima che scoppiasse la lite.
 
Forse dovrei riportarglieli?
 
Scuote il capo sconsolato, le ciocche scure dai riflessi bluastri ondeggiano mollemente, soffici, emanando l'intenso profumo muschiato del bagnoschiuma. Inspira tremante, il cuore ancora scalpitante nel petto, talmente feroce da fare male come un pugnale affilato conficcato nella carne, che la lacera ad ogni ricordo, ad ogni parola.
 
Ti fidi così poco di me, Hiro san? Così poco da pensare le cose peggiori ancora prima di ascoltare ciò che ho da dirti? Ma tu, Hiro san, non mi lasci mai spiegare nulla. Mi urli addosso tutta la tua rabbia, chiudendomi la porta in faccia e scappando via, fra quelli pareti in cui forse ti senti al sicuro, dove puoi affogare i tuoi problemi lontano da me.Sai, mi fa male sapere che la loro fonte sono io e ti giuro ... io te lo giuro Hiro san, farei qualsiasi cosa pur di essere piuttosto la tua felicità. Non sai quanto sto male sapendo che mentre cercavo di renderti fiero di me ... ancora un volta... ho causato solamente l'effetto opposto. Mi dispiace tanto, non volevo ferirti.
 
Asciuga una lacrima calda con il dorso della mano, strusciandolo sulla guancia arrossata e bollente, deglutendo nuovamente quel nodo sempre più aspro coagulato nella laringe.
Non voleva farlo arrabbiare, non era affatto la sua intenzione.
E' vero, non lo aveva informato del suo nuovo secondo lavoro part time come segretario presso lo sportello ospedaliero ma d'altronde non voleva svelargli la sorpresa che stava preparando: avrebbe sommato quello stipendio a quello già guadagnato come pediatra, e avrebbe risparmiato per mesi, finchè non avrebbe avuto abbastanza per donargli un viaggio lontano, in un posto che avrebbero scelto insieme , magari stretti stretti sul divano o sotto le coperte, fantasticando sull'acqua cristallina dei paesi esotici o sulle fredde foreste innevate della Norvegia. E poi si sarebbero baciati a lungo, consumando la passione che li unisce per ore, finchè esausti si sarebbero addormentati ancora avvinghiati, il coupon dell'agenzia viaggi posato sul comodino.
A dire la verità, Nowaki, quel libretto lo aveva già riposto nella sua valigetta da qualche mese, ancora prima di iniziare quel lavoro, godendosi le immagini variopinte durante le pause, quando una mano stringeva il caffè e l'altra quelle pagine colme di mete.
Le guardava con un sorrido affettuoso schiuso fra le labbra sottili, immaginando l'entusiasmo di Hiroki nel ricevere la magnifica notizia, ed anzi, quasi gli pareva di vederlo intento a fare le valige infilandoci dentro le sue impeccabili camice e lui avrebbe ridacchiato con dolcezza, dicendogli che in vacanza può concedersi un abbigliamento più rilassato.
Il suo Hiro san, sempre così preciso e severo, dedito al lavoro.
Ad essere sinceri, lo ama anche per questo.
Ama la sua camminata impettita, quella di chi sa ciò che fa e ciò che vuole. Ama quel suo sguardo nocciola, accigliato e burbero, ma incredibilmente fragile proprio come la sua anima.
Perchè lui è come un fiore primaverile, un fiore di ciliegio dai petali rosati: è stupendo, ti invita a raccoglierlo e sprofondare nel suo profumo nonostante sia terribilmente delicato; basta un tocco più brusco degli altri che si stacca dal ramo, precipitando al suolo erboso e rovinandosi, chiazzandosi di fango. Puoi solo ammirarlo da lontano e se lo sfiori con le dita sai che se si spezza la colpa è solamente tua.
 
E' quindi una colpa, amarti? Hiro san ...
 
Anche in questa situazione, quando la tristezza gli stringe lo stomaco, il suo nome gli scalda il ventre diffondendosi in tutto il corpo: è davvero stupendo.
Hiro san, Hiro san. Suona meravigliosamente, è un dono della natura, non può essere altrimenti.
Ha deciso, non gli importa di mandare all'aria la sua sorpresa, non vuole essere egoista e tenerla ancora nascosta nel cassetto: la sua relazione è più importante, il suo Hiroki lo è.
E per questo motivo, vale la pena infilarsi di tutta fretta il cappotto nero afflosciato sul bracciolo del divano, calare il berretto della medesima tinta sulla chioma ossidiana, precipitandosi fuori dall'appartamento e correndo lungo le scale a perdifiato, rischiando d'inciampare e rovinare gravosamente a terra, su quelle piastrelle lucide color avorio.
Non può evitare di pensare che, quello stesso tragitto, è stato percorso dal compagno un'ora prima, probabilmente agitato quanto lui, concitato nella fuga con l'unico desiderio di sparire, di dissolversi come la foschia novembrina.
 
"Perchè non mi dici mai nulla, Nowaki!"
 
"Hiro san, io ..."
 
"No adesso basta! Mi devi stare a sentire: non posso scoprire le cose casualmente, neppure da te fra l'altro! Con chi diavolo credi di avere a che fare? Merito davvero così poco il tuo interesse, Nowaki? Che motivo hai di tenermi all'oscuro dei fatti tuoi come se fossi un estraneo?"
 
"Non è così, Hiro san ti sbagli. Davvero, non ..."
 
"Non ti sto più a sentire! Mi hai abbandonato una volta sparendo chissà dove senza lasciarmi nulla! Non un messaggio, non un biglietto. Te ne sei andato negli Stati Uniti e ..."
 
"Hiro san ne abbiamo già discusso. Non puoi rispolverare questa storia ogni volta che discutiamo."
 
Hiroki lo aveva fissato con le perle caramello, livido di delusione e di sconforto. Quello sbaglio l'aveva ferito, gli aveva spezzato il cuore e Nowaki lo sapeva bene,.
 
"Lo so, hai ragione. Però ciò non toglie che continui a dimostrarmi di non poter avere fiducia in te."
 
"Ti sbagli Hiro san! Hiro san!"
 
Ma lui era già uscito, sbattendo la porta e con essa anche i sogni di Nowaki.
I sogni, le speranze, i sentimenti sbriciolati in mille pezzi.
In quell'esatto istante avrebbe voluto sotterrarsi in un posto lontano, serrando le palpebre per non guardarsi attorno, levigando via dalla mente quelle frasi terribili vomitategli addosso da un uomo che lo ama, ne è certo, ma che ha paura di questo legame, un terrore talmente forte da mettersi in guardia ogni volta che si sente minacciato, intimorito dalla possibilità di trovarsi nuovamente faccia a faccia con una realtà dolorosa dove lui è solo al mondo.
Ma non capiterà più, perchè se se n'era andato, l'aveva fatto solamente per poterlo affiancare di nuovo, un giorno, ed essere finalmente al suo livello, a fin che potesse essere realmente fiero di lui.
 
I ricordi della lite appena trascorsa scivolano via, lasciando spazio al cigolio del portone d'ingresso ed alla strada vuota, dall'asfalto liquirizia, illuminata meramente dai fasci aurei dei lampioni.
La temperatura fresca della sera autunnale gli punzecchia maligna la pelle nuda del collo scoperto, mordendolo con i suoi aghi algidi soffiati dalla brezza giocosa, intenta nel suo nascondino fra i rami di quegli alberi dalle chiome rossicce ed aranciate, le foglie scricchiolanti ammassate sul marciapiede in piccoli cumuli, tripudio di colori ambrati, talune calpestate dalla suola delle scarpe lucide, altre trasportate dal vento in una danza placida, impercettibile. Una gli si posa sul bavero del cappotto, adagiandovisi con grazia; la coglie fra le dita, ammirandone la tinta giallastra e la forma a cuore, domandandosi da quale albero provenga. Allora alza lo sguardo sulle fronde variopinte dell'aiuola poco distante, esattamente qualche passo al di là della strada e, finalmente, lo vede: è seduto sulla panchina di ghisa, fredda, le braccia incrociate al petto e le iridi perse, proiettate nel vuoto; ha le guance arrossate, ma non dal freddo: sono umide, come chi ha appena pianto per poi asciugare in fretta le lacrime, vinto dall'orgoglio. I ciuffi castani ricadono soffici sulla fronte e sul collo, scossi da quei respiri della sera come steli d'erba.
Il cuore di Nowaki perde un battito: possibile che sia rimasto lì per tutto quel tempo?
No, probabilmente aveva fatto una camminata per schiarirsi le idee, ma in ogni caso era tornato al punto di partenza, a metà strada fra la propria casa e la via per fuggire. Indeciso allora si era lasciato cadere sulla panchina, rimuginando chissà cosa senza trattenere più il senso di colpa stretto nel ventre.
Sapeva di aver sbagliato, se n'era accorto immediatamente, ma ormai il portone d'ingresso era chiuso ed il cellulare in tasca sembrava implorarlo di non digitare alcun messaggio, di non premere il tasto verde per chiamare il suo Nowaki, consapevole che era là ad aspettarlo, seduto sul divano con le ginocchia strette al petto.
 
"Hiro san!"
 
Il docente alza lo sguardo cristallino, arrossendo immediatamente non appena incontra quello terso e sollevato del compagno; questi gli si precipita incontro, attraversando con urgenza lo spazio che li separa e ritrovandosi ben presto di fronte a lui.
 
"H.. Hiro san .."
 
Ha il fiatone, il corpo trema dall'emozione, le iridi color notte scintillano dalla felicità di averlo ritrovato.
Ed Hiroki non può evitare di notare quanto sia incredibilmente bello.
Nonostante ciò discosta da lui le perle cioccolato, abbozzando una smorfia dispiaciuta, in cerca delle parole giuste per giustificare il proprio comportamento infantile.
Come ogni volta.
Sta per schiudere le labbra, intento a bofonchiare qualcosa di sconnesso quando si sente cingere da un abbraccio inaspettato, gli arti del moro chinato su di lui stretti alla sua schiena, la sua fronte sprofondata nell'incavo fra la spalla e il collo. Ne assapora il profumo muschiato, quell'essenza che ha sempre amato, la stessa che lo accompagna ogni notte nel sonno e ogni mattina al risveglio.
Il cuore pare esplodere, contrarsi e rilasciare la tensione in una sola frazione di secondo, graffiandogli l'anima fino a farlo sciogliere in dolorosi singhiozzi, bollenti, che inumidiscono la tela del cappotto di Nowaki.
Si solleva in piedi, unendo a sua volta le braccia attorno al corpo dell'altro, più alto e massiccio rispetto al suo.
 
"Mi dispiace Nowaki ... mi ..."
 
"Non scusarti, Hiro san."
 
Imprime le proprie labbra sulle sue in un bacio casto, un bacio dal sapore salato delle lacrime ma dalla dolcezza incredibile di chi si desidera talmente tanto da superare ogni difficoltà; perchè l'amore è così: a volte può far male, ma ogni spina nella carne sarà una cicatrice da guardare con orgoglio quando il buio della notte sarà cessato, lasciando spazio ad un'alba tersa. Un' alba conquistata insieme.
Nowaki decide che per le spiegazioni ci sarà tempo più tardi, esattamente come per ogni cosa: il viaggio, le scuse, i chiarimenti ... tutto va rimandato ad un momento successivo poichè in questo esatto istante l'unica cosa da fare è richiamare a sè quel corpo scosso dal pianto, consumandolo di baci e carezze ripetendogli all'infinito quanto sia suo e come lo sia per l'eternità, finchè le guance si asciugano nella consapevolezza di non venire mai più abbandonato, di aver finalmente trovato qualcuno su cui contare.
Lo carica in spalla con cura, attraversando velocemente la strada e percorrendo i metri che lo separano dall'appartamento. Una volta raggiunto non si lascia disorientare dalle proteste di Hiroki, adagiandolo sul letto dalle coperte perfettamente sistemate, posizionandosi sopra di lui e riprendendo a baciarlo con estrema lentezza e passione, violandolo con la sua lingua per giocare con quella dell'altro assaporandola appieno, con talmente tanto amore da sentirsi bagnare gli occhi di emozione.
Si separano qualche istante, quanto basta per riprendere fiato e guardarsi febbrilmente negli occhi.
 
"Ti amo, Hiro san."
 
Questi risponde protendendosi verso di lui e riunendo di nuovo le labbra arrossate, sfilandogli il cappotto che con un fruscio sommesso ricade sul pavimento in una chiazza ossidiana. Lo spoglia con le mani tremanti malgrado il suo fermo tentativo di non perdere mai e poi mai l'orgoglioso pudore, distogliendo le iridi mogano ad ogni sorriso del moro, imbronciandosi come un bimbo offeso.
Ed allora Nowaki affonda sul suo collo, mordendolo piano e succhiandolo, costellandolo di piccole macchioline rossastre, segno del suo ardente passaggio.
Il castano non deve aspettare molto per percepire il palmi caldi del compagno farsi strada sulla sua pelle nuda, ben presto priva della camicia chiara e dei pantaloni attillati, lanciati con urgenza, accompagnati dal tintinnio metallico della fibbia della cintura che cozza contro una gamba del letto.
Si desiderano, è palese ad entrambi, e la forza con la quale i corpi si richiamano è talmente forte da azzerare i pensieri lasciando posto solamente a gesti colmi d'amore, alle dita sempre più serrate fra le chiome scomposte, a sussurri e gemiti crescenti accompagnati dall'umido suono della loro unione.
Hiroki stringe le palpebre dal dolore, inclinando le labbra in un'espressione sofferente non appena l'amante si insinua in lui piano, attento a non procurargli la minima sofferenza.
Gli conficca le unghie nella schiena, striandola di segni rossastri, stigmi di una amore egoistico, forse malato, ma un amore reale che li lega in un vortice travolgente destinato a non dissiparsi mai.
 
"Nowaki ..."
 
"Hiro san .. ti amo."
 
Lo stringe fra le braccia, quelle radici che gli conferiscono una piacevole sensazione di protezione e tepore, l'unico posto in cui vorrebbe rimanere ogni istante della sua vita ed ora finalmente l'ha compreso.
 
"Ti amo anch'io, Nowaki."
 
Le foglie continuano a cadere, soffiate dal vento autunnale di una notte senza stelle, consumata fra i ticchettii dell'orologio ed i fari di qualche auto che , passeggera, solca l'asfalto nero della strada sottostante echeggiando fra le pareti della camera silenziosa, pervasa solamente dai respiri infatuati dei due amanti.
Amanti, compagni, innamorati.
Nessun termine sarà mai abbastanza grande e capiente per descrivere la tormenta di emozioni che li stringe fra le lenzuola madide di passione, impressa sulla loro pelle bruciante, balenante negli occhi annacquati dal piacere.
Si amano, ed a loro basta questo.
Non importa quante auto ancora passeranno sulla strada, non importa della sveglia che suonerà il mattino seguente. Perchè loro sono più forti, e nonostante tutto, anche la paura riesce a infondergli un coraggio nuovo, di quel genere che ti spinge a confessare quanto sia importante per il tuo cuore la persona a cui ora stampi un bacio sulla fronte, cadendo sfinito sul suo petto scosso dal respiro affannato.
Si addormentano così, finalmente immersi nel calore delle coperte morbide, avvolti dal piacevole contatto dei loro corpi uniti in un abbraccio dal sapore di zucchero, le dita ancora intrecciate, i visi talmente vicini da inspirare l'aria l'uno dell'altro.
Nowaki schiude appena le palpebre, quanto basta per scorgere finalmente un sorriso su quel viso pallido  dai lineamenti delicati, su quel fiore che solo e soltanto lui ha avuto la fortuna di cogliere e che ora proteggerà con tutta l'anima.
 
Sono fortunato ad averti con me, sei stupendo... Ti prometto che un giorno sarai fiero di me almeno la metà di quanto io lo sono nei tuoi confronti ... Hiro san ...
Buonanotte.
   
 
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